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Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Mi ha colpito molto il suicidio della brigatista Diana Blefari Melazzi, perchè ho provato un senso di pietas che mi ha sorpreso, in quanto ho sempre disprezzato profondamente e con tutto il cuore i nuovi e vecchi brigatisti rossi. Eppure, guardando questa fotografia, del cui autore non so nulla, perchè sul sito de Il Giornale dal quale l'ho presa non lo si cita, dentro di me ho detto: "povera...". Sarà  per quello sguardo che sembra sorpreso davanti all'obiettivo, sarà  perchè non riesco a vedere in quel volto la "razionalità " di un suicidio cercato e voluto con determinazione, sarà  qualcos'altro, non so. Forse non c'è molto da spiegare, sul perchè mi abbiano colpito la storia e la foto di una complice di assassini e quindi assassina lei stessa: è un fatto privato; mentre la foto in se stessa credo meriti attenzione.
ciao
c

Foto eliminata dal moderatore: purtroppo per motivi di copyright non è consentito inserire direttamente foto prese altrove.
Cristiano quando puoi inserisci un link per raggiungere la foto, grazie

Inviato: 2/11/2009 10:28
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Ah, chiedo scusa, avevo scordato!
Ecco il link: foto
E' quella piccola in basso a sinistra, con lei dietro le sbarre e il poliziotto sfocato, non la prima che appare nel pezzo.
ciao
c

Inviato: 2/11/2009 10:45
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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13/9/2006 9:55
Da Milano
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mio padre a 19 anni era stato strappato da casa e spedito prima in caserma e poi al fronte, da cui tornà otto anni dopo, nel 1945, a 27 anni, bruciando così tutta la giovinezza, fra gli stenti, la fatica e gli orrori che la vita nei Balcani e sull'appenino allora comportava.
non me ne ha mai voluto parlare molto, anzi quasi si scherniva e cercava di sviare le mie domande.
molte cose le ho capite e le ho viste quando è morto ed ho scoperto i negativi che aveva scattato durante quegli anni con una piccola folding Voigtlander.
continuava a ripetermi due soli fatti, quello di non aver mai ucciso nessuno (almeno direttamente, poichè era ufficiale di artiglieria sommeggiata) e quello di rispettare tutti i morti, anche se nemici.
ciò premesso, provo del rispetto, dopo morta, per questa donna.
lo stesso rispetto che però lei non ha avuto quando ha collaborato a fare uccidere degli altri esseri umani, che non le avevano fatto nulla.
si è sottrata alla cosidetta giustizia umana, e verrà  giudicata da Dio per i suoi crimini.

un'osservazione personale: non ti pare un argomento piuttosto fuori luogo ?

Cordialmente
Umberto

Inviato: 2/11/2009 14:15
Tessera C.F.A.O. n°27......
G.F. n°78
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Moderatore
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4/11/2005 13:12
Da Roma
Messaggi: 9968
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Diventa sempre più fuori luogo, tanto più ci allontaniamo dalla foto... rimaniamo strettamente sul tema dello scatto linkato da Cristiano.

Fer

Inviato: 2/11/2009 14:38
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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6/12/2006 8:51
Da Torino
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Ho guardato la foto, e onestamente mi dice poco, se cerco di astrarmi da quello che è sucesso in seguito. Certo le sbarre sono un elemento che inquieta, si vede che non è un processo per taccheggio, è l'elemento più forte, trasforma l'imputato in una belva pericolosa. Ma l'espressione e la foto in se non mi paiono particolarmente significative.

Inviato: 2/11/2009 14:57
Intelligenti pauca
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Citazione:
un'osservazione personale: non ti pare un argomento piuttosto fuori luogo?
Cordialmente Umberto


No, se lo avessi pensato non avrei scritto il post. L'argomento per me è la foto, non il resto.
ciao
c

Inviato: 2/11/2009 15:01
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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13/9/2006 9:55
Da Milano
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<b>sarà  perchè non riesco a vedere in quel volto la "razionalità " di un suicidio cercato e voluto con determinazione, sarà  qualcos'altro, non so. Forse non c'è molto da spiegare, sul perchè mi abbiano colpito la storia e la foto di una complice di assassini e quindi assassina lei stessa: è un fatto privato; mentre la foto in se stessa credo meriti attenzione.</b>

secondo te, le foto dei giornali meritano attenzione ?
per me no, tanto più quelle che la stampa inserisce a corollario della cronaca più o meno nera.
a mio avviso servono solo con un pizzico di sensazionalismo a trarre l'attenzione sugli articoli, stimolando curiosità  dei lettori.
tanto è vero che più la stampa era seria, e meno fotografie pubblicava.
trovo che ora ci sia una notevole morbosità  nello scavare nella cronaca, tanto più è nera.
a me l'immagine in oggetto non ha destato i sentimenti che hai provato tu.
i casi umani che destano emozione sono ben altri.
la commozione e commiserazione per i deboli e le vittime, loro malgrado della società , come gli emarginati, la provo e la condivido.
per i prevaricatori e coloro che si sono messi contro la legge, proprio no, mi spiace.
e anche sulla sincerità  di tanti cosidetti "pentiti", ci sarebbe molto da discutere.
in quella foto che cosa dovrebbe trasparire ?
lo sconforto per non averla potuta fare franca, barattando uno sconto della pena con confessioni postume, che francamente avrebbe potuto fare subito ?
non è che in una crisi di coscienza si era costituita, vero ?
no, mi spiace non mi ha indotto sentimenti compassionevoli o sconcerto quell'espressione.

(sono rimasto in tema Sign. Amministratore ?
per me è il tema che c'azzecca poco con gli argomenti del forum)

Inviato: 2/11/2009 21:29
Tessera C.F.A.O. n°27......
G.F. n°78
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Sono in totale disaccordo con te, hai scritto esattamente quello che considero "il commento sbagliato" per questo tipo di foto.
Nel libro di Italo Zannier e Niccolà Rositani "La fotografia. Dall'immagine all'illecito nel diritto d'autore" (Skira, Milano 2005) alla pag. III delle schede fotografiche c'è un'immagine di guerra, un bambino col volto completamente ricoperto di bende. Nella didascalia c'è scritto: "Pino Bertelli, 1. Una fotografia di guerra puà essere un fatto mercantile o è un crimine come la guerra? 2. Un fotografo di guerra è un complice di guerra o un poeta della pace?".

Vorrei poi sapere per quale motivo una fotografia (purtroppo ancora anonima, non ho trovato da nessuna parte l'autore) possa essere considerata fuori luogo in un forum di fotografia. A meno che tu non abbia stabilito che quella non è una fotografia, allora capisco tutto...

ciao
c

Inviato: 2/11/2009 21:42
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

Iscritto il:
13/9/2006 9:55
Da Milano
Messaggi: 728
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**Nella didascalia c'è scritto: "Pino Bertelli, 1. Una fotografia di guerra puà essere un fatto mercantile o è un crimine come la guerra? 2. Un fotografo di guerra è un complice di guerra o un poeta della pace?".**

che cosa diavolo c'entra la tua citazione con la foto in questione di una carcerata dietro a delle sbarre ??
sarebbe meglio non uscire dal seminato con i reportage di guerra- qui si sta parlando di cronaca nera, se non sbaglio, o tutt'al più di regime carcerario.
il fotografo della detenuta sarebbe un poeta della pace ??
scusa se non proseguo nella diatriba, che non mi interessa più di tanto.

Buona serata

Inviato: 2/11/2009 21:48
Tessera C.F.A.O. n°27......
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Moderatore
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8/2/2005 19:08
Messaggi: 5349
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Non vedo come possa essere considerato fuori tema su questo forum che qualcuno commenti un'immagine e racconti l'impatto emotivo che tale immagine gli ha provocato.

Andrea

Inviato: 3/11/2009 14:50
sono moderno, non contemporaneo
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
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13/5/2004 17:25
Da lombardia
Messaggi: 6555
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Anche a me la foto ha risvegliato alcune riflessioni, che vado brevemente ad esporre, senza ovviamente pretendere che siano condivise.
Mi ha fatto ricordare che continuiamo purtroppo a vivere in un contesto - detto sistema Italia - che per mille ragioni: storiche, culturali, religiose, sociali, ecc. non ha mai sviluppato o lo ha fatto in maniera del tutto superficiale ed insufficiente, una cultura basata sulla responsabilità  individuale (in questo distinguendoci in maniera nettissima da altri Paesi, specie di cultura anglosassone).
Da noi sembra sempre che si faccia gran fatica ad accettare l'idea che arrivati a quella che giustamente si definiva un tempo "età  della Ragione", si deve dare per scontato che ognuno sappia perfettamente quello che fa, sappia valutarne gli effetti e le conseguenze, e faccia le sue scelte, assumendosi la piena responsabilità  delle proprie azioni.
E tanto per venire allo specifico, sembra quasi che molti si meraviglino del fatto che l'adesione ad una banda armata terroristica, la preparazione e la partecipazione ad un assassinio a freddo, la detenzione di circa 100 kg di esplosivo, la mancata dissociazione dalla suddetta banda armata, la assoluta mancanza di ripensamenti, di pietà  e di rispetto nei confronti delle vittime, si traducano in una lunga pena detentiva e non finiscano invece a tarallucci e zucchero.
La foto mi ha suggerito che forse anche la Melazzi nutrisse questa meraviglia e che la constatazione che - a differenza di tanti suoi egregi colleghi che sono riusciti in mille modi a farla franca e si godono la libertà  in giro per il Mondo - per lei le cose non sarebbero filate così lisce, l'ha portata allo stato di depressione.
Ma come ripeto, se non vivessimo in un Paese in cui le colpe sono sempre, sempre "degli altri" e mai, mai personali, una simile concezione non avrebbe mai potuto sfiorarla. E allora forse, dico solo forse, avrebbe valutato meglio le sue scelte e magari ne avrebbe fatte altre: in questo senso è anche lei una vittima della mancanza della Certezza del Diritto. Perchè certo è dura da sopportare l'idea di scontare l'ergastolo, sapendo che altri che sono stati assassini quanto e più di lei sono invece liberi come l'aria.
Questo è quello che mi ha suggerito lo sguardo perplesso che si vede nella foto.

Inviato: 3/11/2009 16:21
Tessera C.F.A.O n. 3

"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

https://500px.com/lucinio

http://www.flickr.com/photos/15773975@N00
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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22/6/2009 11:34
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Citazione:

luciano ha scritto:
Anche a me la foto ha risvegliato alcune riflessioni, che vado brevemente ad esporre, senza ovviamente pretendere che siano condivise.

Le tue riflessioni le condivido pienamente.
E sono perfettamente d'accordo anche con le considerazioni fatte da Umberto.

La foto non mi dice nulla, è una delle migliaia tutte uguali che fanno i giornalisti nelle aule di tribunale, generalmente con piccole raffiche, poi chi le pubblica decide quale mettere, a seconda su chi vuole fare colpo sceglierà  quella con lo sguardo mesto o quella col sorriso beffardo, il carabiniere sfocato c'è sempre, le sbarre o le manette pure...

Forse quel giorno avevo in mente la foto di un'altra donna coi capelli scarmigliati e la sigaretta in mano... ne ha parlato anche il TG1 quella sera, come ultima notizia dopo quella dei campionati italiani di velocità  ad inviare sms...
...ma è meglio che mi fermi qui, non mi pare il luogo dove approfondire quello che penso sull'informazione pubblica o su certi luridi assassini vigliacchi, anche perchè sono stanco e domattina ho un treno presto per poter andare a salutare ancora una volta quella splendida donna dai capelli scarmigliati e la sigaretta tra le dita...

Inviato: 4/11/2009 1:16
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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8/10/2006 17:44
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Si puà fare uno sforzo nel seguire il discorso di cristiano. E provare a capire come un immagine possa "dire" anche al di la del contesto in cui si inserisce.
Perchè a mio parere è proprio questo l'aspetto; quella foto, per le sue caratteristiche plastiche non é legata al contesto di colpevolezza di quella persona. Che sia colpevole é fuori discussione e non entriamo nel merito. La fotografia dei colpevoli ha una sua storia e quasi sempre questo tipo di fotografia restituisce tratti della persona che possono facilitare un processo di etichettamento, di rappresentazione da "colpevole": viso nascosto, espressioni più marcate sia in una direzione di durezza o eccessivamente banali e via dicendo. Ma difficilmente belle, ne dal punto di vista della qualità  estetica della foto, ne dal punto di vista della bellezza del soggetto. In questo caso abbiamo una qualità  estetica particolare, rispetto alla classica foto di questo genere. Piani di messa a fuoco diversi, colori tendenzialemnte caldi, un contrasto tra le forme verticali delle sbarre e quelle morbide del viso, un'espressione che tende allo "straniamento", un punto di vist di tre quarti che da più profondità  e plasticità . Confrontatela con quella più piccola sotto, vista di fronte, più piatta. Aspetti che conferiscono alla fotografia una dimensione umana. Aspetti che così definiti possono toccare alcune sensibilità , se presenti nello spettatore/fruitore. Non voglio ovviamente dire che chi la pensa diversamente non é sensibile...ma credo che questi aspetti hanno contribuito in modo sostanziale a far dire a cristiano quelle cose e a fargli vivere quelle sensazioni. Anche a me ha colpito quella morte, sebbene per storia personale e politica abbia percorso ben altre strade. Ma quella foto porta con se un "discorso" di questo tipo, che l'allontana dal tipico discorso di cronaca nera o simile, facendola invece avvicinare ad un discorso sulla persona, sull'uomo, al di la delle intenzioni del fotografo e del contesto di colpevolezza.
bs
marco

Aggiungo una cosa. Questa immagine dice anche molto su cosa sia una immagine e come funzioni all'interno di un processo comunicativo. E quanto il ricevente riempia con le sue idee, i suoi sentimenti, la sua rabbia o la sua pietà , un immagine. Al di al dell'immagine.

Inviato: 4/11/2009 1:36
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Citazione:
Forse quel giorno avevo in mente la foto di un'altra donna coi capelli scarmigliati e la sigaretta in mano... ne ha parlato anche il TG1 quella sera, come ultima notizia dopo quella dei campionati italiani di velocità  ad inviare sms... ...ma è meglio che mi fermi qui, non mi pare il luogo dove approfondire quello che penso sull'informazione pubblica o su certi luridi assassini vigliacchi, anche perchè sono stanco e domattina ho un treno presto per poter andare a salutare ancora una volta quella splendida donna dai capelli scarmigliati e la sigaretta tra le dita...


Grazie, questi ultimi commenti aiutano anche me a ragionare meglio sull'argomento.
A Orso vorrei dire: secondo il tuo pensiero, se lo continuo logicamente, potrei dire (è un pour parler, non lo penso assolutamente) che siccome la poesia di Alda Merini non mi rappresenta nulla, allora le foto che la ritraggono mi paiono mediocri e di routine, o peggio. Nel tuo pezzo traspare il grande apprezzamento per la poetessa e insieme quindi per la sua immagine fotografica, contrapposte entrambe alla "lurida assassina vigliacca" Diana Blefari Melazzi. E così è, naturalmente, nessuno di noi ha scritto il contrario, e giustamente Luciano ha richiamato il concetto della responsabilità  personale. Sulla scorta del tuo pezzo, quindi, mi viene in mente che sembrerebbe impossibile concepire una fotografia di grande valore che ritragga un oggetto o una persona contrassegnata dal male, dal "peccato", dalla violenza etc. E' così? Puà esistere una grandissima foto di un assassino, e puà esserci una pessima foto di un santo? E ancora: apprezzare o disprezzare l'una e l'altra significa appoggiare o identificarsi con il bene o il male rappresentato dal soggetto?
Io, ad esempio, ritengo che Che Guevara non sia un personaggio positivo. Eppure le foto di Burri o di Corda le guardo sempre con piacere e ammetto che sia giusto trovarle nei libri di storia della fotografia.
Ecco, la foto della brigatista non è certo da ricordare negli annali (a proposito, per Samuel: io mi riferivo proprio a quella piccola in basso a sinistra...), lo ammetto, eppure...
ciao e grazie
c

Inviato: 4/11/2009 9:50
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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8/10/2006 17:44
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Che ti riferissi anche alla foto sotto l'avevo sospettato, per l'espressione del viso, ma ritengo che per il discorso fatto sulla fotografia in se quella grande si stacca maggiormente dallo streotipo della foto "colpevole". L'altra é più "comune", ma, ripeto, l'espressione del viso gioca il suo peso, come in quella più grande. Ed é questo elemento che, mi sembra, le accomuni.

Sul fatto che l'immagine fotografica riesca a produrre una fortissima identificazione con il soggetto, nel bene e nel male, é proprio una delle sue caratteristiche, ma non credo proprio che derivi da alcune sue specificità , ma solo dal fatto che é in grado di sollecitare un immaginario, un mondo simbolico, un universo di idee già  fortemente presenti in chi riceve. E riesce a farlo attraverso la sua dimensione figurativa e plastica. Tornando proprio al Che, sono almeno due le immagini che si affiancano a lui, quella di Corda (dove il Che pare fosse solo un po imbronciato, e nella foto appare con quell'espressione seria e a suo modo dura..un vero rivoluzionario!!) e quella della sua morte, dove é ritratto sul tavolo, che per il punto di ripresa, evoca la "deposizione di Cristo" del Mantegna. In chi ha aderito e aderisce alle caratterisiche politiche del Che quelle immagini diventano fondamentali per rappresentarsi il Che stesso. Stiamo parlando di immagini passate alla storia e non si vuole fare un paragone, ma i meccanismi che sollecitano l'immaginario e producono le reazioni non sono tanto diversi in tutti questi casi.
bs
marco

Con un leggero spostamento di discorso cosa dovremmo allora dire delle fotografie e dei documentari della Riefenstahl, dove non c'è il male in quanto soggetto (Hitler e la sua cricca compaiono poco nelle foto, di più nei documentari) ma dove proprio grazie ad una gande qualità  formale, un certo discorso sulla razza é in grado di passare maggiormente, perchè non palesato.

Inviato: 4/11/2009 11:25
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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Citazione:

cristiano ha scritto:
A Orso vorrei dire...
... Sulla scorta del tuo pezzo, quindi, mi viene in mente che sembrerebbe impossibile concepire una fotografia di grande valore che ritragga un oggetto o una persona contrassegnata dal male, dal "peccato", dalla violenza etc. E' così?

Assolutamente no.


Citazione:

cristiano ha scritto:
Puà esistere una grandissima foto di un assassino, e puà esserci una pessima foto di un santo?

Assolutamente sì.



Citazione:

cristiano ha scritto:
E ancora: apprezzare o disprezzare l'una e l'altra significa appoggiare o identificarsi con il bene o il male rappresentato dal soggetto?

Assolutamente no.

Solo che, personalmente, se vedo uno splendido ritratto di Hitler mentre accarezza un bambino, non mi viene da dire: "che tenero..."
Allo stesso modo vedendo la foto oggetto di questa discussione, che come ho detto giudico molto mediocre come immagine, non mi viene da dire: "povera..." riferendomi al soggetto ritratto. Tutto lì.


Inviato: 6/11/2009 22:29
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
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Va bene, dunque ammetti in generale che puà esserci una grandissima foto di un assassino, o raffigurante un qualcosa di sgradevole, duro, difficile. Nel caso dell'immagine della brigatista, dici però - contemporaneamente - che la ritieni una foto mediocre e che (citando Hitler) non ti verrebbe mai in mente ("allo stesso modo") di dire "povera...".
Ecco perchè mi è parso logico attribuirti quella cosa umanissima che è giudicare una foto sulla base del giudizio sul soggetto. Niente di strano o errato.
Nel mio post invece avevo scritto della "sorpresa" che ho provato, con me stesso, osservando l'immagine di una assassina da me sempre detestata come tutti i brigatisti, e sentendo un certo interesse - contemporaneamente - e umano e estetico.
Insomma, grazie a tutti per la discussione
ciao
c

Inviato: 6/11/2009 22:47
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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Citazione:

cristiano ha scritto:
Va bene, dunque ammetti in generale che puà esserci una grandissima foto di un assassino, o raffigurante un qualcosa di sgradevole, duro, difficile. Nel caso dell'immagine della brigatista, dici però - contemporaneamente - che la ritieni una foto mediocre e che (citando Hitler) non ti verrebbe mai in mente ("allo stesso modo") di dire "povera...".
Ecco perchè mi è parso logico attribuirti quella cosa umanissima che è giudicare una foto sulla base del giudizio sul soggetto.


Vedo che non riesco a farmi capire in nessun modo.
Se vedessi un bellissimo ritratto di Hitler, mi verrebbe da dire: "bellissima foto di uno dei più spregevoli individui mai apparsi sulla faccia della Terra".
Se nella foto che hai linkato tu dietro le sbarre ci fosse Madre Teresa, mi verrebbe da dire: "mediocre foto di una grandissima donna".

Ripeto ancora una volta (credo sia la terza) che quella foto, indipendentemente dal soggetto che rappresenta, per i miei gusti personali è assolutamente mediocre, un'immagine che chiunque in un'aula di tribunale con una reflex in automatico e un tele puà fare: il carabiniere è lì e non si toglie, di luce ce n'è poca e il diaframma aperto lo sfoca, fai la raffica e sciegli quella che ti piace di più.

Inviato: 6/11/2009 23:10
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto
Utente non più registrato
Ecco, ora ti sei spiegato meglio. Grazie.
Se un giorno rimarrai "sorpreso" da te stesso davanti a qualche fotografia, sarei curioso di saperlo
ciao
c

Inviato: 7/11/2009 9:17
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Re: Diana Blefari Melazzi - Una foto

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28/10/2006 14:37
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La bellezza della fotografia è anche questa: a volte riesce a fornirci in maniera straordinariamente lampante, vivida, empatica, delle informazioni che più o meno volontariamente abbiamo ignorato o che non ci sono state fornite. In questo caso la fotografia della brigatista in qualche modo incrina la rappresentazione che di costei ci siamo fatta e le aspettative che nutriamo nei confronti di questa donna. E' una foto che ci mostra una donna disperata, e non lo dico col senno di poi. Non mostra una brigatista, né una assassina, né una persona pentita, né un'ergastolana: mostra solo una donna disperata.
Ci sarebbe discutere sulla comodità  autodifensiva di relegare il temuto "altro" in rappresentazioni fantasmatiche alle quali annettere tutti gli aspetti umani che nella costruzione del nostro io abbiamo deciso di bandire dalla nostra vita; rappresentazioni che sanciscano quella irrimediabile distanza di sicurezza alla quale sentirsi ancora protetti e illibati nella nostra identità , e sul senso cristiano della pietas che, a volte, annulla queste distanze.
Un essere umano come noi. Dovremmo avere paura di noi stessi molto più di quello che etichettiamo altro.

Inviato: 7/11/2009 18:08
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