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La fine della musica

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25/8/2005 8:38
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L'articolo sotto di Glenn Branca sul New York Times del novembre scorso e' stata per me una lettura stimolante (senza sottoscrivere tutto quello che dice, anzi), anche quando l'ho trasposta a probematiche di fotografia moderna e arte. Glenn Branca e' un compositore di musica classica contemporanea (qualunque cosa questo voglia dire oggigiorno) che scrive spesso sul NYT.

Riporto qui la mia traduzione nella speranza che possa essere di interesse anche a qualcuno di voi.




--------------

Sembra di essere vicini ad un cambiamento epocale. Le orchestre lottano per sopravvivere, il rock e' stato relegato a fenomeno "underground", il jazz si e' bloccato nella sua evoluzione ed e' diventato un'arte morta, la stessa industria della musica e' stata inghiottita dalla mentalita' del profitto come unico metro di giudizio e i compositori sono alla merce' di questa cercando di mettere in piedi qualcosa che sia 'avanguardia' ma al tempo stessa non urti il palato di platee che hanno ancora la sensibilita' del diciannovesimo secolo.

Per piu' di mezzo secolo abbiamo visto dei progressi incredibili nella tecnologia del suono ma pochissimo progresso (o nulla) nella qualita' della musica. In questo caso il cambiamento epocale sembra molto poco 'cambiamento' e molto 'congelamento'. E' forse il caso che la gente non vuole sentire niente di nuovo? Oppure i compositori ed i musicisti hanno semplicemente inghiottito il rospo che nulla di nuovo puo' piu' essere fatto? Buffo che questo suoni molto simile ai "soliti discorsi di sempre...".
La musica ovviamente non e' morta. Continueremo ad ascoltare qualcosa che sembra musica blaterare nei centri commerciali, nei fast-food, nei negozi di vestiti e dovunque sia necessario ammaliare il consumatore e convincerlo a tirare fuori la carta di credito o la carta di debito o la prossima forma di pagamento che ci imporranno.

Non c'e' dubbio che nella musica, come in politica, piu' cresce il pubblico piu' il messaggio deve essere annacquato. La musicaccia ci ha circondato per tanto tempo ormai e forse la gente non riesce piu' a distinguere quella buona da quella cattiva. Magari pure i compositori non riescono a distinguerla piu'. Specialmente quando paga per una casa sulla spiaggia a Malibu o per un appartamento a New York.

Ovvio, potremmo stare tutti ad ascoltare i nostri vecchi dischi, CD e mp3. Infatti e' dove oggigiorno l'industria discografica fa la maggior parte dei soldi. Potremmo anche guardare vecchi film e vecchi show televisivi. Ce ne sono a carrettate. Perche' complicarsi la vita facendone di nuovi? Perche' complicarsi la vita in cerca del cambiamento o del progresso fintanto che abbiamo "crescita del business"?

Mi sto chiedendo se dopo tutto questo non sia infatti il cambiamento epocale. Mi chiedo se dopo tutto la nuova musica non sia la vecchia musica riproposta. E se questo fosse davvero il caso segnerebbe, questo si, la fine della musica.


Glenn Branca, NYT, 24/11/2009 - [trad.: mxa]

Inviato: 18/2/2010 11:39
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Re: La fine della musica
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Ho letto con interesse e curiosità  quanto hai gentilmente proposto/tradotto.
Subito mi è sorto spontaneo un pensiero, una riflessione. In ogni periodo/epoca ho sentito constatazioni e discorsi del genere: “Ormai è stato fatto tutto, non c’è niente di nuovo, si è alla frutta”. La convinzione di “era meglio prima”, oppure “non vi è nulla di nuovo”. Poi tali constatazioni vengono spazzate via da un qualcosa……da un qualcosa che al momento non sembrava potesse arrivare. Qualcosa di talmente novo e innovativo che sembrava non potesse esserci, perché in quel momento nessuno l’aveva immaginato o ipotizzato.

Marco

Inviato: 18/2/2010 12:06
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Re: La fine della musica

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In generale Marco hai ragione, ma nello specifico musicale la situazione e' effettivamente deprimente. A livello operatico e orchestrale si continua a proporre roba vecchia di almeno 80 anni. Poi si infila dentro qualcosa di moderno nei pezzi in programma o nella stagione quasi per lavarsi la coscienza.

Per un compositore e' durissima, capisco la frustrazione di Branca. Il successo lo vedi arrivare quando fai in grande o in piccolo operazioni di recupero, vuoi alla Glass o alla Part (due esempi agli estremi).

Agli effetti del grande pubblico e' come se fosse passato quasi un secolo senza che nulla fosse prodotto. A molti riesce tutt'ora difficile digerire Stravinsky! E non era cosi' una volta, i grandi non si rivolgevano ad un pubblico superspecializzato di addetti ai lavori, ma avevano grande successo con il pubblico pur vivendo nella modernita' del loro tempo. Oggi no. Quindi in questo caso specifico non e' vero parlare di ricorsi storici: stiamo vivendo una discontinuita' veramente epocale.

Per un po' si e' sperato che la musica classica contemporanea si chiamasse "jazz", ma anche questo si e' avvoltolato su se stesso ultimamente (anche se continuo a ritenerlo a differenza di Branca un faro a cui guardare con speranza).

Sono completamente OT, chiedo scusa e mi fermo qui.

Piu' interessante sarebbe fare dei paralleli (o puntualizzare le diversita') con la fotografia...



P.S. Come penso avrete capito il titolo del thread non e' mio ma quello dell'articolo di Branca.

Inviato: 18/2/2010 16:50
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Re: La fine della musica
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Da lombardia
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Non essendo un esperto di musica, ma solo un semplice "orecchiante" che spazia da un genere all'altro secondo l'umore del momento, non mi azzarderà certamente a commentare la situazione in questo campo artistico.

Sulla fotografia, dove pure comunque conto zero, direi che siamo in una fase di cambiamenti profondi e legati essenzialmente alle grandi novità  introdotte dall' abbandono della pellicola e dall'introduzione di processi di postproduzione particolarmente potenti ed efficaci.

Ma penso anche che al momento talvolta prevalga la fase dello stupore più o meno reverenziale e una ricerca volta più alla novità  per la novità  dei nuovi mezzi a nostra disposizione, piuttosto che a individuare dove andare a parare, cioè a chiare idee sulle nuove strade e contenuti che da questi dovranno nascere.

Insomma, per essere meno fumosi, mi sembra come se ad un neopatentato fosse stata consegnata una Ferrari da 300km/h e lui giustamente non sa bene come affrontarla, nè tantomeno che cosa farci.
Per cui la saggia mettendola in moto, schiacciando l'accelleratore e facendo rombare fragorosamente il motore, ma restando sostanzialmente fermo.
Immagino che col tempo comincerà  anche a farla andare, e magari ad andarci anche molto bene. Ma appunto ci vuole un pò di tempo.
E puà anche essere che, come affermava VRicciardi in un altro post, il fatto di partire da una Ferrari, senza essersi fatto le ossa su un kart o anche più modestamente su una vecchia 500 col cambio manuale non sincronizzato (cioè, fuor di metafora, con una macchina analogica manuale, caricata con cara e vecchia pellicola BN), gli impedirà  di riuscire mai a sfruttare la Ferrari al 100 o almeno all'80%. Ma al contrario di Valerio, io questo non lo dà per certo.

Insomma, al momento mi sembra quasi che si stanno producendo tante cose un pò gratuite, fatte soprattutto per dimostrare quello che è possibile realizzare con i nuovi mezzi. Ma con poche idee realmente nuove.
Ma penso anche che questo momento di sostanziale stallo creativo, possa finire. E forse anche abbastanza presto.

Naturalmente ho generalizzato, e quando si generaliza si esagera: non tutta la fotografia contemporanea puà essere descritta in questi termini (come probabilmente neppure la musica si trova tutta nello stato descritto dall'articolo). Diciamo che abbastanza spesso si possono avvertire certe tendenze e certe caratteristiche.




Inviato: 19/2/2010 1:17

Modificato da luciano su 19/2/2010 6:36:49
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"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

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Re: La fine della musica
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Pure io non sono un conoscitore della situazione musicale. Quello che ho detto è (passatemi il termine) un discorso "generico" e generale, estendibile ad ogni campo. Anche a quello fotografico.
Per quanto riguarda la fotografia il discorso che ho fatto, trovo (nella mia visione delle cose) che sia molto pertinente. Mi sembra che ci sia troppo "guardarsi indietro", rimpiangere il passato. Trovo che sia vero e sensato sostenere che bisogna farsi le ossa con le nuove techiche/tecnologie, che il loro uso attuale è al di sotto delle loro possibilità . Trovo che non sia corretto partire dal presupposto che le nuove tecniche/tecnologie non siano al livello delle precedenti per quanto riguarda competenza richiesta, capacità  necessaria all'utente, insegnamento, esperienza, perizia ecc.....Ripeto ancora una volta: la frase "era meglio una volta, si è persa la capacità " oppure "quello che si faceva prima oggi le nuove generazioni col cavolo che saprebbero farlo altrettanto bene", non le condivido.
Tra l'altro penso che le nuove tecnologie abbiano portato una grande diffusione della fotografia. Rispetto a prima coloro che hanno una compattina sono il triplo (attenzione, ho detto coloro che la possiedono, non coloro che sanno usarla). Tra questi se anche solo una minima percentuale si appassiona ed impara la fotografia seriamente, penso sia una gran cosa. Prima funzionava allo stesso modo in fondo. Qualcuno prendeva sul serio la fotografia, si appassionava, ma il bacino d'utenza iniziale era piu' esiguo. E non penso che imparare seriamente oggi sia diverso da ieri. Non penso che "era meglio prima". Penso che era in fondo solo diverso.

(scusate se sono andato OT rispetto all'argomento iniziale del 3ad)

Marco

Inviato: 19/2/2010 8:17
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Re: La fine della musica

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il problema è che con la fine di una certa ideologia (o retorica, se volete) del progresso l'unica evoluzione che si riesce a immaginare o almeno a riconoscere è quella della tecnica.
Per fare un esempio, in campo politico-sociale si stanno in questi anni dissipando delle conquiste "progressiste" ottenute in decenni di battaglie (anche per colpa di chi quelle battaglie le ha combattute); ci viene detto che questo è il presente e il futuro, che le cose naturalmente cambiano ecc. ecc, che tutto va bene e che questo è il migliore dei mondi possibili. Bene, spiegatelo a un precario a vita, ad esempio, che accettare la sua posizione è progresso e rimpiangere il lavoro stabile dei padri è passatismo. Oppure spiegate a me che l'individualismo esasperato sia l'unico orizzonte a cui si possa ambire.
In campo artistico la caduta verticale della tensione estetica e ideologica (con tutti gli errori e gli orrori che implicava questa tensione) che hanno accompagnato l'evoluzione delle varie forme di espressioni da metà  dell'800 fino agli anni '70 del secolo scorso, con la punta dell'era delle avanguardie, ci consegna un panorama oggettivamente deludente; la mancanza di uno sguardo che vada al di là  del qui ed ora, che sia capace di immaginare un altrove, una società , un futuro migliore, porta in generale a un ripiegamento sull'individuo o su strade già  percorse in passato, e in generale si guarda con diffidenza ad eventuali nuove avanguardie.
Il discorso è complesso e mi rendo conto di averlo tagliato con l'accetta; quello che mi premeva dire è che in un mondo dominato dalla tecnica è difficile classificare come innovativo chi affida l'evoluzione artistica alla semplice evoluzione della tecnica, come è difficile classificare come passatista chi sceglie di adottare forme espressive legate a un passato in cui era ancora vivo una concezione "moderna" del futuro come luogo da costruire per migliorare il presente.

Inviato: 19/2/2010 9:58
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Re: La fine della musica
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Citazione:

palomar ha scritto:
il problema è che con la fine di una certa ideologia (o retorica, se volete) del progresso l'unica evoluzione che si riesce a immaginare o almeno a riconoscere è quella della tecnica.


L'unica ideologia che si riesce ad immaginare. Vero. L'unica che si riesce ad IMMAGINARE. Non l'unica che verrà .
I veri cambiamenti non possono essere immaginati, sono sempre imprevedibili, oppure non sarebbero cambiamenti.

Citazione:

Per fare un esempio, in campo politico-sociale si stanno in questi anni dissipando delle conquiste "progressiste" ottenute in decenni di battaglie


Io personalmente escluderei la politica. La vedo troppo diversa. Penso sia un altro discorso.

Citazione:

In campo artistico la caduta verticale della tensione estetica e ideologica.....


Torno a quanto detto prima. Non trovo veritiera la convinzione che "prima era meglio, era diverso".
Per me è giusto immaginare tutto come un sali-scendi, con periodi in salita e altri in discesa che si susseguono. Dopo il progresso e il cambiamento sembra ci sia uno stallo e che tutto sia finito. Non è vero che tutto è finito.

Almeno, io la penso cosi'.

Marco


Inviato: 19/2/2010 11:53
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Re: La fine della musica

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Osservavo solo che abbiamo alle spalle molti periodi d'oro (della musica colta, della musica popolare, della musica jazz, della pittura e dell'arte tout-court, della fotografia ecc. ecc.), davanti chissà  e siamo in un presente piuttosto nebuloso, dove le uniche rivoluzioni immaginabili (ripeto immaginabili) sono legate alla tecnica.
Se devo scegliere tra entusiasmarmi per il fenomeno delle nuove tecnologie, del web e compagnia bella o per un disco di Coltrane scelgo tranquillamente la seconda opzione.
Non volevo buttarla in politica, ma il discorso è anche politico, nel senso ampio del termine. Tra l'altro, per la serie era meglio quando era peggio, mi sembra che i politici di oggi non facciano molto per non far rimpiangere quelli di ieri.

Inviato: 19/2/2010 12:54
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Re: La fine della musica

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Forse uno dei problemi di fondo è l'inevitabile collegamento tra chi l'arte la fa e chi l'arte la compra.

Si è passati da un mondo in cui pochi avevano moltissimo denaro e notevole cultura, e in cui il livello culturale medio era bassissimo, ad un mondo in cui si vedono persone ricchissime che sbagliano i tempi dei verbi quando parlano nella loro madrelingua, e in cui il livello culturale medio è molto più elevato.

Estremizzo..

Quindi siamo passati da una realtà  in cui l'artista, per campare, doveva incontrare il gusto di persone di notevole cultura, conoscitori (fruitori) di tutte le arti, a una realtà  in cui l'artista, per campare, deve incontrare il gusto di persone che sbagliano i congiuntivi e che non hanno mai ascoltato altro che "la hit dell'estate".

La musica è quasi solo business, certo, è vero. Possiamo ampliare l'affermazione e dire -tappandoci il naso- che l'arte è quasi solo business, e che lo è sempre stata, solo che è cambiato acquirente?

Certo è molto semplice affermare, a posteriori, che "gli anni 60-70 hanno visto grandi innovatori, tra i quali i Pink Floyd", mentre magari -la butto lì- di Kenna, tra 50 anni, nessuno parlerà ..
Ma su quali basi facciamo queste affermazioni? Cercando chi ha avuto maggiore influenza? Chi viene ancora ascoltato/visto?

Inviato: 19/2/2010 14:04
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Re: La fine della musica

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Nel discorso di G.Branca, che Mxa riporta, manca a mio parere il contesto di riferimento. Se questo é l'occidente e intendo l'europa e l'america non mi stupisco se G.Branca arriva a fare affermazioni di un certo tipo. Vorrei guardare in altri paesi, meno occidentali.
La crisi che attraversa l'occidente oltre ad essere finanziaria/economica é di modelli e non solo di quelli che giustamente cita Paolomar. Probabilmente questa situazione non consente la vivacità  che serve all'espressione e all'arte, anche se allo stesso tempo chi sa leggere la crisi generale sa anche guardarla dal punto di vita artistico, ma temo che le condizioni per l'emergere di questi sguardi non ci siano, il che sia chiaro puà voler dire che invece gli sguardi ci sono.
Il mercato dell'arte é asservito al denaro, cosa di per se legittima, ma che non produce vivacità  e libertà . Le tensioni culturali (e ideali, aggiungo) soffrono della mancanza di padri che se ne prendano cura. Ci sono rimasti i politici e i giornalisti a discutere delle nostre sorti, cosa di per se scellerata. E non parlo solo del nostro paese, sia chiaro. Noi stiamo malissimo, ma fuori, oltre le alpi, non se la passano molto meglio. Allo stesso tempo, proprio perchè questa situazione disaggrega e polverizza, serve uno sguardo nuovo per scoprire la scena. Le idee ci sono, o almeno credo che ci possano essere, ma sono atomizzate, perse nei rivoli di una trama sociale ed espressiva sempre più complicata da capire. Credo che le menti feconde abitino solo in parte i soliti luoghi, quelli deputati e riconoscibili, e che invece si ritrovino in luoghi che, forse, sono anche nuovi, ancora da scoprire.
Bisogna guardare altrove, non al mercato dell'arte illiberale nel suo liberismo, non alle nuove accademie, fuori dalle tendenze. Ed é una ricerca da fare anche questa con cura e pazienza, e se stiamo nella fotografia, a partire dai blog, talvolta preziosi punti di riferimento per espandere la conoscenza (penso tra i diversi, a due italiani, quello di Fabiano Busdraghi, anche lui per anni in fotoavventure e Hyppolitebayard) e poi alle varie esperienze locali o di nicchia, valga anche qui come esempio, la neonata rivista di fotografia RVM (ma ce ne sono anche altre). Senza l'attesa di trovare il genio, il grande fotografo, non è più tempo, ma di scoprire chi riesce ad attraversare le soglie, abbandonare le forme.
bs
marco

Inviato: 19/2/2010 19:41
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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..................
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Re: La fine della musica

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Per come la vedo io, il contesto storico che stiamo vivendo non è dei più edificanti per la pura arte: il dio denaro fagocita molte se non quasi tutte le buone intenzioni di restarne svincolati. Questa mia personalissima opinione viene ancor più rafforzata da altre considerazioni.
La prima di queste riguarda l'impetuosa comunicazione planetaria che, tramite la rete, rende possibile uno scambio di nozioni come mai prima si era visto. Questo porta ad un abnorme numero di informazioni e le vere innovazioni artistiche sono sempre più rare mentre il pericolo del "già  visto e già  sentito" è, di fatto, assai probabile.
Nella musica ho già  avuto modo (per via di mie passate collaborazioni con mensili per i quali svolgevo compiti di recensore nel campo jazz) di esprimere il mio punto di vista: il proliferare di scuole d'ogni tipo, in numero enorme, ha permesso una reale evoluzione di tipo tecnico/didattico, al punto che i "tecnicisti" sono davvero dannatamente bravi e dannatamente... tanti! Occhio però, il rovescio della medaglia sta nel fatto che si è ridotta la capacità  di innovazione insita in ogni soggetto. Laddove prima, la poca didattica costringeva l'artista ad affinare la propria creatività  ed a fare tesoro dell'ascolto e dell'emulazione di pochi artisti cui si faceva riferimento (che spesso seguiva di personacome un'ombra), ora ci si affida ad un insegnamento molto più didattico e ad un apprendimento decisamente più "passivo", la morte della vena creativa. Si sviscerano le scale, gli arpeggi, i licks tipici di svariati artisti, tutto è più "incasellato", precostituito e preconfezionato. La capacità  di coinvolgimento emotivo, la bravura nel saper "trasmettere" è sempre meno evidente ed il carrozzone del bussiness che gira attorno al mondo della musica (ma anche della fotografia e dell'arte in genere) è assolutamente disinteressato a queste cose. I giovani anche talentuosi vengono presi, spremuti e strizzati a dovere per ottenerne il massimo guadagno in tempi brevi poi, dopo breve tempo, vengono impietosamente gettati via, come panni consunti. Il nostro tempo, troppo veloce, non ha il tempo di aspettare che un giovane artista arrivi ad una reale maturazione espressiva: viene offerto al pubblico come l'ultimo dio della supertecnica virtuosistica come un potente e raffinato letterato logorroico, capace di inanellare prodigiose serie di frasi tutte corrette e tutte bellissime ma assolutamente incapace di saper comunicare alcunchè, laddove una maturazione vera porterebbe ad una capacità  di sintesi tutta tesa a favorire un "saper raccontare e coinvolgere" che, ahimè, è il tassello che più mi pare mancare alle nuove generazioni.
La fotografia non fa eccezione e, anzi, è ancor più dominata da un tecnicismo ed una tecnologia tutta tesa ad imporrre la sua supremazia sulla pura creatività . Se nella musica alla fine DEVI saper suonare una chitarra o un piano o un trombone e da li non scappi, nella fotografia il confine tra un'immagine ben composta e ben eseguita e un'altra, costruita quasi completamente in post-produzione, si fa sempre più labile e meno netto....

Insomma, non sono molto ottimista in proposito ma forse è solo la mia abitudine a vedere il bicchiere mezzo vuoto.




Osvi.

Inviato: 20/2/2010 12:50
...Tessera C.F.A.O. n° 24...

"Da qui messere, si domina la valle, ciò che si vede è. Ma se l'imago è strana al vostro occhio scendiamo a rimirarla da più in basso, e planeremo in un galoppo alato entro il cratere ove gorgoglia il tempo".........
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Re: La fine della musica
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Sono in disaccordo con quanto dite. In particolare quando affermate che l'arte oggigiorno è dipendente dal dio denaro. Trovo che è sempre stato così, non è una "novità " di oggi. Gli artisti hanno sempre mirato al guadagno e il mercato dell'arte è sempre stato legato a doppio filo al denaro e agli interessi economici.

Marco

Inviato: 20/2/2010 22:48
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Re: La fine della musica

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Citazione:

pamar5 ha scritto:
Sono in disaccordo con quanto dite. In particolare quando affermate che l'arte oggigiorno è dipendente dal dio denaro. Trovo che è sempre stato così, non è una "novità " di oggi. Gli artisti hanno sempre mirato al guadagno e il mercato dell'arte è sempre stato legato a doppio filo al denaro e agli interessi economici.

Marco


Beh Marco, credo che si stia equivocando sul fatto che l'arte possa essere (e non ci trovo nulla di strano) legata ad una giusta necessità  di guadagno. Cià che io intendevo esplicitare (ma l'ho evidentemente fatto con poca efficacia) è che la corsa al soldo ed al successo economico è ora PREPONDERANTE sulle scelte artistiche. E' giusto che l'artista venda la propia opera ma non che la svenda, andando incontro a richieste che magari fanno a pugni con la propria idea di arte.

La storia del jazz è piena zeppa di esempi: tantissimi ed immensi geni hanno fatto la fame pur di non essere stati costretti a rinunciare mai alla loro integrità  artistica. Beninteso, non credo che ciò oggigiorno non accada, solo lo vedo più difficile...


Osvi.

Inviato: 21/2/2010 7:18
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"Da qui messere, si domina la valle, ciò che si vede è. Ma se l'imago è strana al vostro occhio scendiamo a rimirarla da più in basso, e planeremo in un galoppo alato entro il cratere ove gorgoglia il tempo".........
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Re: La fine della musica

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Ehm, visti i risultati dell'ultima edizione di Sanremo, il titolo di questa discussione mi suona particolarmente vero...

Ormai la tv celebra solo se stessa, altro che buona musica. Si è mai vista un'orchestra accartocciare gli spartiti fischiando, per buttarli verso il palco? polemica o non polemica (comunque necessaria), tutto finisce sempre nel tritacarne dell'audience e contribuisce ad alimentare un mostro televisivo sempre più vorace e ingombrante. Concordo con quanto dice Marco/Samuel a proposito della linfa positiva che scorre comunque, fuori dallo show business, ma anche con quanto dice Osvi che, da musicista, rileva giustamente la deriva meramente virtuosistica in cui incorrono molti giovani leve, complici non solo le scuole, ma anche le grandi possibilità  di condivisione ed apprendimento insite nel web (youtube in testa)... troppe informazioni: lo sviluppo di un talento individuale e genuino ha forse, paradossalmente, meno opportunità  di manifestarsi in tutto il suo fulgore.

Claudio

Inviato: 21/2/2010 9:14

Modificato da Maestrale su 21/2/2010 9:29:43
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Re: La fine della musica

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"Sono in disaccordo con quanto dite. In particolare quando affermate che l'arte oggigiorno è dipendente dal dio denaro. Trovo che è sempre stato così, non è una "novità " di oggi. Gli artisti hanno sempre mirato al guadagno e il mercato dell'arte è sempre stato legato a doppio filo al denaro e agli interessi economici.
Marco"

E' esattamente quello che ho detto io, e non c'è nulla di male, in effetti non credo sia questo il problema. Il problema è semmai il livello culturale di chi ha soldi e voglia di "comprare arte", e quello sì che è cambiato negli ultimi -diciamo- 100 anni.

E con questo non voglio dire "era meglio prima", perchè per le cose che hanno realmente importanza.. prima si stava certamente peggio.

C'è anche un altro aspetto del problema.. sono convinto che le persone che possono permettersi di spendere 500 euro per una bella foto, senza togliersi il pane di bocca, siano davvero molte. Il problema è.. che non glie ne frega un bel niente di spendere dei soldi per una foto.
Ma se spostiamo l'attenzione dalla fotografia alla pittura non è che il discorso cambi molto.

Inviato: 21/2/2010 10:22
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Re: La fine della musica

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Ho letto con molto piacere tutti gli interventi, tutti decisamente stimolanti. Senza togliere niente agli altri mi permetto solo un piccolo applauso all'intervento di osvi, che in certi punti ho trovato di grandissima ispirazione.

Samuel: ovviamente Branca si riferiva al solo mondo occidentale (forse al solo mondo americano...). Ottima osservazione la tua che il discorso deve essere sprovincializzato e applicato su base planetaria.

Per il resto solo una osservazione che mi avvicina parecchio a Pamar5: in parte per motivi etici e filosofici, ma anche pratici e utilitaristici io mi sono convinto che il miglior modo PER ME per poter giudicare il lavoro di un fotografo e' quello di assumere sempre la sua totale ed incondizionata buona fede. Dato che io credo che sia oltretutto vero nel 90% dei casi, non voglio farmi inquinare il giudizio 90 volte su cento per quel 10 per cento di furbacchioni. Preferisco di gran lunga sapere --- e accetto con serenita' --- che nel dieci per cento dei casi verro' preso per i fondelli senza che me ne accorga se non molto dopo (o mai...).

E' un prezzo che pago volentieri. Quindi il discorso sul denaro che corrompe l'arte --- che capisco e di cui riconosco le fondamenta --- e' pero' ormai completamente estraneo sia nel mio lavoro che nel mio giudizio su altri fotografi, e vivo cosi' molto meglio. Senza per questo esprimere giudizi su altri che vivono tutto questo diversamente: il mio e' un approccio personale che risponde ad esigenze personali, tutto qui.


Inviato: 21/2/2010 10:39
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Re: La fine della musica

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Marco/Pamar, diamo per assodato che il rapporto denaro e attività  artistica sia sempre esistito pur nelle sue diverse forme. Per quanto mi riguarda usando il termine asservito intendo che oggi, tra le diverse forme con le quali si manifesta questo rapporto, questa è quella più evidente. E' quella che più di altre cose incide nello sviluppo del mercato dell'arte. Spero che non resti l'unica cosa che incida e spero che qualcosa muti nel breve periodo. Ma ad esempio alcune tendenze presenti nel mercato della fotografia d'arte viste nel passato recente (il gigantismo pagato fior di quattrini solo perchè gigantismo per dirne una) denunciano una tendenza più vicina all'operazione di marketing. Sempre legittima, non c'è dubbio. Ma che credo non sia feconda per un arte nuova. In sostanza non si intedeva dire che questo rapporto é nuovo, semmai é particolare la forma che ha assunto nella nostra contemporaneità .
bs
marco

Inviato: 21/2/2010 10:52
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

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Re: La fine della musica

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Da Frosinone
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Per grandi linee diciamo che condivido il pensiero di Glenn Branca, la mentalità  del profitto purtroppo non viene usata solo nell' industria della musica ma un pò ovunque, ma tornando alla musica mi ricordo i floridi anni '70 allorquando artisti anche del nostro paese potevano esprimere liberamente le proprie idee musicali: il rock progressive ne è testimonianza, la cosa grave è che attualmente l'industria discografica continua a campar di rendita sulle belle cose del passato, ma difficilmente riesce a proporci qualcosa di nuovo che possa stimolarci le stesse emozioni, lo stesso interesse per quella musica del passato, ed ecco che ci ritroviamo ad assistere a scandali come Sanremo ove i soliti "Amici" vincono il solito festival taroccato convinti che tanto gli italiani ormai sono con i paraocchi e compreranno questa robaccia qui, il festival di Sanremo dovrebbe essere il trionfo della canzone d'autore ma dove sono finiti i veri autori di un tempo? Non posso che rimpiangere i Tenco i De Andrè ecc.La musica non è affatto morta conosco musicisti di spessore che mi pregio di ascoltare quando posso, ma che purtoppo per loro magari hanno più successo all'estero che a casa propria. Credo che nel nostro paese attualmente sulla qualità  della musica diffusa dai discografici siamo messi peggio che altrove, si salva solo qualche piccola etichetta indipendente ma le solite major continuano a seguire le loro strade sulle orme della banalità , la cosa grave è che soprattutto fra i giovani non molti sono in grado di distinguere la musica buona da quella pessima, quindi alla fine la colpa è dei consumatori che continuano a comprare quelle cose insulse proposte dai discografici che inoltre si danno tanto da fare per difendere il (per carità  sacrosanto) diritto d'autore ma rendendo sempre più oneroso (in un momento di grande crisi) l'acquisto di musica,(vedi nuove tasse) mentre in realtà  curano esclusivamente i loro interessi economici, se ci tenessero davvero agli interessi degli autori e dei consumatori potremmo godere di musica migliore e vivremmo tutti più felici e soddisfatti, ma invece no: ci tocca essere "cornuti e mazziati".

Inviato: 23/2/2010 18:48
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Re: La fine della musica

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28/3/2007 16:40
Da nord Sardegna
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Proprio oggi ho scoperto un giovane cantautore napoletano, Giovanni Block, di cui ignoravo bellamente l'esistenza, e ne sono rimasto molto colpito. Forte di un cristallino talento naturale e con tanto studio alle spalle, non ha paura di confrontarsi con i grandi maestri della canzone d'autore e mostra di avere tante cose da dire... gli auguro una brillante carriera.

Claudio

Inviato: 23/2/2010 22:36
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Re: La fine della musica

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28/2/2010 17:41
Da Vicenza
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La musica fa ormai parte dei "beni e servizi": è merce, nulla più. Qualsiasi cosa passi per una televisione è merce, anche le notizie al giorno d'oggi.

Ma se ci allontaniamo dalla televisione, la musica esiste ancora.

Ho conosciuto di recente Federico Bonaldi, un artista della ceramica riconosciuto a livello internazionale. "Sono morto" mi ripeteva. Non vuole nemmeno più vendere nulla perchè ha capito che nessuno hai più il dono dell'osservazione ormai. Ci si sofferma all'aspetto esteriore, senza domandarsi "perchè l'oggetto ha preso questa forma?". Lo stesso vale per la musica, e Frank Zappa lo aveva già  capito.

Inviato: 1/3/2010 9:58
» black and white photography
» color photography
» flickr
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