http://www3.lastampa.it/fotografia/ap ... ento/articolo/lstp/57921/
Peccato, finisce un pezzo di storia della fotografia...
ciao
c

Già  peccato. Alla fine rimarranno solo le grandi agenzie e quelle di stock.

Certamente la notizia è d'impatto, emoziona. Una realtà  così grande e così nota che chiude lascia amareggiati. Dove finiranno i nove milioni di immagini?

La domanda che mi viene spontanea è capire fino a che punto, nel mondo contemporaneo, c'è bisogno di un lavoro di qualità  come poteva essere quello di questa agenzia. Oggi l'editoria è in crisi, articoli e immagini devono essere pagate poco. Il prezzo è la prima cosa che si considera quando si pensa all'immagine con cui contornare un pezzo giornalistico o un qualsiasi prodotto editoriale. La fotografia di stock e microstock viene incontro a questo bisogno: non è un fatto di qualità , ma di prezzatura.

Si uscirà  da questa crisi? Non lo so, ma ho il sospetto che senza scelte coraggiose non ci sia via di uscita. Chi ha il coraggio, oggi, di investire in belle immagini, nell'editoria? Nessuno. Credo che operazioni di questo tipo potrebbero addirittura pagare, nel deserto culturale in cui sta la fotografia in Italia e non solo.

Andrea

Beh quando una azienda storica chiude, ovviamente vi è sempre un pò di rammarico.

Non sapendo come stanno le cose dentro all'agenzia grazia neri ma conoscendo abbastanza come va attualmente il mondo della richiesta di immagini mi viene da pensare che possano essere stati fatti degli errori di valutazione e forse di autoreferenzialità .

-Non so se veramente i siti di stock macro/micro possano in qualche modo avere contribuito a generare questa situazione, ma so perfettamente che questi siti non sono nati ieri, è almeno 8/9 anni che i più importanti siti di microstock hanno fatto la loro comparsa sul mercato e quindi il fenomeno poteva essere monitorizzato nel tempo e tutti gli operatori del settore avrebbero potuto provare a trovare nuove strategie.

-Forse si è creduto che un tipo di mercato avrebbe comunque resistito a tutto, che non era necessario cambiare, che in fin dei conti erano loro i depositari della conoscenza e della verità .

Vivendo in un paradiso ideale con totale acriticità  verso se stessi non ci si è resi conto che il mondo stava cambiando, che nuove realtà  avrebbero potuto alterare gli equilibri, e che era necessario rimettersi in gioco nuovamente prima di essere sbattuti fuori dal gioco stesso.

mah questa è solo una mia personalissima opinione.

ric

Citazione:

A me sembrerebbe che semplicemente c'è oggi un'offerta straripante di immagini. Non è che manchi anche la qualità . Ma c'è comunque un'offerta enorme.
Quanti erano i reporter all'epoca di HCB ? Oggi quanti sono? Ce n'è sicuramente che offrono anche qualità , ma per la semplice legge di mercato di domanda/offerta i prezzi sono in caduta, i margini di quadagno anche, e le agenzie come Grazia Neri vedono ridotti gli utili. E magari chiudono. Mentre la Agenzie di stock, magari no.
Si tratta di adeguarsi alle mutate condizioni .

Forse fare fotografie oggi è diventato più facile di quanto era un tempo. Anche quelle di qualità , mettendo in conto in questa affermazione che puà far storcere il naso a molti, il lavoro di post produzione, spesso eccezionale ed assai difficile, ma altrettanto spesso delegato a persone che si occupano specificamente di questo e che non necessariamente sono fotografi. Lo scatto in sè, è diventato alquanto facile.
Parere personale, chiaramente.

Andrea, ho l'impressione che siamo degli inguaribili romantici. Una volta sul tavolo delle redazioni c'erano plichi di fotografie, da toccare, sfogliare, accarezzare con le dita ancor prima che con lo sguardo, cose concrete, vive, reali, solide; tanto solide da essere spazzate via da una stupida chiave di memoria, espressione della rivoluzione virtuale che ci ha bacato il cervello.
Mi dite che GraziaNeri non ha saputo adeguarsi, capire i tempi: vero, sarà  certamente così, lo vuole come da manuale Il Mercato, e per uno che chiude dieci nascono, ma a me piace invece pensare che si sia spezzata per non piegarsi a questo Mercato.
Caro Andrea, non 125 ma 156 scatti oggi, pagati una miseria, copertine comprese, a 60gg data fattura perchè se voglio lavorare è così, mica sono Oliviero Toscani. Ancor prima di vedere quello che sai fare ti chiedono quanto costa e chissà  come mai è sempre "troppo".
Ed allora f...ulo tutti, lo sai, lascio a casa la d300 e lavoro con l'Hassy ed il CFV per foto che al70% andranno sul web in jpg: come dire, sparare alle mosche con il cannone.
Ma non mi importa nulla, lo faccio per ME, per la soddisfazione di lavorare a casa su di un file degno di essere lavorato, per una MIA dignità  personale a prescindere dal fine, per sentirmi come quel jap che non sapeva della fine della guerra e continuava diligentemente a presidiare la Sua trincea...

r

Scusate ma da almeno 7/8 anni cosa vi aspettavate? da un lato il digitale, sto sfogliando certi numeri di Zoom e Photo degli anni 2000/2002, ed é interessante leggere dell'avanzata del digitale...ma il mondo non poteva restare immutato con tutta quella roba li che si stava affacciando. In sostanza é successo un cataclisma e tutti l'hanno raccontato come una grande conquista. Certo che lo é, ma dei morti che ci sarebbero stati nessuno ci ha raccontato nulla (curiosa storia questi che dei morti nessuno mai racconta prima. Solo dopo). Dall'altro lato la crisi economica, altro cataclisma, che non ha solo un anno di tempo, ma qualcuno in più, la GN ha perso solo nell'ultimo anno il 40% del fatturato, cioè la media di molte aziende in questo paese (alla faccia del nano). Questa sera chiaccheravo con un tipografo con cui lavoro e i dati che mi forniva suoi e di molti suoi clienti si attestano tra il 30% e il 40% di perdita (la sua tipografia nel giro di un anno non ha più 10 collaboratori/dipendenti).
E c'è un altro aspetto, sempre economico e forse culturale, la GN rappresentava il reportage, in particolare, era un po l'agenzia legata a quel mondo; é da anni che il mondo del reportage non é più quello di "un tempo". Aggiungiamo forse una struttura organizzativa un po sfasata con i tempi, autoreferenziale come dice Rictro, e la chiusura era li che aspettava.
La fotografia al suo apparire ha mandato a casa un po di lavoratori, come il trattore e qualche altra diavoleria. Ce l'ha già  nel dna..!! Appunto, cosa vi aspettate.
Ma quando le grandi agenzie francesi si sono sfaldate/vendute sono nati i collettivi di fotografi e a tutt'oggi la Francia presenta tra le più interessanti agenzie di reportage al mondo. Forse c'è bisogno di stupirsi e rammaricarsi molto poco - benchè ovviamente dispiace per il grande patrimonio di ben 12 ml di scatti analogici e 6 ml di scatti digitali, per la sua storia, ecc, ecc - e c'è bisogno di iniziare ad inventare qualcosa, sistemi di produzione, uscire dai propri orticelli e guardarsi un po in giro. Dentro e fuori dall'Italia.
bs
marco

Oramai la qualità  con la "Q" maiuscola, non esiste più.
Conta solo che costi poco. Sta scomparendo il gusto del bello e del ben fatto per un'omologazione basata sulla mediocrità .
E tutti noi subiamo passivamente.

Onestamente, questa gio67 mi sembra una di quel esagerazioni.... Insisto, guardarsi un po intorno. E' meglio.
C'è una tendenza al catastrofismo, ben svilupata anche all'interno di diversi blog italiani che si lamentano un po di tutto, della cultura italiana, della crisi della fotografia, della qualità ...e certamente questo approccio non aiuta ne sul piano individuale, ne sul piano dello svilupo della cultura fotografica.
bs
marco

Io non ho mai viste così tante belle foto come ai giorni nostri. Parlo soprattutto dei generi che più mi interessano, cioè fashion, beauty, ritratto, foto pubblicitarie ed anche quel genere che viene assimilato sotto "foto di stock" (generi che magari non tutti pratico, ma che mi piacciono moltissimo).
Secondo me digitale e post produzione elettronica hanno semmai ampliato e non ridotto le possibilità  di giungere a risultati di alta creatività  e qualità  in stampa (e parlo qui di stampa su cartellonistica, riviste, libri illustrati ed insomma di immagini commerciali in genere: quelle con cui i fotografi professionisti usualmente trovano modo di campare ).
Ma anche nel campo della foto "artistica" , a meno che non si voglia rimanere tenacemente legati ai contenuti di una certa tipologia di foto (alla HCB, tanto per fare un solo esempio tra i tanti possibili) e solo ed esclusivamente alla tradizionale stampa baritata in tutte le sue varie eccezioni (che anche io apprezzo e continuo a praticare, tanto che insisto a mantenere in esercizio banchi ottici, drum, ingranditori e quant'altro), vedo oggi possibilità  enormi di impatto e di qualità .
Martedì scorso ero invitato alla inaugurazione della mostra di Giovanni Gastel in Palazzo della Ragione a Milano: stampe ed immagini FAVOLOSE, anche se non passate sotto l'ingranditore.
Boh...si vede che guardiamo la realtà  con occhi e prospettive diverse.

A chi interessa qui un'intervista a Grazia Neri.
Ciao
chromemax

Non mi riferisco a mostre e/o libri. Lì c'è ancora una certa qualità , anche elevata, ma i fruitori sono pochi.
Mi riferisco ai prodotti più commerciali, come le varie riviste, le foto di molti matrimonialisti: foto così così, quando non brutte, mal stampate, ecc. ecc. Così si instilla la mediocrità .

Sì, questo è vero.

C'è anche molta roba scadente. Però penso che ce ne fosse anche in passato; e forse abbiamo l'impressione che la qualità  allora fosse mediamente molto maggiore, perchè sono giunti fino a noi solo i lavori di qualità  e di pregio artistico, mentre invece il ciarpame fotografico ha trovato già  da gran tempo la via del macero e dell'oblio.

La mancanza di gusto e la scarsa abitudine/attitudine alla valutazione di immagini, soprattutto se poi ci si aggiunge il preciso intento di comprimere il budget per quanto possibile, puà far sì che una certa committenza non sappia o voglia distinguere tra un prodotto di qualità  ed un lavoro fatto alla sperindio.
Eliminare totalmente questa fetta di mercato temo sia illusorio. Però certamente è bene essere avvertiti della sua esistenza, e cercare i modi per impedire che essa si espanda oltre i limiti che forse sono accettabili o almeno inevitabili.

Il problema è culturale. Non c'è una cultura fotografica, a differenza, ad esempio, della Francia.
Per lo più si è convinti che per ottenere una foto come quella dei professionisti basti usare la stessa attrezzatura degli stessi. Conosciamo poco anche i nostri fotografi, semmai affermati all'estero.
A parte i vari Basilisco, Fontana, Berengo Gardin, provate a chiedere di indicare almeno il nome di qualche fotografo italiano (non parliamo di averne visto le foto). Se si chiedono i nomi di fotografi stranieri, non sono molti quelli conosciuti.

Ho i primi numeri di Airone, Oasis, alcuni datati di Bell'Italia e Bell'Europa, le fotografie erano tali (non tutte, ma la stragrande maggioranza), adesso sarebbe meglio parlare di immagini.

ciao

Diventa una questione di scelta.
Sono convinto che siano disponibili moltissime immagini di qualità , ai prezzi che oggi il mercato è in grado di sostenere.
Tuttavia noto, sfogliando settimanali, riviste e cataloghi, un peggioramento della qualità  rispetto am qualche anno fa. Sono sempre più convinto che questo non dipenda esclusivamente da chi fa immagini, ma in larga parte da chi non è in grado di sceglierle. Come si formano i giovani photoeditor? In base a cosa scelgono le immagini? Forse qualcosa mi sfugge, ma se di immagini belle ce ne sono e sono vendute a prezzi interessanti anche per un'editoria in profonda crisi, mi viene il sospetto che forse la crisi non sia solo economica.

Andrea

Andrea, sono d'accordo con te.
Se dovessi scrivere le mie considerazioni, ci vorrebbe un bel po' di spazio.
Rimando, perciò, agli articoli di Michele Vacchiano, che in alcune parti riflettono il mio pensiero:
http://www.michelevacchiano.com/articoli/j07.pdf
http://www.michelevacchiano.com/articoli/j11.pdf

Non sono d' accordo con M. Vacchiano, ovvero non è tanto lo strumento fotografico che fa la qualità , ma il fotografo.

Quello che si vede nelle riviste in giro sono foto poco curate ed alcune davvero penose.
Ma non per la qualità  (davvero riuscite a comprendere il tipo di attrezzatura vedendo una pagina intera pubblicitaria in una rivista?), ma per la mancanza di attenzione nella prospettiva, qualità  luce, composizione, registrazione fotogenica nella gamma dinamica...

Ovvio, per alcuni generi fotografici un' attrezzatura di alta qualità  sarebbe auspicabile (decentramento nell' architettura, per esempio), ma per una foto di moda non serve una futura Leica S2, sebbene non dispiace usarla, eh...

Ho visto recentemente una pagina pubblicitaria sul National Geographic Italia di una casa di moda: terribile.
Forse un fotoamatore alle prime armi poteva fare una simile ciofeca.
Forse.

Ora, posso anche comprendere (faccio fatica, ma ci provo) che chi ha proposto la pagina pubblicitaria è stato costretto perché erano le foto del figlio del proprietario dell' azienda ), ma se fossi stato il direttore della rivista citata l' avrei rifiutata: avrebbe negativamente abbassato la qualità  dell' intera rivista.

Però avrebbe perso un cliente: leggi...molti soldini.

Perché l' ha accettata?
Per la non cultura fotografica che l' italiano medio purtroppo fa palesare.

Negli Usa si acquistano libri fotografici per regalare e conservare.
Non è raro vedere nelle abitazioni splendide fotografie.
In Italia vi è ancora l' idea che è la pittura...arte.

Coraggio, questo è e probabilmente andrà  sempre peggio.

I fotografi non sono da meno: danno più importanza al minor rumore a 6.400 iso e/o numero dei megapixel, che crescere fotograficamente.
Per me.


ps: se volete posto una riproduzione della pagina citata: davvero penosa.
E considerate che io non amo giudicare nessuno, però quando si sorpassa il limite...