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Re: Corsi e ricorsi storici
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La mia opinione è questa.
L'arte è comunicazione nel senso che porta un messaggio, non necessariamente perturbante. Chi fa arte ha qualcosa da dire, usa il mezzo che più gli aggrada, e riesce a comunicare.
Per quanto riguarda la comunicazione, ti riferisci alla pubblicità  e mi sta bene (è una delle forme di comunicazione). Non l'ho mai considerata un mero strumento, quanto un modo per raggiungere le persone e trasmettere un messaggio importante in modo rapido, coinvolgente e inequivocabile. Non sono daccordo nemmeno sulla conservazione. Anzi, la pubblicità  spesso porta cambiamenti e scuote. Penso ai vecchi lavori di Toscani, per esempio (ok, non lo stimo granchè, ma devo dargli atto di aver fatto cose buone...).
Quanto alla comunicazione come forma d'arte, sarà banale: Warhol? Lavori commerciali su commissione, ottima comunicazione, grandi (per me, e molti altri) opere d'arte!
Credo che la comunicazione sia un requisito necessario nell'arte, e che anzi costituisca di per sè stesso arte.

Ovviamente, queste è solo ciò che penso.

Inviato: 15/10/2007 1:31
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Re: Corsi e ricorsi storici

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Siamo felicemente off topic, si potrebbe spostarlo in uno nuovo, e nel mentre una risposta ad aph...Wharol non mi fa sistema e intendo che é un eccezione, grande eccezione, ma a dimostrazione, dopo di lui chi c'è stato?
Su Oliviero, anche lui é una simpatica eccezione nel mondo della pubblicità  commerciale, non a caso irripetibile, anche negli aspetti problematici. Non a caso l'ultimo suo lavoro quello dell'anoressica é solo una brutta e credo inefficace, pubblicità , a se stesso e all'azienda. (non parlo a caso, potrei argomentarlo ma se si vuole in un altro topic).
Sull'arte, credo che gli artisti abbiano un ego così sviluppato da fregarsene di comunicare a qualcuno, semmai cercano il consenso al loro lavoro. Ovviamente in questa affermazione metto dentro i fotografi, me compreso.
Non ci credo nemmeno se me lo dicono, conoscendoli, fanno arte per se stessi, per uscire o per affrontare loro "storie, o più semplicemente per fare soldi, ma in questo caso serve il mercato e ottime relazioni.
A mio parere c'è una zona molto ampia che chiamerei creatività , frequentata da un pacco di persone che si occupano di svariate cose e in moti casi pure belle, ma non é arte. A mio parere o l'arte é morta con le avanguardie o bisogna essere più selettivi. E la fotografia potrebbe fregarsene di queste cose, entrare nella società , ampliare gli spazi di creatività  individuali e collettivi, essere un grande mezzo di comunicazione. Lo é, certo, ma si sprecano tonnellate di parole per farla diventare arte, quando nemmeno si sa cos'è arte, si fatica a definirla. Lo dico con grande rispetto per chi si definisce artista e per il loro lavoro, ma come detto qualche 3ad indietro, é solo uno dei modi di intendere la fotografia.
Infine c'è la dimensione comunicativa dell'arte.
Come detto nel 3ad di prima, il sistema arte è un pezzo della società  e vive nella società , contribuisce a definire l'immaginario collettivo (ma quanto ancora...qui si che la comunicazione invece la gioca pesante), e i significati intorno alla dimensione estetica, ma lo fa come sistema, oltre ovviamente alla sua funzione economica, principale caratteristica del sistema arte.. I singoli artisti non sono missionari/educatori dell'estetica, ma nemmeno se li pagano.
Si potrebbe comunque cambiare topic, lo dico ai moderatori...
bs
marco


Inviato: 15/10/2007 16:16
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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Re: Corsi e ricorsi storici
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In attesa del cambio topic... ci penso su! Hai messo tanta carne al fuoco che mi ci vorrà  una settimana!!!

A presto, e grazie per la chiaccherata.

Inviato: 15/10/2007 16:44
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Penso che alcune affermazioni vadano meglio circostanziate.
Ad esempio, dicendo che in altri campi artistici non si sta a discutere sugli strumenti o le tecniche, a quali campi ci si riferisce?
La mia esperienza è con la musica, e posso assicurarvi che in questo campo, tra musicisti si passa eccome un sacco di tempo a discutere di questo o quello strumento.
Non parlo solo del tipico gruppo di giovani che fa musica leggera (lì la percentuale di fissati pazzeschi è alta ed esistono forum di discussione sugli strumenti e le attrezzature di sala che reggono tranquillamente il paragone con DPReview), ma anche di "strumentisti classici" (la mia personale esperienza è con il flauto traverso).

Direi quindi che l'attenzione più o meno maniacale all'aspetto tecnico e strumentale è insita nell'era tecnologica: in quanto massima (finora) espressione dell'homo faber siamo per natura curiosi e competitivi su tutto ciò che è tecnico.

Certamente la fotografia è più esposta di altre arti a questa deriva; perché comunque la foto non puà proprio esistere senza un oggetto artificiale relativamente complesso qual'è la fotocamera, mentre un graffito... si puà fare con l'unghia!

Sono altresì perfettamente d'accordo con Mxa, Pamar5 e Aph quando distinguono arte e artigianato.
Aggiungo che l'arte non ha bisogno necessariamente dell'artigianato; puà sembrare strano immaginare un artista che si esprime con sculture senza avere una buona tecnica artigiana con lo scalpello, eppure ne esistono; non ho conosciuto artisti che si esprimono a certi livelli con quadri senza saper dipingere granché bene, ma non mi stupirei né scandalizzerei se esistessero.

Penso che il nocciolo però sia proprio questo... trovare i parametri utili alla costruzione della "valutazione artistica".
Da quando le arti figurative (tutte) hanno smesso di imitare la realtà , è venuto meno il parametro del realismo per valutare un'opera; non possiamo più dire che Antonello da Messina era un grande pittore perché i suoi ritratti di mercanti veneziani sembravano vivi e rendevano bene le persone che ritraeva (anzi, erano "migliori" ), e allora che parametri possiamo usare?
Non il realismo, non la difficoltà  realizzativa (abbiamo detto che non è necessaria), non l'emozione suscitata di primo impatto (moltissime opere si "rivelano" solo dopo profondi studi), cosa allora?

Penso che se non si tira fuori un insieme di parametri su cui si possa convergere, l'arte e l'arte fotografica in particolare, saranno sempre un terreno paludoso, su cui anche galleristi e curatori si muovono con difficoltà  e non di rado in contraddizione tra loro.

Fer

Inviato: 15/10/2007 17:41
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Re: Corsi e ricorsi storici
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fer
Penso che il nocciolo però sia proprio questo... trovare i parametri utili alla costruzione della "valutazione artistica".

penso che se non esistessero sti parametri non esisterebbere Paul Klee, Mirà, Picasso , Kandinsky ecc...

Inviato: 16/10/2007 13:33
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Citazione:

dani ha scritto:
fer
Penso che il nocciolo però sia proprio questo... trovare i parametri utili alla costruzione della "valutazione artistica".

penso che se non esistessero sti parametri non esisterebbere Paul Klee, Mirà, Picasso , Kandinsky ecc...


senza parole...

Fer

Inviato: 16/10/2007 18:18
Tessera C.F.A.O. n°14
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** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: Corsi e ricorsi storici
Utente non più registrato
>>> senza parole...

Fer

mettiamola cosi:
cosa ha fatto di kandinsky un genio dell'arte astratta?
perchè c'è gente disposta a spendere 140milioni di dollari per uno sgocciolato di pollock?

Inviato: 17/10/2007 19:19
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Mi aggiungo a questo magnifico topic e proseguo splendidamente OT, ma va bene così, facciamo rizoma, nessuna logica, sperimentiamo ...

Mi vorrei riallacciare a due splendidi, nella loro "fulminante" chiarezza rivelatrice, concetti espressi da Marco/samuel, uno è quello sull'arte destabilizzante, l'altro è quello sulla semplicità  ed immediatezza della fotografia...

Ora, andrà un pò a braccio, senza sapere bene dove andremo a finire, più che altro perchè io per primo non ho un ragionamento ben strutturato da sottoporvi, so solo che alcune affermazioni di samuel mi hanno indotto ad un serie di riflessioni, quello che scriverà è appunto il contrappunto convulso di queste riflessioni, "catturate" così come nascono (quindi scusate una inevitabile poca chiarezza), senza che ci sia la pretesa di esaurire alcun argomento, di dare riposte, di arrivare a conclusioni, direi anzi che quelle che mi/vi pongo sono più che altro delle domande...

Intanto l'arte, di cui non so nulla o poco più, ma però dell'arte so che NON è, e non potrà  mai essere, un fine...per come la frequento io (o meglio, per come sono frequentato dall'arte, dal momento che quando parliamo non siamo noi a parlare, che quando pensiamo non siamo certo noi a pensare, a dirla tutta neppure esiste un "noi" ed un "io"), dicevo per come sono frequentato, per quella che è l'esperienza recente che mi ha attraversato, l'arte è soltanto uno strumento per tracciare delle linee di vita, delle linee di fuga, delle deterritorializzazioni positive che però non si riterritorializzano poi sull'arte, intesa ovviamente in questo caso come "struttura" (come diceva samuel), cioè significato condiviso e strumento di potere, cioè riaffermazione delle linee rigide, molari (opposte quindi alle linee di fuga reali) che sono al fondamento tutti i nostri "assoggettamenti", quindi cultura, stato, io, significato, morale, viso, famiglia, condominio (quando c'è una linea di fuga dal "potere" costituito, in ogni sua forma, politica e culturale ed economica, va da se che il potere, per difendersi, cerca di bloccare questa linea di fuga, di inglobarla nella sua linea rigida, di riterritorializzarla sui suoi "valori"), mmmmhhhhh, mi sono perso, ah si, dicevo che l'arte è soltanto uno strumento per tracciare delle linee di vita, delle linee di fuga, delle deteritorializzazioni positive che però non si riterritorializzano poi sull'arte, ma che la trascinano invece con sè, verso gli orizzonti dell' a-significante, dell' a-soggettivo, del senza-viso...

Se si condivide questo mio punto di vista, è ovvio che l'arte, quella "vera" (termine bruttissimo ed ambiguo, ma così, giusto per capirci), quella che non è un fine ma un mezzo, deve sempre essere una linea di fuga, deve sempre essere motore di un divenire reale che è destabilizzante e distruttivo nei confronti del potere/struttura, e se così non fosse allora non sarebbe proprio nulla, ma solo rindondanza, consolatorio, decorativo, struttura, linea rigida, niente scoperte, niente visioni, solo assoggettamenti...

E quello che quindi mi chiedo è, non si intravede forse uno strano parallelo tra la fotografia, la sua semplice immediatezza (anche in questo sono assolutamente d'accordo con samuel), il suo abbandonarsi all'istante, il suo potere di simbiosi con l'immediato, dicevo non si intravede forse una "assonanza" con le linee di vita e di fuga e di divenire reale di cui ho parlato prima, non condividono forse entrambe alcune delle condizioni della loro stessa esistenza, cioè affidarsi appunto all'istante che muta, all'immediato svanire...quello che poi questo significhi nella concezione e nella definizione della fotografia sinceramente ancora non lo so, però io e Cristina è tanto che inseguiamo l'idea di una fotografia che sia, da una parte un mezzo di divenire reale, motore di sperimentazioni e scoperte personali/corporali (se io non sono io, allora non mi rimane che il corpo), una fotografia-mezzo e non fotografia-fine, cioè noi aspiriamo ad una immagine finale che sia ancora come un pennello che continua a dipingere, e non che sia un quadro "finito", "autoriale" (e scusate il brutto paragone "pittorico"), e dall'altra di una fotografia che funga anche da potente strumento di registrazione, anche oggettiva, perchè no, che sia strumento di amplificazione perpetua, di queste linee di vita, di scoperta e di fuga, e forse nessuna forma d'arte puà fare meglio della fotografia queste due cose insieme...

Ovviamente tanti dubbi, tanti se e tanti ma, ripeto, pensieri in libertà  di un work in progress che probabilmente non terminerà  mai...






Inviato: 19/10/2007 16:34
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Re: Corsi e ricorsi storici

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Marco,

non so proprio se ho capito nel profondo quello che vuoi dire. Quindi andro' avanti con l'OT.

Non so se ti ho capito, dicevo, ma ho registrato dei frammenti, che mi hanno portato a delle considerazioni, diciamo tangenziali: "destabilizzante e distruttivo nei confronti del potere", "[altrimenti e'] consolatorio, decorativo, struttura, linea rigida, niente scoperte, niente visioni, solo assoggettamenti", "il potere, per difendersi, cerca di bloccare questa linea di fuga".

Io vedo in questo un richiamarsi alla tradizione occidentale dell'arte come partecipe della rivoluzione (del cambiamento) o addirittura motore di essa, come cartina di tornasole del nostro futuro, di dove saremo insomma. La fantastica abilita' dell'arte di fare la macchina del tempo, e portarci avanti di anni o decenni.

Non so perche' l'arte nell'occidente ha preso questa strada. No, NON VOGLIO parlare dell'oriente, NON VOGLIO parlare di Zen, NON STO facendo la apologia di culture lontane e a noi di difficile comprensione.

Voglio solo dire (e queste sono le considerazioni tangenziali di cui parlavo sopra) che dobbiamo superare il vincolo (auto-impostoci?) che arte deve essere solo "superamento", "distruzione-ricostruzione", "essere una linea di fuga" eccetera. L'arte puo' anche essere "sospensione", "equilibrio", "dematerializzazione", "riflessione piuttosto che rivoluzione", "introspezione e non dichiarazione", "pudore e non ostentazione".

Quello che noi vediamo con i nostri occhi, pero', e' che la prima intepretazione di arte - che io trovo ovviamente legittima e assolutamente condivisibile - riceve la quasi totale attenzione da parte degli artisti, del pubblico, e della critica. La seconda - che io trovo altrettanto legittima e condivisibile - quando va bene viene derisa o come "camomilla per il cervello" oppure come "l'artista dalle tematiche mediocri o scarsamente sviluppate e che non prende posizione".

Esempio? Una difficolta' enorme da parte di chiunque di mettere in discussione una Nan Goldin, mentre stroncare un Michael Kenna e' quasi uno sport per grandi e piccini.



Inviato: 19/10/2007 19:50
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Re: Corsi e ricorsi storici
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A proposito di Michael Kenna...

NESSUNO TOCCHI MICHAEL KENNA!!!
O dovrà  vedersela col sottoscritto
Scherzo, ogni opinione è lecita (a patto di accettarne le conseguenze )

Comunque, condivido l'ultimo post di Mxa.

Inviato: 19/10/2007 21:10
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Considerazioni interessanti quelle di Marco e di Marco (fondatore e Mxa, per capirci, ma quanti Marco ci sono? Pure io sono un Marco )
Comunque, dicevo: considerazioni interessanti. Hanno del vero entrambe. L'arte deve essere "superamento", "distruzione-ricostruzione", "essere una linea di fuga ? Vero. L'arte puà essere anche "sospensione", "equilibrio", "dematerializzazione", "riflessione piuttosto che rivoluzione"? Puà essere vero anche questo. Tra l'altro a volte gli estremi sono più vicini e simili di quanto si sia portati a pensare. E mi viene in mente che superamento e rivoluzione si possono ottenere anche con l'equilibrio e la riflessione. Si è portati ad associare la rivoluzione, il sovvertire, il decostruire con atti o "immagini" forti e sopra le righe, ma non sempre è così. Faccio un esempio che non c'entra niente con quello di cui stiamo parlando, ma penso utile per far capire cosa intendo. Una rivoluzione (e intendo una rivoluzione vera, sociale) puà partire da azioni violente e concrete, e mi viene in mente la rivoluzione cubana, ma anche dalla più assoluta non-azione fisica, e mi riferisco ad un Gandhi.............ma non hanno portato entrambe, seppur tanto diverse ad un "superamento" dello status ad esse precedente? Ad un sovvertimento?

Marco


PS tutto questo comunqe, con tutta la buona volontà  fatico a vederlo in Kenna........sarà  che sono prevenuto, ma dopo un poco delle sue immagini subentra in me non un sovvertimento, ma un pochino di sonnolenza

Inviato: 19/10/2007 23:58
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"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: Corsi e ricorsi storici

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Quando una forma creativa ed espressiva diventa il fine, allora assistiamo all'autorefrenzialità , all'ossessione della tecnica o della forma, che annega il contenuto con la sua forza espressiva. L'arte occidentale é inoltre li a dimostrare quanto tecnica e forma siano state fondamentali per produrre un contenuto, un idea, e quanto, per riuscire a fare questo, avessero bisogno di cambiare, di produrre smottamenti di vario tipo.
Se entriano dentro un certo periodo storico e stiamo li, c'è da farse venire la pellagra a forza di vedere madonne con il bambino, tanto sono uguali a se stesse, così come paesaggi veneti, o cose similari, in altri secoli. Ma poi arriva qualcosa che rompe, innova, supera. Mi piacerebbe però allo stesso tempo intrapendere la strada che Marco/Mxa, sfiora, ma per non volerla, almeno qui, intraprendere; quella delle arti non occidentali. Almeno per capire cos'è la contemplazione. Di certo per me non é Kenna, qui convergo con Marco/Pamar. Per carità , mi piace anche, straordinario interprete, ma dopo un tot di foto, un po zuccheroso.
E allora, in quanto occidentale, fatico a non considerare l'arte come un atto che produce altre visioni, differenti da quelle circolanti nel sistema mediatico, ad esempio. Che poi queste estetiche mediatiche assorbano anche velocemente i risultati dell'arte, é oggi un dato.
Per questo che mi diventa interessante la visione di Marco/webmaster...l'arte nelle sue linee di vita e di fuga assonante con la fotografia, sistema simbiotico all'immediato e all'istante. Visione intrigante questa, assolutamente.
Allora, stando agli esempi fatti, la Goldin diventa più interessante, perchè mette in gioco la vita, la sua. In questo senso recupero volentieri anche Ansel Adams, paesaggi forti, pieni di vita, dove la tecnica serve a dire, diventa parte integrante del dire. Mente Kenna gioca un po troppo con la tecnica, puri esercizi di stile, almeno per me.
Ancora una volta opinioni a confronto.
bs
Marco/Samuel

Inviato: 20/10/2007 12:44
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: Corsi e ricorsi storici

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Ringrazio tutti i Marchi per le considerazioni molto interessanti e cerco di articolare i miei ragionamenti con un esempio.

Prendiamo un servizio fotografico sulle comunita' Amish della Pennsylvania ed il lavoro della prima Goldin sulla "controcultura" di New York. Entrambe sono comunita', il lavoro e' di documentazione e testimonianza. La critica ed il pubblico tende a forzare il primo dentro ad un contentore giornalistico/documentaristico, mentre il secondo si propone come candidato ad una categorizzazione artistica.

Perche?

Badate bene che intendo questo NON in termini assoluti, ho pesato le parole sopra con attenzione (..."tende"...). Quindi non escludo assolutamente che si possa fare arte fotografando gli Amish cosi' come possa fare delle banalita' fotografando i reietti di New York. Dico che pero' nel primo caso la strada e' piu' in salita, e non dovrebbe esserlo, perche' si trovano dei temi di grande poesia nel mondo degli Amish che offrono quindi ampie opportunita' per essere interpretati artisticamente. Ma gli Amish propongono temi di vecchie tradizioni, di pudore e riservatezza, di fede e comunita', di aiuto reciproco, di vero perdono anche a chi ti ha ucciso un figlio. E' forse il caso che questi temi siano meno interessanti?

Non voglio aprire un dibattito sugli Amish, che ho usato solo per cercare di esemplificare il mio pensiero, e cioe' che nel campo dall'Arte oggi (o forse da sempre, non so, ditemi voi) sembra che ci siano tematiche di serie A e tematiche di serie B. E questo non dovrebbe essere il caso perche' non ci dovrebbe essere una classifica di emozioni e sentimenti, giusto? Perche' l'autodistruzione dovrebbe avere piu' valenza della meditazione?

Per l'artista dovrebbero essere campi della stessa fecondita' da coltivare, ma la percezione (e posso sbagliarmi, la percezione e' spesso traditrice) e' che quelli piu' dirompenti e controversi ricevano molta piu' attenzione e anche un trattamento critico piu' indulgente da parte di tutti noi.

E io mi chiedo perche'.


Inviato: 21/10/2007 7:05
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Re: Corsi e ricorsi storici
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>>>Perche' l'autodistruzione dovrebbe avere piu' valenza della meditazione?
Per l'artista dovrebbero essere campi della stessa fecondita' da coltivare, ma la percezione (e posso sbagliarmi, la percezione e' spesso traditrice) e' che quelli piu' dirompenti e controversi ricevano molta piu' attenzione e anche un trattamento critico piu' indulgente da parte di tutti noi.<<<



tento una risposta ma da appassionato… non certo da intenditore o da esperto
…forse oggi si tende ad accettare con piu indulgenza ma fino a ieri le cose stavo diversamente…magari dipende proprio da questo.
Penso a Manet, ad esempio, con il suo anticonformismo suscità scalpore e scandalo nell'accademismo imperante dell'epoca.Basti pensare a "il bagno"…si disse che mancava di tecnica, che era di fattura grossolana, vile…che i personaggi erano dipinti con ampie distese di colore, senza modellato, senza sfumature e che non avevano niente a che vedere con lo sfondo ecc.. Penso a Kandinsky allo scandalo che suscità con "paesaggio con chiesa" esposto in una personale del 1911 con alcuni suoi piu astratti. I critici di Monaco trovarono inammissibile accettare una simile "profanazione" dell'ideale naturalistico di bellezza…gli astratti poi non furono nemmeno commentati, ma questo forse perché i tempi non erano ancora maturi.Non ne cito altri ma credo che basti per dire che chi rompeva con i dettami correnti poi la doveva pagare.

meditazione/autodistruzione ..penso che meditazione e auto-distruzioni viaggino di pari passo, nel senso che senza meditazione non c'è rottura e rompere sia la conseguenza naturale di chi vuole esplorare nuove strade. Quando ciò che è disponibile non basta, rompere viene spontaneo. Ad esempio, e ritorno su kandinsky, sia l'impressionismo sia l'espressionismo al buon Wassili andavano stretti..."rompe",e sforna il primo astratto della storia. Penso a Mirà che "rompe" e giunge ad un nuovo linguaggio pittorico fatto di segni e colori in assoluta libertà ,vedi "la ballerina"… capolavoro di essenzialità . Penso a Picasso che "rompe" e inventa il ritratto senza profondità â€¦il viso visto di fronte e di profilo sullo stesso piano…e poi Klee, Pollock...

Inviato: 21/10/2007 23:20
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Re: Corsi e ricorsi storici

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Dani,
sono d'accordo su tutto quello che dici, ma io stavo parlando di altro. Io mi riferivo ai contenuti e alle emozioni, non ai linguaggi o alle estetiche.

L'Araki che tutti ricordano non ha superato una estetica presente o introdotto un nuovo linguaggio espressivo, se vuoi il suo approccio all'immagine e' quasi classico, quasi "alla Weegee". Semplicemente i suoi *contenuti* erano rivoluzionari per l'epoca, ancora di piu' nella cultura giapponese, donne legate da corde ed imbavagliate, nude e sdraiate sul letto in pose diciamo "naturali". Le foto della Goldin non rompono con gli stilemi del passato o del presente non introducono nuovi linguaggi (per lo meno io non li vedo), ma registrano una comunita' che non era mai stata rappresentata prima con una formidabile e totalizzante partecipazione personale.

Se Araki avesse fotografato donne nell'atto di accudire i loro neonati - con la stessa tecnica e lo stesso linguaggio - avrebbe avuto altrettanto successo? Se la Goldin avesse vissuto in modo altrettanto totalizzante per cinque anni in una comunita' Amish registrando le loro gioie ed i dolori avrebbe avuto lo stesso successo? Dico questo non per sparare su Araki e la Goldin, ma per guardare dentro noi stessi. Loro come artisti sono andati dove li portava il loro desiderio di comunicare. A loro proprio non imputo nulla. Alla societa' che li circonda ... mah.

Vedi, stiamo parlando di due cose diverse.


Inviato: 22/10/2007 0:04
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Re: Corsi e ricorsi storici

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Aggiungendo qualcosa alla risposta di Dani, anche se sarà un po leggero...credo che ci sia sicuramente un interesse maggiore per ciò che non é conforme, soprattutto dopo che le avanguardie hanno superato alcuni concetti di arte, anche sulla qustione del tema, del contenuto. Allo stesso tempo penso che oggi i temi siano vittime delle tendenze...per stare su altri esempi, se oggi fai una foto con un tipo un po impalato che guarda in macchina, con dietro un bosco, leggermente sovraespposto e la foto é almeno in 6x6, rischi di essere esposto da qualche parte. Un pò ci scherzo sopra, ma poi mica tanto. E potremmo andare avanti così a fare esempi che riguardano certe forme attraverso le quali comporre una fotografia per renderela più o meno accettabile all'interno di contesti artistici. Ho da diverso tempo il sospetto che, dopo alcune stagioni di grande evoluzione nel campo dell'arte, il mercato prendendo il sopravvento ha definito anche le forme con le quali fare arte. Certe vanno, altre no.
Torno a finire un lavoro.
bs
marco

sugli Amish, se sono in bianco e nero, con tagli un po "strani", la faccenda cambia, iniziano a somigliare a quelli della Goldin. Ma la questione é anche: come li fotografi gli Amish?

Inviato: 22/10/2007 0:12
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Difficile fotografare gli Amish: quando giravo per W'burg con la macchina fotografica, appena la vedevano, si dissolvevano , e qualche bimbo faceva le linguacce!

Sicuramente il mercato alimenta certe estetiche, ma va anche detto che estetiche analoghe spesso nascono da vite simili: si producono facilmente immagini assimilabili quando si sono letti gli stessi libri, si son visti gli stessi film, si è ascoltata la stessa musica.


Andrea

Inviato: 22/10/2007 1:54
sono moderno, non contemporaneo
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Re: Corsi e ricorsi storici
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>>>sono d'accordo su tutto quello che dici, ma io stavo parlando di altro. Io mi riferivo ai contenuti e alle emozioni, non ai linguaggi o alle estetiche

…anch'io. La genialità  degli artisti citati dal sottoscritto sta appunto nel sentimento, nel coinvolgimento emotivo. Ognuno di questi si è inventato un suo linguaggio, un suo modo, una sua tecnica per rendere fruibile, veicolabile il loro intento
Non ci siamo capiti

Araki, appartiene a quella schiera di fotografi-artisti che ha fatto delle proprie "paranoie", come si dice dalle mie parti, il contenuto.
La sua "arte" si basa sulla sottomissione e lo sputtanamento della donna in quanto tale. A Modena alla galleria civica 4anni fa ho visto una sua personale, qualcosa come 2400 foto, o giu di li: solo le polaroid circa 2000….beh, una delle peggiori mostre che mi siano capitate. Ricordo una parete gigantesca ricoperta da non so quante polaroid….dall'insieme una sola cosa: il degrado dell'immagine della donna.
Per quanto riguarda lo stile c'è poco da dire….potevano essere scattate solo cosi
Opinioni , ovviamente

Inviato: 22/10/2007 22:06
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Re: Corsi e ricorsi storici
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Citazione:

samuel ha scritto:
Aggiungendo qualcosa alla risposta di Dani, anche se sarà un po leggero...credo che ci sia sicuramente un interesse maggiore per ciò che non é conforme......... di grande evoluzione nel campo dell'arte, il mercato prendendo il sopravvento ha definito anche le forme con le quali fare arte. Certe vanno, altre no.


condivido

Inviato: 22/10/2007 22:12
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Re: Corsi e ricorsi storici

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28/3/2007 16:40
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dani ha scritto:
Araki, appartiene a quella schiera di fotografi-artisti che ha fatto delle proprie "paranoie", come si dice dalle mie parti, il contenuto. La sua "arte" si basa sulla sottomissione e lo sputtanamento della donna in quanto tale.


Concordo quasi totalmente... qualche foto intensa l'ha scattata durante l'agonia della moglie, poi è uscito fuori di testa. Ho visto un filmato piuttosto eloquente alla sua mostra di Prato tempo fa.

Citazione:

A Modena alla galleria civica 4anni fa ho visto una sua personale, qualcosa come 2400 foto, o giu di li: solo le polaroid circa 2000….beh, una delle peggiori mostre che mi siano capitate. Ricordo una parete gigantesca ricoperta da non so quante polaroid….dall'insieme una sola cosa: il degrado dell'immagine della donna.
Per quanto riguarda lo stile c'è poco da dire….potevano essere scattate solo cosi
Opinioni , ovviamente


A Prato erano sedicimila !!

Devo dire che, in mezzo a tanto squallore, avrei salvato trenta/quaranta scatti secondo me davvero notevoli (quasi tutti bianconero). Però non sono convinto della paternità  degli scatti... il mio maestro di bianco e nero si è trovato Araki sotto casa a scattare ritratti alla gente, e la scena era più o meno questa: un'assistente fermava le persone per strada, un altro gli caricava la pellicola e regolava la messa a fuoco, il terzo impostava le luci, poi arrivava il buon Nobuyoshi e premeva il pulsante di scatto, a fermare l'eternità . Forse il racconto che mi è stato fatto era un po' "gonfiato", ma sono portato a crederlo verosimile.

Claudio


Inviato: 22/10/2007 22:20
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