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I paesaggi di Berthold Steinhilber
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La tecnica è stata già  applicata ad altri soggetti, per solito di dimensioni più contenute; e quindi non è del tutto nuova , ma i risultati mi sembrano interessanti. E' necessaria indubbiamente molta precisione e una buona capacità  di progettazione-programmazione delo scatto. Le immagini le potete vedere qui http://www.bertholdsteinhilber.com/ (parlo soprattutto della serie lightworks)

Inviato: 27/6/2005 9:21
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber

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Ciao Luciano,
grazie del link.
Debbo dire che inizialmente, per la grande inusualita' dei contrasti, le immagini mi davano un po' di fastidio, come il passare da un'ambiente luminoso alla penombra. Poi, fattoci l'occhio, mi sono incominciate subito a piacere.
Da subito ho apprezzato le nature morte, originali ( ma e' tutto originale ), e le cattedrali. Entrambe perche' fornivano notevoli spunti per la realizzazione di scatti analoghi. Poi, piano piano, ho riesaminato con occhio diverso anche le immagini che all'inizio non mi avevano particolarmente attirato, e ho notato che non erano per niente male. Bisogna entrare nel mondo di Steinhilber, guardarsi intorno, farci l'occhio, e poi, le luci che un primo momento apparivano crude prendono una loro plasticita' e suggestione. Non ho capito bene come fa a realizzarle, con immagini sovrapposte realizzate in momenti diversi?
Ciao, e grazie,
Renzo

Inviato: 27/6/2005 12:54
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

Falcopardo ha scritto:
... Non ho capito bene come fa a realizzarle, con immagini sovrapposte realizzate in momenti diversi?


non esattamente. Si tratta di una variante della cosiddetta "luce pennellata". Si piazza la macchina su cavalletto, si studia inquadratura e zone da illuminare, si aspetta la totale oscurità , poi si apre l'otturatore in posizione T e si procede ad illuminare con una fonte di luce, progressivamente, l'intera scena. La cosa rimarchevole delle foto di B. S. è che l'estensione del soggetto puà essere di ettari o addirittura un'intera vallata, e che lui percore tutto questo spazio a piedi, illuminando pezzo pezzo con un faro per uso marittimo, tutto il paesaggio. La posa puà durare anche 3-4 ore, dipende dalla maggiore o minore oscurità  della notte e dal tempo occorrente per farsi questa passeggiatina...Le macchine utilizzate sono una Silvestri S4 9x12 o una Mamiya RZ67, entrambe molto stabili e che garantiscono la necessaria immobilità , anche per pose così lunghe (un soffietto che facesse "vela" per qualche folata di vento, potrebbe compromettere il risultato).
Naturalmente, nelle ore diurne, il fotografo ha già  studiato il percorso, annotando le zone da illuminare, eventuali ostacoli naturali, ecc. ecc. Ci vuole una buona esperienza ed anche un pizzico di fortuna...

Inviato: 27/6/2005 13:31
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Decisamente ci troviamo di fronte ad un professionista veramente capace, abile nel passare da un genere all'altro mantenendo alti livelli compositivi, con un utilizzo veramente interessante dell'illuminazione e dell'esposizione. Ho apprezzato molto questi portfolio, una grande quantità  di immagini he non mi hanno assolutamente stancato, anzi! Merita sicuramente la presentazione di Wim Wenders...

Inviato: 27/6/2005 13:35
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Luciano, grazie per il link, non conoscevo questo fotografo e l'ho trovato veramente molto molto interessante.
La tecnica poi della luce pennellata la trovo esaltante, non tanto per gli esiti visivi, che sono eccellenti!!!, ma quanto per l'idea dell'intervento personale, materiale, casuale ed irripetibile, dell'autore dell'immagine, che fa si di modificare attraverso la irripetibilità  del gesto l'immagine ritratta.
Ne avevamo già  parlato in occasione di un autore giapponese.
Trovo alcune immagini molto "algide" da un punto di vista sia formale che concettuale, come ad ordinare il mondo secondo uno schema che è al tempo stesso sterile e fruttuoso, come a voler ricercare una nuova forma di autogenerazione attraverso l'estenuazione di alcuni canono estetici.
Ma la cosa che mi ha interessato di più è l'utilizzo, più o meno costante, di dittici, di coppie di immagini abbinate, che è una forma di ricerca che stiamo valutando anche io en Cristina.
Solo che abbiamo il dubbio che possa essere un eccesso di intellettualizzazione: voi che ne pensate?



P.S.: Luciano, ma questo nuovo avatar forse vorrebbe alludere a qualcosa? ...


Inviato: 27/6/2005 15:00
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber

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Lo stesso pensierino l'avevo fatto anch'io...
Ciao,
Renzo

Inviato: 27/6/2005 16:45
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

Marco ha scritto:


P.S.: Luciano, ma questo nuovo avatar forse vorrebbe alludere a qualcosa? ...



Allude...allude. Avevo voglia di mostrare la mia "piccolina" (quasi 12 kg senza obbiettivo).

Inviato: 27/6/2005 16:49
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Ciao Luciano, grazie per il link. Senza dubbio molto interessante, ma se devo dirti la verità  questo tipo di fotografia non mi ha particolarmente impressionato. L'effetto mi è sembrato molto artificiale ed artificioso. Inoltre se immagino i soggetti ripresi in condizioni di illuminazione "normali" non ci trovo particolari elementi di originalità  o creatività , l'unico elemento che li rende particolari è insomma il tipo di illuminazione che come detto non mi esalta particolarmente.

Citazione:

Marco ha scritto:

La tecnica poi della luce pennellata la trovo esaltante, non tanto per gli esiti visivi, che sono eccellenti!!!, ma quanto per l'idea dell'intervento personale, materiale, casuale ed irripetibile, dell'autore dell'immagine, che fa si di modificare attraverso la irripetibilità  del gesto l'immagine ritratta.


Io invece come avevo avuto modo di dire in un'altra discussione non attribuisco tutta questa importanza al "come" sono stati ottenuti questi effetti, tendo a dare maggior peso al semplice risultato o al "perchè" si è operato in questo modo. Inoltre se l'autore attua una meticolosa pianificazione delle operazioni che andrà  a svolgere come sembra faccia Steinhilber anche l'elemento di casualità  ed irriprtibilità  viene molto ridimensionato.

Marco(pamar5)

Inviato: 27/6/2005 18:10
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

pamar5 ha scritto:
Inoltre se l'autore attua una meticolosa pianificazione delle operazioni che andrà  a svolgere come sembra faccia Steinhilber anche l'elemento di casualità  ed irriprtibilità  viene molto ridimensionato.

Marco(pamar5)


Ciao, non sono d'accordo su questo punto. Credo che il fatto di pianificare una immagine possa prevedere un certo tipo di ambientazione, di tecniche, ed anche una certa qual previsualizzazione del risultato finale, ma che non possa assolutamente prevedere tutte le variabili presenti al momento dello scatto, prima di tutte l'elemento casuale. Il modo di pennellare con la luce sarà  certamente predefinito, ma non potrà  mai superare il qui ed ora del momento in cui viene realizzato: le masse d'aria di fronte al soggetto da illuminare, la distanza di illuminazione, prevedibile fino ad un certo punto, il tempo realmente utilizzato per farlo, le piccole imperfezioni del processo tipiche della manualità  rappresentano, a mio parere, l'elemento irripetibile che vedi solo dopo lo scatto e che non lo rendono ripetibile. Credo, infine, che se qualunque tra noi rifacesse questo tipo di immagine con la stessa tecnica il risultato sarebbe necessariamente differente, proprio perché andremmo a modificare l'elemento di casualità  ed irripetibilità .

Inviato: 28/6/2005 1:51
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

Marco ha scritto:

Ma la cosa che mi ha interessato di più è l'utilizzo, più o meno costante, di dittici, di coppie di immagini abbinate, che è una forma di ricerca che stiamo valutando anche io en Cristina.
Solo che abbiamo il dubbio che possa essere un eccesso di intellettualizzazione: voi che ne pensate?



Ciao Marco, penso che l'utilizzo di dittici, e anche di polìttici, se ben risolto, non crei maggiori problemi rispetto all'uso di una singola immagine. In altre parole, non credo che sia la modalità  rappresentativa che si utilizza che si presti ad una eventuale intellettualizzazione, ma eventualmente la rappresentazione stessa. Si potrebbe comunque parlarne per ore...

Inviato: 28/6/2005 2:01
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Grazie Andrea per la tua opinione, magari quando ho qualche immagine pronta te la mando via email così puoi capire meglio e darmi degli ulteriori consigli, sempre graditissimi!!

Sul discorso della irripetibilità  del gesto io sono d'accordo con Andrea.
Il fatto di pre-vedere, una scena, una immagine, una serie di azioni, non significa che queste siano controllabili e riproducibili, anzi!!, in questo caso le pennellate di luce saranno sempre diverse e quindi origineranno immagini sempre differenti.
Abbiamo già  parlato dell'importanza del "perchè", del "come" e del "risultato" in un'opera d'arte...secondo me, ammesso che una tale divisione abbia senso (sempre arbitraria come tutte le categorizzazioni), questi momenti sono sempre indissolubilmente fusi nel processo creativo e si influenzano l'un l'altro, più che stabilire delle gerarchie.
Forse nella fotografia non è facile capire questo concetto come lo è in altre discipline artistiche.
Prendi la musica, ad esempio.
Verso la metà  degli anni '70, quel gran e raffinato cervello di Brian Eno, creà insieme ad un pittore una serie di tarocchi, chiamate Strategie Oblique, praticamente delle istruzioni per guidare il processo creativo dell'artista o per aiutarlo ad uscire da un momento di stallo creativo.
Una delle Strategie che ha fatto epoca è "Onora il tuo errore come una intenzione nascosta", oppure "Semplice sottrazione", o "Usa un colore inaccettabile".
Si trattava di estrarre una carta e di seguire pedissequamente la sua istruzione.
Molti brani dei lavori solisti di Eno, così come dei lavori realizzati in collaborazione con altri musicisti (il brano "Sense of doubt" in Heroes di David Bowie ad esempio) sono stati composti interamente utilizzando le Strategie Oblique.
Questo è un caso lampante in cui il risultato finale è indissolubile ed è il frutto della continua interazione tra il processo creativo (il come) e la motivazione iniziale a comporre in questo modo (il perchè).



Inviato: 28/6/2005 14:45
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

Marco ha scritto:
Grazie Andrea per la tua opinione, magari quando ho qualche immagine pronta te la mando via email così puoi capire meglio e darmi degli ulteriori consigli, sempre graditissimi!!



Volentierissimo!

Interessante la citazione delle Strategie oblique di Brian Peter George St. John le Baptiste de La Salle Eno...

Inviato: 28/6/2005 16:07
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Effettivamente la pianificazione dell'immagine a tavolino non implica una sua completa riproducibilità  e ripetitività  poichè come Marco ed Hologon hanno chiarito vi sono troppe variabili in gioco nell'atto di messa in atto concreta del processo che porta poi alla fotografia vera e propria. Ma quello che volevo sottolineare è come la fase progettuale, i sopralluoghi e la pianificazione accurata tolgano una certa qual fetta di casualità  al tutto. Non voglio asserire che una fotografia debba essere completamente istintiva e "casuale" (anche se potrebbe benissimo esserlo) la preparazione e la pianificazione sono spesso necessarie ed inevitabili, ma in questo caso penso che la componente di lavoro "pre-realizzativo" sia molto molto presente.
Inoltre vorrei sottolineare un aspetto che a volte mi lascia un poco perplesso. Spesso si tende ad attribuire maggior peso e di conseguenza a giudicare in modo parziale un'opera fotografica in rapporto alla tecnica con la quale è stata ottenuta. Vi faccio un esempio: effetti di luce come quelli di Steinhilber ottenuti con un lavoro "fisico" sul campo sembrano avere un peso "artistico" maggiore perchè ottenuti con questa modalità  di lavoro appunto sul campo. Mi chiedo: se fossero stati ottenuti in postproduzione con tecniche di grafica digitale sarebbero state giudicate allo stesso modo le sue immagini? Capita che il sapere "come" si sia fatta una cosa abbia a volte maggior peso del perchè, di quale sia la motivazione artistica e concettuale alla base. E'questo il motivo della mia distinzione fra "come" e "perchè". Anche io penso che questa distinzione sia spesso un artefatto o un inutile tentativo di categorizzazione ma come dicevo troppo spesso si tende ad attribuire un peso eccessivo al "come". Per questo motivo io tendenzialmente mi soffermo con maggiore assiduità  sull'immagine, sul risultato e solo in un secondo tempo mi chiedo quale modalità  sia stata usata per ottenerla, senza per questo voler sottovalutare tale aspetto che indubbiamente ha la sua basilare importanza. E'anche vero che il processo di genesi, il "come" introduce elementi caratterizzanti e fondamentali, sono conscio che l'ottenere un effetto particolare "sul campo" piuttosto che al computer implica un processo creativo e risultati diversi ed allora in un certo senso la distinzione fra "come" e "perchè" si affievolisce e perde quasi significato essendo i due elementi strettamente legati; ma spesso si parte con i paraocchi nel giudicare una cosa, si tende ad attribuirgli un maggiore valore solo in base alle modalità  pratiche con le quali la si è ottenuta. Era questo il senso della mia distinzione.

Citazione:

Marco ha scritto:
Ma la cosa che mi ha interessato di più è l'utilizzo, più o meno costante, di dittici, di coppie di immagini abbinate, che è una forma di ricerca che stiamo valutando anche io en Cristina.
Solo che abbiamo il dubbio che possa essere un eccesso di intellettualizzazione: voi che ne pensate?



Per quanto riguarda l'uso di dittici.......Marco, se devo essere completamente sincero non saprei cosa consigliarti. Ma sicuramente mi sento di escludere il problema dell'eccessiva intellettualizzazione ed in questo sono completamente d'accordo con Andrea/Hologon. Non penso che la questione sia la modalità  di presentazione ma il contenuto. Semmai il rischio puà essere l'opposto, ossia quello di cadere nel banale, anzi più probabilmente nello "scontato" (ma conoscendoti escluderei a priori la cosa); anche se come sempre dare un parere senza aver visto qualcosa lascia un pò il tempo che trova.

Ciao

Marco(pamar5)

Inviato: 29/6/2005 0:14
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

Hologon ha scritto:

Interessante la citazione delle Strategie oblique di Brian Peter George St. John le Baptiste de La Salle Eno...


Per la precisione!! ...e adesso che so che sei un fan del grande Brian andrà  a finire che qui, oltre che di fotografia, si parlerà  anche di musica (e guarda caso adesso abbiamo anche un musicista tra di noi!!)...btw, non so se segui ancora, è uscito l'album nuovo, se ne dice un gran bene, Eno è tornato al canto e alla "quasi" forma canzone, io l'ho ordinato ma non mi è ancora arrivato:

http://www.recordstore.co.uk/brianeno/




Marco, grazie per il tuo suggerimento, spero di potervi fare vedere molto presto qualcosa in modo tale che i vostri consigli possono essere su immagini effettivamente viste e non su qualcosa di teorico ...




Inviato: 29/6/2005 15:49
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber

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Wow
Mi piacciono le foto di 'sto tipo....veramente suggestive e magiche....quasi dei dipinti!!
Molto ma molto interessante!!!


Inviato: 29/6/2005 21:39
Jekoz On Line: "USA on the road"
http://www.jekoz.net
.....................
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber

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Luciano,ti ringrazio anch'io per avermi fatto conoscere questo formidabile artista,mi sono soffermato in particolare sulla serie Lightworks,quei paesaggi surreali mi affascinano molto.Non pensavo che in posa B,si potessero ottenere simili risultati,addirittura nelle foto di paesaggi,certo che bisogna avere proprio una grande abilità ,abbinata ad un grande lavoro: se ne fa di scarpinate costui.Una curiosità ,con questo tipo di riprese,di norma vengono usate pellicole a bassa sensibilità  da 64/50 iso?Questa tecnica della luce pennellata,mi intriga molto,ho già  provato qualcosa,ovviamente di ben diverso e meno impegnativo,ma con scarsi risultati,forse la pennellatura di luce l'ho fatta durare troppo poco,o la fonte di luce era troppo debole,Boh.Comunque al più presto darà un'occhiata anche alle altre foto,ti ringrazio ancora.
Joe

Inviato: 29/6/2005 23:42
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber

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La luce pennellata viene usata spesso, anche se non con fini tanto artistici come per l'autore in questione. Io stesso sono costretto spesso ad usarla per correggere la cattiva illuminazione che spesso affligge certi castelli e campanili: la base e' illuminata ma la cima no. Mi sono comprato a poco prezzo un pilone cinese da 3500 candele ( cosi' c'e' scritto ) che in effetti ha una lunghissima portata, tanto da poter illuminare una torre da alcune centinaia di metri di distanza. E funziona anche per illuminare castelli arroccati su sperse colline completamente al buio. Occorre solo essere in due, collegati con trasmittenti o telefonini, per poter guidare il compagno, posizionalo lateralmente, su cio' che si vuole illuminato e per quanto tempo. L'illuminazione frontale infatti e' da sconsigliare, sia per l'effetto scenico inferiore, sia per il fascio luminoso che andrebbe a sovrapporsi al soggetto fotografato.
Ciao,
Renzo

Inviato: 30/6/2005 2:22
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Re: I paesaggi di Berthold Steinhilber
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Citazione:

joe60 ha scritto:
...Una curiosità ,con questo tipo di riprese,di norma vengono usate pellicole a bassa sensibilità  da 64/50 iso?


Per quanto mi risulta, l'Autore utilizza per i suoi notturni "pennellati" la Ektachrome 64 T (cioè diapositiva tarata per luce al tungsteno a 3200 K°).

Inviato: 30/6/2005 12:22
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