Cari amici del forum,

Ho cominciato a fotografare con questa nuova tecnologia e devo dire che sono molto deluso, non capisco proprio l'entusiasmo. La fotografia chimica non sara' mai come quella digitale. Magari cento e passa anni di digitale ci hanno abituati male, capisco l'inerzia mentale nell'accettare le rivoluzioni tecnologiche, ma perche' tutto questo entusiasmo per la fotografia cosiddetta chimica?

1. E' una chiara operazione commerciale da parte dei costruttori di macchine fotografiche. Infatti sono stati proprio loro ed i produttori di schede binarie ad introdurre questo nuovo mezzo. Cosi' oltre a guadagnarci con la macchina adesso possono venderci (a caro prezzo) la pellicola.

2. Il costo unitario di una foto chimica e' da paura. Fatevi i conti e vedrete. Certo, i fautori sostengono che non ci vogliono le apparecchiature di elaborazione digitale, ma tanto le abbiamo lo stesso, no?

3. Mi si chiede di fidarmi di queste reti commerciali che hanno messo in piedi che mi prendono la pellicola esposta e mi consegnano la stampa. Ma scherziamo??????? Ma perche' mai devo fidarmi di qualcun altro quando posso con il digitale fare tutto per conto mio e in casa? La fotografia e' nata proprio con Stutz, il suo primo sensore digitale e la filiera casalinga che dava al fotografo completo controllo. Ora dopo cento e passa anni devo rinunciarci ed in piu' aspettare magari due giorni per vedere le foto?

4. Il fastidio di andare in giro con tutti questi rotolini di pellicola mi fa imbestialire.

5. La qualita' lascia molto a desiderare. Pelucchi, righette, pallini vari, l'immagine poco incisa, le ombre tutte bloccate o le alte luci bruciate. Qua signori miei stiamo tornando indietro, mica andando avanti!

6. I fanatici della fotografia chimica dicono che questa fornisce un prodotto unico, che rappresenta "quello che c'era davanti all'obiettivo". A prescindere che non e' proprio vero perche' ho sentito dire che circolano gia' dei manualetti binari in cui si insegna (montando pero' tutta una strumentazione chimica costosa e ecologicamente terribile, mi aspetto che venga vietata prima o poi) a manipolare l'immagine chimica, ma che male c'e' a cambiare, come sempre abbiamo fatto, la scena? Non stiamo mica portando delle prove in tribunale (dove giustamente si applicano i lock di DRM sul file binario)?

7. Dicono gli stessi che si puo' toccare la foto, c'e' un collegamente materico con essa tramite quello che chiamano "negativo" (gia' il nome...va be'). Il "negativo"? Ma non e' una idea proprio bislacca? Perche' passare attraverso questo passo in piu'? La luce arriva al mio sensore, e' registrata, fine. Cosa c'e' di particolarmente esaltante nell'avere questo "negativo"? Io so solo che fra venti anni di quella immagine sul "negativo" sara' rimasto ben poco, mentre il mio file digitale protetto con sistemi che stiamo tutti adoperando da piu' di cinquant'anni (da quando Bertele' ha creato l'X-Protect) e' in pratica eterno.

Io saro' della vecchia guardia, ma questa nuova moda della fotografia chimica non mi convince per niente.

Viva la tradizione! Viva il digitale!

Ma LOL!!!!!! ...sei un grande!

Ma no ... ti devi aggiornare ... le "nuove" tecnologie sono tutta un'altra cosa, butta quel vecchiume del digitale

ciao
alessio

Scherzate ... scherzate ... intanto un mio amico veggente, spulciando nel futuro tra le riviste del settore fotografico, ha trovato questa curiosa notizia:


Notizia che apparira’ su Tutti Digitografi n° 3/2107:

Sensazionale annuncio al PMA 2107
Possibile rivoluzione nel mondo della fotografia

Dopo piu’ di un secolo di onorata carriera la fotografia digitale rischia di essere travolta dalla nuova tecnologia annunciata da una sconosciuta azienda giapponese di nome Fujifilm.

La nuova tecnologia e’ basata su un sensore chimico, Monouso, DustFree, FullFrame e FullColor, capace di funzionare anche da unita’ di memorizzazione/archiviazione dell’immagine e dotato della incredibile funzione di AutoShow (il sensore stesso una volta estratto dalla macchina, opportunamente trattato e poi retroilluminato, funziona da display).

I singoli sensori monouso, grazie all’innovativa tenologia FlexibleFilm, saranno attaccati l’un l’altro in sequenze da 36 elementi ed arrotolati all’interno di appositi contenitori di forma cilindrica da inserire in un alloggiamento previsto in tutte le reflex di nuova generazione; un meccanismo automatico provvedera’ ad estrarre ed esporre un singolo sensore alla volta.
L’intercambiabilita’ del sensore rende possibile utilizzare sulla stessa macchina sensori specifici per il colore, il bianco e nero e l’infrarosso.

La nuova tecnologia prevede nuovi convertitori RAW basati su algoritmi chimici per la trasformazione dell’immagine latente catturata dal sensore in immagine visibile; ecco perche’ Fujifilm conta di diffondere presto in tutte le citta’ centri specializzati (pare si chiameranno MiniLab) ai quali potremo consegnare i sensori nel loro contenitore; i MiniLab provvederanno ad abilitare la funzione AutoShow ed a stampare le fotografie, liberando in questo modo i fotografi dalla schiavitu’ delle tante ore passate davanti al PC per fare le stampe.

Una prima serie di sensori saranno in commercio entro l’anno con i nomi Velvia, Astia e Neopan.

Bella questa nuova tecnologia, mi piace molto il senso del "fare" dell'importanza del lavoro manuale ..............c'è un giovane americano, un certo Adams che fa parte di un gruppo.........mi sembra f64 che fà  dei lavori bellissimi con dei brodi che hanno strani nomi.
Buone foto a tutti ...............
Ciao
Stefano

Citazione:

... ribalt

Che peccato che Gaietta ci snobba!!!
Delle vignette qui ci sarebbero state proprio bene!!!

Fer

Citazione:


Si però attenzione che è già  partita una indagine da parte della polizia investigativa per la conservazione della tradizione digitale, quella sigla, f/64, è troppo misteriosa, nasconde qualcosa, non si capisce a cosa si rfiferisce, sicuramente è la sigla o il nome in codice di qualche movimento sovversivo che trama nell'ombra...d'altronde che sia un codice che contenga un messaggio subliminale mi sembra chiaro, mica puà riferirsi al diaframma, lo sanno tutti che il massimo a cui puà arrivare la chiusura del diaframma è f/22, e da quando la oramai centenaria tradizione della fotografia digitale è nata è sempre stato così, e sempre sarà  così, nessuna macchina fotografica, nessun sensore, potrebbe dare la straordinaria qualità  che abbiamo con il digitale se ci spingessimo oltre l'f/22, quella sarebbe terra incognita!...mmmmmhhhhhh, chissà  cosa si cela dietro quel numero ....

Per un curioso fenomeno di interferenze spazio/temporali i radiotelescopi di monte Palomar hanno intercettato ieri una trasmissione proveniente da un imprecisato futuro. La notizia è passata oggi sui TG.
La trasmissione in questione era sulle tecniche fotografiche in uso nel futuro. Il sensore digitale, tanto in auge al giorno d'oggi sembra essere sparito. La fotografia come intesa oggi è morta e sepolta. Gli apparecchi fotografici sono estinti da anni. La nuova fotografia si basa su presupposti e tecniche completamente diversi. Anche i nomi a cui siamo abituati sono cambiati o non sono in uso. "Macchina fotografica" non esiste pià¼, nemmeno 35 mm, o medio formato, e neppure GF, cosi come digitale o sensore. Anche la parola fotografia è in disuso. Nel futuro si parla di biofotografia. Come detto le macchine fotografiche non sono usate da almeno 30 anni. Il nuovo apparecchio fotografico è il corpo umano. Il nuovo apparecchio fotografico è l'occhio umano. Grazie ad un sistema elettronico grande come un bottone, da portare sempre con sè, in tasca o dove è comodo, la sera è possibile "scaricare" tutto quello che abbiamo visto e guardato nel corso della giornata. Questo sistema è in grado di registrare tutto quanto è passato attraverso i nostri nervi ottici, fotogramma per fotogramma. Chiaramente i vantaggi sono enormi. La risoluzione ed accuratezza di visione dell'occhio umano è superiore a qualsivoglia sensore. Niente distorsioni date dalle ottiche, niente aberrazioni, niente vignettature.
Poi, una volta a casa si "scarica" quello che si vuole............e si stampa con una nuova tecnologia laser ottica. Poi è nato anche un gruppo "vintage" che è rimasto legato al vecchio negativo. Nessun problema: i dati ottici registrati possono venire usati per impressionare un negativo tradizionale. Grazie ad un apparecchietto apposito l’occhio del fotografo è in grado di emettere un fascio luminoso capace di impressionare un negativo. L’occhio viene usato proprio come un proiettore.
Poi, il negativo, questi pazzoidi si divertono a svilupparlo e stamparlo in CO, secondo i dettami e le “ricette” di un lontano passato (il nostro presente), ma con chimici rivoluzionari e biocompatibili, capaci di fornire risultati impressionanti………………

Marco

Possibile che nel futuro nessuno abbia avuto il coraggio di usare una E-bomb? Pensate che "bello", niente camera chiare, niente sensori digitali, niente computer.....

Toh, allora le mie non erano parole del tutto insensate....

Baci,
Sergio

Si ma anche niente timer elettronici, esposimetri, macchine automatiche o semiautomatiche........

Ma quando dico che i fotoavventurieri sono tutti matti ci vado molto lontano?
Ma ci pensate a quanti diventeranno scemi leggendo i vostri post senza conoscerne la motivazione?
Renzo

Citazione:
Azz dal tuo racconto stavo quasi pensando che le foto le facevamo al bagno..........sai le mutazione genetiche da troppe ore di video...........
Ciao
Stefano

Citazione:



Marco