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quano si dice grande formato

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Per gli appassionati del genere http://www.suedtirol.info/storiedaviv ... bznYPA1sxywgf7810KOHZND_M

cosa ne pensate?

Inviato: 27/10/2018 14:19
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Re: quano si dice grande formato
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Bah !

Inviato: 27/10/2018 14:58
Tessera C.F.A.O n. 3

"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

https://500px.com/lucinio

http://www.flickr.com/photos/15773975@N00
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Re: quano si dice grande formato
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E’ uno dei tanti, tantissimi, quasi infiniti, modi di fare fotografia.

Tanto di cappello a quei due, per aver avuto voglia e coraggio di battere anche questa strada .

Certo, forse la "performance tecnica" prevale sul valore intrinseco dell'immagine, ma questo nel modo dell'arte ci sta tutto.
E' di ieri la notizia che Christie’s ha battuto un dipinto per $432.000; unica particolarità del quadro (veramente brutto) è proprio la performance tecnica: è stato dipinto automaticamente da un algoritmo.

A presto.

Fabio

Inviato: 27/10/2018 22:31
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Re: quano si dice grande formato
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Certo che queste due ne hanno di tempo libero ed extra lavoro per fare quello che fanno....

Marco

Inviato: 28/10/2018 2:37
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"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: quano si dice grande formato

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Discorso alquanto complicato.....

Premetto: se facendo questa fotografia alla fine del mese fanno abbastanza profitto da mantenersi decorosamente hanno ragione, hanno fatto una scelta vincente, e ... si divertono pure. C’è indubbiamente dietro l’amore profondo per la loro (bellissima) terrà e il bisogno che molti altoatesini hanno di passare tanto tempo nella natura.

Io ho fatto una scelta diversa, cioe’ fermarmi al 35x42,5 (14”x17”), in pratica meno di un quarto del loro formato. Avevo considerato sia il 16”x20” che il 20”x24” (50cm X 60cm). Conoscendo molto bene la logistica - complicatissima - del mio formato, non oso immaginare la loro, e non mi meraviglia leggere che ci vogliono tre giorni per preparare una foto.

Il motivo per scegliere il 14”x17” l’ho spiegato altre volte e vi evito la noia. Non ho considerato il 20”x24” perché puoi veramente scattare solo dove arrivi in macchina e senza allontanarti troppo, e l’Europa - a differenza degli Stati Uniti - mette (fortunatamente) molte restrizioni su dove la macchina può andare e quindi la scelta dei soggetti diventa veramente limitante. Poi c’è il problema della scelta degli obiettivi, poi la stampa a contatto diventa un problema perche’ la carta da stampa - se vuoi un minimo di bordo - devi fartela in casa ... insomma, tantissime complicazioni. Loro hanno saltato questi problemi usando tecniche antiche, e ci sta tutto.

Il business dell’ULF che vedo in Italia e in Europa è innanzi tutto quello della ricerca di finanziamenti pubblici per progetti specifici e delle fondazioni, seguito da corsi sull’argomento, e sopratutto da ritratti. Se trovi la filiera giusta c’é un interessante mercato di persone benestanti che si vogliono far fare un ritratto “diverso”, qualcosa da appendere al muro e poi parlarne con amici. Quello che gli americani chiamano un “conversation piece”. Quindi lavoro in studio, e se trovi l’obiettivo giusto e hai abbastanza spazio (almeno 6 metri tra macchina e soggetto) e un soffietto al testosterone .... sei in business, e i pesi non contano nulla. Per ultimo, ma proprio ultimo, è il mercato strettamente dell’arte. Qui secondo me le logiche non sono in favore dell’ULF, mentre all’inizio ero convinto che fosse un (piccolo) asso nella manica. Il mercato (cioè gli acquirenti) non danno alcuno sconto intellettuale o estetico a fronte dell’enorme fatica fatta per arrivare a produrre una stampa. Quindi usa una mirrorless di ultima generazione e vai tranquillo.

Concludendo non posso che congratularmi con i due, bravissimi e coraggiosi. Ricordando però che l’ULF è nato nella terra del “bigger is better”, qui da noi certe logiche hanno meno presa.


Inviato: 28/10/2018 8:09
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Re: quano si dice grande formato

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Mi sembra molto chiaro il ragionamento di MXA e quando dici " Qui secondo me le logiche non sono in favore dell’ULF, mentre all’inizio ero convinto che fosse un (piccolo) asso nella manica. Il mercato (cioè gli acquirenti) non danno alcuno sconto intellettuale o estetico a fronte dell’enorme fatica fatta per arrivare a produrre una stampa. Quindi usa una mirrorless di ultima generazione e vai tranquillo."
vuol dire che il mercato se ne frega del pezzo unico o del materiale con cui è stampata la foto etc? Mi viene in mente un'altra dicussione in cui dicevi che qui si vende l'artista" è questo il concetto o sbaglio?

Inviato: 28/10/2018 8:42
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Re: quano si dice grande formato

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I galleristi che ho conosciuto lavorano a compartimenti stagni. Quindi una foto è una foto è una foto, che dallo sdoganamento della fotografia come arte viene venduta in multiple copie. Il pezzo unico - che io ho provato a “vendere” per anni senza successo - è una stupidaggine. Lo è per il fotografo: è talmente difficile produrre un’immagine che attira un compratore che quando la trovi vuoi mungere la mucca il più a lungo possibile, con tirature diverse a seconda del formato, sconti ai primi compratori, etc. Lo è per il gallerista: il pezzo unico confonde l’acquirente (è una foto, mica un quadro) e ci si guadagna troppo poco (sempre nella filosofia della mucca/immagine da mungere). Potrebbe non esserlo per l’acquirente, ma dato che tu fotografo devi chiedere un prezzo elevato, l’acquirente preferisce comprare un bella foto in 10 copie per 500 euro dal giovane fotografo che un pezzo unico dallo stesso per 5000 euro.

Se poi sei un grande fotografo tutti questi discorsi cadono subito, ma è interessante notare che anche i grandissimi si tengono ben lontani dal pezzo unico. I più “etici” si limitano a formato singolo con tre copie più p.a., ecco.

La mia scelta del pezzo unico era a suo tempo dettata da ragioni tecniche - fotografavo tanto cibachrome in-camera - oltre che filosofiche (fotografia come arte e non come copisteria, mi si perdoni il termine crudo ed esagerato), ma la reazione del mercato non è stata indifferente, ma proprio negativa.

Il ritratto ULF non ha problemi di questo genere, anche perché nessuno compra la copia nr. 3 di uno sconosciuto quindi il pezzo unico ha una sua logica; il gallerista è tagliato fuori; al contempo l’unicita’ solletica il piccolo edonismo del fotografato. A me il ritratto ULF non interessa e sono pure un cane, quindi non l’ho mai considerato. Ma conosco persone che ci hanno costruito su un buon business.

Inviato: 28/10/2018 9:57
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Re: quano si dice grande formato
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Come sono invidioso

Inviato: 28/10/2018 10:40
Mauro-Tessera C.F.A.O. n°12
Leggere con attenzione il REGOLAMENTO

E Dio creò il gatto in modo che l'uomo potesse accarezzare la tigre....
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Re: quano si dice grande formato

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Aggiungo solo che - quando parlo di business dell'ULF - parlo di business sostenibile. Il vendere un tre o quattro lavori - o anche dieci o dodici - non lo rende sostenibile: sono casi fortunati, congiunzioni astrali, che succedono e che certo fanno piacere, ma la banca il mutuo per comprare casa non te lo da su un business del genere.

Se guardo ai fotografi USA votati all'ULF (non ritrattisti) e considero i seminari che tengono, le lezioni private che offrono, le attivita' collaterali che portano avanti (sull'ambiente, per esempio), etc mi sembra ragionevole concludere che la vendita dell'opera non e' sufficiente a campare.

Poi ci sono le solite eccezioni, certo. Due nomi: Fatali da un lato e Vitali dall'altro, anche se non mi meraviglierei se quest'ultimo rigettasse l'appellativo di "fotografo ULF".

E qui si andrebbe in una discussione all'apparenza leziosa ma in realta' con effetti collaterali $$$ non indifferenti su cosa vuol dire fotografare in ULF. Si potrebbe dire, per esempio, che una foto fatta con un negativo colore 11x14, scansionato e stampato su un plotter gigante non e' ULF, anche se la dimensione del negativo la classificherebbe come tale.

I nostri due amici sudtirolesi sono invece sicuramente ULF-che-piu'-ULF-non-si-puo' ... senza 'se' e senza 'ma'


Inviato: 28/10/2018 14:01
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Re: quano si dice grande formato

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... grande ammirazione e rispetto, complimenti.

Fabio K

Inviato: 28/10/2018 23:25
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Re: quano si dice grande formato

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Ormai business e fotografia qui (Italia) sono parole che stanno sempre più allontanandosi a una certa velocità.
Probabile che gli eroici sudtirolesi abbiano escogitato questo ingombrante metodo per ritagliarsi una loro nicchia di mercato o quantomeno di visibilità. Anche noi ne stiamo parlando proprio per l'eccezionalità del formato, se avessero fotografato le montagne con una reflex nessuno se li sarebbe guardati. Quindi a me non interessa tanto il formato ma se questo serve al business ben venga (se serve la compro e me la porto a fotografare architettura...) . Certo mi piacerebbe vedere le foto per capire cosa esce da questi vetri giganti; domanda ma se realizzano lastre positive su vetro cosa fai ti attacchi alla parete un vetro? oppure la riproduci ? MXA potrà raccontarcele dato che saranno esposte a Berlino nel 2020.

Inviato: 30/10/2018 8:12
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Re: quano si dice grande formato
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Negli ultimi (10/15?) anni ho notato un crescente interesse per le “tecniche antiche”. Intendiamoci, questo sempre nell’ambito di fotografi e/o appassionati evoluti, non riferendomi ad hobbisti e alla gente non addentro al fenomeno fotografia/immagine. Insomma, rispetto agli anni precedenti, anche curiosando in rete, si trovano articoli, tutorial, testimonianze d’uso ed interventi nei forum specializzati dedicati alle tecniche antiche. Non che prima non ci fossero, ma indubbiamente oggi il fenomeno è presente in misura grandemente maggiore. Perché? Io non sono addentro il mondo ed il mercato fotografico e posso formulare delle ipotesi da non addetto ai lavori. Fondamentalmente ci ravviso due filoni distinti ma che a volte hanno dei punti di sovrapposizione. Ci sono coloro i quali sono fermamente convinti del valore di tali tecniche dal punto di vista artistico. Entrano in gioco aspetti quali l’unicità, l’estetica, il perché di tali tecniche rapportato al fine espressivo dell’opera ecc. Poi c’è l’aspetto legato al fare acquisire a tali lavori un connotato capace di farle emergere e distinguersi per avere un riscontro concreto ossia un valore concreto (commerciale). Se consideriamo l’evoluzione dell’universo fotografico (sia commerciale che artistico che hobbistico che sociale) degli ultimi tempi, dovrebbe essere palese che esso ha subito un profondo stravolgimento ed ha visto cadere dei postulati e delle prassi che prima sembravano inamovibili. Se consideriamo l’ambito commerciale (chi con la fotografia ci campa), risulta evidente che, con la diffusione del digitale e della presunta capacità di fare tutto in proprio, la concorrenza arrivata da ambiti non professionali ha minato molte basi. In questo ambito le tecniche antiche, chiaramente, non c’entrano un tubo. Per quanto riguarda l’ambiente artistico si è visto un proliferare a dismisura di proposte e tentativi di ingresso in quel mondo “dorato”. Non parliamo poi del fenomeno sociale con social network e vagonate di pseudo testimonianze fotografiche immediate ed effimere. Probabilmente siamo sommersi da un numero di immagini in un mese quante ce ne erano in giro prima in 5 anni. Questo ha spinto chi vuole emergere nel panorama artistico, a creare qualcosa di diverso e a suo modo unico e “non conforme”. Come ha testimoniato Mxa (con il quale su tale punto mi trovo in accordo) vi è poi quel mercato legato alla ritrattistica dove scattare un pezzo non comune ed unico ha il suo significato per un certo tipo di acquirente. Io ero convinto che, lo stesso principio, valesse per le gallerie & co. (smentito dall’esperienza raccontata da Mxa). Proporre un qualcosa che si distingue dalla massa rappresenterebbe senza dubbio un plus. Non saprei, ma il poter vendere un qualcosa che non è così comune e facilmente distinguibile dovrebbe essere un punto vincente per la galleria stessa, e conseguentemente per il fotografo. quindi spesso i due aspetti, di per sé distinti e separati, si sovrappongono. vi sono indubbiamente veri cultori ed appassionati delle tecniche antiche che, propongono al mercato i propri lavori, ed anche chi sfrutta tali tecniche per farsi strada e cercare di emergere. Senza dubbio il ricorrere a tali tecniche richiede tempo e tempo ed ancora tempo. Tempo e costi. Tempo e complicazioni procedurali e scomodità varie. Parlando solo del tempo necessario (alla fine quasi tutti gli impedimenti possono essere ricondotti ad esso), mi domando come viene affrontata la questione? Ossia, per una persona che pratica la fotografia non come attività primaria ma ha un altro lavoro come 2trova” il tempo richiesto? Lavoro, famiglia, vita frenetica ecc. e non penso che per chi è un fotografo di professione le cose siano poi diverse: un conto è il tempo richiesto per il lavoro professionale, altro paio di maniche queste realizzazioni. Insomma, se ci vogliono tre giornate per un singolo scatto…come funziona? Forse ci stanno 2 o 3 scatti all’anno…..
Insomma, le passioni ci stanno e ci vogliono, ma un conto è ritagliarsi qualche oretta alla settimana, ma questo mi sembra ben altro.

Marco


Inviato: 31/10/2018 16:49
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Re: quano si dice grande formato

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pamar5 ha scritto:
Se consideriamo l’ambito commerciale (chi con la fotografia ci campa), risulta evidente che, con la diffusione del digitale e della presunta capacità di fare tutto in proprio, la concorrenza arrivata da ambiti non professionali ha minato molte basi. ........

Tempo e complicazioni procedurali e scomodità varie. Parlando solo del tempo necessario (alla fine quasi tutti gli impedimenti possono essere ricondotti ad esso), mi domando come viene affrontata la questione? Ossia, per una persona che pratica la fotografia non come attività primaria ma ha un altro lavoro come 2trova” il tempo richiesto? Lavoro, famiglia, vita frenetica ecc. e non penso che per chi è un fotografo di professione le cose siano poi diverse: un conto è il tempo richiesto per il lavoro professionale, altro paio di maniche queste realizzazioni. Insomma, se ci vogliono tre giornate per un singolo scatto…come funziona? Forse ci stanno 2 o 3 scatti all’anno…..
Insomma, le passioni ci stanno e ci vogliono, ma un conto è ritagliarsi qualche oretta alla settimana, ma questo mi sembra ben altro.

Marco




Separo in due la citazione e rispondo a pezzi

1- Sono sempre stato convinto che la concorrenza non professionale -almeno nel mio ambito- non abbia provocato nulla ma a minare le basi sia stata piuttosto la crisi in cui ci troviamo, perchè se prima un architetto aveva un margine per le foto oggi non l'ha più, e non è che si rivolge ad una concorrenza "sleale", semplicemente non o fa le foto o se le fa da solo o fa fotografare un progetto su 5 magari il migliore. Ma le commesse serie che richiedono foto professionali ci sono ancora per fortuna. e credo che un ente pubblico che cerca un lavoro di qualità non si può di fatto rivolgere al caso.

2-Il tempo non è così determinante a mio parere, o almeno non è il problema principale. Dedicare tempo ad un progetto significa che questo ha delle basi e sta in piedi, e non sia un lavoro casuale. Il tempo può anche servire per definire meglio il progetto. E' pieno il mondo di artisti che impiegano anni per un lavoro. La cosa difficile secondo me è trovare la motivazione per lavorare ad un progetto. Ogni lavoro artistico implica un sacco di tempo, ma se sei motivato e hai la possibilità di esporre ti prendi il tuo tempo e vai avanti. L'altro giorno sentivo Jeff Wall al Mast e diceva che anche le sue produzioni sono lunghissime, lui poi lavora per immagini singole e non per temi, ma i tempi sono biblici.(che poi le sue cose costino milioni è un altro discorso...).
Io stesso che non sono nessuno, per il lavoro chiamato black-out ho impiegato circa 6 mesi per fare meno di 20 foto, non per mia scelta ma per trovare i luoghi, chiedere i permessi attendere le risposte etc... Forse (mia ipotesi) chi fa fotografia non come attività principale fatica più di un professionista a trovare le motivazioni necessarie a dedicarsi con costanza agli impegni gravosi necessari per la messa a punto e realizzazione di un progetto complesso senza poi essere certo della sua uscita. Non so se rendo l'idea ma -parlo per me- trovo molto più difficile mettere in piedi la filiera che mi porta dal progetto al lavoro finito che trovare il tempo effettivo da dedicare alle riprese; per essere chiaro oggi senza avere una motivazione finale, cioè senza una via d'uscita prevista trovo molto faticoso anche il solo montare la macchina su cavalletto ...

Inviato: 31/10/2018 18:53
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Re: quano si dice grande formato
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interessanti considerazioni. Tu che sei nel campo sei sicuramente più informato di quanto possa esserlo io. Non fatico a credere che in campo architettonico la professionalità faccia la differenza. Tuttavia in molti settori meno “complessi” probabilmente il lavoro di un professionista può essere appaltato a un non-professionista a prezzi di molto inferiori. La fotografia architettonica presuppone criteri tassativi, non per forza di cose per altri settori fotografici.
Per quanto riguarda il tempo invece probabilmente non sono stato chiaro io nell’esporre le cose. Che un progetto richieda magari molto tempo ci sta. Per fare poche foto serve probabilmente molto. Questo perché alla base può esserci tutto un lavoro di progettazione e documentazione e pianificazione molto lungo. Anche per me è così, per completare un portfolio ci vogliono mesi. la differenza fondamentale è che il tempo necessario posso “ritagliarlo” poco per volta a sprazzi nei mesi quando ho tempo a disposizione. Se però per scattare una singola fotografia mi ci vogliono 3 giorni di fila, senza interruzioni e continuati allora le cose sono ben diverse. non mi interessa impiegare 3 giorni per uni scatto, ci sta anche. 72 ore ritagliate in un mese ci sono, 72 ore consecutive e senza interruzioni è un altro paio di maniche.

Marco



Inviato: 2/11/2018 11:53
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Re: quano si dice grande formato

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Citazione:

pamar5 ha scritto:
è che il tempo necessario posso “ritagliarlo” poco per volta a sprazzi nei mesi quando ho tempo a disposizione. Se però per scattare una singola fotografia mi ci vogliono 3 giorni di fila, senza interruzioni e continuati allora le cose sono ben diverse. non mi interessa impiegare 3 giorni per uni scatto, ci sta anche. 72 ore ritagliate in un mese ci sono, 72 ore consecutive e senza interruzioni è un altro paio di maniche.

Marco




Credo che la differenza tra chi fa l'artista ad alti livelli e chi fa foto per proprio interesse sia anche questa, potersi permettere 3 giorni per una foto perchè di fatto il tempo impiegato è lavoro. Io sinceramente invidio chi ha le idee per farlo dato che il tempo non mi manca...

Inviato: 2/11/2018 17:24
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Re: quano si dice grande formato

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Grazie per le considerazioni molto interessanti, Oscar.

Inviato: 3/11/2018 0:21
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Re: quano si dice grande formato

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Citazione:

Mxa ha scritto:
Grazie per le considerazioni molto interessanti, Oscar.


Di nulla anzi mi fa molto piacere che tu le trovi interessanti grazie Marco

Inviato: 3/11/2018 9:34
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