Per una gigantografia base 2,50, purché diciamo si viaggi al di sopra dei 24-26 Mpx non è tanto la risolvenza del sensore ad essere determinante (la foto viene ricampionata con algoritmo bicubico in funzione della dimensione finale e dei pixel/pollice espressi nella stampa, sino a diventare un file .tiff da trasportare con la carriola) quanto la resa ottica generale dell'obiettivo, in termini specie di uniformità fra centro e bordi, curvatura di campo e microcontrasto.

Penso che il tuo macro per sua natura dovrebbe essere abbastanza adatto.

Se no sono certamente adeguati il vecchio Micro-Nikkor 50/3,5 AI, il SMC Pentax-A 50/2,8, il russo Tair 11 135/4, ancor meglio l'SMC Takumar 35/3,5 (poi SMC Pentax K stessi dati), il macro Kiron 105/2,8, il SMC Takumar 55/1,8. Ah! Anche il macro 1:1 Vivitar 90/2,8 (Komine), che se capita bello nuovo è da prendere senza esitazioni.

Evitare il sopravvalutato SMC Takumar/Pentax K 100/4, ottimizzato solo per le brevissime distanze: tanto inciso e aggressivo in macro fra 1:2 e 3:1 quanto relativamente poco definito al di là dei 2 m.

Fra cose abbastanza economiche recenti, ce la dovrebbe fare benino anche il Samyang 85/1,4 al diaframma migliore.

Il Planar 80/2,8 ha tante belle doti che ne fanno un must della fotografia di cerimonie, ma non, a mio contestabilissimo avviso, una risolvenza particolarmente elevata (di cui è specialista invece il Planar 100/3,5).
Per dare una idea, lo superava serenamente in incisività anche il compatto 120/2,8 MC del tritacarne ucraino Kiev 88. Ne provai tre nel dubbio fosse un problema di esemplare, sempre stesso verdetto.

Il mio problema è soprattutto di risoluzione, perché stiamo parlando delle pareti di una sala che sarà di dimensione 7 × 4 o 7 × 5, quindi chi vede le immagini le vede da distanza abbastanza ravvicinata. La ragione della Mia preoccupazione riguardo i mega pixel e soltanto dovuta a questo fatto. Pper il resto non potrò usare focali troppo lunghe, perché l'immagine sarà una tavolata lunga un paio di metri, da riprendere dall'alto.

Scusa, il tuo corpo macchina è attacco Canon EOS? Potrei prestarti, visto che sei di Roma, un Super Takumar 3,5/35 a vite 42x1, e forse anche l'anellino.

Quel che ignoro è quale sia il limite di diffrazione per il tuo sensore (intendo come diaframma). Se regge f/8 per me sei abbastanza coperto. No, una tavolata di un paio di metri non solo è relativamente vicina, ma c'è anche un minimo un problema di PdC, il macro 50 mi sa già di lunghino.

Perché non mi chiami al trequatroseteseiunotrequatrountreun (numero un poco storpiato anti SW di raccolta dati ma si capisce bene) e ci mettiam d'accordo per incrociarci domani che è domenica?

Tanto al massimo te lo fai cadere per terra e poi io ti scuoio e poi ti metto la mostarda di frutta sui fasci muscolari scoperti

Grazie mille, domani, cioé oggi, a parte queste prime ore della mattina, sarò fuori tutto il giorno. Comunque al momento la discusione è del tuto accademica perché mi sto solo preparando ad attendere una decisione, basata su un idea di uno dei tre soci. L'importante è non farsi mai trovare impreparati.
Ti tengo presente, comunque, nel caso in cui.
Grazie ancora.

Ma poi "la nitidezza è un concetto borghese", per cui... metti un bell'Helios 58/2...

Fer

Citazione:

No: si tratta di clientela, per l'appunto, borghese!

Poi com'è andata?

Comunque io per una stampa da 2.5m che debba potersi apprezzare anche da vicino, andrei su MF digitale con obiettivo adeguato.

Fer

Buona idea Fer! Compra una 645Z+120/4 macro, fa la foto, sarà nitidissima (!), poi il tutto lo (s)vende a me.

E' una soluzione. Comunque basterebbe noleggiarla da wing (per esempio) per una giornata.

Fer

Adesso vado a vedere i costi di stampa e montaggio, poi stendo un preventivo e, la settimana prossima che devo tornare nella loro cucina, li stendo.

Ti servirebbe una stampa lambda , una Durst Epsilon o qualcosa del genere... l'ideale, a trovarne, sarebbe stampa digitale su carta chimica. Ma si sta andando sempre più verso plotter sofisticati ma che alla fin fine sono degli inkjet, grossomodo; bisognerebbe vedere se ad es. Graficolor alla Bufalotta ancora stampa in banda adeguatamente larga in chimico. Temo di no.

Citazione:

Non vorrei sbagliarmi, ma penso che negli ultimi anni le stampe inkjet abbiano superato qualitativamente le lambda, Durst ecc.

Marco

Non solo dal punto di vista chimico. Il gamut di una Lambda, a parità di supporto, è decisamente più ridotto di quello prodotto da un plotter. Ho provato recentemente dei 30x45, stesso file ma tecnologia differente: Lambda non regge il confronto. C'è da dire che le Lambda costano poco (40 contro 150 Euro/mq), ma ho paura che non durino abbastanza all'esposizione solare, ed una delle pareti ha un po' di esposizione al sole, sebbene parziale.

Verissimo, tempo fa misurai il gamut di una Lambda (proprio di Graficolor) tramite il software specializzato Imatest, e mi lasciò parecchio deluso. :(

Idem la durata; se è esposta al sole (anche non continuativamente) è difficile che superi i 10 anni.

D'altronde è sostanzialmente un RA4 ottimizzato per esposizioni brevi, non ci si può aspettare miracoli. :(

Fernando

Mah, onestamente colla Durst Epsilon sviluppata in chimico (normalissima carta Portra Kodak) feci fare degli ingrandimenti 70x140 da Fotomania a Pza Ottavilla, prima che chiudesse, e al confronto lo stesso soggetto (stavolta intero, un negativo 6x6 scandito ad alta risoluzione da Graphicolor) stampato 100x100 da Graphicolor in Lambda, quella che avevano loro alla Bufalotta, mi parve inferiore.

La Durst Epsilon praticamente funzionava come una Inkjet, solo che "a getto di luce" invece che a getto di inchiostro: una testina che faceva avantindré mentre la carta sensibile le scorreva lentissimamente sotto, proprio come un plotter ma ovviamente in camera oscura, aveva la parte terminale di un fascio di piccolissime fibre ottiche, ciascuna delle quali dall'altra parte arrivava davanti a un microled; il SW faceva scintillare in modo variabile in funzione del tempo i microled, e dall'altra parte veniva impressa la carta sensibile tradizionale, con una risolvenza effettiva di 254 ppi (non i 300 considerati ottimali) ma su tutto il formato, ovviamente.

I risultati erano davvero buoni, non distinguibili a prima vista da una buona stampa fatta all'ingranditore (che ha problemi in più di microvibrazioni del suolo, uniformità di illuminazione agli angoli del campo etc).

Se a qualcuno interessa qui ci sono dei grafici per il confronto fra lambda e ink jet, sono di parte nel senso che li a fatti il responsabile tecnico della Hahnemuehle, conoscendolo non penso propio che abbia barato!
http://www.soluzioniarte.it/i-nostri-servizi/

Sono personalmente convinto che il futuro sia dry, e basato non su carta fotosensibile; però sinora le stampe colore di Fotomania (che non esiste più, perciò non rischio pubblicità improvvida) le rimpiango.

Sulla durata dei pignenti, penso che come in ogni tecnologia quando diviene importante come fatturati e volumi di vendita e diffusione la spinta all'evoluzione sia rapida e convinta; pochi anni fa ancora quando mi capitava di andare a qualche evento sponsorizzato da Epson o Canon etc, le stampe a colori non mi convincevano affatto; mentre già cinque anni fa vidi uscire da un'inkjet, non rammento di quale delle due marche, delle stampe B/N Fine Art di ritratti ambientati che mi lasciarono interdetto per quanto eran belle e profonde oltre che con una gamma tonale estesissima.

Citazione:

La stampa inkjet, a mio giudizio (ma non solo mio a dire il vero), fino a qualche anno orsono era eccellente “solo” per le stampe a colori. Infatti il B&N inkjet soffriva di alcune pecche rispetto al B&N argentico quali tonalità dei grigi un poco compresse e dominanti indesiderate. Problematiche risolvibili in parte con inchiostri dedicati ed attente calibrazioni. In parole povere la stampa inkjet è nata per il colore. Molte limitazioni B&N inkjet sono state aggirate e risolte negli ultimi tempi.
Mi suona alquanto strano che tu definisci le stampe inkjet colore di qualche anno fa “non convincenti” a fronte di stampe inkjet B&N di 5 anni fa che ti lasciavano interdetto per bellezza, gamma estesa e profondità. Magari sono io che prendo lucciole per lanterne…..

Marco

Probabilmente perché vidi specimen realizzati in occasioni pubbliche con finalità anche promozionali, da tecnici capaci di ottimizzare al meglio ogni parametro. Non metto minimamente in dubbio quel che dici; ho fatto riferimento solo però a ricordi ben nitidi, la differenza con una buona (buona, eh!) stampa chimica ed un'inkjet colore di pretese la percepivo bene, mentre proprio i b/n mi colpirono. Nessuna dominante, di sorta, gli inchiostri CMY non venivan proprio coinvolti.

A proposito di ottiche fisse, ormai la gamma dei Samyang è ampia e variegata, e a prescindere dal 14 mm - dalla distorsione terribile, non solo elevata ma "a baffo di Ussaro" ma che più d'uno mi dice correggibile in modo soddisfacente con PTLens - trovo molto interessanti il 100 macro ed il 135 f/2, capaci di livelli di risolvenza rimarchevoli.
Credo che pur non superando il giustamente stimato 135/2 Canon L il 135 Sammy sia in grado di produrre, a costo del fuoco manuale, exploit di nitidezza percepita godibilissimi.