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dove va la fotografia
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Ricevo ogni settimana una mail di "pensieri" sulla e intorno alla fotografia. Questa la giro a tutti perche' mi sembra interessante. Manca l'immagine di apertura ma posso assicurarvi che e' una bella foto di una bambina sorridente.


"Questa è una foto acquistata su iStockPhoto. Attenzione: abbiamo scritto "costa 1$" e non "vale 1$", perché in realtà  vale molto di più. Una considerazione sulla quale meditare...



Questo è un argomento non facile. Che diamine, siamo a metà  luglio, e forse avrebbe senso parlare di vacanze, di argomenti leggeri, magari filosofici, magari anche spiritosi. E invece sono i fatti che ci impongono di riprendere un argomento che spesso abbiamo trattato in convegni che abbiamo curato (come per esempio nell'ultima edizione di AdobeLive). E non lo facciamo per ripeterci, ma per approfondire ulteriormente l'argomento. Stiamo parlando della realtà  della vendita di immagini stock a prezzi bassissimi, un meccanismo attivato (o quantomeno trasformato in caso mondiale) da Bruce Livingstone per iStockPhoto, un successo tale che ha portato nel 2005 il gigante Getty Images ad acquistarlo per 50 milioni di dollari.

Molti di voi conoscono questo sito, e quelli che sono nati sulla base del suo successo; per i pochi che ancora non lo sanno, basta dire che iStockPhoto propone fotografie a costi variabili tra 1 dollaro a una decina di dollari in funzione della risoluzione che si desidera scaricare. Sembra, agli occhi di molti, la morte della professione del fotografo, che ovviamente non puà combattere sul mercato proponendo foto da un euro circa. Ma perché ne riparliamo oggi, proprio oggi? Perché, per esempio, potremmo dire che siamo stati ispirati da Fabrizio Corona, che tra le mille cose che sta dichiarando c'è anche quella che segnala di voler assoldare dilettanti dotati di fotocellulari per riprendere gli scoop durante le feste con vip. Ma non è così: quella che è stata la molla di questo Sunday Jumper è stata la presentazione, pochi giorni fa, del sito SnapVillage, creato da Corbis, altro gigante della vendita di immagini. Il quadro si fa più chiaro: si puà anche dichiarare ciò che si vuole, ma il mercato dell'immagine trova nella metodologia dei micropagamenti una risposta efficace e di successo. Per chi? Beh... ecco... per parlarne, nella pratica e non in teoria, ho pensato di mettermi per una volta due cappelli in testa. E quindi di proporvi la visione da un lato e poi dall'altro. Mi aveva in passato affascinato la logica narrativa del libro "Il collezionista", che raccontava di un uomo squilibrato (forse lo sono anche io, ma non per i motivi del libro in questione) che rapiva una ragazza di cui era innamorato e provava, nel periodo di prigionia, a vedere dalle sue reazioni uno spiraglio di amore e di comprensione anche da parte sua. Il libro a metà  si interrompe con la sua narrazione vista da parte del rapitore, e ricomincia mostrando la stessa situazione vista dalla rapita. Affascinante... di sicuro più di quello che posso fare io, ma spero di non annoiarvi.

Luca - versione fotografo professionista.

Non so se lo sono, probabilmente no, o almeno non del tutto: il mio fatturato annuale solo minimamente è legato alla vendita di fotografie scattate da me. Però... consentitemi di mettermi questo cappello per un attimo, perché di sicuro è il mestiere che avrei voluto fare sin da piccolo, perché da vent'anni collaboro e interagisco con i fotografi professionisti e quindi mi sento parte del loro mondo, perché comunque - pur in piccolo - produco foto che finiscono su prodotti editoriali, su brochure, su copertine di dischi, sul web.

Bene, se fosse la mia base di sopravvivenza, mi preoccuperei di "svendere" le mie fotografie a prezzi irrisori (una percentuale di 1 dollaro è davvero... un'inezia). Al tempo stesso, c'è una cosa che mi spaventerebbe di più: il fatto di non vendere per nulla, a nessun prezzo. Poco, quasi nulla... è sempre meglio di nulla. Certo, è argomento di scarso valore: guadagnare una percentuale di 1 dollaro al mese è come dire che è come guadagnare nulla. A quel punto, sembrerebbe meritevole mandare tutto al diavolo e pensare di aprire un chiosco di panini (citazione di uno degli ultimi Sunday Jumper, particolarmente apprezzato).

Il problema è che il calcolo viene fatto sempre su una singola unità , su un'unica azione di vendita. Se vendessimo 1000 foto da un dollaro all'ora... allora tutto cambierebbe, no? D'altra parte ci sono aziende che vendono prodotti dal bassissimo costo unitario (pensate ad una bottiglia di acqua minerale, oppure alle figurine Panini, o ancora ad un sms mandato da un cellulare: micropagamenti che, rivolti ad un pubblico enorme, generano tanto fatturato e spesso anche enormi utili).

Pensiamo ad un'altra cosa: il costo delle immagini, intendo la produzione, con il digitale si è praticamente azzerato. Certo, c'è il costo dell'attrezzatura, quello degli anni passati ad imparare, il tempo necessario per fare le foto... ma se le foto sono già  state scattate e risiedono su un vostro hard disk... beh, una vendita esterna al nostro attuale potenziale e al nostro mercato corrisponde immediatamente ad un guadagno privo di spese e quindi tutto "utile".

Un'ultima cosa: abbiamo citato, durante un convegno di AdobeLive, il nome della fotografa che ha avuto maggiore successo al momento su iStockPhoto, una tale Lise Gagné che pur non famosa e nemmeno particolarmente "geniale", guadagna grazie ad iStockPhoto circa 125 mila dollari all'anno. E questo non le impedisce di realizzare lavori pagati di più per clienti esterni al mondo dell'immagine stock su Internet, però... forse molti di quelli che ci leggono, e che arricciano il naso per questa "volgarizzazione" del valore culturale e professionale della fotografia non raggiungono un fatturato uguale a quello di Lise Gagné, e quindi dovrebbero considerare che forse non è poi così svilente e specialmente stupido vendere le proprie immagini a cifre così irrisorie.

Luca, versione fotografo, non disdegna questo mondo, perché capisce che - se gestito in modo intelligente - puà portare a buoni risultati. Non sono risultati semplici, perché è quasi ugualmente difficile vendere una foto a 1000 Euro quanto venderne, nello stesso tempo, 1000 foto ad 1 Euro, ma sono risultati raggiungibili, con impegno e sforzo, Ma, come promesso, ora mi tolgo questo cappello, e mi metto quello di chi ogni giorno acquista fotografie.

Luca - versione committente di fotografie

Bene, mi sono tolto il cappello di "fotografo" (così non faccio brutta figura), e mi sono messo quello di committente di fotografie. A volte, servono fotografie personalizzate: se bisogna fare un servizio ad un attore o ad un'attice in visita a Milano per la prima Europea del suo film, serve che qualcuno scatti le foto in questa specifica occasione. Se è necessario fare la pubblicità  di una scarpa da tennis nuova, serve che qualcuno fisicamente la realizzi. In questi (e molti più) casi, la produzione dell'immagine richiede tempo, soldi e risultati di qualità . Lo stesso vale per le foto di un matrimonio, ovviamente: non si usano immagini stock per un album di matrimonio, o quantomeno non per quelle principali...

Se invece, come diceva l'amico fotografo Stefano Muscetti (quando ci si vedeva... bei tempi!), è vero che al mondo ci sono più foto di giaguari che giaguari vivi da fotografare... allora ha senso pensare che sono tantissime le applicazioni fotografiche che fanno e possono fare uso di immagini stock e che spesso non hanno un budget adeguato per una foto "d'autore". Al tempo stesso, la comunicazione fa sempre più uso di immagini, e lo farebbe ancor di più se il valore unitario di ogni singola fotografia fosse (come è su iStockphoto o su altri) di bassa entità . Si spende senza dubbio 1, 2, 5, 10 euro per una foto, anzi: si spende queste cifre ad ogni minuto del lavoro professionale, e quindi alla fine della giornata (della settimana, del mese, dell'anno) si comprano centinaia, migliaia di immagini che non si sarebbero comprate (e quindi vendute) alle tariffe standard.

C'è qualcosa in più, oltre al valore, capita a me, ma so che capita a tutti: si lavora con tempi stretti, spesso in orari fuori da quelli canonici. Avere uno strumento flessibile come iStockPhoto mi permette di acquistare immagini senza nemmeno pensarci, di trovare la soluzione in ogni minuto della giornata, di avere delle risposte chiare ed immediate. Tutto questo fa sì che "Luca-versione committente di fotografie" usi spessissimo strumenti come iStockPhoto e come me lo usano sempre di più in tutto il mondo. Se per un momento vi togliete anche voi il cappello di fotografi, e vi mettete dall'altra parte, forse per una volta potrete vedere che non è poi così sbagliato.

Non importa da che parte stiamo, però...

Io potevo anche evitare questo giochino del cappello: poco importa qual è quello che abbiamo in testa, né io né voi possiamo cambiare un'onda che è sempre più evidente, persino per le società  che hanno i muscoli e la faccia giusta per vedere foto: Corbis ha fatto questo nuovo sito (SnapVillage... anche sul nome vi consiglio di riflettere, ingloba delle strategie molto forti), e con attezione cerca di non rimanere fuori dal business in crescita dei micropagamenti, ma anche di non vampirizzare il proprio potenziale ad alto valore. Per questo, pur lasciando liberi i fotografi di scegliere il costo delle loro immagini su SnapVillage, consente di farlo da 1 a 50 dollari. Teoricamente cosa impedirebbe di lasciarli liberi completamente? Se pensano di poter vendere a 500 dollari e ci riuscissero... sarebbe positivo per tutti no? (per il fotografo, ma anche per Corbis, ovviamente, che si prende il 70% del valore, come succede con quasi tutte le agenzie). Non lo fa, perché vuole separare bene una produzione (e un valore) di "serie A" da quello di "serie B", dove però il valore qualitativo dell'immagine forse non c'entra molto, ma c'entrano motivi di carattere più politico e strategico.

Mi è capitato di trovare fotografie meravigliose a 1 dollaro, e fotografie insulse a 500 dollari. Dov'è il punto di incontro di questa proposta? Non certo e non solo (sarebbe troppo facile) nel costo finale. La morale di questo discorso, che è lunghissimo e già  ha superato la pazienza di molti, è: la strada di maggiore successo del mercato fotografico è rappresentato dalle soluzioni basate su micropagamenti. Per avere successo in questo settore bisogna avere a disposizione (e proporre) tante immagini, che siano facilmente vendibili perché fruibili ed usabili in tanti ambiti. Se seguiamo questa strada, forse non raggiungeremo i fatturati di Lise Gagné, ma avremo una base di entrate fisse senza sforzo (o con un piccolo sforzo) e forse (dico forse... e lo ribadisco) avremo più possibilità  di produrre, per il nostro piacere e per la nostra vocazione, immagini di alto valore, potremo fare ricerca espressiva ed artistica, che potremo "permetterci" proprio perché l'affitto dello studio oppure le lezioni di danza di nostra figlia verranno pagate dal lavoro di routine, quello che chiede e compra (in tante unità , anche se pagate poco a singola unità ) il mercato. C'è una cosa in più: come ha insegnato iTunes, se il mercato ha a disposizione una soluzione economica e flessibile, preferisce comprare invece che "rubare": una delle migliori difese contro la pirateria è offrire alternative credibili, che rendano più facile (e quindi anche più economiche, sembra assurdo: più "economiche" del furto) l'acquisto. Vendere a poco quello che prima forse ci rubavano è, anche questo, un vantaggio. Basta vendere tanto... e per farlo servono venditori (come iStockPhoto) in grado di catturare l'attenzione di milioni di utenti.

I migliori creativi, quelli che hanno poi magari avuto successo e hanno fatto tanti soldi con la fotografia sono stati quelli che potevano permettersi di proporre il proprio stile e le proprie scelte. Perché erano ricchi di famiglia e non avevano bisogno di soldi per vivere, oppure che facevano un doppio lavoro. Oppure perché erano visionari, e quindi lontani dagli schemi "pratici" della vita. Se non rientrate in questa categoria, forse il contenuto di questo Sunday Jumper potrebbe risultare un punto di partenza utile... o almeno speriamo. Che sia chiaro: noi stiamo dalla vostra parte, provochiamo e trattiamo temi antipatici per dare un contributo, per evitare il rischio che le evoluzioni si debbano subire e non controllare. Se Corbis, Getty e compagnia stanno cercando di controllare le rivoluzioni in atto, dovete farlo anche voi (noi).


Ci viene voglia di approfondire questo argomento (con relazioni, convegni...), ma ci domandiamo... interesserà  davvero ai nostri lettori? Analisi di mercato, tendenze, interviste, schemi e metodi per vendere immagini in questa nuova era? Ci augureremmo di si, pensiamo che il mestiere del fotografo richieda questo tipo di analisi, ma forse ci sbagliamo. Bell'interrogativo, chissà  se qualcuno ci aiuta a capirlo?

di Luca Pianigiani


Inviato: 16/7/2007 10:00
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Re: dove va la fotografia

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Ciao Luca,
ti ho letto con attenzione, e l'analisi della situazione mi sembra sconsolatamente chiara. Si spera sempre pero' che non sia cosi', che ci sia la scappatoia, qualcun'altra oltre quella dei "visionari", sicuramente c'e'.
Io ho fiducia. Si vende a un tanto a foto se le foto sono singole e possono essere sfruttate in vario modo, ma se le foto fanno parte di un reportage, se non possono avere vita propria se estrapolate dalle altre? Oppure se fanno parte di uno studio, di una ricerca...ok, siamo nel campo dei visionari....
Pero' la via e' quella. A me piaceva l'Ebony, anche se ora ho poco tempo avevo intenzione in seguito di dedicarmi a fare dei lavoretti con una macchina solida e completa. Non mi interessava se poi era anche un oggetto cult, se la macchina e' costruita bene del cult me ne frego, la porto anche nel fango, le mie macchine fotografiche hanno sempre avuto vita dura, anche se sono sempre sopravvissute.
Pero' con una Ebony o con un grande formato in genere ci lavori poco. Ci fai della fine art se vuoi, ti ci diverti, ma i professionisti lavorano in digitale perche' tanto la committenza vuole tutto e subito e a prezzi concorrenziali.
Quindi secondo me non c'e' scelta: presto passero' al digitale, "anche" al digitale, non rinnegando assolutamente niente, anzi rimanendo sentimentalmente legato al mondo analogico.
Anche questo e' un passo sulla strada che segnali tu. Tante foto, in tempi brevi, da non stampare neppure ma da mostrare a video, se non vanno si cancellano, tanto non costano niente o solo la perdita di tempo. Si stampano solo quelle selezionate.
Ho fiducia che le due vie potranno convivere, anche se tenderanno a dividersi come due rette non parallele, ma anche per i pazzi visionari che credono nella foto artistica penso sara' sempre piu' difficile prescindere da un autostentamento tramite immagini da supermarket, se, come dici tu, non sono figli di papa' o hanno un altro lavoro.
Ciao,
Renzo

Inviato: 16/7/2007 18:10
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Re: dove va la fotografia
Utente non più registrato
....non sono Luca Pianigiani l'autore dell'articolo, ma Runtu, ovvero quello (uno dei tantissimi) che riceve settimanalmente la mail da Luca.

Falcopardo, scusa ma la tua mi sembra un'analisi superficiale rispetto a quello che dice e suggerisce Pianigiani. Il mercato non vuole banalmente foto da vedere a video, non solo, ma foto da stampare su carta. E ti assicuro che analogico o digitale non cambia nulla quanto a qualita'.

Per capire cosa vendono questi siti bisognerebbe farci un giro e fare una ricerca a chiave per visionare il risultato. Parliamo di foto belle, commerciali, non ci vedo nulla di male a fotografare delle mele con una bella luce magari in studio e vederle vendute.....magari alla fine dell'anno se le abbiamo vendute mille volte ci siamo ripagati le luci e i biglietti per arrivare a Capo Nord....

Le vie di cui parli alla fine, hanno sempre convissuto, Irving Penn come lo consideri un fotografo che faceva ricerca o che faceva foto commerciali ??? Mapplethorpe e' forse svilito nella sua eccellenza solo perche' ha fotografto gioielli per Vogue su commissione ???

La via la costruiamo noi. Io sarei felicissimo di vendere foto commerciali per 130000 euro l'anno con i quali vivere decentemente e fare anche le mie ricerche. Un buon inizio sarebbe smettere di pensare che nelle nostre belle scatole da conservazione a Ph neutro dormono dei capolavori della fotografia moderna che giammai debbono essere sviliti dal dio denaro, poco, oltre tutto. In America, paese che non mi piace, se sei un artista e non hai mai venduto nulla sei un fallito.

......l'argomento non e' di facile approccio e richiederebbe molto piu' spazio, come appunto suggerisce Luca Pianigiani.

Inviato: 16/7/2007 18:37
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Re: dove va la fotografia

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Se fossi Lina Sotis risponderei così: Luca, il cappello con questo caldo... E due poi! Al massimo puoi concederti un panama!

Scherzi a parte, il discorso è interessante. Ho fatto un giro (senza cappelli particolari: come un curioso perditempo) e devo dire che le foto, almeno su iStockPhoto, sono di buon livello. Meno su SnapVillage, dove ho visto diverse cose buttate un po' lì, ma da quello che ho capito parliamo di un sito affermato contro l'ultimo arrivo.

Quello che non mi è chiaro è chi abbia interesse a comprare queste immagini, ma non è una domanda polemica: il numero di download su alcune foto di iStockPhoto è alto davvero, sull'altro sito ho visto sempre 0 download, ma non è che l'abbia girato tutto. Insomma, chi è addentro al fenomeno ha un'idea di chi siano i clienti?
Alcune immagini sarebbero perfette per uso pubblicitario (o meglio, sono quasi uguali a quelle che vedo nelle varie pubblicità ), ma non credo che qualcuno usi per reclamizzare i suoi prodotti un'immagine che potrebbe essere usata anche dal proprio concorrente, o che potrebbe essere sul desktop del propio vicino di casa). Giornali? Blogger? Arredo casa? Ripeto, mi piacerebbe saperne di più...

Claudio

Inviato: 16/7/2007 19:11
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Re: dove va la fotografia

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Ciao runtu,
io sono sempre piu' della mia convinzione. Le foto che sono sui siti da te citati sono si foto ben fatte, ma sono foto per tutte le occasioni, o fatte appositamente per categoria oppure avanzi di qualche servizio, foto non selezionate e quindi destinate ad utilizzo dozzinale.
C'e' in commercio un libro fotografico con riprese paesaggistiche da tutte le parti del mondo oppure dedicate al mondo acquatico con centinaia di foto, anche belle, che vendono per pochi euro. Non so se si chiama Cubo o qualcosa di simile.
Mi sono domandato quanto potevano aver dato ad ogni fotografo, visto il costo minimo del volume, e probabilmente le immagini sono state acquistate proprio sul web.
Ma c'e' un'altra considerazione da fare, ed e' una considerazione che mi riguarda in quanto attualmente mi occupo di foto architettonica e di paesaggio.
Se si va a cercare su internet qualche paese o cittadina anche famosa, spesso ci sono tante descrizioni, un po' di storia e poche foto, spesso realizzate veramente male, da cui si vede benissimo una mano dilettantistica e male attrezzata. Perche'? Perche' i fotografi che si dedicano a questo genere di fotografia sono pochi e si occupano solo di paesi e citta' famose. I piccoli Comuni si debbono arrangiare come possono. E' evidente che se l'assessore allo sviluppo turistico di Poggiobello ( non so neppure se esiste ) potesse trovare su internet un po' di foto del paese ad un dollaro l'una non esiterebbe a fare un sito piu' ricco di immagini. Ora se io sono interessato a fare un servizio sulla storia di Poggiobello e faccio una decina di immagini in grande formato e visto che ci sono mi porto anche la digitale e sparo una cinquantina di foto di buona fattura ma non curate come le prime, tipo cartolina, e le metto su internet se fotografo 10 paesi avro' cinquecento possibilita', remote quanto vuoi, di ricevere qualche spicciolo e non mi costano niente.
Le immagini fatte col banco invece o ci faccio un libro facendomi sponsorizzare dalla Banca locale, o eseguo degli ingrandimenti curati e le vendo ai villeggianti per appenderle al muro.
A me francamente quel tipo di fotografia non fa paura, paura intesa come timore di un declino dell'importanza dell'autore. E' un po' come se come disegnatore temessi la concorrenza delle icone che si trovano su internet o sul volume allegato a Photopaint. Certo che si fa' prima a trovarle gia' fatte e perdipiu' gratis, ma sono tutta un'altra cosa...
Ciao,
Renzo

Inviato: 16/7/2007 20:30
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Re: dove va la fotografia

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Gli esempi riportati riguardano una quantità  non indifferente di pubblicazioni che possono richiedere anche foto di questo tipo. Nel mio lavoro ho usato più e più volte le foto di Corbis come quelle di Getty così come altre volte diversi clienti non hanno accettato quella spesa, che ricordo va dai 300 euro in su, di media a foto. Sta poi a noi valutare se comperare quelle foto o no. Ma ho presente diverse situazioni dove sono già  andato a vedere questi siti per valutare l'acquisto. Parlo di pubblicazioni, soprattutto di enti pubblici - e ce ne sono una marea - anche di una certa qualità , ma dove il costo per un fotografo spesso é faticoso da far quadrare all'intereno di budget, non bassi, ma nemmeno alti. Brochure, carte dei servizi, depliant informativi, presentazione progetti europei, totem cittadini, comunicazione per convegni, ecc, ecc. Lo spazi per foto come queste é enorme. E' chiaro che poi sta ai gusti e allo stile del cliente, ma anche del consulente o del grafico; il mio grafico storce il naso spesso di fronte a certe immagini da stok, ma non a tutte. L'uso di immagini da stock c'è sempre stato, e questi costi diventano attraenti per il professionista. Lo sono anche per il fotografo ? questo non lo so, no credo che tutti vendano per 130.000 euro l'anno, ma credo che sia un fenomeno da seguire con attenzione. E parlo da professionista di un settore che usa la fotografia. Poi, personalmente, mi faccio i miei discorsi fotografici come cavolo mi viene meglio, fuori di circuiti commerciali, ma é un altro discorso.
bs
marco

Inviato: 16/7/2007 22:02
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: dove va la fotografia

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Ciao Marco,
ma lo vedi che anche tu restringi l'uso di queste foto ad un circuito limitato, ad un tipo di uso molto selettivo?
A chi debbono far paura queste foto? Al fotografo di moda? al fotografo di paesaggio? di still life? di fashion?
Sono foto che pur avendo nel complesso un alto numero di accessi innanzitutto non credo abbiano l'esclusiva, nel senso che io posso utlilizzare il sorriso di una bella ragazza per reclamizzare un dentifricio e poi mi ritrovo la stessa immagine nella pubblicita' di un antidolorifico. Non so come e' gestita la cosa....Poi non hai un testimonial, molto importante oggi in pubblicita'. Restringi il campo all'utilizzo in pubblicazioni che reclamizzano fiere, incontri, manifestazioni....escluso il caso di un lavoro specifico e dettagliato non credo che nessun fotografo si perda a fare una-due immagini generiche alla mostra-mercato del fiore di Pescia. Non e' conveniente ne' per lui ne' per chi gliele dovrebbe commissionare.
Ciao,
Renzo

Inviato: 16/7/2007 22:37
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Re: dove va la fotografia
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Non capisco tutto questo stupore, non capisco questa convinzione sbagliata che questo mercato sia nato con l'avvento del digitale. Queste tipologie di foto, o meglio questa tipologia di mercato non è una novità . Certamente si puà dire che abbia avuto un boom con internet, ma non è nulla di nuovo. Questo mercato c'è sempre stato, solo ora è più immediato, veloce, con maggiori possibilità . Non è che prima non ci fossero fotografi da stok, le agenzie ed i loro archivi ci sono sempre state, adesso si sono aspostate su internet. Probabilmente si ha una visione distorta della professione del fotografo........i grandi nomi, quelli che vendono i loro scatti per molti soldi sono forse il 5% del totale, ora con il digitale come 30 anni fa. Il grosso vive di queste attività  e si barcamena con questi committenti o clienti. Solamente ora è tutto più veloce ed immediato.

Marco

Inviato: 16/7/2007 23:04
Il mio sito

"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: dove va la fotografia

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Marco/samuel, grazie per gli esempi.

Lo so che le immagini di stock ci sono da sempre, ma mi stupivo perché girando per iStock mi è sembrato di capire che il giro sia davvero grosso.

Citazione:

pamar5 ha scritto:
[...] Solamente ora è tutto più veloce ed immediato.


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Inviato: 16/7/2007 23:44
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Re: dove va la fotografia

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Capiamoci, Falco
quello che dici un settore limitato, non é un settore limitato. Come dice Marco/Pamar, é un settore commercialmente presente da anni. Se giri qualsiasi agenzia, studio grafico, studio web troverai cd di immagini stock, da quelli che fanno pietà  a quelli più decenti (cambiano anche loro). Ovvio che non soddisfano tutto il mercato, ci sono poi i fotografi che lavorano su commessa (ma chiedi un po in giro in che stato si trovano e parlo dei grandi numeri). Ma ti sei mai chiesto ad esempio cosa costa fare un servizio con un fotografo in esterni e due o tre modelli che mi fanno papò , mamma, e figliolo, per poi usare un paio di immagini ? Certo se devo fare un ritratto ad un manager non ho molta scelta, mi affido ad un professionista che spero mi faccia un buon lavoro, spero.
E gli esempi citati nel 3ad di prima sono quelli che fanno una buona parte del lavoro per un sacco di gente, la comunicazione non é fatta solo di pubblicità , per fortuna, ma é fatta da molti altri contesti e situazioni, dove testimonial e compagnia bella non servono a nulla. E questo mercato é stato servito anche e non solo dalle immagini in stock. Che da sempre esistono, queste a basso prezzo semmai stravolgono quel mercato e lo ridefiniscono. Sta qui la questione, ma non nel fatto se devono esistere o meno, questo no.
bye e notte
bs
marco

Inviato: 17/7/2007 0:58
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Re: dove va la fotografia

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mi sembra che l'articolo di Luca Pianigiani non faccia una grinza.

Non essendo un grande esperto in materia (vendita di foto ehehehe)mi piacerebbe conoscere la tipologia dei clienti che si rivolgono a siti tipo snap o istock.

Secondo voi vi sono dei privati che acquistano, su quei siti, per "appendere" le foto sulle loro pareti di casa, oppure la > parte sono agenzie pubblicitarie, riviste, editori di libri et similia? Se, come credo, la risposta più giusta è la seconda, è evidente che chi volesse partecipare come venditore deve "puntare e scattare" avendo bene in mente ciò che chiede quel tipo di mercato.

Anche io credo sia più facile vendere 100 foto a 20 euro l'una piuttosto che una foto a 2000 euro,e non mi dispiacerebbe affatto provare a far parte del consorzio!

Il problema, almeno per me,è che penso(purtroppo) di non avere foto adeguate a far questo, avendo sempre, o quasi, pensato di vivere la fotografia in un ambito di ricerca e sperimentazione (senza per altro riuscirci).

Io vedo che molti di voi/noi abbiamo dei siti nei quali è prevista la vendita di stampe, ho sempre letto che piuttosto di svendere le foto (20/30 euro) è meglio tenersele nelle casseforti acid free, allora sarei veramente curioso (non per farmi i ca_zz_i vostri) di sapere quante stampe a 50/80/100 euro avete venduto tramite i vostri siti web a privati (escludiamo compratori tipo regioni, enti locali et similia dove la vendita è spesso indissolubilmente legata a fattori politici e clientelari) dall'inizio dell'anno (senza fare come i pescatori quando si raccontano le loro immaginarie prede ehehehe)

a presto,ric
www.grandespirito.it

Inviato: 17/7/2007 9:42
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Re: dove va la fotografia

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Foto usate all'interno di un mercato professionale, piaccia o no. Probabilmente c'è uno spazio. Fate una prova, digitate italy e guardate cosa vi viene fuori, girate un po di pagine e non accontentatevi delle prime due. In quelle fotografie ce ne starebbero più che bene molte di quelle viste su fotoavventura, mi viene in mente Gianluke - ma vale per diversi altri - che mi sembra orientato alla fotografia da viaggio; ma ci starebbe benissimo, anzi le sue foto sono molto più belle di tante che si vedono in quei siti.
Detto questo però attenzione a non confondere la ricerca personale, spesso fatta con altri intenti e che da risultati diversi da quelli. Li in mezzo no c'entra una cicca, a meno che quelle società  si aprano anche a quelle foto perchè ritenute commercialmente interessanti; la chiave comunque é commerciale.

Un ultima battuta; tempo fa faccio una mostra con le foto di danza, 12 foto. Un tipo ne vuole 5 e la sua proposta arriva ad uno sconto del 30/35 % se non ricordo male, ma che in sostanza equivaleva ancora a 150 euro a foto. Mi consiglio con un mio amico artista e mi dice che non bisogna svendere. Gli credo, ma il mio omino interno mi dice che qualcosa non va. Il tipo non si fa più sentire e le mie foto sono li in archivio. Mia madre, 70 anni, che di arte non ci capisce ma gli piacevano le foto, mi dice "e bravo, così le tue foto adesso stanno impacchettate in magazzino, se le vendevi stavano appese ad un muro di quello studio e si vedevano, le persone le guardavano, e forse ne vendevi altre". Era un discorso di una semplicità  disarmante.
Ovvio non mi avevano proposto 30 euro...ma in quei siti ci sto pensando a vendergli una serie di immagini che tanto non uso, di paesaggio, di viaggi, ecc, ecc
bs
marco

Inviato: 17/7/2007 10:47
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A. Gilardi

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Re: dove va la fotografia
Utente non più registrato
Che bello ci sono state un po di reazioni, per un momento ho pensato foste tutti gia' in vacanza.

Vedo che alcuni ragionamenti non fanno una piega (complimenti a Rictro che dice chiaro e tondo che spesso/sempre agli enti locali si vende per clientela/amicizia/capisciamme e basta) il mercato della foto in stock che non significa assolutamente cacca, basta guardare il livello di Image Bank, e' semplicemente enorme. Personalmente ho un amico che produce ad alti livelli e campa piu' che bene solo con la vendita on line, non si danna e massacra il fegato a elemosinare i pagamenti e oltre tutto avendo il suo archivio su una delle maggiori agenzie internazionali puo' rivendere questo fatto come un plus del proprio lavoro.

Tenersi le foto nel cassetto non serve a nulla e poi farle vedere in giro non solo agli amichetti ma a gallerie e non solo significa mettersi in gioco e capire che stiamo facendo. Continuo a pensare che sarei felicissimo di vendere 100 foto a 20 euro e se vi interessa c'e' un sito che si occupa di questo. Ti iscrivi, mandi i tuoi file in bassa per la selezione e se dal sito ti dicono ok devi mandargli un'alta per la stampa di cui si occupano loro compresa la vendita. A te arrivano i soldi SE vendi. Prezzo medio di vendita 25 dollari.

Inviato: 17/7/2007 11:12
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Re: dove va la fotografia

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runtu ha scritto:

Tenersi le foto nel cassetto non serve a nulla e poi farle vedere in giro non solo agli amichetti ma a gallerie e non solo significa mettersi in gioco e capire che stiamo facendo.



Mah ... sembra una visione a senso unico, o veniamo accettati dal sistema (magari vendendo) o quello che facciamo non ha valore. E poi capire cosa ???

Non condivido questa visione, non che sia importante ovviamente ...

ciao
alessio

Inviato: 17/7/2007 11:21
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"il 35 mm urla, il grande formato è ... silenzio!"
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Re: dove va la fotografia
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Citazione:

Disperso ha scritto:

Mah ... sembra una visione a senso unico, o veniamo accettati dal sistema (magari vendendo) o quello che facciamo non ha valore. E poi capire cosa ???

Non condivido questa visione, non che sia importante ovviamente ...

ciao
alessio


Penso che sia necessario porre dei paletti, in questo discorso, dividere gli ambiti. Sembra banale ma altrimenti si mischiano le carte in tavola facendo di ogni erba un fascio. Bisogna farsi una domanda: perchè fotografo?
Se fotografo per hobby o per piacere e non mi interessa che la mia fotografia diventi una professione allora le mie stampe posso appenderle a casa o farle ammuffire in un cassetto, chi se ne frega.
Se fotografo perchè miro ad entrare nel mercato dell'arte devo puntare alle gallerie ed a un certo tipo di "giro", se le lascio in un cassetto sono fesso, ma non mi conviene svendere, perchè il mercato dell'arte ha sue regole e quotazioni a cui non venire meno, pena lo sputtanamento del "nome".
Se fotografo per viverci o per fare qualche soldo allora devo essere visibile al massimo e vendere a prezzi bassi, in grande quantità  tramite agenzie o internet. Logico che se lascio le mie foto in un cassetto perchè voglio la quotazione "giusta" muoio di fame, perchè mi devo piegare alle logiche di mercato e della concorrenza.

Marco

Inviato: 17/7/2007 11:36
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"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

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Re: dove va la fotografia
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Mi piace questo thread.

Mi piacerebbe capire meglio da Runtu qual'è la sua personale posizione, perché tra le righe ancora non sono riuscito ad afferrarla ; per quel che vale vi dico come la penso io.

Penso che l'atteggiamento di ognuno verso la propria fotografia sia unico e personale; chi fotografa per ricordi, chi per autocelebrarsi quando mostra le sue selezioni agli amici e ai colleghi, chi ci campa perché lo fa per professione (e quante differenze anche qui), chi fotografa perché una vocina interiore glielo chiede, etc.
Probabilmente più d'uno, qui da noi, la vive in un modo composto da tutte queste voci, variamente pesate.

Chiaro quindi che le convinzioni di uno (vale la pena mettere i propri scatti su un sito di stock / non vale la pena, etc.) difficilmente funzionano bene per un altro.

Il mio atteggiamento personale sulla questione specifica... io scatto e ho scattato molte foto, per i motivi più disparati e nelle occasioni più varie; da foto ricordo a cartoline a ricerche personali.

Per finanziarmi queste ultime, non avrei alcuna remora o vergogna a sottoporre ad un sito di stock una selezione delle mie altre foto ("cartoline", macro, composizioni che si prestino al commerciale etc.): non mi sentirei di svendere nulla, casomai potrei crogiolarmi nel paragone con i grandi artisti del passato che vendevano il proprio lavoro per campare, e poi creavano qualcosa di unico solo per se stessi (in realtà  all'epoca molti riuscivano a "creare" anche nel proprio lavoro "commerciale"... ma è un altro discorso).

Da questo punto di vista non vedrei alcuna differenza tra vendere online immagini per stock a 10 euro l'una e venderle come stampe in occasioni di manifestazioni a 50 o 100 euro l'una: sono comunque immagini che non rappresentano la mia "ricerca" e hanno al più valore affettivo, tecnico o di ricordo (ma mica le brucio, le vendo...).

Il problema casomai, nel mio caso, è che per fare una buona selezione in bassa e alta risoluzione, ordinare le immagini in modo sensato, compilare qualche campo di catalogazione, esaminare tra le varie opzioni online quali sono le più sensate/oneste/convenienti... serve un sacco di tempo, che non ho.
Per questo, e non per altro, le mie immagini "potenzialmente commerciali" rimangono nei cassetti: non per snobberia o paura di testare il mercato (con probabili delusioni) o timore di "svendermi", ma per tristissima mancanza di tempo.

Penso infine che la difesa dello status quo da parte di certi fotografi professionisti, non abbia il minimo senso: se il mercato richiede (anche, forse soprattutto o forse no) immagini stock a pochi dollari comprate online in pochi minuti o raccolte in economici CD, ebbene non ha alcun senso tentare di opporsi a questo trend con giaculatorie, appelli o quant'altro.
E' la legge della giungla cui tutti siamo assoggettati, in tutti i settori: trovare il proprio modo e il proprio settore, adeguandosi alle esigenze del mercato in continuo mutamento, o morire di fame.

Fer

Inviato: 17/7/2007 11:39
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Re: dove va la fotografia

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Insisterei su un punto che altri stanno già  battendo. Parto da un esempio; nei cassetti ho una serie di fotografie soprattutto di città  che stanno li a non far nulla. Ritengo che siano di buon livello e ritengo che siano vendibili. Il discorso é esclusivamente commerciale. Do una foto mi danno dei soldi. Punto. Velleità  espressive pari a zero, o forse poco più.

Ho poi una mostra e altre due ne sto preparando, una é di danza e le altre sono reportage e non le vendo come vendo quelle sopra, dio me ne scampi, fanno parte di quella dimensione espressiva/creativa che é solo mia, che si misura con un concetto di fotografia particolare, che sta nella mia testa e non é svendibile, si puà discutere, ma non svendere.

Sono due discorsi diversi. Ma é come nel lavoro, alcuni lavori non mi muovo se non ci sono alcune condizioni, economiche soprattutto, su altri lavori investo del mio perchè mi piacciono e ci credo.

Da questo punto di vista Disperso, non si tratta di essere accettati da un sistema, si stratta di accettare uno scambio economico, diversamente non lo fai. Quei siti non prenderebbero le mie foto di reportage (poniamo che abbiano un grado di qualità  buono) semplicemente perchè non hanno mercato, ma se vado da Private, potrebbero pubblicarmele, oppure le propongo all'Ufficio Mostre del Comune di Torino e vediamo che succede, ma quello che voglio dire é che sono situazioni profondamente differenti. Insisto, attenzione a non confondere i contesti e le situazioni.
bs
marco

Inviato: 17/7/2007 13:16
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

..................
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Re: dove va la fotografia

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Ciao Marco,

capisco quello che dici e non ci vedo nulla di male se tu vuoi vendere le tue foto, anche per quello che riguarda il prezzo non ho nulla da dire ... io mi riferivo ad un'affermazione di Runtu che riporto: "Tenersi le foto nel cassetto non serve a nulla e poi farle vedere in giro non solo agli amichetti ma a gallerie e non solo significa mettersi in gioco e capire che stiamo facendo."

Come ha detto Pamar5 credo sia importante mettere dei paletti in discussioni di questo tipo ...

ciao
alessio

Inviato: 17/7/2007 13:32
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Re: dove va la fotografia
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Fer il mio pensiero e' banalmente il seguente:

vado al mercato di piazza vittorio e trovo un bel banco dove compro delle belle pere. Torno a casa, mi metto a tavolino e programmo una serie di riprese, still life per archivio stock. DEVO utilizzare un tipo di comunicazione (leggi luci colori e composizione) che certo non userei per una ricerca personale. Questo significa che devo tener presente una serie di fattori non codificati da me ma dal mercato, che e' quello che mi da il pane. Le foto devono devono essere belle, comunicare dei concetti, delle situazioni, evocare, invogliare.....vendere fondamentalmente (anche) altro dalle pere. Per cui vorrei far notare che le foto stock non sono foto casuali, anzi alcuni fotografi del National per esempio, che non danno l'esclusiva distribuiscono successivamente tramite agenzia stock. Recentemente un canale televisivo a pagamento ha impostato la propria campagna pubblicitaria sul doppio senso sessuale di frutta e ortaggi, la patata, i meloni, le pere appunto, per fare affissioni. Gusti a parte l'agenzia (e il fotografo) che ha venduto quelle immagini ha preso bei soldi, perche' in quel caso scattano dei parametri di pagamento diversi, parliamo di diritti di utilizzo, migliaia di euro per un'uscita di poche settimane.

Passa una settimana rivado al mercato e questa volta compro dei meravigliosi peperoni. Poi passo da Sabatini (fornitore fotografico di Roma storico) e mi compro un bel pacco di lastre 10x12 bn e siccome sono ispirato pure delle dia. Vado a casa e inizio a esplorare i peperoni mettendo da parte tutta la tecnica che conosco. La luce che usero' potra' essere naturale, proveniente da un foro di cartone, forse usero' una piastra stenopeica...... Questa foto la stampo e saro' molto contento se qualcuno vorra' acquistarla a cento euro, firmata. Non firmata gliela vendo volentieri anche a 30 40 euro. Non mi sento di svendere nulla.

Vado ancora al mercato ma questa volta non riesco a comprare nulla perche' devo andare allo studio grafico che mi chiama con urgenza mentre ho le mani su degli splendidi pomodori. Mi sottopongono un lay out e devo fargli un preventivo. Le vie sono due, esecuzione tal quale o se sei particolarmente creativo (e costoso) vieni pagato per interpretare creativamente.

La gallerista con cui sono in contatto e che e' interessata ad una mia ricerca, quando ha sentito i prezzi di un fotografo che esponeva e aveva anche un listino sotto le stampe (6000 euro per un 50x70 su baritata) mi ha detto che quel fotografo non doveva camparci con la sua professione o arte....

Inviato: 17/7/2007 17:01
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Re: dove va la fotografia
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Citazione:
Per cui vorrei far notare che le foto stock non sono foto casuali


Secondo me stai generalizzando: c'è stock e stock, c'è lo stock pensato su misura già  dall'inizio, che nasce proprio come stock ed è venduto ad una certa cifra, e c'è lo stock che nasce come foto più o meno casuale, è inserito dal fotoamatore di turno in una delle agenzie online che vendono a $1, e comunque ha la sua collocazione sul mercato.

Conosco diverse persone che hanno dato collezioni di diapositive generiche ad agenzie stock anche di Roma, e ogni tanto vendono qualcosa senza che quelle foto siano nate per fare stock. Un mio amico ad esempio ha racimolato qualche soldo con normali (ben fatte, ma non pensate per stock) foto di fiori.

Insomma a me sembra che c'è una possibilità  per chi ha tempo e tante foto carine e generiche, c'è una possibilità  per chi ci si dedica veramente e progetta lo stock dall'inizio guardando anche cosa vende meglio, c'è una possibilità  per chi tenta la strada dell'esposizione con stampe di buona qualità , e per chi tenta la strada della galleria con una produzione creativa.
E naturalmente c'è chi preferisce non tentare nessuna di queste strade ed è appagato dal guardare i propri lavori da solo, o con amici, parenti e conoscenti.

E tutto questo mi sembra bello, per cui personalmente non condivido troppo il tono vagamente pessimistico della newsletter che hai postato all'inizio.

Opinione personale naturalmente.

Fer

Inviato: 17/7/2007 17:53
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