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Azzzz, scusa scusa scusa, la lettura frettolosa... merito una decisa

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E pensare che un autentico maestro dello stile "velvia 50" nel reportage, David Alan Harvey del National Geographic, dopo due anni di totale ferma fotografica causa "crisi", ritrovà nuove insospettate energie proprio giocherellando con una modesta Nikon D70!

Il "look velvia" lo si puà ricreare sperimentando a fondo con il raw converter. Di tanto in tanto io rispolvero vecchie dia che mi piacciono proprio per trovare una strada cromatica allo sviluppo dei raw.
Ma anche chi nasce fotografo digitale puà altrettanto ritrovare nuovi stimoli nell'affrontare la camera oscura: ho visto molti ragazzi farsi sedurre da una strada a ritroso...

Forse l'unico fattore realmente determinante per innescare o risolvere una "crisi fotografica" è la curiosità  verso i propri soggetti, il mondo intorno a noi e in generale ciò che non si conosce. In un periodo di stanca o preoccupazioni di varia natura è facile vedere il mondo appannato e monocolore. L'utilizzo di un mezzo nuovo e sconosciuto puà aiutare a tirarsi fuori dal già  visto, dalle abitudini consolidate, ma credo che in fin dei conti sia la curiosità  l'unica molla realmente efficace.

Claudio

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Ottima occasione per passare al Bianco e Nero . Altro che effetto (o effettaccio? ) Velvia !! Il mondo del monocromatismo ha mille sfumature e perfino "colori" più di ogni diapositiva (fatto salvo il Kodachrome, la cui scomparsa è un reale impoverimento delle possibilità  espressive e che guarda caso, era una pellicola Bianco Nero cui venivano aggiunti i pigmenti in fase di sviluppo).

Scusate l'OT, sebbene anche questo potrebbe essere un suggerimento per superare la "crisi" fotografica.

Crisi? Ognuno ha le sue... Io sono in crisi, da sempre, da quando fotografo... Però non ho mai smesso di fotografare e la crisi non è riferita al pensare le fotografie, al desiderare di fotografare, alla sensazione di necessità  di fotografare, ma al come fotografare, con quale strumento, in che modo.
Se ho in mente un progetto possono volerci mesi e diversi tentativi perché io capisca cosa è più adatto per quel progetto: in quale formato, a colori, in bianco e nero... Non sempre la questione è semplice e la soluzione è immediata. Sto lavorando da tre anni a due lavori e la crisi è aperta, le soluzioni che ho rinvenuto e adottato non mi convincono: non abbandono i progetti, ci credo, ma ricomincio da capo a farli...

Altro elemento di crisi è la costante ricerca del Santo Graal. E' una vita che cerco la macchina fotografica che cada nelle mie mani perfettamente e che mi permetta quel collegamento fra pensiero e azione così efficace da non avere smagliature... Esiste? Forse sì, forse un paio, forse tre, forse nessuna delle tante che ho avuto, preso in prestito, desiderato, venduto, ricomprato...

Come la combatto la crisi? Se fotografare per progetti puà non essere divertente - non sempre lo è, per me - invece ci sono volte in cui, semplicemente, prendo una fotocamera che in qualche modo mi affascina e me la porto dietro, con un solo obiettivo, una sola pellicola, e semplicemente aspetto che appaia qualcosa che mi interessi e lo fotografo, senza problemi, senza pensarci troppo: in questo senso la fotografia mi diverte e mi rilassa; poi, a volte, nasce un'idea, uno spunto, da due o tre immagini prese quasi per gioco, con quella noncuranza che spesso è alla base delle buone scoperte.

La postproduzione mi annoia terribilmente, per questo scatto in diapositiva: così mi diverto a vedere proiettato quel che faccio e ho un pezzo di materia che corrisponde alla mia fotografia - è in questa assenza della materia che il digitale non mi convince ancora - e che, se voglio, se mi occorre, se ho tempo, puà diventare scansione, elaborazione e stampa.

Poi, poi c'è l'anticrisi per eccellenza, che non si puà sintetizzare in due righe, che è in fondo semplicemente vivere: parlare con le persone, guardare, leggere e, poi, estrarre da questa ratatuille che è la vita il nostro desiderio da provare a fermare, fissare, isolare con una fotografia. Del resto, come diceva Andy Warhol, World fascinates me... sta probabilmente in questo il primo antidoto alla crisi.

Andrea

quoto anche Andrea nell'approccio, aggiungo del mio, da sguardo che si lascia accompagnare dagli accadimenti, nella massima semplicità  tecnica. L'anno scorso ho scelto di ripulire la OM1, riempita con una Provia e ho passato tutte le vacanze con solo quella. Le foto mi sono piaciute molto, farle e guardarle.
La fotografia é veramente un mondo, da scoprire
bs
marco

Momenti di crisi, disinteresse, perplessità  capitano sempre. Diceva Arturo Martini (cito a menoria): "Inseguire l'ispirazione è come ricorere il gatto per casa. Sedete, aspettate e vi verrà  sulle ginocchia".
Mentre si siede e si aspetta si possono fare moltissime cose. Prima tra tutti, perfezionare la capacità  tecniche. Io, dopo decenni di camera oscura, cerco di vincere la nostalgia per la vecchia macchina e le veccchie pellicole; non so cosa ne potrei cavare di meglio di quanto fatto in passato, quando la scelta dei materiali era molto superiore. Ci sono tante cose da sperimentare con il digitale: dall'HDR, al tone mapping, al panfocus (vedi trhead qui attorno), per non dire della gestione del colore, del passaggio al BN - con le infinite possibilità  di filtrazione ora fornite dai vari software; e, last but not least, la stampa, con inchiostri, carte e settaggi diversi. Per chi fugge la postproduzione la vedo un poco più difficile, ma anche il reporter più puro puà sempre trovare occasioni da documentare, nelle quali affinare la tecnica di ripresa.
Pensate solo ai concertisti, quante ore passano ad esercitarsi per un'ora di concerto.
Tenderei a sconsigliare il continuo acquisto di attrezzature nuove, per pura curiosità , a scapito di una presa di confidenza sicura con quanto già  di usa.
Fine del sermone.
Umberto

Comunque sono sempre abbastanza convinto che quello che riesco ad ottenere con l'analogico forse difficilmente lo otterrà col digitale. Però se questa pigrizia/mancanza di tempo nella gestione di tutto il flusso analogico mi impediscono di fare poi effettivamente foto spesso rinunciano in partenza, meglio ottenere qualcosa in meno col digitale in termini tecnici ma almeno fare le foto.

Anche io devo dire appartengo vivamente alla categoria di quelli che odiano la postproduzione. Vorrei tanto ritornare a come facevo 20 anni fa. Scatto solo in diapositiva e amen. Le buone le conservo le cattive le butto. Senza pensare alla scansione come passaggio obbligato. Magari così potrei riprendere qualche contatto per stampe dirette da dia se esiste ancora qualcosa di decente in giro.
Fondamentalmente la perdita di tempo è soprattutto fare le scansioni dopo e ottimizzarle. Facendo le stampe dirette da dia, probabilmente il flusso analogico è più rapido del digitale anche se meno pratico.

Certo l'ideale sarebbe tenersi lì la Mamiya, il Coolscan 9000 e non vendere nulla. Però i soldi per una buona reflex FF e un paio di buoni obiettivi ora non li ho

Quindi l'acquisto digitale presuppone il recupero di un po' di soldi con la vendita di un po' di roba...

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Gianluke ha scritto:
" Quindi l'acquisto digitale presuppone il recupero di un po' di soldi con la vendita di un po' di roba..."



....a qualche nostagico che torna alle origini dopo aver provato il digitale....
Sono riuscito a passare al digitale senza vendere niente ma solo mettendo da parte qualcosa ogni tanto in attesa della macchina giusta. Ora ce l'ho ma sono anche contento di non aver sacrificato l'analogico perche' quando avro' voglia di fare qualche "fotografia" potro' sempre farlo. Non me ne vogliate, ma sono convinto che ruuz con le sue macchine di cartone si diverta piu' di me. Anche lui ha un mezzo da scoprire, da reinventare, da sperimentare, ma i risultati dipendono dalle sue mani, dalla sua testa, e non da un processore.
Se hai in testa qualche dubbio attento a non fare passi falsi. I giovani, e per giovani intendo anche i quarantenni, si sentono orgogliosi di poter dominare l'elettronica, chi ha avuto anche esperienze precedenti spesso ha una certa repulsione, e non e' cosi' scontato il potersi adattare.
A mio avviso e' stancante doversi adeguare alla mentalita' digitale, al dover tradurre in digitale l'esperienza analogica.
Aumentano enormemente le possibilita', ma di chi e' il merito, del fotografo o della macchina? La crisi a volte deriva dal vedere la facilita' ( e apparentemente con l'economicita' ) con cui oggi si raggiungono certi risultati e nel sentirsi superati.
Non ti scoraggiare, continua con quello che hai e metti qualcosa da parte. I prezzi delle digitali piano piano arriveranno alle tue possibilita' ma date le tue premesse non pensare di entusiarmarti troppo.
Ora i digitalisti mi odieranno...
Ciao,
Renzo