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Re: La fotografia, senza la stampa?
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NoDigital ha scritto:
......Poi non aggiungo altro, la mia firma dovrebbe essere sufficiente


cito la firma:"Fotografia: trasformazione ottica e chimica della luce"
Per me non è esatto: manca l' aggettivo "tradizionale" dopo la scritta Fotografia.
Seguendo questo ragionamento, per eseguire dei filmati si dovrebbero solo utilizzare le cineprese super8 (per gli amatori) e non le attuali videocamere digitali.
Eppure che io sappia, nei matrimoni, quindi reportage o nella natura (paesaggi), caccia fotografica, architettura...si usano quasi sempre attrezzature digitali.
Io non noto grosse diversità  tra un film visto al cinema rispetto ad uno in televisione, aldilà  della qualità  e grandezza dello schermo.
Entrambi i sistemi mi permettono di godere delle immagini in movimento ed il linguaggio è simile: sarà  solo il fotografo di scena che dovrà  adattare il contrasto della scena a seconda di quale "mezzo" userà  il regista e dove verrà  potenzialmente venduto il filmato (televisione rispetto al sala cinematografica), per le gamme dinamiche potenzialmente diverse.
Se fosse così determinante il mezzo chimico...sarebbe complicato vedere in diretta una Olimpiade.
Inoltre il satellite ci rimanda dati digitali, il telefonino idem, internet usa un linguaggio ed attrezzature non certo "analogiche"...eppure io sto scrivendo parole che anche con una penna potrei scrivere.
Una macchina da scrivere manuale (tasti e nastro di inchiostro) davvero sarà  così diversa da una elettronica?
Certamente il risultato sarà  diverso, più "personale" con la classica macchina, ma sempre un foglio di carta bianca devono riempire di lettere e numeri...
Idem una fotocamera: chimica o digitale, entrambi devono registrare la luce che attraversa un' ottica.
Il risultato sarà  diverso (difficile per i più apprezzarlo), ma concettualmente sono fotografie.
Mio pensiero, mi raccomando.

Inviato: 20/8/2008 0:00

Modificato da palmerino su 20/8/2008 0:18:15
Modificato da palmerino su 20/8/2008 0:20:08
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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"Io non noto grosse diversità  tra un film visto al cinema rispetto ad uno in televisione, aldilà  della qualità  e grandezza dello schermo."

Caro Palmer innanzitutto un saluto 'agostifero'. Mi permetto - poi - di riprendere il tuo post perchè esemplare della dicotomica dialettica di questa discussione.

Il punto difatti risiede proprio in questo tuo - e non solo tuo - sentire simili due cose che per il loro nesso macchinico con il reale e per il loro farsi non possono assolutamente esserlo.

Molti anni fa, ebbi la fortuna di essere preso a bottega, sia pur per un breve periodo da due anziani ed abilissimi litografi. Erano gli anni della mia prima formazione, e giravo il mondo bussando agli atelier più famosi per imparare. Questa coppia di artigiani-artisti, forse i litografi più famosi nel mondo dell'arte di sempre, possedevano tutta la collezione delle vecchie pietre usate per i lavori commerciali che il loro predecessori, genitori e nonni non disdegnavano fare quando la litografia era di fatto il mezzo di stampa di massa. Presi a passare il mio tempo libero a ripulire le pietra delle carte da visita, mettendole in condizione di essere usate di nuovo, talvolta rifancedole ex-novo, copie quasi perfette e tirandole ancora. I miei maestri non capivano cosa trovassi in quelle pietre di per se stesse banali, in quei lavori tanto distanti dalle meraviglie che ogni giorno stampavamo. Vi cercavo e vi trovavo l'atto sottile della visione, delle sfumature di gusto, d'amore, di senso, di grazie che alla moderna tipografia dei biglietti da visita, erano completamente precluse. Cercavo di capire cosa avevamo perso in termini di sensibilità  e cosa avevamo invece guadagnato nel passaggio alla stampa moderna. Il risultato è che un mondo, una possibilità  sottile della visione si era perso per sempre. In questa sciocca ricerca durata una estate ho capito che ogni luogo dell'atto della visione è un universo e che ogni volta che si esemplifica quest'atto alcuni di questi universi si perdono per sempre.

Ora che per te questi universi neppure esistano non è di certo un problema, neppure il fatto che tu non ne abbia coscienza è un problema. Il tuo rapporto con l'atto della visione probabilmente è fondato su altro, sicuramente è fondato su altro. Ma io tutti questi mondi non me li voglio perdere, per me cio che tu trovi naturale è forzoso e stridente, voglio soffermare il mio sguardo su ogni transizione sottile che separa ciascuno di questi mondi, voglio mantenere la grazia e la complessità  di tutti gli atti della visione che ci sono stati prima di me, non mi voglio perdere nulla, nessuna emozione, nessun sapore, nessuna sensazione. Neppure il fatto che trovi questa tua esemplicazione brutale, banale e volgare è cosa importante. Lascio che il mondo delle persone ad una dimensione, quella che oggi è la dimensione digitale e un domani già  ieri sarà  olografica o dio sa cosa altro - ma comunque sempre quella appena arrivata, l'ultima, l'ultimissima, quella nuova domani e vecchia già  ieri - mi scivoli addosso. Di questo mondo ad una dimensione non mi interesso, salvo irriderlo quando pretende ex abrupto di vincere la viscosità  del reale. Quando un film plastico mi darà  emozioni e genererà  un atto della visione per me potente e significante lo userà senza preconcetti, senza se e senza ma, come uso il nero d'osso per le mie stampe alle gomma anziché il pigmento nero al carbone, ed ad chi non capendo mi dice : "postami per mail una stampa alla gomma con il nero d'osso" rispondo che non posso, senza pretendere che veda l'impossibilità  sottile di quella richiesta. Ma da qui ad elaborare una ontologia dell'atto della visione - fotografica nello specifico - sulla base di un tecnicismo anziché di una impostazione linguistica, davvero ce ne corre. Che non si capisca, che non si voglia neppure accettare non importa l'inaccettabile milite di questa mutilazione. E' lecito da parte mia offrire dei mondi possibile, è lecito da parte tua rifiutarli. Se nella mente dei molti a vincere sarà  - come spesso accade - l'egualitarismo al ribasso di una monocorde visione di questo linguaggio che lo trasformi in mero processo transcodificativo di una tecnica (Metz) e che questo rappresenti la visione - anche se ad un livello zero - della fotgrafi per molti, vorrà  dire che il darsi in immagini fotografiche è cosa per pochi.
Nella mia prossima mostra - in ottobre - accanto a delle stampe su acciaio corten emulsionato, delle platinotipie e del colore lambda ci saranno delle cornici elettroniche con immagini sintetiche e anche una installazione di cartone da pacchi e fotocopie. Per voi uomini digitali e senza stampe, dove il tutto si confonde in un "flusso indifferenziato e surcodificato di 'merda' (Foucault)" il mondo sottile del pensiero analogico, degli infiniti universi rimarrà  chiuso - perchè volete così - ma alla fine a chi importa. Per dischiuderlo basterebbe smettere di ricercare una unica visione, una supremazia nell'atto della visione ed accettare la ricchezza come l'altro da se, come somma di infinite diversità , che comprendono non escludono.

Quo usque tandem abutere Catilina patentia nostra.

Inviato: 20/8/2008 1:11
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Bè, a questo punto la discussione è diventata interessante per vari motivi, che vanno oltre la fotografia in sè.
Ci sarebbero tanti spunti da approfondire, e certamente si andrebbe OT.
Ma direi che le varie posizioni rispecchiano essenzialmente (e scusate la eccessiva semplificazione) due diverse concezioni sul peso/valore da attribuire al significato rispetto al significante o, crocianamente, al contenuto rispetto alla forma.
E' vero che "sempre di riempire un foglio bianco con parole si tratta" (sebbene invece l’inizio del topic fosse esattamente l’opposto: cioè il contrasto tra il riempire un foglio con una fotografia ed il lasciare invece il foglio perfettamente bianco… e visionare l’ immagine sul monitor).
Ma che, pure a parità  di parole, sia ininfluente che vengano tracciate in un modo invece che in un altro, non lo penso. E direi che è pure estremamente difficile che, usando mezzi diversi, ci si ritrovi ad usare le stesse parole.
Forse molti non avvertono queste differenze o non gli attribuiscono soverchia importanza. Ma vi sono ancora persone per le quali ad esempio, una lettera d'amore scritta a mano col pennino (o almeno con la stilografica) su carta di pregio e la stessa lettera stampata su carta da fotocopia da una macchina elettronica, non possono in nessun modo essere equivalenti; e persone che pensano vi siano differenze sostanziali di modo, di stile e di significato che rendono impossibile considerarle la stessa cosa.
Puà darsi che in altri tempi si fosse molto più attenti a questi aspetti formali: forse pure si arrivava a estremi di estetismo esagerati, come facevano (e forse ancora in piccolo numero fanno) gli esperti di calligrafia giapponesi, per i quali ogni minimo particolare, dalla qualità  della carta, al tipo di pennello, dalla consistenza dell'inchiostro, e perfino l'atmosfera e l'ambiente in cui si tracciano gli ideogrammi riveste una importanza fondamentale.
E che il mezzo non condizioni anche il contenuto mi pare difficile da negare, in un contesto socio-culturale in cui per esempio i sentimenti amorosi vengono oggi sbrigativamente espressi da SMS così congegnati: "tvb, mi piaci un kasino".
Forse per qualcuno quel sms corrisponde alla vecchia lettera d'amore, perchè vuole esprimere lo stesso tipo di sentimenti (e poi, saranno davvero gli stessi) ?
E per le immagini questo non deve valere? Se nessuno (spero) definirebbe “lettera d’amore” l’ sms di cui sopra, perché invece si vuole usare il termine comune di fotografia per descrivere esperienze visive più distanti fra loro di quanto lo sia quell‘ sms da un sonetto di Petrarca?

Inviato: 20/8/2008 2:24
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"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Concordo in buona parte con gli ultimi due inteventi. Il "mezzo" è anche "sostanza", ad esempio se ho bisogno di un buon scatto in bianco e nero uso la pellicola perchè col digitale non verrà  mai neanche lontanamente confrontabile.

Però starei un po' attento a non scivolare in una specie di "laudatio temporis actis" che diventa un po' snobistica.

Mi spiego, è ovvio che che un biglietto d'amore a mano in bella calligrafia ha un fascino tutto suo ma una volta lo sapevano scirvere 10-15 persone su cento. Gli altri erano analfabeti.

Quindi tutto verissimo, ma la "popolarizzazione" di certe cose, come puà essere la fotografia attraverso il digitale o i viaggi col turismo di massa e altri mille esempi che si potrebbero fare hanno portato sì anche al "flusso indifferenziato e surcodificato di 'merda' (Foucault)", però non è che prima Giovanni il bovaro si esprimesse in fini versi stilnovistici alla contadina Giuseppina.

E io ho sempre il terribile dubbio che se fossi nato in quell'epoca sarei stato più probabilmente il vicino di casa di Giovanni il bovaro che del Conte Mascetti Salimbeni della Rovere che aveva le litografie appese in salotto, usava già  le ottiche Zeiss a fine '800 e stampava rigorosamente su carta baritata.

Alla fin fine tocca credo ad ognuno di noi impegnarci, nel limite della nostra capacità , a che la sostanza non sia banale.
Il mezzo è quel che è, anzi beati i nostri tempi che ci consentono di avere strumenti ad un costo che è una frazione di quello dei nostri padri (basti vedere un catalogo fotografico degli anni 50-60).

Inviato: 20/8/2008 2:45
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Re: La fotografia, senza la stampa?

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Per scrivere una lettera d'amore con pennino e calamaio mi ci vuole un'ora per meditare quello che voglio scrivere prima di consegnarlo alla carta. Oppure posso metterci lo stesso un'ora ma cancellando e riscrivendo in continuazione perche' uso un text editor.

Se il contenuto e' identico, il coinvolgimento nel comporlo lo stesso, il modo con cui e' stato composto fa differenza?

Ignorando invece il modo con cui e' stato composto, il come si presenta (carta pergamenata con scrittura a mano vs carta da ufficio e inkjet) fa differenza?

A me non sembra che ci sia "la" risposta giusta a queste due domande. Chi scrive a mano potrebbe essere un esteta che del partner e' solo invaghito e chi scrive con il text editor un ingegneraccio che si butterebbe nel fuoco per la persona che ama.

Il dare per principio del valore aggiunto alla tradizione (che puo' essere culturalmente profonda o fastidiosamente soffocante) e il toglierne all'innovazione (che puo' rincorrere lo pseudo miracolo del momento o essere invece costruttivamente propulsiva) e' una scelta personale, ma non e' certo la mia.

Come non scelgo l'opposto, beninteso.

Inviato: 20/8/2008 8:19
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Mi sono molto piaciuti ed ho trovato osservazioni giuste ed interessanti in entrambi gli interventi di AG69 e di Mxa.
Però non volevo dare l'impressione di essere ripiegato sul passato e che solo lì trovo valori o verità . Perchè semplicemente non è così. A cominciare dal fatto che ormai la maggior parte delle mie immagini sono realizzate in digitale e....viste a monitor
Però le sento diverse da quelle che realizzo col BO o col medio formato su pellicola. Su questo non ci posso fare niente.


Inviato: 20/8/2008 9:32
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Citazione:

luciano ha scritto:
E che il mezzo non condizioni anche il contenuto mi pare difficile da negare, in un contesto socio-culturale in cui per esempio i sentimenti amorosi vengono oggi sbrigativamente espressi da SMS così congegnati: "tvb, mi piaci un kasino".
Forse per qualcuno quel sms corrisponde alla vecchia lettera d'amore, perchè vuole esprimere lo stesso tipo di sentimenti (e poi, saranno davvero gli stessi) ?
E per le immagini questo non deve valere? Se nessuno (spero) definirebbe “lettera d’amore” l’ sms di cui sopra, perché invece si vuole usare il termine comune di fotografia per descrivere esperienze visive più distanti fra loro di quanto lo sia quell‘ sms da un sonetto di Petrarca?


Ciao Luciano,
trovo il tuo intervento interessante e molto chiaro. Tuttavia quello che mi lascia dubbioso è una certa sovrapposizione, che io percepisco (se sono fuori strada ti prego di farmelo notare) tra contenitore e contenuto. Non voglio semplificare eccessivamente e mi rendo conto che nel caso della fotografia il cosiddetto contenitore non è semplicemente tale, ma è anche parte tecnica ed integrante del contenuto. Tuttavia mi pare che a volte capiti di dargli troppo peso, fino a giungere ad un rovesciamento delle parti.
Insomma, prendendo spunto dalla tua osservazione sugli sms mi sento di dire che la frase “tvb, mi piaci un kasino” tale rimarrebbe sia che fosse scritta su un cellulare che su carta pergamena a mano e con una stilografica. Allo stesso modo un sonetto di Tetrarca, se per assurdo fosse giunto a noi sotto forma di file di Word su un floppy disk non penso avrebbe perso il suo fascino.
Chiaramente l’esempio che ho fatto è una piccola forzatura. Ribadisco che non puචessere traslato pari pari alla fotografia, dove tecnica e contenitore, o meglio supporto, svolgono un ruolo di ben altro peso. Tuttavia mi ritrovo a pensare che una fotografia come quella di Capa del miliziano avrebbe perso poco o nulla se fosse stata scattata con una digitale e stampata con una inkjet.

Marco

Inviato: 20/8/2008 10:38
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"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: La fotografia, senza la stampa?

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No, no, ve la do io la definizione giusta...
Immaginatevi due donne:
Una acqua e sapone, con un trucco di talco e cipria, molto elegante, riservata, che per essere conquistata necessita di tempo e costanza, di metodo, di esperienza, a volte un po' lunatica, sensibile al lungo corteggiamento ma pronta a irrigidirsi al minimo errore, dispensatrice di carezze e solo per i piu' bravi di momenti sublimi.
L'altra molto trucccata, siliconata, botulinata, liposuzionata, bellissima anch'essa ma non sai mai fin dove e' naturale e dove incomincia il trucco, sempre disponibile, pronta a tutto, disposta ad accontentare chi e' alle prime armi ma capace anch'essa di fornire pero' momenti eclatanti solo per i piu' costanti ed esperti.
Entrambe costano, e molto, la prima necessita di continui regalini che alla lunga dissanguano, l'altra apparentemente chiede meno, perche' sa dosare le richieste. A periodi in cui sembra accontentarsi di niente improvvisamente esce con richieste esorbitanti lasciando pero' sempre intravedere prestazioni sempre piu' performanti anche se in realta' le rimanda al prossimo costoso regalo.

E ditemi se non e' vero.....
Renzo

Inviato: 20/8/2008 13:09
.........

......
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Sei troppo forte Renzo

Marco

Inviato: 20/8/2008 13:33
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Re: La fotografia, senza la stampa?
Utente non più registrato
Una definizione da dizionario, bravo Renzo

Inviato: 20/8/2008 14:40
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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E' vero che "sempre di riempire un foglio bianco con parole si tratta" (sebbene invece l’inizio del topic fosse esattamente l’opposto: cioè il contrasto tra il riempire un foglio con una fotografia ed il lasciare invece il foglio perfettamente bianco… e visionare l’ immagine sul monitor).
Ma che, pure a parità  di parole, sia ininfluente che vengano tracciate in un modo invece che in un altro, non lo penso. E direi che è pure estremamente difficile che.........


Sicuramente una stampa di Ansel Adams ha un fascino tutto suo considerando anche le manipolazioni artigianali (mascherature e bruciature) che il bravissimo fotografo prima ed abile stampatore dopo (non sempre si è bravi in entrambi i campo, anzi, quasi mai) ha profuso nelle sue opere dandole un valore assoluto.
Ma se oggi un bravo fotografo riesce a trasferire le sue belle foto su in cartoncino fine art ed una stampante ad inchiostri dedicati solo al bianco e nero, non credo sia da denigrare: altro modus operandi, ma entrambi godibili.
Inoltre, riprendendo il concetto "il contrasto tra il riempire un foglio con una fotografia ed il lasciare invece il foglio perfettamente bianco… e visionare l’ immagine sul monitor" e qui che probabilmente non ci troviamo: un' immagine non stampata, ma vista su un monitor è comunque un' immagine.
Quello che conta è cosa rappresentare, più che il come.
Mi spiego: se leggessi una bellissima poesia su un monitor invece che su un libro cartaceo, quale sarebbe la differenza?
Tattile, visiva, ma l' eventuale sentimento dello scrittore io lo posso sentire: devo leggere delle parole per far sì che la mia testolina le recepisca e le metabolizzi.
Un monitor con una fotografia non è una pagina bianca: altrimenti perché vedere la televisione?
La fotografia, anche chimica, ovvero eseguita con la pellicola ha bisogno di mezzi per essere trasferita: stampa classica, proiezione con le diapositive e tipografica per l' editoria.
Nessuno si gode una pellicola, salvo eccezioni, come una diapositiva 20x25cm!
Con il digitale non è cambiato granché: è diventata più virtuale, ovvero vista tramite monitor, ma continua ad essere stampata...poco, dai fotoamatori e nella norma nell' editoria.
La foto, che sia un raw o direttamente un jpg, un negativo od una diapositiva...rimane una fotografia.
Poi sarà  l' utente che deciderà  cosa fare.
Lasciarla virtualmente archiviata in un campiente hard disk?
Probabilmente sarà  così.
Ma quanti di noi hanno archivi di negativi colore e bianco e nero non stampati, ma solo provinati?
Vero che io apprezzo (in questo comprendo Luca Monti) più una stampa fotografica baritata bianco e nero che una eseguita con la politenata o peggio, con la carta cromogena senza i colori.
Ma se la foto fosse molto bella andrei oltre il mezzo e cercherei di gustarmi quanto di bello il fotografo fosse riuscito a trasmettermi.
Preferisco gustarmi una foto poco perfetta come visione (dalla reflex utilizzata al mezzo scelto per visionarla) purché bellissima che una perfetta come mezzi e lavorazioni usati, ma anonima.
Ho visto una mostra di Salgado e solo le foto stampate non oltre il formato 30x45cm erano ben eseguite: eppure anche le gigantografie non erano male, nonostante i limiti del supporto utilizzato.
Emozionavano e mi sono lasciato coinvolgere.
Probabilmente ad una mostra dello stesso autore non mi meraviglierei che ci fosse oggi anche uno schermo digitale con una proiezione, magari in movimento, delle sue foto migliori con tanto di sottofondo musicale.
Non sarebbe più fotografia?
Potrebbe essere invece un modo più dinamico per raccontare le nostre immagini.
Bello l' opera artigianale che solo un abile stampatore possiede (un mestiere ormai pressoché in estinzione), ma ormai i fotografi soprattutto quelli che non hanno 40 anni come me, hanno altri condizionamenti e vedono con più curiosità  i nuovi mezzi digitali per godersi le fotografie.
Il mondo va avanti: prima si usava il dagherrotipo, poi la stampa, adesso il monitor...domani magari schermi digitali enormi ripiegabili.
Il cinema per sopravvivere alla televisione, che comunque ha una qualità  decisamente inferiore (nitidezza e gamma dinamica, ma ai più non interessa) sta cercando di riproporre il filmato tridimensionale.
E' un modo per non soccombere e distinguersi dai mezzi più moderni.
Un fotografo potrebbe fare la stessa cosa, utilizzando la pellicola chimica ed enfatizzando al massimo l' artigianalità  nelle sue stampe su carta fotografica baritata in bianco e nero, magari con doppi sviluppi, colorazioni o lavorazioni particolari...come Luca spesso esegue per conto dei suoi clienti.
Ma dire che una foto non lo è perché non è stampata...è un pochino forte.
Giudico, almeno attualmente, la stampa il processo finale delle mie fotografie.
Domani non lo sà, però sono aperto alle nuove possibilità  senza (tanti) preconcetti.
Ed amo sfogliare un libro...che leggere un monitor.
Ma anche qui: diventa personale come leggere, l' importante è farlo (e lo faccio poco, purtroppo).

Inviato: 20/8/2008 14:56
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Re: La fotografia, senza la stampa?

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Ciao,
prima di buttarla sullo scherzo volevo associarmi alle sensazioni di ellememme provate nel rimettere mano alle vecchie pietre litografiche. Ci ho pensato un po' sopra, e mi sono convinto che non e' mancanza di sensibilita' il non sentirlo, e' solo un condizionamento alla frenesia con cui le novita' vengono sfornate in funzione geometrica. Chi nasce oggi non ha tempo di volgersi indietro al passato, non ha neppure quello di star dietro al presente.
Mi rendo conto che solo chi ha avuto la ventura di avere affrontato la fotogafia chimica, di averla esplorata con una certa costanza e positivita' puo' sentirne anc'oggi il fascino, la nostalgia. Chi e' nato con il digitale ed e' immerso nella frenetica corsa e non ha provato i tempi lunghi, i tragurardi pressoche' immobili nel tempo da affrontare con la maturazione e l'esperienza, non e' certamente interessato, e' su un altro binario.
Quando casualmente mi sono trovato a respirare il profumo di un campo arato di fresco o appena bagnato da un temporale mi sono commosso e non ho potuto non rammaricarmi che le mie figlie non conoscano queste sensazioni, ma loro vivono ugualmente anche senza. Per me e' un sottile privilegio, loro se ne fregano, hanno altro a cui pensare. Non gliene faccio certo una colpa, il mondo e' sempre stato cosi'.
Quando sono passato al digitale, anzi, per ora al sistema misto, ho tirato un sospiro di sollievo pensando che finalmente mi ero tolto di torno i laboratori, i capricci delle pellicole e dei rivelatori, le notti stordite dalla luce rossa, i puzzi dei chimici del Ciba, i veleni, i tempi interminabili.... Quanto mi sbagliavo...E' solo un mondo diverso, con altrettanti tempi lunghi, con uguali affaticamenti, con identici momenti di soddisfazione e di inca..atura.
E' una fotografia di un periodo piu' moderno, che usa altri procedimenti, ma e' pur sempre fotografia. Solo che anch'io sono per chiamarla appunto digitale come l'altra e' chimica. E' figlia del suo tempo, le immagini navigano nel web, spessissimo sono meno curate, altrettanto raramente vengono stampate, le carte e le stampanti si evolvono, ci si avvicina sempre piu', ma se le stampe chimiche vengono sempre prese a paragone un motivo ci dovra' pur essere...
Ciao,
Renzo

Inviato: 20/8/2008 16:01
.........

......
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Re: La fotografia, senza la stampa?
Utente non più registrato
Qui ti quoto al 100%: quasi quasi apro di nascosto la bottiglia di aceto che ho in cucina (mia moglie ora dorme, vista l' ora) per risentire con nostalgia l' odore simile che aleggiava nelle camere oscure che ho avuto la ventura di usare.
Vero: siamo stati fortunati.
Solo per il fatto di aver usato e privilegiato le ottiche fisse rispetto agli zoom (20 anni fà  non erano così apprezzati e lo standard era il piccolo, leggero, luminoso e validissimo 50mm f:1,8) già  noi riusciamo ad apprezzare una focale come il 35mm rispetto al 50mm (nel 35mm, oggi chiamato "full-frame") e sappiamo meglio sfruttare la prospettiva, che varia solo se noi ci spostiamo rispetto al soggetto.
I nostri più importanti strumenti sono le gambe e saper previsualizzare lo scatto, ma oggi un fotografo moderno non ha la stessa scuola e trova più difficoltà  ad apprendere e comprendere i concetti sopra esposti.
Ma fa parte del gioco che la nostra epoca comporta: appena maggiorenne c' erano solo i dischi in vinile (33 giri) e si parlava di un futuro disco con colori cangianti che addirittura la lettura di un laser permetteva di visualizzare la musica.
I videoregistratori erano da poco usciti e chi li possedeva era già  visto con invidia.
Oggi si è passati all' Mp3 ed anche ai videoregistatori con hard disk interno: niente più cassette vhs, anche se ancora resistono stoicamente (ma ormai i lettori dvd la fanno da padrone).
Tra 20 anni chissà  con cosa fotograferemo.
Sono curioso per la tecnologia, ma cerco di non farmi abbagliare dalla corsa che le case fotografiche ci costringono a fare.
Ma questo mi aiuta la mia (vecchia) esperienza chimica, sicuramente preziosa.
Ma rimanere solo sulla chimica ha senso per un fotoamatore: bellissimo, soprattutto per chi scatta con il medio e soprattutto il grande formato.
Un professionista non puà rinunciare al digitale: complicato farlo.
E tutto sommato anche il fotoamatore esperto non dovrebbe disdegnare questa nuova tecnologia: diversa dalla chimica, ma simile.
Sono scelte.
Come quella di uscire all' alba per godersi il momento magico.
Anche senza fotocamera.

Inviato: 21/8/2008 1:50
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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Sì, anche io quoto al 100% l'intervento di Renzo. Appartenendo (purtroppo o per fortuna) alla vecchia guardia dei fotografi, è chiaro che mi porto dietro un bagaglio (o forse una zavorra) di esperienze e concezioni che certamente non appartengono a chi si accosta adesso al mondo della fotografia (ma anche a quello della musica, della lettura, della cucina e di mille altre cose). Il Mondo cambia certamente, e non è il caso nè di meravigliarsi, nè di rimpiangere.
Tuttavia, calma un attimo prima di buttare alle ortiche tutte queste esperienze passate, per gettarsi nelle braccia dell'ultima novità .
Anche perchè l'andamento delle cose non è mai così semplice e lineare come vorrebbero o farebbe comodo agli addetti al marketing.
E' vero che oggi la maggior parte della gente sente la musica con gli MP3. Però chi tra loro ha sviluppato una certa sensibilità  musicologica (ed anche i laudatores temporis actis possono in questo svolgere un ruolo utile), non si accontenta certo dell'MP3, e vi sono ancora perfino dei giovani che vanno alla ricerca del vinile.
Che il professionista non possa prescindere dal digitale, come dice Palmerino, è sacrosanto. Che la stragrande maggioranza di chi si accosta oggi alla fotografia, accolga ed utilizzi senza porsi problemi le nuove risorse e tecnologie, pure. Che però certe cose si possano fare in un altro modo...Insomma, per non farla lunga, ci siamo capiti.

Inviato: 21/8/2008 7:41
Tessera C.F.A.O n. 3

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Re: La fotografia, senza la stampa?
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Ci sono fotografi che dopo aver scoperto il digitale hanno, con curiosità , investito sulla fotografia "chimica" ed hanno apprezzato ancora di più questa nuovo (per loro) modo di fotografare.
Però è sempre importante saper fotografare, non importa lo strumento usato.
Esempio con la musica: preferisco sentire un mp3 con una canzone che a me piace rispetto ad una musica poco piacevole...con un sistema hi-fi di alto rango.
Non basta il mezzo usato per godersi una foto o la musica...
Poi, se con quel sistema di alta fedeltà  ascoltassi la mia musica preferita...sarebbe il massimo.

Inviato: 21/8/2008 15:58
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Re: La fotografia, senza la stampa?
Utente non più registrato
Mi viene in mente il classico (per me) esempio del disegno architettonico: io ho imparato a disegnare al computer dopo aver disegnato tanti anni a mano. Vedendo in facoltà  come disegnano i ragazzini nati direttamente col computer, dico sempre che disegno molto meglio io.
Per certi aspetti, stesso esempio si potrebbe fare in fotografia, in musica, in pittura etc.
ciao
c

Inviato: 21/8/2008 16:08
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Re: La fotografia, senza la stampa?

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28/10/2006 14:37
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non c'entra molto, comunque...
di ritorno dalle ferie, i pochi scatti "pensati" che ho affidato alla rollei anzichè alla compattina digitale sono destinati ad esser visti col lentino... quelli fatti su negativo colore sono stati stampati malamente tramite (cattiva) scansione, quelli in bianco e nero necessitano di camera oscura che non ho più, come del resto uno scanner...

Inviato: 23/8/2008 22:07
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Re: La fotografia, senza la stampa?
Utente non più registrato
Fa un certo effetto e per quanto poco o tanto condivisibile la strada per certi aspetti sembrerebbe segnata e l'immagine digitalizzata sta guadagnano sempre più campo. Ci sono aspetti, per esempio, ai quali oggigiorno non saprei proprio rinunciare come ad esempio la condivisione delle fotografie via web con amici e parenti. Forse si tratta di una banalità  ma il successo di siti come facebook o flickr ecc... dovrebbe far riflettere.

Certo una bella stampa è sempre un piacere l'idea di vedere una mostra fotografica con dei monitor lcd al posto delle stampe un po' spaventa... ma in futuro ci abitueremo.

Inviato: 1/9/2008 10:41
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