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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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8/10/2006 17:44
Da Torino
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Capisco poco perchè si debba fare battutacce (parola tua) quando si sta cercando di fare un discorso. Tutto qui, e uso questo tono perchè non credo siano battute.
Non ti è piaciuta la frase? al di la del fatto che nella prima parte aveva un tono generale, non ho detto "mi hai rotto le palle", in questo 3ad non ci siamo piaciuti a vicenda. Capita.
Chiudendola qui.
bs
marco

Inviato: 25/7/2008 9:18
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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28/10/2006 14:37
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non ho titoli per approfondire l'argomento, ma non dimentichiamo che i critici non sono altro che persone che danno valore, anche economico, alle cose, sulla base dei valori ideologici e culturali (soprattutto ideologici, invero) di cui sono intrisi.
Per dare valore alle cose, anche economico, devono distinguere tra cose che hanno valore e cose che non lo hanno, sempre sulla base della propria personale-condivisa ideologia. Per esempio l'apprezzamento della capacità  tecnica o di un certo tipo di "messaggio" lanciato dall'artista o di un particolare approccio procedurale sono tutti esempi di applicazione dell'ideologia alla valutazione dell'opera. Scelta la propria "griglia critica" si possono mettere da un lato gli artisti buoni e dall'altro la produzione cattiva, in modo che i primi risaltino.
In epoche di transizione si verifica che vengano prodotti capolavori di concezione radicalmente opposta; inevitabile che quelli appartenenti alla concezione storicamente "perdente" siano messi in ombra dai vincitori e dal loro apparato di critici ed ideologi.
In un epoca come questa in cui l'arte vede una netta preminenza del proprio lato concettuale sono gli artisti stessi a diventare i primi critici della propria opera, in modo da poterla programmare in visione dell'uscita sul mercato, mentre i critici assumono la funzione di selezionatori o di addetti all'expertise.
Esistono poi a un livello diverso i veri e propri selezionatori - addetti all'expertise, che selezionano per committenti paganti le opere che più si addicono alla particolare committenza di cui sono espressione. Per esempio il grafico di una rivista, o l'art director di una maison di moda ecc.
Scusate le ridondanze, comunque sono chiacchiere da bar.

Inviato: 25/7/2008 14:06
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
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19/9/2006 14:17
Da rho - milano
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Intanto saluto con piacere il ritorno di Rollo!
(forse me ne sono reso conto un po' in ritardo?)
Leggo con interesse l'intero 3d senza abbozzare nessun commento perchè di carne al fuoco ce ne parecchia.

Inviato: 26/7/2008 22:27
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
Moderatore
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8/1/2005 22:33
Da Varese
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Certo che l'argomento che hai tirato in ballo, Luca, non è da poco e non è semplice per complessità  e sfaccettature. Dico la mia, consapevole di andare quasi sicuramente OT per miei limiti. Comunque sia, una osservazione personale.
Prima di tutto penso che anche la fotografia, oggi, e in parallelo la critica fotografica risentano inevitabilmente dell'estrema suddivisione di competenze, di quella settorializzazione del sapere che connota pesantemente la società  moderna, nel mondo del lavoro, nella scienza ed in qualsiasi altro ambito. Si assiste spessisimo al sorgere di figure preparatissime in ristretti ambiti del sapere. Dove una volta una sola figura professionale era in grado di gestire/conoscere un intero settore di competenza, oggi sono presenti più figure con ruoli molto settoriali. Detto terra terra è sparita la figura del "tuttologo" (detto in senso buono). Questo è naturalmente vero anche riguardo la comunicazione, di qualsiasi tipo, quindi anche per la fotografia. Per questo motivo probabilmente per una "lettura" completa ed esaustiva di un lavoro fotografico è necessario un approccio plurimo. Altrimenti il rischio che si corre è di avere un giudizio molto molto articolato ed approfondito, positivo o negativo che sia, ma dettato solo da una valutazione lungo una singola direttrice, invece di una visione magari meno specialistica ma che tenga conto di una pluralità  di approcci.

Marco

PS dimenticavo: concordo perfettamente con Marco/samuel circa l'osservazione della caratterizzazione negativa attribuita per partito preso a certe presunte pieghe intellettuali di discussioni e/o persone. Se non interessa basta non partecipare. Semplice no?

Inviato: 27/7/2008 23:33
Il mio sito

"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
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8/2/2005 19:08
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Discussione molto interessante. Ci sarebbe moltissimo da dire, peccato che in questo periodo abbia pochissimo tempo a disposizione.

Solo una suggestione, forse provocatoria, ma non troppo, almeno penso.

Credo moto poco all'utilità  dei 'bilanci delle competenze' e tantomeno dei 'dizionari delle competenze': si scontrano sempre con quel fattore che è l'effettiva erogazione della competenza, nel momento in cui il 'bilanciato' o 'dizionariato' agisce il suo ruolo. Sono convinto che troppe variabili vadano ad incidere sull'effettivo utilizzo delle competenze da parte del povero critico che si vede situato all'interno di congiunture economiche e sociali che, nel mare magno della complessità  contemporanea, rendono del tutto insignificante la presenza o meno di tali competenze.


Andrea

Inviato: 29/7/2008 0:58
sono moderno, non contemporaneo
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
Utente non più registrato
Ciao Andrea,
riprendo al volo la tua considerazione sui “Dizionari”…
Presumo che anche tu te ne sia occupato e quindi conosca molto bene l’argomento.
Aldilà  di questo, preciso che nel mio post il “dizionario delle competenze” di un “critico” serviva più come un costrutto (se vuoi metaforico) piuttosto che come output atteso di un improbabile “prodotto”… Era un’ipotesi con cui ho cercato di dettagliare un insieme di variabili da portare in analisi.
Cià premesso, e d’accordo con te su alcune perplessità  rispetto alla reale applicabilità  di questi strumenti (che, comunque, nella pratica gestionale ed organizzativa ho trovato avere, per certe tipologie di ruolo – soprattutto quelle più strutturate – una certa indiscutibile efficacia), mi rimangono comunque delle osservazioni:
- credo che la costruzione “ragionata” di dizionari introduca due opportunità : la prima, in analogia con quanto sopra detto, è quella di strutturare un metodo di analisi ai problemi (e, quindi, aldilà  di quanto effettivamente prodotto, avere la capacità  di definire delle aree di indagine); la seconda, che ritengo forse più importante, riguarda la “patrimonializzazione” dei saperi. Benché la visione su questo aspetto possa risentire di alcuni orientamenti formativi attuali e di un “condizionamento” derivante da alcune prassi di gestione aziendale, credo che avere delle cose descritte con precisione a cui riferirsi circa un’attività  (anche complessa e molto “qualitativa” come quella del critico) possa essere utile.
- Se invece assumiamo che questo serva a poco, stante (gli inevitabili) condizionamenti operati dalle variabili “congiunturali” a cui ti riferisci (che non si possono certo non condividere..), mi chiedo allora come poter arrivare alla definizione un po’ più precisa di questo ruolo. Come potrebbe essere descritta la “competenza” (a questo punto,accettando la tua osservazione, mettiamo quattro virgolette) di chi giudica le immagini??. Quali ipotesi formuliamo per sapere come uno approccia agli altrui lavori??... Ad esempio, io non ho esperienza al riguardo, ma sarebbe bello sapere se le formazioni dei critici in Europa seguano percorsi formativi strutturati e riconosciuti (magari con dei tirocini dedicati) diversi da quelli seguiti dai critici nostrani che, temo, talvolta si improvvisino come tali…
- Forse questa concettualizzazione non serve, ma continuiamo a discutere e, alla fine, se mi/ci sarà  possibile (avendo la “responsabilità â€ del topic mi assumo questo onere) proviamo a riassumere le riflessioni…
Questo topic si incrocia con altri e mi pare che il dibattito sia interessante..
Fare sintesi sarà  molto dura, ma non chiudiamo la porta a queste ipotesi…
Che ne pensi??...
Ciao, a presto,
Luca

Inviato: 29/7/2008 17:49
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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Hologon, non capisco perchè il critico, o figure analoghe, non riesca a mettere in campo le proprie competenze. A meno che la complessità  evocata pervada così tanto da mettere in crisi l'applicazione di qualunque competenza.
Sull'erogazione, certo non sarà  mai così perfetta, ma più che altro perchè trattasi di umani, in qualunque campo della vita sociale.
Credo però che non si possa abdicare alle competenze, ne alle conoscenze, semmai propri perchè si vive nella complessità  si potrebbe capire quali servono...
bs
marco

Inviato: 30/7/2008 0:13
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
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Oggi, nell'ambito di quelle che vengono definite scienze umane - e mi pare che il discorso dell'arte sia più vicino a queste che ad altre - al mercato attuale interessano ben poco le competenze, ma altre cose. Quali? Vicinanza-attiguità -attinenza col committente ed un certo appeal commerciale sono le reali 'competenze' che deve avere un critico per lavorare: l'appartenenza al giusto circuito politico-sociale ed una certa visibilità -notorietà  sono maggiormente utili rispetto alle competenze che dovrebbero/potrebbero fondare la professionalità  del critico.

Indubbiamente è interessante distinguere le competenze che sarebbero utili perché un critico perché possa fare un buon lavoro, ma penso che sia del tutto non incidente rispetto alla realtà : un puro esercizio accademico. Possiamo farlo, certamente, ma quanto possiamo considerarlo utile?

E' chiaro che eticamente un professionista non deve abdicare alle proprie competenze ed all'utilizzo di esse per scandagliare, comprendere e gestire la complessità  contemporanea, ma quante volte questo semplicemente non serve perché non è assolutamente richiesto dal committente?


Andrea

Inviato: 30/7/2008 3:53
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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Anche nella situazione che descrivi la competenza va praticata, in quanto la vicinanza e l'appartenenza ad un certo circuito non la esclude. Non vorrei che però parlassimo di cose diverse rischiando anche di non capirsi, perchè se sto sulla mia lettura delle cose trovo che il tuo ragionamento generalizzi un po.
Nel mio lavoro le competenze me le chiedono, eccome! come é altrettanto vero che talvolta sei al servizio di obiettivi, anche non dichiarati, che poco hanno a che fare con quello che ti viene chiesto, ma questo fa parte del gioco, da sempre.
bs
marco

Inviato: 30/7/2008 9:13
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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A me comunque piace continuare a ragionare, con gli strumenti che ho e con un inevitabile tasso di generalizzazioni, sui limiti della figura attuale del critico.
Nel mercato delle forme di espressioni cosiddette popolari (cinema, tv, musica ecc.) il critico ha una funzione di raccordo e di bilanciamento tra le esigenze di un ”pubblico” che è tale a tutti gli effetti – perché è esteso e perché è in grado di decretare il successo o l’insuccesso di un artista- e le esigenze di una legittima aspirazione all’autonomia artistica, al progresso delle forme espressive, all’interpretazione della contemporaneità . In questo senso il critico capace puà avere anche una funzione pedagogica nei confronti del pubblico.
Al contrario nel mercato dell’arte figurativa, compresa la cosiddetta “fotografia d’arte”, un pubblico così esteso e competente non esiste: non è tale il pubblico delle mostre, che raccolgono e divulgano materiale già  ampiamente storicizzato, e non è tale il pubblico delle grandi committenze pubbliche e private, quelle che hanno la disponibilità  economica per acquistare l’opera d’arte.
In mancanza di un pubblico esteso e in mancanza anche di una tensione ideologica che vede nell’arte uno strumento di avanguardia estetica e sociale, il critico rischia di diventare una figura tutta interna a quel mondo autoreferenziale che è il mercato dell’arte, con compiti ben delimitati ma eccessivamente intrisi di risvolti economici.
Inoltre, proprio perché il mercato dell’arte è tutt’altro che popolare, anzi decisamente elitario, il critico rischia di avere un ruolo antipedagogico, perché la sua stessa esistenza lascia intendere che il “pubblico” in sé, visto un po’ come popolo bue, non è in grado di riconoscere la qualità  in maniera autonoma in mancanza di quelle competenze nella storia dell’arte e nella cronaca dell’espressività  contemporanea che il critico è invece in grado di gestire.
Ovviamente tutte opinioni personali: sono però convinto che, per quanto criticabili, sia utile che in un dibattito si esprimano anche punti di vista diversi.

Inviato: 30/7/2008 9:47
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..
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Citazione:
In mancanza di un pubblico esteso e in mancanza anche di una tensione ideologica che vede nell’arte uno strumento di avanguardia estetica e sociale, il critico rischia di diventare una figura tutta interna a quel mondo autoreferenziale che è il mercato dell’arte, con compiti ben delimitati ma eccessivamente intrisi di risvolti economici.<br />Inoltre, proprio perché il mercato dell’arte è tutt’altro che popolare, anzi decisamente elitario, il critico rischia di avere un ruolo antipedagogico


Aggiungiamoci che evidentemente la critica dell'arte non è una scienza esatta (casomai ci fossero dubbi): altrimenti non troveremmo così facilmente opinioni diametralmente opposte su certe opere (stroncature contro esaltazioni), da parte di critici dotati di riconosciuta autorevolezza e apprezzabile curriculum.

A me spettatore, viene da pensare: se due critici autorevoli la pensano così diversamente sulla qualità  di un'opera, cosa mai potrà sperare di capire io, che non ho un decimo della loro preparazione? Come distinguerà un lavoro importante da un tentativo fallimentare? Che valore dare all'opinione di un critico?

Nel mondo scientifico, un'affermazione (una valutazione) acquista valore nel momento in cui viene seguito un certo processo di validazione e peer review, ma il primo passo è quello di dichiarare il metodo seguito per arrivare ad una certa affermazione/valutazione.
Questo percorso, sia pur in forma semplificata, lo si puà riscontrare anche nelle opere divulgative, destinate al lettore di Focus o dell'inserto scientifico del quotidiano di turno.

Questo a mio avviso manca quasi completamente nel mondo della critica d'arte, o almeno manca nella parte divulgativa, che arriva allo spettatore.
Risultato: personalmente faccio fatica ad accettare l'opinione (la sentenza?) di un critico, quando l'oggetto dell'affermazione/valutazione non sia già  storicizzato (e anche lì...).

Fer

Inviato: 30/7/2008 10:12
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: I “critici”.. Riflessioni utili per una possibile declinazione del ruolo??..

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Torniamo anche due passi indietro, non c'è solo il critico che determina o meno la fortuna di un opera o di un autore, ma anche quella figura, che puà ovviamente essere un critico, che nel campo della fotografia legge i portfoli, orienta le scelte per una mostra, definisce l'editing di un lavoro. Sono due cose leggermente diverse. Non scivoliamo ogni volta a parlare del settore artistico. Se devi fare un libro, una mostra che non sia in una galleria d'arte (a parte le osterie che sono sacrosante), puoi avere a che fare con queste persone.<br />Se vuoi entrare in un'agenzia fotografica hai a che fare con persone che esercitano una funzione di selezione e dunque devono avere un quadro di riferimento per scegliere le tue foto, ma non sono dei critici. <br />Cosa ancora diverse sono gli editor delle riviste, quelli che si occupano delle immagini, devono esercitare competenze di lettura dell'immagine, certo funzionali alla linea editoriale della rivista, ma anche qui, devono leggere e scegliere. Per questo il discorso delle competenze é articolato e diffuso all'interno di livelli professionali diversi.<br />bs<br />marco

Inviato: 30/7/2008 17:18
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