Qualcuno saprebbe darmi qualche indicazione precisa e (possibilmente) documentata, anche per esperienza diretta/personale, sulla durata del tempo delle stampe ottenute dallo sviluppo immediato della Polaroid 809?

Al momento l'unica fonte "scientifica" che ho trovato, il voluminoso trattato sulla durata nel tempo di stampe/negativi/pellicole ecc.ecc. del Wilhelm Research Institute, dice che, in normali condizioni di esposizione, si registra uno sbiadimento dei colori già  dopo pochi anni (2-3 anni).

Non ho motivo per dubitare i dati riportati dal Wilhelm, però mi lascia perplesso il fatto che alcuni fotografi fine art (qualsiasi cosa questo voglia dire), propongano ai collezionsti le loro stampe 8x10" realizzate scattando con le Polaroid 809, non so, mi viene in mente Giovanni Gastel, però se la durata del tempo di queste stampe è così breve o c'è qualcosa che mi sfugge oppure è proprio vero che i collezionisti sono una strana razza .

Battute a parte, mi interessa per un nostro possibile progetto, però se le stampe durano veramente così poco lasciamo perdere in partenza...

Ciao Marco,
cosa ti frulla in testa?

Comunque, credo che l'emulsione della 809 vada soggetta ad alterazioni simili a quelle della Polaroid 20x24".

Un certo sbiadimento e pastellamento dei colori penso proprio che ci sia, anche basandomi sui Polaroid in mio possesso, alcuni dei quali risalgono a qualche anno fa.
Anche i Polaroid 20x24" esposti all'ultimo Photo Show di Milano mi sono sembrati un pò alterati nei colori, rispetto a come li ricordavo (però vado ad impressione o a memoria). C'è di buono che questo non mi pare tolga proprio nulla alla loro bellezza, anzi direi che quasi quasi migliorano col tempo...ma anche questa è una mia personalissima impressione.

Penso inoltre che molti dei fotografi che usano il Polaroid grande formato, siano soliti riprodurre le stampe su diapositiva o su altri media, o passarle allo scanner o altre diavolerie...

Grazie Luciano, "attendevo" la tua risposta , quello che scrivi conferma quello che sospettavo, anche se aggiungi un interessante, nuovo elemento, cioè il fatto che lo scolorimento a tuo avviso nulla toglie alla bellezza di queste stampe, che già  per "look" sono uniche nel loro genere, anzi in qualche modo le migliora, un pò come un buon vino ...

Citazione:


Niente che sia ancora particolarmente "definito", per ora , solo "sensazioni" nell'aria che stiamo cogliendo sia io che Cristina...

Al momento stiamo cominciando le riprese per il lavoro sul Corpo senza Organi ed abbiamo già  deciso che gli scatti saranno in diapositiva 8x10" (Astia 100F), e poi scansione e stampa inkjet, ancora stampe molto molto grandi perchè ci sono dei particolari "minimi" che diventano poi un "massimo" se ingranditi, però il seguito a questo lavoro sul CsO potrebbe essere un lavoro più "intimo", più istintivo, con un rapporto quasi "diretto" tra scatto e stampa (e qui è "colpa" di Marco/Mxa e le motivazioni che lo hanno spinto a passare all'ULF, mannaggia Marco!!!! ), come ti dicevo al momento è più che altro una sensazione che "lega" me e Cristina mentre siamo concentrati invece su un lavoro molto concettuale e molto poco "istintivo" , però lavorare con il Polaroid ci ha sempre attratto...

Quanto amo le polaroid, quanto adoro le polaroid , quante polaroid in più userei se costassero di meno !

La stessa Polaroid afferma che le stampe vanno conservate al buio, altrimenti è inevitabile un certo grado di scolorimento ed una tendenza all'ingiallimento del supporto.
Se non fosse possibile una conservazione al buio, il che non è poi così strano , le stampe vanno protette, incorniciate e con vetro anti UV oppure laminate. Quest'ultima operazione non è però possibile con tutte le Polaroid: occorre verificare, chiedendo alla casa madre, se è possibile farlo con il tipo di pellicola che si utilizza.


Andrea

Citazione:

Non posso che darti ragione.
E almeno per rifarsi gli occhi segnalo il link da cui si puà scaricare l'ultimo numero della Rivista P

e per esagerare, due links dedicati alla 20x24

QUI
e
QUI

Confesso che la mia unica esperienza con le Polaroid e' quello che ho letto in giro, pero' mi verrebbe da dire che se uno opera in un contesto del tipo qui sotto:

1. Lavoro in studio con accesso a luce continua o flash al tungsteno
2. Soggetti abbastanza statici come persone o nature morte.
3. Macchina 20x24 ma anche 8x10
4. Disponibilita' di un locale asciutto oscurabile, anche di dimensioni minime.
5. Progetto di lungo respiro, cioe' non casuale, mi posso quindi permettere un Jobo usato da 500 euro

In questa situazione l'uso della Ilfochrome in-camera mi pare decisamente preferibile all'uso di una Polaroid. L'unica cosa che potrebbe ribaltare la situazione e' la presenza nell'immmagine di testo scritto o di un viso (forse) dove allora con l'Ilfochrome si pone il problema dell'inversione destra-sinistra dell'immagine. Questo per il 20x24 mostrato direttamente al pubblico: se il risultato finale e' invece una scansione dell'8x10 Polaroid o Ilfochrome il problema dell'inversione destra-sinistra non si pone, ovviamente. (Si pone secondo me il problema del giustificare il perche' uno dovrebbe scattare 8x10 con Polaroid o Ilfochrome invece di non adoperare una normalissima pellicola).

Beh...non conosco affatto il materiale Ilfochrome e le sue possibilità  espressive. Quindi non mi pronuncio al riguardo.

Ma con quale pellicole siano possibili gli effetti, le tonalità  ed il mood del Polaroid non saprei proprio (basta solo gettare un occhio ad alcuni dei lavori pubblicati sui link che ho segnalato sopra per rendersene conto). A meno forse di un lavoro bestiale di post produzione (ma allora meglio il Polaroid che fornisce il risultato in tempi rapidi).
L'altro motivo è appunto l'immediata valutazione dei risultati, che permette una progressiva ricerca ed avvicinamento al risultato e all'effetto voluto, senza quasi tempi morti (il digitale ovviamente è ancora più immediato: ma anche qui, senza una massicia e spesso lunghissima post produzione, i risultati non sono assolutamente paragonabili).

A mio parere il Polaroid mantiene ancora una sua specificità  assolutamente unica. Che questo solo fatto non possa impedire la sua possibile uscita dal mercato, in tempi più o meno brevi, soprattutto per motivi economici, non oserei dirlo. Ma non credo che sarà  facilmente sostituibile, quando questo dovesse accadere.

Polaroid...........quello che affascina di questo supporto è la sua unicità , nel senso che ogni scatto è un pezzo unico, niente tirature limitate e cose del genere, ogni scatto è uno e uno solo, non riproducibile (vero MArco? Ho visto giusto? )
Poi le valutazioni tecniche. E'una tecnologia ferma, che non ha avuto evoluzioni riguardo soprattutto l'archiviabilità  e la durata. Una polaroid, per quanto si esalti il fascino e l'estetica data dal suo alterarsi nel tempo, è un supporto che delude tutte le caratteristiche che sono richieste ai materiali fotografici (fine art) moderni.
Poi ognuno faccia le sue valutazioni, su un piatto della bilancia la sua unicità , sull'altro i suoi problemi di archiviabilità  e di caratteristiche (gamma, profondità ....) inferiori ad altri supporti.

Marco

E' evidente che se uno cerca il "Polaroid look" la cosa giusta da fare e' usare ... il Polaroid. Le mie considerazioni avevano a che fare con l'archiviabilita' dello stesso, che a detta di quelli che ho letto o con cui ho parlato non e' sufficiente per farlo diventare un veicolo per il fine art (leggi: $$$).

Proponevo quindi una situazione che - se verificata - rendeva l'uso dell'Ilfochrome in-camera "migliore" del Polaroid. Se poi uno detesta il look Ilfochrome e adora quello Polaroid, questo e' un altro discorso. Pero' varrebbe la pena di fare un po' di pratica con l'Ilfochrome, perche' ha un grande fascino espressivo pure lui. E usato in luce artificiale non e' cosi' complicato da usare.