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Re: Una domanda di buona educazione

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25/8/2005 8:38
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Infatti.

Non mi sognerei mai di chiedere ad un fotografo di stravolgere la sua opera attraverso un ricatto economico seppur ammantato di genuina ammirazione per il suo lavoro.

Il problema e' come definire "stravolgere" o --- come sembra sostenere la maggioranza di quelli che hanno risposto --- il problema in realta' non sussiste perche' c'e' un principio inviolabile in gioco che permette solo il 'prendere' o il 'lasciare' da parte dell'acquirente/ammiratore.

E' cosi' blasfemo sostenere che quando la decisione di mercificare la propria arte (lo dico come dato di fatto e non come insulto, sia ben chiaro) e' stata presa ci si puo' aspettare un _minimo_ di elasticita' da parte dell'artista nei riguardi dei desideri del cliente? Ricordandoci che quest'ultimo oltre ad acquirente e' anche ammiratore, sostenitore e complice?






Inviato: 7/5/2007 16:54
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Re: Una domanda di buona educazione
Moderatore
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4/11/2005 13:12
Da Roma
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Mah, secondo me nel momento in cui una foto è esposta in un contesto che non è il circolo fotografico o la lettura del portfolio, quindi se non è esposta per avere consigli, pareri o proposte alternative, allora il mio atteggiamento come utente (acquirente o spettatore) è che l'opera è sacra, inviolabile e immodificabile.

Se proprio non mi convince quell'angoletto, come ha già  detto qualcun altro la compro così com'è e poi la maschero con una cornice più ampia o addirittura la ritaglio, io nel mio privato (in realtà  non farei mai neppure questo).
Dal mio punto di vista non è una questione di prezzo, di acquirente/consumatore o meno.

Fer

Inviato: 7/5/2007 17:06
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: Una domanda di buona educazione

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18/12/2006 11:21
Da Torino
Messaggi: 337
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Concordo con Fer. Se l'opera è esposta non è toccabile, a mio parere. Giudicabile si, ma nulla di più. Posso benissimo dire, "mi piace" o "non mi piace" per questo o per quel motivo; posso anche dirlo direttamente al fotografo che espone. Ma nulla di più. D'altronde da acquirente non direi mai al fotografo di apportare modifiche alla sua foto. Ma da espositore (non ho mai ricoperto tale veste) mi farebbe piacere conoscere i commenti dei visitatori.

ciao
Roby

Inviato: 7/5/2007 17:12
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Re: Una domanda di buona educazione
Moderatore
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8/1/2005 22:33
Da Varese
Messaggi: 4735
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Io tendo ad essere meno disincantato sulla sacralità  ed intoccabilità  di un'opera. Mi continua a frullare per la testa il pensiero di tutti quegli artisti del passato che venivano finanziati da mecenati o che lavoravano su commissione (e non parlo di piccoli nomi sconosciuti, ma di personaggi considerati "giganti" del mondo dell'arte).
Mi riesce difficile pensare che l'influenza del committente/mecenate non abbia minimamente "indirizzato" il loro operato.................d'altronde chi paga (il cliente) ha sempre ragione, dice un proverbio.
Mi continua a frullare per la mente anche il pensiero (e in questo caso sono volutamente provocatorio) che chi espone per vendere (quindi non per gli amici) deve se vuole appunto vendere e farsi un nome, cedere per forza di cose, consciamente o inconsciamente, alle richieste e direttive del mercato. Se nel mercato dell'arte al momento tira il tal genere di opere se voglio vendere quelle devo realizzare. Non abbiamo forse molte volte detto che la foto di paesaggio (per esempio) non "ha mercato" nel circuito delle gallerie? Allora non è forse anche questa una costrizione/imposizione della schiera degli acquirenti? A questo punto io dico: vi è una differenza tanto grande tra togliere su richiesta un ciuffo d'erba da una fotografia e realizzare su spinta della richiesta di mercato opere con un determinato soggetto?

Marco

Inviato: 7/5/2007 17:20
Il mio sito

"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: Una domanda di buona educazione

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8/10/2006 17:44
Da Torino
Messaggi: 1461
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Non vorrei sembrare offensivo ma é che di questi tempi, per diverse ragioni, mi trovo a sostenere la condizione di forte contaminazione (creativa e non) con gli ambienti nei quali viviamo...e mi sembra che marco/pamar dica qualcosa di simile (correggimi se sbaglio).
Forse sono un po OT...ma talvolta mi sembra che l'artista venga considerato come un personaggio chiuso in un proprio mondo, permeato da una vena creativa, da un fuoco sacro che lo rende un po intoccabile e così anche la sua opera.
Allo stesso tempo leggo da più parti, sempre sul forum, dell'attenzione e interesse nei confornti di Duchamp&Co, che mi sono sempre sembrati un po disincantati verso l'arte, nonchè "furbi" a loro modo.
Un conto é il rispetto verso l'opera e/o il lavoro fotografico di chiunque, soprattutto se fatto con competenza, conoscenza e creatività  visiva.
Ma il rispetto non esclude il dialogo, anzi se avviene da al rispetto una forma consapevole. Esco dal sistema arte e penso al sistema comunicazione, luogo dove diversi fotografi si incazzano se gli tagliano la loro fotografia pubblicata. Ma se il progetto editoriale viene discusso allora se ne puà parlare, se il taglio é deciso dal fotografo allora si taglia (esperienza diretta..ho tagliato diverse foto con il consenso e me ne hanno tagliate con il mio consenso). Ma se così é, allora la fotografia cambia il suo peso; nella comunicazione si , nell'arte no? puà essere, ma per ora preferisco la contaminazione.
bs
marco

Inviato: 7/5/2007 17:43
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

..................
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Re: Una domanda di buona educazione

Iscritto il:
9/12/2004 21:10
Da Toscana
Messaggi: 8283
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Ciao Marco,
non ho tempo per guardare le risposte degli altri. Secondo me con un sorriso a 32 denti gli avresti dovuto rispondere. " La compra e poi se la taglia come le pare" ( tanto ti ha gia' detto che non la compra). Se siamo fra di noi un'idea si puo' anche esprimere, ma se vado ad una mostra mai mi permetterei di andare a commentare in questo modo una foto esposta.
Per di piu' sul forum quando si presenta una sola foto lo si fa per chiedere un parere su quella foto e puo' uscire un consiglio, ma se si presenta un album il discorso e' diverso, al massimo ci puo' essere un suggerimento sul numero delle foto. Ma non si puo' criticare chi s'incavola se qualcuno mette mano alle proprie fotografie, sono viste e pensate in quel modo e sono creazioni personalissime.


Ciao,
Renzo

ho letto le altre risposte:
Samuel,
quando in editoria ti chiedono di tagliare una stampa normalmente e' per problemi di dimensione o di quantita' di spazio a disposizione. Penso che il discorso sia un po' diverso.

Inviato: 7/5/2007 19:12
.........

......
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Ciao, anch'io credo che se l'opera è la sul muro (e questo vuol dire l'ultimo stadio di un processo complicato: creata, post-prodotta, elaborata, stampata, montata, su e giù dal laboratorio ecc.) significa che l'autore l'ha deciso consapevolmente. inoltre, se il mio lavoro è parte di un progetto ben definito, con dei parametri linguistici da me delineati, sono sicuro che quel ciuffo d'erba ci deve stare dentro perchè l'ho deciso io e sarà pronto a spiegarlo agli eventuali interlocutori.

Però: se arriva un grande curatore americano, un critico d'arte famoso, un collezionista o un gallerista, (dichiarato, non in incognito) o una persona che comunque adduce motivazioni che mi sembrano convincenti e che di fronte alle mie spiegazioni insiste sull'idea di modificare l'immagine, allora comincio a pensarci. non tanto alla possibilità  di vendergliela croppata o schiarita, quanto alla possibilità  di rivedere parte del mio linguaggio.
non certo perchè l'interlocutore sia famoso o americano, ma perchè se so che quella persona ha una grande esperienza e competenza, o perchè comunque mi convince, il suo intervento più che un intoppo puà essere un'opportunità  di migliorare.
questo nell' ottica di una continua autocritica.

L'opera rimarrebbe comunque quella. sarei disposto a continuare su quella strada adoperando le modifiche concordate insieme, ma non storpierei un'opera già  compiuta. è comunque stata un passo fondamentale. un'immagine di passaggio nella creazione di un proprio linguaggio.

Sono per altro convinto che persone di questo tipo, non si permetterebbero di chiedere un taglio netto, più che altro indagherebbero sulla scelta formale. e, se interessati al lavoro, potrebbero iniziare un confronto, un dibattito.

se qualcuno invece dice : "TAGLIARE, TAGLIARE, TAGLIARE o non compro!" allora gli dico che non sono interessato a vendergliela.

boh, magari invece non è vero niente e preso dal panico glie la taglio sul momento intasco e vado al bar.

ciao!
ale


Inviato: 7/5/2007 19:54
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Ciao Marco, personalmente mi sento di citare la seguente frase tratta dal capitolo "Equilibrio" di "Arte e percezione visiva" di R.Arnheim che ho sotto mano:

"In una composizione ben bilanciata tutti i fattori, come la forma, la direzione, e la collocazione, si determinano vicendevolmente in modo da rendere inammissibile un cambiamento e da conferire al tutto un carattere di "necessità " in tutte le sue parti".

Penso che quando si sente la necessità  - in ambito artistico e di diletto - di tagliare una fotografia, vuol dire che non la troviamo un'immagine ben riuscita e di conseguenza il fotografo non ha, secondo il nostro parere, fatto sufficiente attenzione ai piccoli particolari.
Di conseguenza meglio cercare un'immagine che ci piace così com'è, anche se magari non potremo mai sapere se è stata tagliata in precedenza...
Pensando ad un pittore, egli pone qua e là  quello che gli sembra necessario, allo stesso modo il fotografo puà selezionare e porre quello che serve dove serve, sta solo alle sua capacità  e sensibilità .
Certi interventi postumi possono avere il sapore di un coito interrotto... almeno dal punto di vista dell'autore.
Come mai non ci viene mai in mente di chiedere di tagliare un quadro o una scultura? Probabilmente ciò è dovuto agli aspetti utilitaristici assunti da determinati generi fotografici, nei quali il taglio è un'operazione assolutamente naturale, e ci mancherebbe...
In conclusione penso che non andrei a chiedere dei tagli, ma aspetterei di trovare l'opera tagliata sui miei occhi.

Ciao

Giorgio

Inviato: 8/5/2007 10:43
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Re: Una domanda di buona educazione

Iscritto il:
25/8/2005 8:38
Messaggi: 3480
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Be' certo che mi avete dato delle belle risposte, grazie. Molto belle anche le due ultime di Ale e Giorgio, cosi' diverse sotto molti aspetti.

Le vostre risposte mi hanno convinto che da potenziale acquirente continuero' a fare quello che ho sempre fatto: tenere la bocca chiusa, passare oltre, e cercare una foto che mi piace di piu' cosi' come e' . Da fotografo invece rimarrei aperto a discutere delle modifiche con un acquirente, certo che i puntini da mettere sulle 'i' sono tanti: dipende da cosa mi viene chiesto di cambiare, da come mi viene chiesto, dalla chimica che si crea con la persona che ho davanti. Tutta teoria quest'ultima perche' le mie foto rimangono in un cassetto comunque

Grazie a tutti!

Inviato: 8/5/2007 12:02
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Io mi trovo in piena sintonia con l'intervendo di Ale, a cui non trovo tante parole da aggiungere.

Credo che sia più educato e costruttivo la situazione descrtitta nel suo post, perchè è facile da artisti rinchiudersi nella convinzione della perfezione ed è estremamente egoista da critici ed possibili acquirenti trattenere la propria consapevole opinione a riguardo dell'opera non esponendo la propria analisi.

Insomma, credo che non sia tanto la richiesta di una modifica a poter infastidire ma il modo in cui viene articolata la richiesta.




Inviato: 8/5/2007 12:25
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Sicuramente il tono con cui ci si pone in una richiesta del genere puà avere la sua importanza, ma nel mio intervento miravo ad un'altra questione.
Non è forse il ricorrere ad un taglio postumo alla conclusione di un'opera la ricerca di una perfezione che non c'è e mai ci sarà ?
Penso che l'autore trovi l'opera così com'è il suo punto di arrivo, da cui poi inizia la fruizione personale di chi osserva.
In realtà , secondo me, rifiutare un taglio è accettare i limiti della nostra natura ed evitare di mordersi la coda o di fare piroette che non portano a nulla di concreto.
Ovviamente questo è il mio punto di vista ed è giustamente opinabile, ma è una delle basi su cui poggia il mio fotografare.
Un saluto.

Giorgio


Inviato: 8/5/2007 12:58
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Personalmente non chiederei mai la modifica soprattutto come condizione all'acquisto. Non l'acquisterei e basta. Ma questo non significa che magari non ne potrei parlare e discuterne assieme a lui per capire i motivi delle sue scelte.

D'altra parte le fotografie (come i quadri) sono fatte per essere mostrate e quindi l'autore che decide di veicolare una visione attraverso un messaggio più o meno codificato ed organizzato attraverso una mostra avrà  sicuramente fatto scelte autoriali ed interpretative precise.

Insomma l'opera, così come la vedo è il frutto di scelte autoriali precise ed in tutti gli elementi che mi vengono offerti devo cercare il codice per interpretare il suo messaggio.

Da questo punto di vista chiedere al fotografo che si espone in una mostra di tagliare qui, aggiungere di qua ecc., significherebbe sminuirne il suo ruolo autoriale e artistico.

mik

Inviato: 8/5/2007 15:34
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Personalmente apprezzerei (sia da venditrice che da compratrice) un confronto dialettico che potrebbe essere costruttivo e stimolante anche con l'opera terminata e appesa al muro. Non c'è bisogno che sia un grande critico straniero a cercare di intavolare una discussione ma chiunque sia spinto da reale passione. Mi stuferei sicuramente meno che parlare del numero di lenti dell'obiettivo usato per fare la fotografia appesa.
Detto questo ammetto con sincerità  che non credo che apporterei modifiche alla mia fotografia (che immagino abbia già  passato la fase di critica e ripensamenti prima di finire dentro un pass e su di un muro) ma proverei comunque a guardarla con gli occhi di chi mi sta parlando.
Da compratrice preferirei non trovarmi davanti uno Yes-Man munito di forbici a seguito, con stampatrice in macchina pronto a soddisfare le mie voglie di far diventare mia -anche dal punto di vista compositivo- un'opera che è sua.
C'è una linea sottile che separa un'idea forte da una convinzione dettata da troppa sicurezza e che separa umiltà  dal desiderio di assecondare e compiacere.

Inviato: 8/5/2007 16:50
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Re: Una domanda di buona educazione
Utente non più registrato
Ciao Deborah, mi trovo d'accordo con te.
Come anche tu sottolinei penso sia utile guardare alle immagini con gli occhi dell'interlocutore, anzi, è una cosa bellissima, che ci permette di osservare le immagini da nuovi punti di vista facendoci scoprire significati nuovi.
Ciao

Giorgio

Inviato: 8/5/2007 18:11
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