Ho appena acquistato: Ando GILARDI, Meglio ladro che fotografo – Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferite non aver mai saputo, Paravia - Bruno Mondatori ed. Milano, 2007, p. 148, € 15,00.- e l’ho letto, forse troppo rapidamente, con golosità .
Il testo, realizzato in forma di intervista, dove Gilardi risponde con il consueto frizzante e anticonformista linguaggio alle domande di Patrizia Piccini (sua fedele collaboratrice), propone dei temi coi quali anche noi del forum ci confrontiamo quotidianamente e infatti nella quarta di copertina si ricorda: “ La fotografia è un’arte difficile, spesso praticata in modo amatoriale come distrazione dai pensieri quotidiani. E proprio a chi fotografa per diletto puà risultare preziosa l’esperienza di Gilardi che, […], conosce a fondo i meccanismi e i segreti di uno dei modi più meravigliosi che abbiamo per soddisfare il nostro “bisogno visivo”.”.

Il volume è suddiviso per capitoletti: Del Giudicare in fotografia; Degli orrori in arte e in fotografia; Della cultura fotografica; …sono 36 in tutto. Fulminanti, ironici, precisi, come ci aveva abituato su Progresso Fotografico con i commenti a libri, cataloghi e fotografie. Ho conosciuto tre persone che hanno inviato le loro fotografie e i loro libri per un giudizio: il primo, molti anni fa non ha più fotografato bambine (all’epoca Hamilton era di moda); un altro dopo un suo giudizio definitivo e stroncante non mi ha più salutato perché immaginava lo avessi letto (e aveva ragione, ma non lo avrei deriso, anzi ne avrei discusso volentieri); l’ultimo, più apertamente, ha ammesso alcune colpe, ne ha parlato con Gilardi, e si sono capiti, ma il tema era veramente difficile, era sui disabili e come è noto, purtroppo, Ando è in sedia a rotelle da anni. (Direte e tu perché non ne hai mai mandato tuoi lavori? Molto semplice: non mi sono mai ritenuto niente di speciale e non avevo bisogno di avere lodi o stroncature perché le mie foto devono essere fondamentalmente utili alle ricerche che faccio, anche se tento di metterci un pizzico del mio).

Ma cos’è che distingue Gilardi dagli altri? Queste sono mie deduzioni: fino dalla rivista da lui fondata, Photo 13, alla collaborazione con l’Editrice Progresso, alle monografie della Fototeca storica, sulla pornografia, sulla fotografia giudiziaria, all’importante “Storia sociale della fotografia”, Gilardi appartiene ad un’altra cultura, ad una formazione laica del giudizio, lavora con i metodi dell’antropologo (Ernesto De Martino), dello sperimentatore di nuove tecniche, il suo famoso Color G, è un anarchico del giudizio, che, secondo me, si basa esclusivamente sull’esperienza del vedere, del fare, dello sperimentare, dello studiare, con una grandissima onestà  intellettuale.

Questo libro puà interessare solo agli autocritici, ai problematici, a coloro che intavolano umilmente una discussione senza volersi affermare, agli intelligenti, a chi ama l’ironia. Dei suoi dialoghi ricorda: …”Ma supponiamo li legga un giovane che vuole fare il fotografo: allora diventano indispensabili”
Candide l’ingenuo e Giacomo il fatalista (Voltaire e Diderot a braccetto).

Ciao Floriano,
Penso che lo comprero'.
Grazie della segnalazione.
Ciao,
Renzo

Bene, seguo Gilardi da una vita e come dici in modo chiaro é uno degli autori (il miglior modo per essere critici) di riferimento per chi vuole conoscerre la fotografia.
grazie
bs
marco

E' da quando Progresso Fotografico ha sospeso le pubblicazioni che non ho più avuto modo di leggere qualcosa dell'impareggiabile Ando. Grazie della segnalazione Floriano. Serghei

Grazie della segnalazione, Floriano.


Andrea

Anche io seguivo con passione gli interventi di Gilardi su Progresso Fotografico. Un formidabile divulgatore, dalle battute spesso fulminanti e dai pensieri originali.
Appena possibile mi procurerà il libro da te segnalato.
Grazie mille, Floriano

Grazie della segnalazione!! Corro a comprarmelo!
Ciao.

Grazie per la segnalazione, mi procurerà il libro quanto prima...

Il mitico Ando Gilardi continua a scrivere su PC Photo (gran bella rivista, peccato solo per il nome, alquanto fuorviante al primo contatto, poi non ci si pensa più...)

Ottima segnalazione, come sempre!

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alessio

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alessio

Spero tanto che si tratti solamente di una battuta poco felice ... mi piacerebbe che la cosa si risolvesse con una spiegazione di quanto affermato, in caso contrario cancellerà il post.

alessio

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alessio

questa è una recente immagine di Ando Gilardi, ripresa nella sua casa di Ponzone sull'Appennino in occasione di una visita fattagli da una comitiva di amici genovesi.
io me lo ricordo quando abitava a Milano, proprio davanti alla stazione di porta Genova, e girava per i locali di via Vigevano.
impossibile non riconoscerlo con quel suo barbone bianco.

<img src=http://i11.tinypic.com/4m8j504.jpg>

Mi sa che lo compro anche io.....

Con una faccia così simpatica deve essere proprio uno spasso questo libro.

penso che sia anche un'opera buona.
nel senso che, a quanto mi hanno descritto, non credo che se la passi molto bene, vecchio ed infermo su una sedia a rotelle.
la vecchiaia puà essere anche una gran brutta stagione se i mezzi e la salute vengono a mancare, e delle buone vendite potrebbero almeno aiutarlo economicamente.

Gilardi però non era e non é un bonario signore, o perlomeno non é solo un bonario signore é sempre stato un tagliente critico e storico della fotografia che ha smitizzato molti dei miti da sempre circolanti sulla fotografia, a partire dalle considerazioni sulla FARM, l'impresa fotografica americana sulla crisi dell'agricoltura che AG sostanzialmente demolisce, trattamento che non risparmia anche a Stieglitz.
Dalla premessa di "Storia sociale della fotografia", "...Come una sabbia sempre più impercettibile nei significati delle infinite unità  che la compongono, le immagini ricoprono la nostra esistenza quotidiana: basta guardarsi intorno per essere convinti. E'ancora in corso un faticoso tentativo per distinguere dalla miriade l'esemplare, ed attribuirgli significati immarcescibili e profondi. L'arte e la critica continuano in questa coraggiosa impresa e magari vi riescono: ma la riproduzione fotografica alla fine risucchia l'esemplare e lo confonde con la polvere iconica indistinta" - 1976.
Un pensiero che farebbe bene anche ad altri 3ad e che mi sembri denunci un modo di intendere la fotografia non sempre in linea con il sistema. Perchè questo venga considerato simile a qualcosa di mostruoso che ha attraversato l'europa nel 900 mi rimane un mistero e per rimanere minoranza bisogna avere la capacità  di discutere, cosa che AG ha sempre fatto.
Ad una lettura attenta si scoprirebbero cose che a diverse persone potrebbero non far piacere, ma é stato anche questo il suo contributo, indispensabile ad una paese troppo incline ad accettare miti e mitologie.
bs
marco