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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Utente non più registrato
Caro Marco, cari amici,
ho letto con l'attenzione possibile tutti di seguito i vostri appassionati interventi e penso che ci siano ragioni validissime in ogni valutazione esposta sui "formatoni" delle mostre (talvolta, magari, artisticamente "sbiaditi").

Il tutto, però, si riduce ad una questione di diagonali. Il punto di migliore osservazione di una foto è il doppio della diagonale del suo formato: seduti il 13x18 (25x2=48),18x24 (30x2=60), in piedi, solitari, il 30x40 (50x2= 100), osservatori in piedi, h.170/80, distanza dalla parete m. 2,40/50 c/a: misura della foto= 70x100 (diagonale 120x2= 240). Le misure sono secondo le norme europee di Parigi di fine Ottocento, assimilabili a quelle americane e tutt'ora in auge.
La mia esperienza di molte mostre organizzate non mi ha mai spinto oltre la soglia dei formati diciamo "individuali" e cioè visti da una, massimo due persone alla volta (50x60)(per me la fotografia deve mantenere un rapporto diretto con l'osservatore, privato, personale, da leggere con calma, non deve essere condiviso se non dopo meditazione): sbaglio a dire questo quando ci sono di mezzo interessi, gallerie, mode, musei, esposizioni universali, ecc...

La mia esperienza personale: dando nessuna importanza a dove andranno a finire le foto (escluse le pareti della mia casa che in quel momento diventa "Galleria personale") è questa: 35mm: 18x24>20x25>24x30; 6x6/6x9: 24x30>30x30>30x40; 6x12/10x12: 20x40>30x40>25x50>40x50.

Il resto non mi importa: mi viene mente Strand quando ad una richiesta di Adams di esporre in una sua galleria di San Francisco rispose che l'attenzione del pubblico è sempre troppo scarsa e che preferiva utilizzare la diffusione della sua opera attraverso i libri: forse esagerava, ma... un libro resta, una mostra no!
Scusatemi la lunghezza, Candidus/Floriano.
(Auguri di buon 2007 )

Inviato: 27/12/2006 18:57
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Utente non più registrato
Citazione:

Candidus ha scritto:
[...]
Il tutto, però, si riduce ad una questione di diagonali. Il punto di migliore osservazione di una foto è il doppio della diagonale del suo formato: seduti il 13x18 (25x2=48),18x24 (30x2=60), in piedi, solitari, il 30x40 (50x2= 100), osservatori in piedi, h.170/80, distanza dalla parete m. 2,40/50 c/a: misura della foto= 70x100 (diagonale 120x2= 240). Le misure sono secondo le norme europee di Parigi di fine Ottocento, assimilabili a quelle americane e tutt'ora in auge. [...]


Ciao Floriano,
il tuo intervento è molto chiaro, scientifico ed analitico...
Come sempre...
Condivido in buona parte il tuo ragionamento, soprattutto conoscendo i tuoi lavori..
Le stampe in grande formato, comunque, consentono (anche con l'approccio da te delineato) di "entrare" in sintonia con il soggetto in modo del tutto particolare e credo che questo sia maggiormente vero proprio per la fotografia di paesaggio.
Ricordo la grande differenza che ho provato a vedere le stesse immagini di Ansel Adams esposte a Bassano e quelle, invece, viste qualche anno prima a palazzo Fortuny di Venezia...
La “distanza”, in termini di "partecipazione" e fruizione all'immagine era davvero diversa...
Tuttavia aver posto l'attenzione fra formato di riproduzione e distanza di osservazione credo sia un parametro davvero utile e da tenere sempre presente...
Buon 2007 anche a te...

Inviato: 27/12/2006 19:09
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Utente non più registrato
Difatti la Taschen ha iniziato con Sumo una nuova collana di libri giganti (50x70 per 33kg.) a cui è seguito Araki, La Chappelle, Gurski, Rheims.......il gigantismo ha colpito anche nell'editoria.
Nota curiosa io comperai Sumo nel 97 e lo dovetti ordinare per vie di assoluto favoritismo e lo pagai 3 milioni di vecchie lirette....tutte le 10.000 copie andarono letteralmente a ruba ed ora sono reintrodotte sul mercato ad oltre 5.000 €.....Araki era già  esaurito in stampa....La Chapelle era già  stato venduto solo all'annuncio (tutti i mega libri sono stampati in EBS a Verona)......in parole povere i libri stessi sono entrati nel circuito galleristico (si trovano copie su richiesta dalla Sozzani e a Photology), tra i collezionisti....e nelle banche e istituti vari.....

C'è poco da fare "Big its better"


Non credo poi che autori di una certa rilevanza si interessino della distanza di osservazione....un esempio banale la mostra dei Becher esposta alla galleria di arte moderna di Monaco....per vedere le stampe in alto era necessario il binocolo, tante stampe tutte uguali e se ne sono fregati del dove venivano esposte. E questo ho notato essere un modo di fare di tutti gli autori.

Inviato: 27/12/2006 20:32
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Moderatore
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8/2/2005 19:08
Messaggi: 5349
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Concordo con le valutazioni fatte sul rapporto dimensioni e industria dell'arte, decisamente una moda, negli ultimi anni, tuttavia mi sento di fare una considerazione del tutto personale: mi piace, e mi piace tanto ultimamente, sentirmi immerso nell'immagine, sensazione che ho solo davanti ad immagini grandi, viste da una breve distanza. Mi piace 'sentire' così la fotografia. Mi ha sempre un po' infastidito rispettare quelle classiche distanze di visione che oggi sono assolutamente stravolte, non solo nell'osservare le fotografie, ma anche dipinti e sculture, vizio che mi fa spesso richiamare da personale di musei e gallerie o fa suonare qualche allarme!

Altra considerazione è relativa al fatto che non credo che sia svilente, da un punto di vista artistico, ottemperare ad una sorta di 'richiesta' dimensionale che ormai è comune: mi viene del tutto naturale pensare e vedere i miei lavori in grande, tranne quelli fatti su Polaroid, un materiale così unico che mi affascina a tal punto da apprezzarne le ridotte dimensioni.


Andrea

P. S.: Nel caso a qualcuno potesse interessare, alla libreria Hoepli di Milano è disponibile una copia di Sumo di Newton, se non ricordo male a 6000 €. Perlomeno era disponibile fino a qualche giorno fa, poi non so se qualcuno ha deciso di fare un regale di Natale all'ultimo momento !

Inviato: 28/12/2006 2:29
sono moderno, non contemporaneo
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?

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27/4/2006 13:48
Da Roma
Messaggi: 2754
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Esposizioni ne ho fatte parecchie, ed ogni volta il criterio sulle dimensioni era il prodotto di tre fattori: budget messo a disposizione dallo sponsor, intento comunicativo e dimensioni dello spazio espositivo.

Il formato ideale per una stampa da qualsiasi formato di partenza, secondo il mio gusto, deve avere il lato lungo di circa 50 cm.

Il piu' piccolo che ho esposto e' stato il 7x10 cm, il piu' grande 135x 90.

Miei formati a parte, non credo che sia un fatto di dimensioni.
Pur condividendo sia le tesi di Fer che di Roberto, e ricordando la macchiettistica diatriba su chi ce l'ha piu' grosso, ci sono in giro piu' esposizioni di foto 20x25 che altro. Almeno negli USA adesso.

P.S. Qui non riesco a fare foto, immerso totalmente nel ruolo di padre a tempo pieno, ma vado comunque a sviluppare un paio di rulli di figli con paesaggi americani.
Li stampero' 24x30.

Inviato: 28/12/2006 3:53
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
--------------------------------------
www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!......
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?

Iscritto il:
9/12/2004 21:10
Da Toscana
Messaggi: 8283
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Ciao,
ho letto un po' sommariamente tutti gli interventi, ma non condivido la meraviglia per il formato di stampa grande.
Ho detto piu' volte che io trent'anni e rotti fa stampavo immagini di un metro e mezzo di altezza per un metro di base, ottenute semplicemente proiettando a parete ( in un corridoio ) e sviluppando sulle mattonelle del bagno con una spugna.
E non costava assolutamente molto. Compravo la carta a bobine alla SMAF e la tagliavo alla misura voluta.
Lo facevo perche' anche allora ogni tanto facevo qualche foto di architettura e mi piaceva stamparle in grande per poter osservare meglio la texture delle pietre, i motivi in marmo policromo delle facciate, i bassorilievi robbiani.
Mi sembrava una gran cosa, oggi non le posso piu' guardare quelle foto, erano in 35mm e la grana e' spaventosa.
Ma prima di approdare al medio e al grande formato ero soddisfatto. Ora aspiro a rifare altrettanto con il 4x5 e mi sto attrezzando.
Ho provato a fare in grande anche dei ritratti, ma sono mostruosi, le teste e' bene che al massimo arrivino alle dimensioni naturali. Invece per il paesaggio e' come entrare nella scena, si vedono tanti particolari in piu'.
E' una scelta, probabilmente le foto in grande di qualche autore famoso sono piaciute ed hanno fatto moda.
Ciao,
Renzo

Inviato: 28/12/2006 14:20
.........

......
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?

Iscritto il:
14/9/2004 23:43
Da acqua aria terra
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in attesa di compiere l'ultimo mio sforzo lavorativo per l'anno 2006 ( a meno che non mi arrivi una grassa eredità  dalla zia tagika ehehehehehe) stà un pò cazzeggiando.

Eh si alcune foto possono solo "morire" con il gigantismo...e nemmeno tanto estremo

edward

Visto che sono stampe di 40x50" mi viene voglia di pensare che siano tratte da originali 4x5"...quindi si "puà" ingrandire 10 volte...

azz partendo da una DIA 240x360 ed eseguendo stampe 3200x4800, noi primordiali ingrandiamo 13,3 volte...si si lo so il negativo/dia, lo scanner, il workflow, il tipo di stampa...

altro azz ma quelle di edward sono Chromogenic print...



a presto,ric
www.grandespirito.it

Inviato: 28/12/2006 14:39
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Moderatore
Iscritto il:
11/3/2004 9:36
Messaggi: 4470
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Si, le ragioni per cui oggi c'è la tendenza a stampare grande le avete ben evidenziate con i vostri interventi, alla fine è una strana commistione di tanti fattori, moda, mercato, voglia di gigantismo e maggiore facilità  oggi ad ottenerlo, pressioni da parte di alcuni galleristi e curatori, ego degli artisti, ma anche precise e serie scelte creative e precise esigenze espressive degli stessi artisti...sinceramente mi interessa poco di quanto grande o piccolo uno stampa, quello che mi interessa è il contenuto espressivo dell'immagine, con la consapevolezza che quando si è intellettualmente ed artisticamente onesti anche la scelta della misura di stampa è sempre diretta espressione di questo contenuto, e se si vogliono imporre le proprie personali scelte in fatto di misure di stampa, grandi o piccole che siano, con il proprio gallerista o sul mercato, lo si puà tranquillamente fare, rimango convinto che la coerenza, la ricerca seria e l'onestà  intellettuale alla lunga vengano sempre premiate, magari ci vorrà  un pò di più rispetto a chi scimmiotta stili e formati che oramai sono diventati dei clichè nel mercato della fotografia e che entrano/vendono facilmente nelle grandi gallerie "commerciali", ma fortunatamente esistono ancora galleristi, curatori, critic che prima di tutto amano il lavoro degli artisti che seguono e sono disposti a sostenerlo a dispetto delle regole o delle mode del mercato (tra l'altro nella nostra piccola esperienza mai nessuno ci ha detto di stampare grande o stampare piccolo, è sempre stato scontato che fosse una nostra scelta e questa scelta è sempre stata rispettata, al limite la discussione è piuttosto stata su quali immagini esporre, capita che tra il gallerista ed il fotografo/artista ci siano delle diverse opinioni in questo campo)...piuttosto invece è altro quello mi "preoccupa", l'avevo detto già  in altre occasioni ed avevo anche aperto un topic citando una intervista fatta a Duane Michals, più che dalle dimensioni di stampa dovremmo essere inquietati dal fatto che siamo sommersi da migliaia di immagini e di fotografi che sono tutti/e uguali, potresti mettere il nome di uno sotto l'immagine dell'altro e non capiresti la differenza, e non solo il mercato cavalca alla grande questa omologazione stilistica e di appiattimento formale, ma gli stessi fotografi/artisti tendono sempre più ad appiattirsi gli uni sugli altri, proponendo sempre le stesse cose magari in modi diversi, ma è sempre e solo una sterile differenza formale o l'affidarsi a scelte stereotipate che sono sempre e solo formali, non c'è una seria e rigorosa ricerca concettuale, ma solo la ripetizione di stili consueti e (ab)usati, mediocremente consolatori e "comodi" perchè rendono facilmente riconoscibili, un esempio fra tutti quello delle sfocature di cui abbiamo parlato in un recente topic...

X RIC: le immagini di Burtynsky sono giustamente stampate molto grandi, anche io quei soggetti li avrei stampati così, la misura della stampa ti porta proprio dentro il soggetto, ti permette di smarrirti nella miriade di particolari ( idem per le enormi stampe di Vitali), però ti devo anche dire che le stampe di Burtynsky che ho visto in mostra a Chiasso mi hanno un pò deluso, sia io che Cristina le abbiamo trovate inferiori alla media (per media intendo quella di altri artisti/fotografi di fama e "credito" internazionale quanto lui), qualitativamente inferiori a quelle altrettanto enormi di Serrano o quelle ancora più grandi di Candida Hofer o Massimo Vitali...




Inviato: 28/12/2006 15:27
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
Utente non più registrato
Oggi sono stato alla Feltrinelli ed è tremendamente vero, praticamente non si trova un libro sotto il formato A3 e anche gli A4 sono una minoranza, ora io che sono tra gli autori di un libro 21x21cm devo sentirmi un minorato???

Libri così grandi mi sembrano fatti più per essere esposti in una libreria che sfogliati e goduti in poltrona, sarà  moda, ma anche tanto marketing visti i prezzi..
.

Inviato: 29/12/2006 23:32
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