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la fotografia in Italia (parte3)
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sull´autorevole Corriere della Sera un articolo a risposta del sistema fotografia in Italia.
La Signora Franca Sozzani (direttrice di Vogue Italia da 17 anni) dice che quando possibile si fanno i radazionali in Italia con crativi e strutture italiane.
Cazzata clamorosa mai in 17 anni questo e´ successo, altri colleghi stanno facendo circolare questo notizie falsissime....
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sp ... 05_Maggio/17/ppollo.shtml

Signori e´ il sistema pare che prendere per il culo sia il solo unico e possibile sistema di comunicazione......

Ai prossimi sviluppi....


Roberto

Inviato: 10/6/2006 20:48
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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15/11/2005 18:44
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Si tratta di una dichiarazione blindata....
Aho, dice "quando possibile"
...si vede che non è mai possibile....


D.

Inviato: 10/6/2006 21:05
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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"Qualcuno" direbbe che e' colpa dell'Euro...in Italia ci sono " costi mostruosi "....
Io non conosco per niente il settore moda, pero' ho un parente che e' un grosso pubblicitario italiano il quale mi dice che per lavorare bisogna che tutto sia pronto per ieri e quindi occorrono oltre a idee valide, anche collaboratori professionisti bravi e attrezzati. In Italia bisogna giocoforza fare riferimento a Milano e un po' a Roma, nelle altre citta' e' difficile trovare professionisti e strutture adatti.
Io, come dicevo, non conosco la realta' italiana, e domando: esistono grosse agenzie capaci di gestire in toto sfilate e servizi pubblicitari? Esistono nomi di prestigio che siano sinonimi di garanzia e di successo? Stavo pensando ai fotografi pubblicitari italiani.. a me viene in mente soltanto Toscani.
A parte la bravura e' uno che ha saputo imporre un modo diverso di fare pubblicita' e ha saputo anche gestirsi bene.
Quanti ce ne sono di Toscani? E' un caso che mi venga in mente soltanto lui? E' evidente che nel settore i nomi conosciuti sono tanti, pero' la cassa di risonanza di Oliviero e' molto piu' ampia. Anche questo e' importante.
Non sara' che le novita' in Italia arrivano quando all'estero sono gia' tramontare, e questo, nonostante oggi il mercato anche della pubblicita' sia globale, e tutti i fotografi si studino per intuire una nuova tendenza che possa avere successo, ci faccia rischiare di fare i fanalini di coda?
La cosa che mi rimane strana e' che molta fotografia di moda e' secondo me orrenda, con modelle decisamente brutte, spigolose, fotografate in pose che le fanno apparire bambole sciancate e che tutto possono mettere in evidenza tranne quello che indossano. Vero e' che contemporaneamente, su altre riviste, esiste una fotografia veramente grande, con modelle da sogno, con vestiti portati e mostrati in modo esemplare, con luci studiate nei minimi particolari.
Questo fatto mi lascia perplesso e mi convince che' c'e' spazio per le novita' anche le piu' strane, magari corroborate da studi di psicologia.
Non sara' che i fotografi italiani non sono ancora riusciti a darsi una strizzatina agli attributi per inventare un trend personale e intelligiente? All'estero si sa, hanno avuto sempre piu' mezzi di noi, ma la gente italiota ha sempre messo sul piatto della bilancia inventiva e classe.
C'e' un momento di stanca? Sono semplici domande, curiosita', perche' come ti dicevo ignoro completamente come sia la realta' italiana, a parte questa levata di scudi che ho appreso proprio qui su Fotoavventure.
Ciao,
Renzo

Inviato: 10/6/2006 22:42
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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"Qualcuno" direbbe che e' colpa dell'Euro...in Italia ci sono " costi mostruosi "....
Io non conosco per niente il settore moda, pero' ho un parente che e' un grosso pubblicitario italiano il quale mi dice che per lavorare bisogna che tutto sia pronto per ieri e quindi occorrono oltre a idee valide, anche collaboratori professionisti bravi e attrezzati. In Italia bisogna giocoforza fare riferimento a Milano e un po' a Roma, nelle altre citta' e' difficile trovare professionisti e strutture adatti.
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In Italia i costi sono mostruosamente bassi rispetto al resto d´Europa e degli USA….un fotografo in Germania a parita´ di lavoro costa il doppio, in Inghilterra i prezzi sono astronomici, in Francia abbondantemente oltre il 70% di piu´….negli USA (io conosco bene la realta´ di New York City e Miami)girano cifre da paura.
In Germania le modelle gudagnano il doppio che in Italia e negli USA il triplo se non il quadruplo.
A Milano con 500/600 euro noleggi uno studio (Industria, Superstudio, 117…..) in Germania o Parigi un buco cessoso lo paghi 400 euro, da Pin Up a Parigi sotto gli 800 euro al giorno non trovi nulla a meno che non sia un out booking….a New York ai Pier 49 sotto i 1200$ qal giorno non ti danno nulla…..
Si vanno a fare le produzioni a Cape Town in Sud Africa….io ci sono stato e vi garantisco che se uno vuolo trova anche in Toscana….la modelle in Sud Africa le vanno venire apposta, il noleggio delle attrezzature a costi pari ad oltre il doppio che in Italia……
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Io, come dicevo, non conosco la realta' italiana, e domando: esistono grosse agenzie capaci di gestire in toto sfilate e servizi pubblicitari?
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I migliori servici audio luci sono italiani, cosi pure i migliori registi di sfilate
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Esistono nomi di prestigio che siano sinonimi di garanzia e di successo?
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Assolutamente si, i professionisti all´estero vengono a formarsi in Italia per poi proporsi in quanto stranieri…
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Stavo pensando ai fotografi pubblicitari italiani.. a me viene in mente soltanto Toscani.
A parte la bravura e' uno che ha saputo imporre un modo diverso di fare pubblicita' e ha saputo anche gestirsi bene.
Quanti ce ne sono di Toscani? E' un caso che mi venga in mente soltanto lui? E' evidente che nel settore i nomi conosciuti sono tanti, pero' la cassa di risonanza di Oliviero e' molto piu' ampia. Anche questo e' importante.
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Di fotografi italiani bravi quanto Toscani c´e´ ne sono tanti tra cui anche il figlio di Oliviero, Toscani si e´ creato e cucito un personaggio famossimo in Italia ma molto, molto , molto meno all´estero……e´ molto piu´ famoso ad esempio un Marco Glaviano (che vive e lavora a NYC) o un Paolo Roversi (che vive e lavora a Parigi dove e´ idolatrato)
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Non sara' che le novita' in Italia arrivano quando all'estero sono gia' tramontare, e questo, nonostante oggi il mercato anche della pubblicita' sia globale, e tutti i fotografi si studino per intuire una nuova tendenza che possa avere successo, ci faccia rischiare di fare i fanalini di coda?
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No anzi al contrario, Franca Sozzani a creato uno stile con Vogue Italia, ha cresciuto fotografi e sviluppato idee che ci copiano in tutto il mondo…..per non parlare di Anna Piaggi e tante altri….
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La cosa che mi rimane strana e' che molta fotografia di moda e' secondo me orrenda, con modelle decisamente brutte, spigolose, fotografate in pose che le fanno apparire bambole sciancate e che tutto possono mettere in evidenza tranne quello che indossano. Vero e' che contemporaneamente, su altre riviste, esiste una fotografia veramente grande, con modelle da sogno, con vestiti portati e mostrati in modo esemplare, con luci studiate nei minimi particolari.
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Rispetto i tuoi gusti, sarebbe un mondo tristissimo se tutti trovassimo belle e gradevoli le stesse cose.
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Questo fatto mi lascia perplesso e mi convince che' c'e' spazio per le novita' anche le piu' strane, magari corroborate da studi di psicologia.
Non sara' che i fotografi italiani non sono ancora riusciti a darsi una strizzatina agli attributi per inventare un trend personale e intelligiente?
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Guarda Renzo che e´ proprio quando non hai i mezzi faraonici alle spalle che gli attributi vengono strizzati….ed in Italia molti fotografi hanno uno loro stile e sanno fare immagine.
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All'estero si sa, hanno avuto sempre piu' mezzi di noi, ma la gente italiota ha sempre messo sul piatto della bilancia inventiva e classe.
C'e' un momento di stanca? Sono semplici domande, curiosita', perche' come ti dicevo ignoro completamente come sia la realta' italiana, a parte questa levata di scudi che ho appreso proprio qui su Fotoavventure.
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Vedi Renzo l´Italia sta´ sempre piu´ diventando provincia dell´impero, guarda anche in questo forum la sfegatata ammirazione che risulta spesso evidente in autori e situazioni Americane, il linguaggio che spesso viene usato per descrivere operazioni o cose “forzatamente” in inglese a volte anche maccheronico…..cosa che ad esempio non succede in Francia o in Spagna o in Germania…..titoli di fotografie per forza in inglese, magari con titoli di una banalita´ sconcertante dove sarebbe a volte meglio un banale #01…..d´accordo che la lingua inglese inglese e´ fondamentale ma alla fine ci si convince che tutto cio´ che viene scritto in inglese sia oro colato e che le notizie o quello che si fa´ in Italia sia “roba” da sfigati…..
Di tutto quello che succede e´ colpa nostra (mia, tua…di tutti) che non siamo in grado o vogliamo valorizzare quanto di buono abbiamo in casa (non solo fotografia)….ad esempio ci lamentiamo che il cinema italiano e´ morto pero´ poi la gente (quindi noi) va´ a vedere Massimo Boldi a Natale (culi, tette e ammiccamenti sessuali di bassisimo lignaggio) e poi non va´ a vedere i film prodotti da piccole case di produzione e registi talentuosi ….la signora Rita Rusich ex moglie di Vittorio Cecchi Gori e lo stesso sono stati gli unici che hanno fatto qualche cosa…i risultati (scandali, galera etc. etc.) si sono visti….mentre registi di …da (Nanni Moretti) hanno prodotto rutti di films con i nostri soldi…….ci sarebbe tanto da scrivere…….



Roberto

Inviato: 10/6/2006 23:36
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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26/5/2005 15:12
Da Orsay (Parigi)
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scusa ma se abbiamo i fotografi migliori, con nuovi stili, gli stranieri vengono a formarsi da noi, gli studi, l'attrezzatura e le modelle costano meno, etc etc perché non funziona?
l'esempio del cinema secondo me non è molto calzante. il fenomeno di massa rispetto a quello elitario esiste in tutti i campi del consumo. e pure in francia e negli states il volgo guarda film idioti.
non ho le credenziali per parlarne, ma mi sembra assurdo che ci dici che niente funziona e poi che tutto è meglio. o l'una o l'altra affermazione vanno ridimensionate.
ti posso parlare della ricerca per per esperienza personale. in italia non funziona. in francia si. in italia ci sono meno soldi e lungaggini spaventose. in francia dinamismo, possibilità , mezzi etc. il discorso fila. se dicessi che gli italiani in realtà  sono più intelligenti, preparati etc (come ci facevano credere a pisa) ci sarebbe qualcosa che non va.
ipotesi: secondo me è tutta questione di mercato. se è vero che la fotografia in italia non va è perché non sa soddisfare le esigenze del mercato. alla dovrebbe reinventarsi.
ciao ciao
f

Inviato: 12/6/2006 9:14
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
Utente non più registrato
Mi rendo conto che non e´ facile da spiegare...mettiamola cosi fa´ molto figo in generale lavorare con strutture straniere, riempirsi la bocca di nomi stranieri....e´ un fenomeno tipicamente italiano ma non solo solo....ho visto con i miei occhi produzioni tedesche a Cape Town fare tutto il lavoro in studio (e di studi belli ed attrezzati la Germania e´ piena per il semplice fatto che si scatta moltissimo in studio), ho conosciuto un fotografo che e´ andato a scattare a Miami per poi fare tutto il servizio di still life in un terrazzo con dei fiori per sfondo....Vogue va´ a fare le fotografie da Paolo Roversi e si muovono in 3/4 persone per andare a Parigi a fere delle foto in studio mentre basterebbe far venire Roversi a Milano con il suo assistente.....ma fa´ molto figo dire che lo shooting e´ stato fatto a Parigi.
L´incazzamento della categoria nasce dal fatto che ora basta e´ giunto il momento di finirla con queste menate e valorizzare le risorse locali che ci sono ed anche di qualita´....e questa storia non e´ riferibile solo alla fotografia ma a tutta dico tutta l´economia del paese che da anni immemori soffre della sindrome del provincialismo dell´impero.
Ma sai qual´e´ il vero problema? che quando si parla di moda c´e´ il luogo comune di un manipolo di ricchioni, quattro zoccole e cocainomani che non fanno una cazzo dalla mattina alla sera e guadagnano un pozzo di soldi...ed allora molti si domandano che cosa mai vorranno questi qui?.....e non si rendono conto del vero problema e di che cosa esttamente si cerca di dire e spiegare, in Italia purtroppo ognuno riesce solo a vedere il proprio giardinetto e non si rende conto che se quello del vicino e´ pieno di piante infestanti alla fine i problemi ci saranno per tutti....


Roberto

Inviato: 12/6/2006 12:13
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Questo che dici è molto vero, e per certi aspetti succede anche es. con la musica. Negli ultimi 15 anni in questo settore mi dicono che la situazione in Italia è migliorata, succederà  forse anche per la foto?
Ma è fondamentale il lobbying e l'informazione da parte delle associazioni di categoria, che devono essere compatte e cazzute e lavorare con i politici, parlare alle riunioni dei dirigenti e in Confindustria e Confartigianato, insomma arrivare ad alti livelli con mezzi e modi adatti all'ambiente.
Mi pare che es. TAU stia ingranando relativamente da poco e conti ancora su troppo pochi iscritti, almeno mi pareva così quando qualche anno fa volevo iscrivermi (breve parentesi da fotografo commerciale). Pochi iscritti e organizzazione ancora acerba non aiutano a parlare a certi livelli e farsi ascoltare. In quest'ottica è importantissimo, come appunto si sta facendo con queste iniziative, parlare tra fotografi, superare le divisioni interne, associarsi e farsi sentire tutti insieme...
Che ne pensi?

Fer

Inviato: 12/6/2006 12:35
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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Ciao,
Tau non riesce a raggiungere un gran numero di iscritti perche' in Italia purtroppo molti fotografi non sono "professionisti" nel senso della preparazione e quindi non gliene frega niente degli ottimi libri ( e cari ) venduti da Tau Visual, ne' tantomento della tutela e dei consigli giuridici perche' spesso hanno molto da nascondere. Io sono stato iscritto per alcuni anni come non professionista e ho potuto seguire per un po' le vicissitudini e spesso le note accorate se non scoraggiate della associazione. La battaglia contro l'abusivismo appariva come quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento...Come si puo' gettare le basi di una associazione seria in mezzo alle sabbie mobili?
Secondo me si e' anche sparsa in giro la fama di scarsa serieta' dei fotografi italiani, magari non per colpa dei fotografi ma di altre categorie che vengono equiparate per qualche strana associazione di idee.
L'unica soluzione secondo me e' stringere i denti e proporre sempre di meglio, un po' come ha fatto la Fiat, che dopo anni e anni di auto bruttine e poco affidabili ha cambiato marcia ed ora e' molto richiesta anche fuori dei confini nazionali e puo' competere perlomeno ad armi pari con l'agguerrita concorenza.
Ciao,
Renzo

Inviato: 12/6/2006 12:58
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Ma infatti sono d'accordissimo sul discorso Tau (un po' meno sul discorso Fiat), il problema è che al momento, i fotografi professionisti sono una realtà  estremamente eterogenea.
Talmente frammentati e diversi tra loro, che è difficile raggiungere una "massa critica" con intenti comuni e "farsi sentire". Magari il settore deve passare attraverso una crisi e conseguente selezione, non so, oppure deve arrivare una qualche regolamentazione che tagli via certe realtà , non sono in grado di dirlo; temo però che fin quando non nascerà  un'Associazione forte e in grado di fare comunicazione e pressione in un certo modo e con certi mezzi, difficilmente i committenti cambieranno registro; gli appelli tradizionalmente sono sempre serviti a poco verso clienti e committenti, mentre possono senz'altro aiutare a cementare gli associati e fare un po' di proselitismo che certo non guasta.

Fer

Inviato: 12/6/2006 13:05
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Fer
hai colto il motivo preciso per cui mi sono preso la briga di aprire dei Topic (ben tre) per cercare di informare.
Come si e´ potuto vedere nessuno e dico nei nessuno dei professionisti che bazzicano il sito e´ in qualche modo intervenuto
mentre coloro che hanno fatto della fotografia un hobby ed una passione sono intervenuti in modo distaccato e superficiale(dimostarndo un interesse pressoche´ nullo), tranne poi unirsi ad un coro accorato e folcloristico sul caro pellicola ed altre cose del genere.
Tu giustamente hai parlato della musica, io della fotografia....ma lo stesso ad esempio e´ nel mondo dell´architettura, si chiamano i soliti giapponesi e americani che vengono e sparano parcelle da infarto ...e poi scopri che si ispirano all´architettura italiana....
pensa ad Aldo Rossi una star all´estero e poco piu´ di un geometra in Italia.....ma poi tutti a chiedere a Kenzo Tange piani e progetti quando lui per prima indicava in Rossi un maestro.....
e cosi per tanti, tanti altri settori.



Roberto

Per quanto riguarda il discorso TAU il problema e´ un po´ piu´ complesso....i fotografi italiani non e´ che non siano seri, il problema e´ il sistema legislativo e l´inesistenza di una categoria riconosciuta anche ad esempio dal ministero delle finanze...fino a non molto tempo fa´ ti potevi iscrivere ho coem fotografo ambulante o come artigiano con la bottega.....oppure come libero professionista ma con una attivita´ vicina a quella dello studio grafico, che non e´ proprio uguale....questo a da sempre creato dei casini da un punto di vista amministrativo e gestionale, ci si doveva inventare come scaricare costi sostenuti (spesso le modelle vogliono essere pagate in nero, spessimo devi sganciare mance e mancette)...per non parlare del copyright dove gli studi legali specializzati gli puoi contare sulla dita della mano di un monco.....tutto questo luridume ha creato un autentico far west dell´imprenditoria.....
TAU purtroppo aveva solo grandi strumenti etici e molto teorici e molti fotografi non si sono mai associati (io per primo) perche´ non ne sentivano la necessita´ ...io ad esempio i miei contratti e release le ho fatte fare da uno studio specializzato e con competenze intra ed extra CEE...ho visto persone prendersela in quel posto con i contratti TAU Visual che partono sempre e comunque da logiche di etica....

Inviato: 12/6/2006 13:16
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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Ciao,
E' un altro settore, ma tanto per restare in argomento...
A Pistoia manca un ponte, un semplice ponte che serva a scavalcare la ferrovia e aprire a Sud la citta'.
Questa e' la risposta del comune....
http://www.comune.pistoia.it/assetto_terri/ponte_calatrava.htm
No comment....
Renzo
Da notare che mancano sempre i soldi per fare un sottopasso sempre a Sud di Pistoia che risolverebbe tanti problemi di traffico.

Inviato: 12/6/2006 13:28
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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Roberto,
non è che manca un'altra cosa....
la professionalità .......
Professionalità  non intesa come capacità  tecnica/creativa di realizzare quanto richiesto, ma intesa come modo di presentarsi, affidabilità , capacità  di rispettare i tempi di consegna, precisione e puntualità  nel presentarsi ecc...
Non conosco il mondo della fotografia ma ho avuto occasione di conoscere e frequentare il mondo della pubblicità  e, in quel mondo, quello che un tempo distingueva le agenzie straniere, era proprio la senzazione di efficenza e professionalità  che queste dimostravano in ogni fase del lavoro, dall'offerta alla presentazione finale.
Ho detto un tempo perchè ora mi sembra che le migliori agenzie Italiane si siano in parte adeguate.
Alla fine noi Italiani siamo reattivi, creativi, capaci di lavorare nel caos, ma in quanto ad affidabilità , perseveranza, organizzazione non siamo mai stati dei maestri.
Tornando alla fotografia non vorrei, ma su questo devi illuminarci tu, che i nostri fotografi appaiano un pò "improvvvisati" e "cantinari" rispetto a tanti stranieri che magari sanno presentarsi meglio.
Alla fine l'abito fà  il monaco, come ben sai....



Inviato: 12/6/2006 13:43
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Assolutamente no
la professionalita´ che viene fornita e´ pari se non superiore a quella degli stranieri.....posso farti migliaia di esempi....e´ diverso il modo di lavorare, prendi gli americani per esempio, loro abbondano sempre in tutto per fare un semplice catalogo hai la sensazione di un D Day imminente ....tutto doppio o triplo, abbondanza di cose inutile conumi di pellicola da cinema (per un out fit 3/4 rullini o 5/6 rulli) per non parlare del digitale, per fare 10 immagini usano 20/30 Gb.....una ridondanza da far paura.....poi arrivano gli italiani con quello che serve per lavorare in sicurezza, 1 assistente (contro i 3/4 degli americani) e si scatta "a colpo sicuro"......se mi fai paragoni con le agenzie pubblicitarie dico solo di farlo con agenzie di pari "dimensione" in Italia di agenzie pubblicitarie ce ne sono anche troppe che lavorano poco piu´ che in ambito locale salvo poi fare qualche sparata su clienti importanti...le agenzie straniere che lavorano con aziende italiane sono tutte agenzie di categoria e di posso garantire che le agenzie italiane hanno la stessa professionalita´....dopo si tratta di capire che cosa e´ la professionalita´...
Guarda gli studi di architettura americani sono delle "industrie" con 250/400 architetti (quasi tutti sono la´ a far praticantato gratuito) guarda gli studi italiani...Renzo Piano? e´ in assoluto il piu´ grande e non arriva a 100 collaboratori....se il numero e´ indice di professionalita´ allora non non saremo mai dei professionisti (tranne nel lavoro pubblico dove non ci batte nessuno)...


Roberto

Inviato: 12/6/2006 13:59
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Rob,
tu come la vedi? Come pensi che potrebbe/dovrebbe essere affrontata la questione? Es. intervento del governo, tavolo tra editori e sindacati, iniziative di parte (esempio tanto per dire: proposta di un pacchetto promozionale per fare un editoriale di un certo tipo a certi costi, con certi tempi garantiti, con un certo staff e presso una certa struttura, tanto per far toccare con mano una realtà  magari sottovalutata)?

Anche se non ho niente a che fare con la fotografia di moda, mi sento empatico verso questa difficoltà  di settore che certo non mi fa piacere...

Fer

Inviato: 12/6/2006 14:07
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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27/4/2006 13:48
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Molti grandi colossal americani sono girati a cinecittà  con personale tecnico italiano.
I giapponesi vengono da noi a realizzare spot e servizi di moda
La lista potrebbe continuare.
In ogni settore della vita professionale del nostro paese gli starnieri sono più apprezzati, ed io aggiungo una risposta, anzi una spiegazione, un frammento in più per la comprensione di un problema che è il frutto di tanti atteggiamenti sbagliati.
Mi riferisco in particolare ai rapporti partciolari che vigono in italia tra prestatori d'opera e committenti. Da noi è molto più spesso che altrove, necessario appartrenere a qualche cordata, gruppo, partito ecc...
Le normali relazioni, anzi pubbliuche relazioni, necessarie per far parte di un ambiente professionale e galleggiare o far carriera, qui sono inquinate.
Ecco perché i fotografi italiani di successo non vivono in Italia.

per rinforzare il discorso sui costi, ricordo che anni fa a New York cenai in un ristorante nel Village. nel tavolo accanto al mio sedevano 13 persone - quasi l'ultima cena -. Si tratava di un fotografo e dei sujoi dodici assistenti, tutti stipendiati regolarmente. Progettavano un set per il giorno dopo per un catalogo di scarpe. Still life, no modelle. Incuriosito mi sono avvicinato e mi hanno mostrato i layout delle foto e la pianta dl set: sembrava un set cinematografico. Erano impiegati 8 assistenti, due gruppi elettrogeni, un parco luci da far invidia a storaro e numeroso personale tecnico per far funzionare il tutto.

Inviato: 12/6/2006 14:18
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!......
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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per rinforzare il discorso sui costi, ricordo che anni fa a New York cenai in un ristorante nel Village. nel tavolo accanto al mio sedevano 13 persone - quasi l'ultima cena -. Si tratava di un fotografo e dei sujoi dodici assistenti, tutti stipendiati regolarmente. Progettavano un set per il giorno dopo per un catalogo di scarpe. Still life, no modelle. Incuriosito mi sono avvicinato e mi hanno mostrato i layout delle foto e la pianta dl set: sembrava un set cinematografico. Erano impiegati 8 assistenti, due gruppi elettrogeni, un parco luci da far invidia a storaro e numeroso personale tecnico per far funzionare il tutto.


è proprio questo il punto.
ho sbagliato a chiamarla professionalità  ma l'impressione che tutto sia organizzato alla prefezione ed in grande stile, tipica degli americani, puà forse ammaliare un certo tipo di committenti.
Riguardo hai costi ricordo, quando una decina di anni fà  collaboravo con un'azienda cosmetica italiana, uno scatto per un campagna pubblicitaria di un profumo pagato, ad un famoso fotografo di NYC, qualcosa vicino ai 100 mln di vecchie lire.
Il risultato era carino ma niente di più, sembrava una di quelle cartoline per innamorati con due corpi seminudi che si abracciano, Roberto avrebbe saputo fare sicuramente di meglio.

Il fotografo fù scelto dall'imprenditore perchè "con quello che spendiamo sarà  sicuramente una gran foto" e per fare colpo sul licenziatario (un famosissimo brand di abbigliamento).

Inviato: 12/6/2006 14:39
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
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Fer
intanto parlarne e sensibilizzare la gente, poi ci deve essere fatta una politica di protezionismo ....faccio un esempio che calza a pennello e che mi coinvolge personalmente: in questi giorni a Venezia hanno girato 007 Casino´ Royale, noi abbiamo tutto e ribedisco tutto quello che poteva servire sul set...eppure la produzione inglese ha portato l´inverosimili dall´inghilterra hanno dato lavoro a pochi runners e hanno speso pochissimo, in questo caso invece di smutandarsi come al solito e prostituirsi per un pezzo di formaggio avrebbero dovuto far strapagare tutto dai permessi ai noli di suolo pubblico. Negli USA ci sono le Unions (i sindacati) ed e´ impossibili pensare di allestire un set, o uno stand in fiera o altro senza passare da loro che comunque vogliono essere pagati.

Gli americani hanno il gusto per l´esagerazione, io ho avuto modo di mettere piede nello studio di Steven Meisel a NYC e c´erano 10 persone stipendiate tra assistenti e paragnosti vari......la sensazione che io ho avuto e´ che bastavano 4 persone organizzate ....ma paradossalmente l´organizzazione non fa´ parte degli americani.
Vi racconto un aneddoto c´e´ un fotografo italiano (non importata chi sia) che fotografa regolarmente per il numero speciale della moda mare di Sports Illustrad (e´ una cosa prestigiosissima) questo fotografo e´ soprannominato il "velocissimo" perche´ ci mette la meta´ del tempo degli altri fotografi amerikani che hanno il doppio delle attrezzature ed il triplo degli assisitenti ed il doppio/triplo dei costi.....a volte per fare una buona fotografia serve molto meno di quello che si pensa mentre e´ proprio quando non si hanno le idee chiare che c´e´ bisogno di stupire con gli effetti speciali....mica potra´ venire male una fotografia fatta con 12 assistenti e 40Kw di luci?....


Roberto

Inviato: 12/6/2006 15:35
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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Io in queste cose non ci capisco un tubo, ma vorrei capire e chiedo il vostro aiuto ...

Roberto, mi dici che siamo (nel senso di Italiani) i più bravi , i più veloci e i meno cari ma non riusciamo a farci valere in campo internazionale e neppure in casa nostra ... non stento a crederti ma sulla richiesta di protezionismo mi vengono molti dubbi e perplessità .

Il protezionismo puà servire per livellare i costi/prezzi di alcune realtà  dove (ad esempio) la manodopera è sottopagata (sfruttata) ... ma in questo caso mi sembra che la direzione sia ben altra.

Mi spiegate

alessio

Inviato: 12/6/2006 16:03
Skype: Disperso69

Tessera C.F.A.O. n°2

"il 35 mm urla, il grande formato è ... silenzio!"
......
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Re: la fotografia in Italia (parte3)
Moderatore
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4/11/2005 13:12
Da Roma
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Ecco, i sindacati, le Union: è una spia che la categoria dei fotografi professionisti in USA è forte a sufficienza. Da noi succede con altre categorie, ma penso e spero che col tempo anchei fotografi si organizzino (magari tramite Confartigianato?).

Sull'organizzazione, negli ultimi anni in più occasioni ho avuto la possibilità  di verificare in prima persona che il luogo comune per cui gli italiani sono pessimi organizzatori non è affatto generalizzabile. Specialmente la capacità  di organizzare e gestire situazioni in cui sono coinvolte un gran numero di persone e sono necessari tempi rapidi e flessibilità  sono spesso ben gestite non solo da società  specializzate (italiane; e qui Roma troppo spesso è indietro) ma addirittura, in diversi casi, dalla stessa pubblica amministrazione!
Non sempre flessibilità  e adattabilità  vanno a braccetto con imprecisione e trascuratezza.

Concludo con "in bocca al lupo" per queste iniziative di sensibilizzazione...

Fer

Inviato: 12/6/2006 16:03
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: la fotografia in Italia (parte3)

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26/5/2005 15:12
Da Orsay (Parigi)
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ragazzi, anche io non ci sto capendo una mazza. mi spiegate? concretamente cosa significa sensibilizzare, proibizioniso? quali sarebbero le misure, pratiche, per portare avanti la cosa? non i fate paragoni con altri campi please, solo la fotografia.
si, non ci sto capendo una mazza. parliamo di modo, di fotografia pubblicitaria o fotografia in generale?
scusate ma ho una struttura mentale da fisico: premesse, ipotesi, discussione, conclusione.
io ancora non ci ho capito una mazza sulle premesse: gli italiani sono i migliori, ma non li fanno lavorare in italia ma solo all'estero. in italia invece fanno lavorare gli stranieri. è da questo che partiamo? esiste una fonte che lo dimostri?
cosa dice mxa su tutto questo? sono molto interessato al suo punto di vista
scusate, ma non ci sto veramente capendo una mazza...
ciao
f

dimenticavo: nella mia percezione, ignorante lo ammetto, vedo sempre meno le frontiere classiche fra stati. un libro a cui sono arrivato, per altre vie, e che non ho ancora letto:
Citazione:
Friedman Thomas L.
Il mondo è piatto
496 p., € 19,00
Saggi
Mondadori
(data di pubblicazione prevista: Maggio 2006)

Frutto di un viaggio durato mesi lungo le nuove rotte del denaro, laddove si stanno concentrando i più grandi investimenti di questi anni, il testo offre una fotografia di un pianeta in cui le distanze si sono annullate, in cui non ha più nessuna importanza in quale angolo della terra ci si trovi, perché il mondo è diventato del tutto trasparente, accessibile, percorribile in lungo e in largo. In sintesi: è diventato "piatto". Friedman mostra una globalizzazione tanto spinta da essere ormai un fatto scontato, tanto a portata di mano da aver reso il pianeta un grande campo da gioco in cui si stanno aprendo opportunità  straordinarie per chi saprà  coglierle.


Inviato: 12/6/2006 16:23
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