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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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27/3/2004 10:06
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Stefano,

io di cachi ne ho tanti dici che è grave ???

ciao
Alessio

Inviato: 21/1/2006 17:49
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Tessera C.F.A.O. n°2

"il 35 mm urla, il grande formato è ... silenzio!"
......
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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21/5/2005 16:44
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Alessio,
Cosa intendi per cachi ?
La mia era una battuta, che non voleva dire niente.
Ciao
Stefano

Inviato: 21/1/2006 18:18

.....................
In un mondo dove tutto cambia rapidamente dedicatevi qualcosa in grado di fermare il tempo........... ...
Tessera C.F.A.O n°1 .........
...
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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Da Svizzera -Lugano
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Stefano, anche la mia era una battuta nata dal fatto che qui nei dintorni ci sono diverse piante di cachi e che a volte i risultati dei miei sforzi fotografici danno l'idea della tua battuta con fiori e cachi

ciao
Alessio

Inviato: 21/1/2006 18:23
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Vorrei attirare l'attenzione su questa intervista a Vitali; sicuramente la conoscete già , però alla luce di quanto dicemmo nel thread originale sulla "definizione" di Arte e Artista, mi piacerebbe commentarla:

Intervista di Cultframe a Vitali

Grazie a tutti!

Fer

Inviato: 21/1/2006 22:09
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
Utente non più registrato
Avevo gia´ visto tempo addietro la sua intervista, premetto che alla fine le sue fotografie a me personalmente alla fine annoiano. Sono "divertenti" in una fase iniziale, le stampe sono gigantesche ed il sistema di come vengono esposte e sicuramente bello e di effetto....ripeto che questo e´ un giudizio mio del tutto personale basato sul mio gusto.
Sicuramente Vitali e´ un "artista" o quantomeno e´ una persone intelligente che ha ben capito le regole ed i meccanismi e ci gioca in maniera "spudorata"....e fa´ bene.
Dell´intervista secondo me c´e´ poco da dire d´altro, in maniera ironica e divertita ha esposto i fatti......lui ora espone nelle migliori gallerie, e´ presente nei musei e nelle fondazioni, ha un mercato e nel mercato e´ un punto di riferimento.
A Vitali da parte mia tanto di cappello, lui ha fatto e gli altri fuori dalla porta parlano e si fanno un sacco di pippe mental/elucubrative.
Quando io in precedenza parlavo di istintualita´ e di spontaneita´ intendevo un processo simile al suo .....che comunque a livello internazionale e´ stato riconosciuto come arte.

Roberto

Inviato: 21/1/2006 23:35
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Citazione:

Fer ha scritto:
Vorrei attirare l'attenzione su questa intervista a Vitali; sicuramente la conoscete già , però alla luce di quanto dicemmo nel thread originale sulla "definizione" di Arte e Artista, mi piacerebbe commentarla:

Intervista di Cultframe a Vitali

Grazie a tutti!

Fer


"A monte della fotografia c’è già  tutto un progetto, come anche a valle: c’è il progetto, che prende le immagini e le fa diventare oggetto.
A monte della fotografia c’è un certo tipo d’immagine fotografica, una certa posizione, la ricerca di un certo tipo di luogo, per cui alla fine la fotografia - l’immagine in sé stessa - ha un’importanza limitatissima.
Anche perché, secondo me, nella fotografia contemporanea - che è stata investita dall’arte contemporanea - ha sempre meno importanza lo scatto, cioè come e quando avviene, mentre sono invece importanti tutte le cose a monte e a valle."

M. Vitali

Pur essendo d'accordo sul processo di ricerca che stà  alla base di un progetto fotografico, così come sull'importanza di tutto quanto avviene dopo lo scatto, mi lascia perplesso l'affermazione di Vitali sulla non importanza dello scatto, sulla importanza limitata dell'immagine in sè stessa........ma allora perchè fotografa? Potrebbe benissimo pianificare e progettare il tutto, creare un percorso artistico e al momento dello scatto soprassedere, per poi "confezionare" e vendere un foglio bianco racchiuso fra due strati di plexiglas. La mia è una provocazione, sia ben chiaro, ma se effettivamente per lui la fotografia in sè è priva di importanza perchè conta solo il percorso, allora forse è una provocazione sensata.

Marco(pamar5)

Inviato: 22/1/2006 14:00
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Avevamo avuto occasione già  in passato di discutere questa intervista sul forum, ma ci torno sopra volentieri.

Concordo in parte con Roberto, Vitali ha esposto in modo ironico ed un pò provocatorio i fatti, ma la sostanza del suo discorso non fa una grinza, la fotografia è un oggetto d'arte contemporanea come una scultura e quindi quello che conta è solo la sua valenza di oggetto d'arte finale, come viene proposto e presentato ai collezionisti, in questa prospettiva lo scatto in sè ha un valore relativo, ha valore in quanto parte di tutti i passaggi che hanno portato all'oggetto finale, quindi le motivazioni concettuali che sostengono un lavoro, la scelta dell'attrezzatura con cui fotografare, dove e perchè fotografare, su quale supporto stampare, come montare le stampe...ed il tutto inserito nel panorama dell'arte contemporanea, che è arte concettuale, ecco il perchè della frase riportata da Marco/pamar5, magari Vitali l'ha detto in modo un pò provocatorio ma ha manifestato un pensiero condiviso da molti artisti e da molti critici, nell'arte concettuale quello che conta non è tanto l'opera in sè, ma il pensiero che ti ha portato alla realizzazione della stessa...detto in altro modo: quando io e Cristina abbiamo pensato e progettato l'immagine nel salotto di casa nostra, dal momento che questa progettazione è più un accumulo di idee che di luoghi, di strati di significanti che di coppie tempo/otturatore, è da questi aspetti concettuali che l'immagine trae la sua forza, e quindi in teoria, e aggiungo paradossalmente, l'immagine la potremmo realizzare veramemente dovunque ed in ogni momento, perchè è il concetto che sta dietro all'immagine che è la sua forza, non lo scatto in sè o il tempo ed il luogo in cui viene realizzata...ovviamente stiamo parlando di una fotografia che voglia essere inserita nel panorama dell'arte contemporaneaanche, e poi io sono meno "estremista" di Vitali e dico che se dietro l'omino che legge un giornale c'è un capannone abbandonato con delle vetrare da sogno, beh, forse allora è meglio



Inviato: 24/1/2006 16:32
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Sto imparando (si fa per dire... diciamo "sto cominciando a vedere nella nebbia") più cose sul mondo dell'Arte contemporanea da quando leggo i vostri interventi (che poi mi hanno spinto a fare altre ricerche, leggere interviste e naturalmente ho appena cominciato!), che in tutti i numerosi anni passati finora... grazie gente!

La mia formazione tecnica mi "obbliga" a cercare sempre sunti e definizioni; provo allora a formulare un sunto di quanto ho raccolto finora, vediamo se secondo voi sono sulla buona strada...

Un individuo (parliamo di un fotografo, non importa se amatore o professionista) ha una propria spinta di ricerca attraverso la fotografia. Nel corso del suo cammino, che percorre spinto dalla sua esigenza di conoscere, di approfondire, di sperimentare, realizza fotografie; non gli interessa dell'impatto che hanno queste fotografie sugli "altri", o quantomeno gli interessa poco. Gli interessa approfondire e portare alla superficie le tematiche che lo muovono dentro, non gli importa fare foto "belle" (definizione, tra l'altro, ormai svuotata da ogni canone classico se parliamo come stiamo facendo, di arte contemporanea) o "che portino un messaggio", o "che suscitino emozioni"; o quantomeno non è questo che lo muove.
A un certo punto sente la necessità  di confrontarsi, di far vedere e di vedere, di condividere con suoi "simili", e comincia (direi con notevoli sacrifici) a partecipare a mostre, rassegne, biennali/triennali; stabilisce contatti, si guadagna (sperabilmente) il rispetto degli altri; le opere che ha generato durante questo percorso suscitano interesse nella comunità  degli artisti, viene "accettato" perché stimato per il suo lavoro. A questi eventi partecipano anche galleristi e critici. Qualcuno di loro si interessa a questo nuovo artista che (inizialmente autopromuovendosi e comunque cercando di partecipare a numerosi eventi) puà stabilire contatti con chi ha la capacità  di seguirlo, consigliarlo e promuovere le sue opere anche da un punto di vista commerciale (avendo come target però i collezionisti, e non il pubblico generico, che sarà  casomai il target degli "Artigiani" come li ha definiti Roberto).
Aggiungerei a questo punto che, evidentemente, un artista non vive _necessariamente_ delle proprie opere (magari qualcuno svolgerà  anche attività ... "artigiana" per potersi finanziare la propria ricerca artistica)! Una considerazione che per molti di voi sarà  banale, ma sospetto suoni nuova a diverse persone...

Fer

Inviato: 24/1/2006 18:53
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Credo, Fer, che la tua analisi sia del tutto condivisibile .


Inviato: 24/1/2006 19:03
sono moderno, non contemporaneo
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Mi considero, nel mio piccolo, un estimatore dell'arte contemporanea, anche se di una certa parte, e non della sua totalità ....ma nel contempo ne sono profondamente deluso per alcuni aspetti di fondo che la permeano. Prendo spunto dai post di Marco e Fer per parlarne.

Citazione:

Marco ha scritto:
la fotografia è un oggetto d'arte contemporanea come una scultura e quindi quello che conta è solo la sua valenza di oggetto d'arte finale, come viene proposto e presentato ai collezionisti, in questa prospettiva lo scatto in sè ha un valore relativo




Nell'arte moderna conta in principal modo il percorso artistico e di genesi, la spinta e il travaglio creativo dell'autore. Il risultato finale (l'opera in sé) è secondario. A questo punto per comprenderla occorre la "spiegazione" dell'artista, visto che, lo "spettatore" non puà percepire, unicamente attraverso la visione del lavoro dell'artista, il complesso percorso di genesi, che è parte preponderante ed irrinunciabile del tutto; quasi come se l'opera fosse solo la punta di un iceberg rispetto a tutto il resto. Quindi diventa arduo comprendere a fondo il "significato" di un'opera artistica dalla semplice visione; occorre conoscerne la genesi. A me allora sorgono spontanee due considerazioni: ho sempre pensato che troppe parole e concetti sbandierati a destra e sinistra NON servano all'arte per autoproclamarsi tale e spiegarsi, d'altronde come spiegare la complessità  di alcuni percorsi? L'arte dovrebbe parlare da sola, io la vedo così......ma parliamoci francamente: alcuni cosiddetti artisti sono talmente ermetici (o vuoti?) da non poter prescindere dalle spiegazioni e dalle parole. Inoltre questa peculiarità  dell'arte moderna ha creato terreno fertile per i cosiddetti "critici", gente capace di indorare la pillola anche nel caso si tratti di un suppostone. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma molti critici vivono di mode, di parole vuote e di correnti (nel senso che navigano dove tira il vento).

Citazione:

Fer ha scritto:

A un certo punto sente la necessità  di confrontarsi, di far vedere e di vedere, di condividere con suoi "simili............. opere anche da un punto di vista commerciale (avendo come target però i collezionisti, e non il pubblico generico, che sarà  casomai il target degli "Artigiani" come li ha definiti Roberto).

Fer


Altro punto dolente. "condividere con i propri simili"......avendo come target i collezionisti
e non il pubblico generico
Tristemente, Fer ha ragione! Il mondo dell'arte contemporanea gira così (tendenzialmente.....non voglio fare di tutta l'erba un fascio). Il target sono i collezionisti: gente che compra al 99% per investimento, che chiude l'opera d'arte in un armadio per paura che sbiadisca o si deteriori.......il target non è la gente "vera". Ma allora, scusatemi tanto, tutto questo complesso processo di genesi, di ricerca da parte dell'artista A CHE C..ZO SERVE? Cosa cambierebbe se l'artista dopo il processo di complessa genesi concettuale distruggesse l'opera? Il fine allora, come al solito sono solo e comunque i soldi?
In questo modo, con tali atteggiamenti elitari e di nicchia non c'è da meravigliarsi se la "gente", quella vera (non i galleristi, critici e collezionisti) se ne frega dell'arte moderna, se non la conosce e non vuole nemmeno sentirla nominare. Quello dell'arte moderna è un mondo chiuso, marginale e che non fa un benemerito caiser per cambiare e rendersi vivo e presente, per fare proseliti........e l'impressione è che voglia e scelga consapevolmente di essere così.

P.S. Scusate la durezza dello sfogo in alcune sue parti, ma ci tenevo ad evidenziare alcune cose e mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni in proposito.

Marco(pamar5)

Inviato: 24/1/2006 20:00
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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Ciao Marco,
non importa che dica che la penso come te.
Ciao,
Renzo

Inviato: 24/1/2006 21:48
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Mmmm... dico la mia opinione su questo passaggio:

Citazione:

L'arte dovrebbe parlare da sola, io la vedo così......ma parliamoci francamente: alcuni cosiddetti artisti sono talmente ermetici (o vuoti?) da non poter prescindere dalle spiegazioni e dalle parole.


Io non la penso così. Per poter comprendere davvero un'opera d'arte è sempre stato necessario un background culturale. Al tempo dei Greci poteva essere la conoscenza della mitologia, al tempo dei Romani la storia militare (e le vicende politiche), poi i simbolismi medievali, etc. etc.
Oggi, per la grande rapidità  di cambiamento dei canoni artistici (volendo ancora parlare di canoni, ma probabilmente è inappropriato) e lo spostarsi sempre più verso il concettuale, è davvero necessario, come dici tu, fornire al fruitore un background culturale apposito: perché altrimenti dovrebbe essere il fruitore stesso a documentarsi per benino sull'artista e il suo mondo e le sue opere precedenti, e visto quanto appena detto, sarebbe un lavoro estremamente pesante volendo abbracciare più di una minuscola nicchia o della singola "corrente".
Allora ben vengano le spiegazioni, le parole, i concetti dichiarati: io voglio capirla l'opera, non siamo più ai paesaggi di Ansel Adams che ammiravi per gustare la semplice bellezza della sua interpretazione del paesaggio, qui dietro c'è un concetto che non sempre puà trasparire e allora spiegatemelo!
Invece quello che noto (e su questo sono d'accordissimo con te) è che in generale non ci sono abbastanza spiegazioni: tu spettatore o la capisci da solo, eventualmente studiando il dovuto, o ti arrangi, perché a me non interessa niente di quello che tu pensi o apprezzi di quello che faccio. Mi interessa quello che pensano i miei "colleghi", mi interessa il dialogo artistico col mio gallerista e magari con un critico interessato alla comunicazione bidirezionale (rarissimo trovarne, mi pare!), ma di te anonimo visitatore, non mi importa granché e non ti dico proprio niente.
Ecco questo mi pare "sbagliato", perché l'arte così perde un ruolo sociale che ha sempre avuto e che mi pare importante.

Fer

Inviato: 24/1/2006 22:12
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Citazione:

Fer ha scritto:
tu spettatore o la capisci da solo, eventualmente studiando il dovuto, o ti arrangi, perché a me non interessa niente di quello che tu pensi o apprezzi di quello che faccio. Mi interessa quello che pensano i miei "colleghi", mi interessa il dialogo artistico col mio gallerista e magari con un critico interessato alla comunicazione bidirezionale (rarissimo trovarne, mi pare!), ma di te anonimo visitatore, non mi importa granché e non ti dico proprio niente.
Ecco questo mi pare "sbagliato", perché l'arte così perde un ruolo sociale che ha sempre avuto e che mi pare importante.

Fer


Penso che hai sottolineato un'altra grande verità  ( e pecca) dell'arte moderna. Non vorrei passare per "romantico" (nel senso del periodo storico), ma io ho sempre guardato con un certo fascino al ruolo "sociale" dell'arte. Se l'arte è frutto di travaglio interiore e di ricerca, di un percorso consapevole allora lo deve essere per forza di cose anche l'arte moderna. Ma non solo: l'arte moderna è pure imprescindibilmente legata al nostro tempo, è calata nel nostro oggi, respira e si nutre e spesso prende spunto e linfa dalla nostra società , dal nostro mondo contemporaneo. Per questo motivo trovo manchevole questo atteggiamento di nicchia, di disinteresse verso il suo ruolo sociale; disinteresse che è nelle basi stesse del "mondo dell'arte che conta". Il gallerista mi apprezza, il mondo della critica pure e nell'ambiente sono considerato. OK, basta così. L'arte moderna pur traendo la linfa vitale dalla società  di oggi, una volta germogliata se ne disinteressa........è come un rapporto a senso unico. Quello che conta è il percorso, se i fini creativi e di ricerca sono raggiunti, punto e basta.
Mi sembra un pò uno spreco, a cosa serve tutto ciò allora? Non rimane fine a sé stesso.

Marco(pamar5)

Inviato: 24/1/2006 23:42
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Io non credo che l'arte contemporanea sia distante dalla società  attuale, semmai credo che buona parte delle persone non abbiano alcun interesse ad avvicinarsi ad essa, perché non interessati, non affascinati, perché non gliene frega un c...o, perché qualcuno gli ha suggerito che l'arte finisce con l'impressionismo e che poi hanno cominciato a prenderli per il culo...
Il fatto è che il novecento è stato un secolo che ha profondamente rivoluzionato la società  umana, nel bene e nel male, trasformando profondamente le relazioni umane e la maggior parte degli aspetti delle nostre vite; questo l'arte contemporanea l'ha profondamente interiorizzato, in modalità  e con risultati a volte estremi; del resto mi pare proprio che il '900 un secolo estremo lo sia stato...
Non credo che l'arte contemporanea sia così incomprensibile e lontana, conosco gente molto semplice, assolutamente non addetta ai lavori e con una scolarizzazione assai limitata, che la ama e che non potrebbe farne a meno, e questo perché ci sono molti modi di fruire dell'opera d'arte il più semplice dei quali è guardarla ed ascoltare quello che si prova: c'è chi lo fa senza farsi troppe domande, e non è detto che non giunga a considerazioni troppo lontane da quello che era il pensiero dell'artista al momento della progettazione e realizzazione dell'opera, o forse no, ma chi se ne frega! Non siamo tutti uguali, è quantomeno semplicistico, limitante e ingenuo pensare che due persone reagiscano allo stesso modo di fronte a qualsiasi cosa, opera d'arte compresa, soprattutto oggi, nella complessità  in cui siamo immersi. Forse un tempo, in realtà  semplici e con codificazioni sociali ben più rigide ed inattaccabili, l'arte poteva avere ruoli di guida, forsanche pedagogici, ma non certo oggi, e questo lo vedo più come un pregio: francamente non mi manca l'arte religiosa, così come l'arte di regime, qualsivoglia esso sia, entrambe piuttosto frequenti in passato ed oggi decisamente evitabili.
Oggi un artista è libero di esprimersi come crede, senza finire ammazzato o rinchiuso, almeno in parecchi luoghi della terra: la sua realtà , come è filtrata dalla sua mente, la ritroviamo nella sua opera. Ovvio poi che ci sono realtà  che alcuni di noi non accettano, che non condividono, che detestano, che non capiscono: tuttavia non mi piace che a volte qualcuno faccia di ogni erba un fascio, giudicando il tutto perché non apprezza una parte.
Invece credo che un ruolo sociale vi sia ancora nell'arte contemporanea, nel senso che ci mostra un sentire del singolo, e questo un ruolo sociale puà averlo, in quanto esperienza di un singolo all'interno di una realtà  simile, quella appunto a noi contemporanea. Sono convinto che vedere e sentire gli altri abbia un notevole valore, in quanto la società  si basa sull'incontro di altri da sè, di diversi, ed è sempre utile leggere la diversità , per creare e codificare tali momenti di incontro, senza i quali la società  non potrebbe funzionare. E' chiaro che questo mostrare un'esprienza puà essere effettuato in modalità  non del tutto chiare e non del tutto aperte -in molti casi entrano in gioco aspetti inconsci- anche per lo stesso artista: a volte, va detto, sono necessarie codifiche particolari per comprendere simbologie, codici e sensi per avvicinarsi all'origine, all'artista; questi aspetti sono comunque presenti nella codifica dell'arte anche non contemporanea. Tuttavia è bene ricordare che due inconsci che si incontrano hanno sempre qualcosa da dirsi... anche se in modo non conscio, non razionale... e non è detto che questo sia necessariamente un male!


Inviato: 25/1/2006 1:25
sono moderno, non contemporaneo
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
Utente non più registrato
In realta´ mi sarei dovuto agganciare al mio 3ad di Wolgang Tillmans....pero´ in un momento di anarchia ho deciso di farlo qui....anche perche´´.....
Wolfgang Tillmans, fotografo chiaramente tedesco, e´ un artista e a Londra e´ una autentica star.
Espone alla Tate Gallery, al MOMA a New York, a
Tokio.....direi che e´ un artista.
Oggi con la mia fidanzataancoraindecisa sono, anzi siamo andati all´opening della sua esposizione nella strepitosa pinacoteca d´arte Moderna di Monaco (per chi ama la fotografia GF di architettura inperdibile) ed era presente l´autore.....Wolfgang e´ un ragazzone dall´aria felice di 35 anni. Lasciamo perdere cosa ha esposto (una ventina di foto tra cui: una completamente azzurra, una di un ragazzo nudo che orina felice con tanto di schizzi su di una sedia, una enorme stampa virata seppia di un ragazzo in piedi che di profilo guarda un´antilope, una ragazza di colore con le tette fuori tra i grattacieli di New York...)e come lo ha esposto (alcune stampe A3 circa attaccate direttamente al muro con un nastro adesivo trasparente, una mega stampa inchiodata direttamente alla parete e una mega stampa di un bel verde acido (questo era il soggetto) montata a sandwich plexi stampa alluminio).
Ho avuto la "fortuna", dopo i soliti discorsi di presentazione dei curatori e paraculi vari, di poter ciaccolare con Wolfgang (avevano tutti un rispetto reverenziale assurdo e nussuno lo avvicinava).....bene dopo una mezzoretta di dialogo ho finalmente capito che io sono un fotografo e non sono un artista.
Mi sento felice, quasi leggero.
Con Wolfgang siamo arrivati ad una definizione nuova, direi interessante che mi ha aperto nuovi orizzonti.
Il concetto e´ banale e lo abbiamo disegnato su un tovagliolino di carta al bar (lui poi si e´ fatto la copia)

Un minimo di matematica insiemistica, immaginatevi uno spazio chiuso (un cerchio ad esempio) all´interno del quale vi siano innumerevoli(ma non infiniti) elementi circoscritti ed un´ altro spazio questo infinito rappresentato da tutto quello che e´ all´esterno dello spazio chiuso.

Ora immaginatevi che gli elementi racchiusi all´interno del cerchio siano il vostro vissuto, quello che voi avete fatto, quello che voi avete visto, quello che voi avete sentito, quello che voi avete studiato, quello che voi siete, quello che voi avreste voluto essere, quello che voi non potete essere, quello che voi avete provato, quello che voi avete assaggiato, ……dove voi siete stati, dove voi non siete stati, dove voi vorreste essere…….quello che pensate, quello che di voi pensano……tante esperienze, tante “cose” diversissime per ognuno di noi.
Ora che cosa fa´ ad esempio un fotografo? Le rappresenta, banalmente tende a mettere in scena gli elementi del suo vissuto, mescolandoli, reinventandoli, assemblandoli…..ma rimane sempre dentro l´insieme chiuso del cerchio che attenzione e´ uno spazio adimensionato in quanto varia per ognuno di noi.

Ora immaginatevi uno spazio aperto all´interno del quale non c´e´ limite di spostamento, ogni direzione e´ buona tutto e´ nuovo e da scoprire, anzi da esplorare.
Si e´ uno spazio illimitato da esplorare. Il vissuto di questi esploratori non e´ importante all´esterno dello spazio limitato (fuori dal cerchio), qui in questo spazio illimitato si possono pero´ trovare degli elementi “cauali” che altri hanno “imprigionato” nei loro spazi chiusi.
E´ una specie di simposio del non vissuto o dell´altrui vissuto, insomma una cosa un filino anarchica dove in fin dei conti “tutto e´ lecito”
Ora che cosa fa´ un artista? Non gli par vero di fare un salto a pie pari fuori dal cerchio e di iniziare ad esplorare nuovi spazi, sono privi di vissuto e quindi anche di esperienze e quindi un qualsiasi inizio va benissimo……

Saranno stati i buoni bicchieri di vino bevuto, saranno stati i -15, saranno state mille cose ma per la prima volta ho capito le parole di Helmut Newton –“sono un fotografo non sono un artista”- ed il punto vista interessante di molti artista tra cui anche il nostro Vitali.

Roberto

Inviato: 25/1/2006 1:33
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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ilbavarese ha scritto:
.... (avevano tutti un rispetto reverenziale assurdo e nussuno lo avvicinava)....
Roberto


Ciao Roberto,
secondo me non era rispetto riverenziale ma temevano invece che fosse pericoloso.....
Renzo

Inviato: 25/1/2006 17:23
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Premetto che concordo con Andrea/Hologon, cioè che secondo me alla gente non è che glieni freghi poi così tanto dell'arte contemporanea, e dico questo anche perchè non sono un convinto fautore delle teorie unilaterali, cioè secondo me non è solo l'artista che si è allontanato dalla società , ma è anche vero il contrario, è la società  che si è allontanata dagli artisti, secondo me la faccenda è un pò più complessa di come la descrive Marco/pamar5...non dimentichiamoci che dopo la rivoluzione industriale quello che è successo è che l'artista ha perso di fatto il ruolo ed il riconoscimento sociale, là  dove prima il mecenatismo gli aveva invece sempre garantito un ruolo ed uno status sociale, questa condizione di disagio, di emarginazione, di incapacità  ad adeguarsi alla modernità , ma anche di rifiuto da parte delle nuove logiche di profitto e produzione di beni di consumo, è evidentissima nei Fiori del Male di Baudelaire...ed è in questa fase che incomincia il commercio d'arte, la figura del collezionista d'arte (prima no, ripeto, c'erano i mecenati, le grandi figure nobiliari, avere un artista in casa era considerato un vanto), nel senso ad un certo punto erano gli unici interessati a sostenere gli artisti acquistando le loro opere, anche se si, a volte anche per fini puramente commerciali o d'nvestimento...ma questi poveri artisti, che si dedicavano ad una attività  che non aveva più un riconoscimento ed uno status sociale, e che quindi non era più inserita nei meccanismi di profitto socialmente diffusi ed accettati (ancora oggi, quanti sorrisini sulla faccia della gente quando gli si dice che uno fa l'artista), cioè non si guadagnava più nulla, cosa doveva fare per poter mangiare e vivere normalmente? Il colezionista vuole il mio quadro? Bene, glielo vendo! Il gallerista mi richiede due sculture? Bene, gliele consegno!...cioè secondo me non è che gli artisti siano mai stati snob o che quando producono pensano ai collezionisti o ai galleristi tutt'altro, quando uno produce produce solo per la sua ricerca, solo che c'è stato un preciso momento in cui solo i collezionisti ed i galleristi erano interessati ad acquistare arte, vuoi anche per due guerre mondiali che ci sono cascate addosso, e quindi l'artista a loro vendeva...in tempi recenti magari le cose sono un pò diverse, gli artisti hanno riguadagnato il loro status sociale, ma le ragioni di tanti aspetti dell'arte moderna sono ancora di diretta derivazione di questo "scollamento", a questa perdita di ruolo da parte degli artisti avvenuta un secolo fa...

Tra l'altro mi piace un sacco il post di Roberto, la definizione del campo di esplorazione dell'artista è mitica!, concordo, anche secondo me l'elemento personale, il proprio vissuto, è spesso irrilevante nella produzione artistica, mi vengono in mente le parole di Rimbaud, "Io è un Altro", o un calambour di Carmelo Bene, "mi sono privato del privato", molto più interessante e stimolante smarrirsi in questi "nuovi spazi" o "appropiarsi" dei vissuti altrui, in cui ci si imbatte peraltro sempre per caso...

Per Fer: si, è vero, pochissimi artisti riescono a vivere con la vendita delle loro opere, la stragrande maggioranza deve effettuare workshop, letture, corsi, se non addirittura fare un normalissimo lavoro (il cugino di Cristina, poeta eccezionale e dentro il giro "giusto", il (fu) Raboni, la Valduga, Cucchi, per campare deve fare il magazziniere)...ne ha parlato anche Chris Jordan in questa discussione:


http://largeformatphotography.info/lfforum/topic/504778.html



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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"

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Ciao ragazzi,
vi leggo e faccio alcune considerazioni, che probabilmente sono strampalate, pero'...
Riferendomi a quanto diceva Fer, che per valutare l'arte ci vuole un background culturale, mi veniva in mente quando le mie figlie, ancora piccole e quindi assolutamente digiune di qualsiasi cultura e prive di influenze esterne rimanevano estasiate di fronte ai quadri di van Gogh. Quella forza, quello studio della pennellata e del miscelare i colori non credo ci sia bisogno di una cultura artistica per poterla apprezzare, almeno come impatto visivo. Naturalmente sempre le mie figlie storgevano la bocca davanti ai "musi tondi" di Giotto perche'non avevano la preparazione per capire il modo di dipingere di quell'epoca.
E riferendomi a Marco, che sostiene l'allontanamento della gente dall'arte contemporanea, penso che molta responsabilita' se cosi' si puo' dire, dipenda dagli artisti stessi. Probabilmente questi si sono spinti talmente avanti che la gente non riesce a seguirli. Poi c'e' un'altra considerazione: E' venuto fuori che il vero valore dell'opera e' la ricerca, e l'artista si avvolge in pensieri metafisici introversi e quello che produce materialmente e' praticamente uno scarto di lavorazione o al massimo un sottoprodotto di cui l'artista stesso a conti fatti potrebbe anche fare a meno. Ma la gente si trova in mano questo, e' la sola forma concreta di arte che riesce a vedere e toccare. Un tempo l'opera d'arte che l'artista produceva era qualcosa di difficilmente imitabile perche' era frutto di uno studio ma anche di una grande manualita'e conoscenza delle tecniche. Come si puo' pretendere che la gente si debba accontentare di qualcosa che potrebbe essersi prodotta addirittura per caso?
Se mi cade un trincetto su una tela, se trapanando il muro per mettere un tiras sono costretto a fare parecchi buchi alla ricerca di un supporto solido, che differenza c'e' da questi miei "incidenti" e alcune opere di L. Fontana?
Se prendiamo le opere di questo autore e le estrinsechiamo dal pensiero di chi le ha fatte, che valore hanno? E che valore hanno invece le tele di van Gogh anche se non conosciamo il pensiero del suo autore?
Se prendiamo una foto di Ansel Adams, qualsiasi sprovveduto puo' capire che dietro c'e' una grandissima conoscenza della tecnica fotografica e una altrettanta abilita', oltre alla bellezza delle immagini.
Ma un foglio blu attaccato con lo scotch?
Eppure Fontana e' stato capito nel suo percorso artistico
ed i suoi tagli e buchi sono stati riconosciuti opere d'arte. Ma alle spalle aveva una attivita' artistica che non lasciava dubbi sulle sue capacita', e quindi non poteva essere un bluff. Cosi' per le opere di Picasso, anche se queste sono piu' facilmente comprensibili perche' anche nella loro forma cubista hanno una forza notevole.
Ma un autore che nasce cosi', esprimendosi con opere da cui non si capisce se sa tenere in mano un pennello, un martello, una macchina fotografica, come fa la gente ad apprezzarlo? Si deve fidare delle parole roboanti e spesso ermetiche del gallerista? E se la gente si sente presa in giro, volta le spalle o passa di striscio e' solo colpa sua?
Ciao,
Renzo

Inviato: 26/1/2006 22:59
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Una cosa è certa. Come ha scritto Falcopardo non si puà attribuire la colpa del distacco e della disaffezione della gente verso l'arte moderna unicamente alla gente stessa.

Marco(pamar5)

Inviato: 26/1/2006 23:35
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Re: Fotografi, stili, mostre e "gabbie"
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Citazione:

...ne ha parlato anche Chris Jordan in questa discussione:
http://largeformatphotography.info/lfforum/topic/504778.html


Bell'intervento, davvero interessante per diversi punti!

Molto interessante come sempre anche la tua riflessione, giusto a mio parere sottolineare l'importanza della rivoluzione industriale per lo "scisma" e anche assolutamente le due guerre; vi aggiungerei il boom della piccola borghesia e della classe operaia, due strati sociali diventati target del mondo commerciale e in un certo senso killer del vecchio ruolo dell'artista. Sempre più interesse per opere "artigiane" (quando va bene!), più vicine alle capacità  economiche e culturali delle due classi emergenti, e sempre meno interesse per opere "artistiche".

Ma oggi... non sono convinto che quello scollamento sia ancora la causa di questa distanza. E' solo una mia impressione, ma ho la sensazione di vedercelo, lo snobismo intellettuale; probabilmente mi sbaglio e non c'è dubbio che tu, frequentatore di questi ambienti, hai il polso della situazione infinitamente meglio di me. Mi piacerebbe entrare "dietro le quinte" di una manifestazione per capirlo di persona e sperabilmente dimostrare a me stesso che sbaglio.

Fer

Inviato: 27/1/2006 1:05
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