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1 Utenti anonimi
fotografia, informazione e finzione |
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Iscritto il:
13/9/2006 9:55 Da Milano
Messaggi:
728
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Inviato: 10/3/2012 6:32
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Tessera C.F.A.O. n°27...... G.F. n°78 ............... |
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Re: fotografia, informazione e finzione |
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Iscritto il:
14/2/2012 10:52 Messaggi:
300
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E' imbarazzante pensare che fotoreporter VERI siano morti in scenari di guerra/guerriglia: Fabio Polenghi, Tim Hetherington, Chris Hondros...
Inviato: 10/3/2012 10:15
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Re: fotografia, informazione e finzione |
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Moderatore
Iscritto il:
14/4/2007 23:27 Da Milano
Messaggi:
1817
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davvero interessante!
Inviato: 10/3/2012 13:29
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FineArtClub* - Training School www.danielepennati.com Milano Citta Aperta - Journal of Urban Photography Tessera C.F.A.O. n°57... |
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Re: fotografia, informazione e finzione |
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Iscritto il:
27/4/2006 13:48 Da Roma
Messaggi:
2754
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Purtroppo è la norma. Non quella del set, ma quella di spettacolarizzare tutto. E' un problema legato al sistema e all'evoluzione della società.
Se Henry Cartier Bresson avesse 23 anni oggi, non farebbe il fotografo perché non avrebbe mercato. Le immagini dei grandi del reportage di quegli anni sono tutto quel che volete ma solo raramente sono spettacolari. Oggi si cerca la spettacolarità a partire dall'uso smodato dei supergrandangolari. Quando ho iniziato a fare questo lavoro c'erano due obiettivi fondamentali che già segnavano la strada verso lo show: il 20 e il 300/2.8. A questo si aggiunge che sempre più spesso si pubblicano immagini di repertorio e non del fatto di cui si parla nell'articolo, e quella è sicuramente una buona occasione per fare "archivio". Un'ultima cosa che non mi convince, sul testo: leggo dai miei appunti che venerdì 30 dicembre sono stato a Silwan con un palestinese per quasi tutta la giornata. Non ho visto nulla e non mi ha detto nulla del genere, pur sapendo che ero in cerca di foto di un certo tipo... Comunque dovrei tornare in aprile o maggio a Gerusalemme, e cercherò di capitarci anche un venerdì.
Inviato: 10/3/2012 19:11
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Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31...... -------------------------------------- www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!...... |
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Re: fotografia, informazione e finzione |
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Iscritto il:
15/2/2012 0:13 Da Cesena
Messaggi:
20
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Concordo pienamente con FranzX. Io non ho mai fatto reportage ma guardo circa 500 foto al giorno, andando a rovistare nel web.
Lo scivolamento, direi di tutta la fotografia, va verso la spettacolarizzazione. Il motivo in se, non lo conosco ma un grande critico fotografico, un anno fa, mi disse che ci sono foto che urlano per farsi vedere, ed altre che se le guardi raccontano. L'immediatezza che il mezzo fotografico da sempre consente, si sta contraendo sempre di più per ridursi a simbolo, immediatamente leggibile e il cui significato è noto e quindi confortante: Gaza è guerra, la modella è bella, le crete senesi hanno i cipressi e le architetture moderne hanno fughe prospettiche estreme (Danipen aiutami). Il risultato, è sempre ovvio. Il rendere iconica una foto ha un senso anche economico, in quanto pochissime fotografie possono, singolarmente, fare una narrazione complessa. Per che questa sia, serve una serie più o meno estesa, che richiede del tempo per essere realizzata, costa alle riviste, annoia i naviganti del web etc... quindi si riduce a una o due foto, immediatamente riconoscibili perché banali. Ecco dove andiamo: la colpa certamente è di chi gestisce le foto e di chi ne dovrebbe fruire, ma è soprattutto colpa di chi le produce. Quando dobbiamo portare a casa la pagnotta, i fotografi si dividono in tre categorie: - quelli che pensano alla pagnotta e fanno roba che serve a poco o nulla, ma piacciono a tutti e vendono bene perché pescano a piene mani nella banalità. - quelli che hanno un idea ma sanno che questa non garantisce la pagnotta, fanno due "reportage", uno ovvio e l'altro personale e più evoluto, da conservare in archivio e tirar fuori al momento giusto - i duri e puri, che fanno una buona comunicazione, complessa ed articolata, dimenticandosi l'ovvio. Fanno i fotografi per poco, perché il loro meraviglioso materiale non lo vuole nessuno e nella migliore delle ipotesi, finisce in un libro, spesso molto bello, troppo spesso autoprodotto. Secondo me, il reportage ha un senso nel momento in cui riesce a veicolare informazioni complesse a molte persone; ed ecco che allora forse, bisognerebbe tendere a fare una fotografia "commerciabile" che abbia sempre più un profilo complesso... Chiaramente, cani e praticoni, da questo giochetto sono esclusi: considerando che sono la stragrande maggioranza, credo che ci sia poco da sperare... In ultimo, in merito all'argomento specifico, fotografare in scenari difficili, immagino sia difficile e rischioso. Ecco allora che si fa teatro, si allestisce una scena, e si cerca la verità nella finzione. Già Bob Capa questo lo sapeva: fare questo per me ha un senso assoluto se permette di costruire una foto complessa che l'azione non permette. Se deve dare un risultato comunque banale, mi ricorda molto quei workshop di nudo dove due modelle su piedistallo, sono circondate per una giornata da decine di fotografi che montano uno sull'altro, per arrivare a fare tutti gli stessi banalissimi scatti.
Inviato: 11/3/2012 12:21
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