Scusate, non resisto:

Da Wikipedia:

Supercazzola
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Supercazzora


Il termine supercà zzola (pronuncia comune dell'originale supercà zzora) è un neologismo (entrato nell'uso comune dal cinema) che indica un nonsense, una frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate sul momento, usata per confondere la persona a cui "la si fa" (ossia colui al quale ci si rivolge), rendendolo ridicolo di fronte agli astanti.

Benché si tratti di un nonsense, è facile identificare all'interno di questa parola alcuni elementi che appartengono realmente alla lingua italiana, ovvero il prefisso super- e il sostantivo cazzo. La struttura linguistica fondamentale su cui si fonda la supercazzola è infatti quella della parola macedonia, in cui si accostano termini o parti di termini diversi, appartenenti però a mondi concettuali molto distanti, con l'obiettivo di creare una confusione semantica.

L'origine del termine è il film Amici miei di Mario Monicelli (1975), che racconta le vicende di un gruppo di amici burloni che si divertono a corbellare il prossimo. àˆ soprattutto Ugo Tognazzi, nei panni del conte Raffaello (detto Lello) Mascetti, a "usare" la supercazzola, investendo la vittima della burla con una raffica di parole incomprensibili, spesso condite con turpiloquio mascherato.

Solitamente lascia cadere qua e là  delle parole che possano impressionare l'interlocutore: ad esempio, nella supercazzola al vigile accenna ad "antifurto", "vicesindaco" e "prefettura"; rivolgendosi al custode del cimitero cita "ispettore tombale" e "fuochi fatui". Il termine "supercazzola" viene eletto a definizione di questa tecnica in seguito ad una burla "rovinata" dal personaggio di Guido Necchi (Duilio Del Prete), che il conte Lello Mascetti apostrofa dicendo:

« Senti, Necchi, tu non ti devi permettere di intervenire quando io faccio la supercazzora! »


La supercazzola "originale" recitava così:

« Mascetti: Tarapia tapioco! Brematurata la supercazzora o scherziamo?

Vigile: Prego?
Mascetti: No, mi permetta. No, io, scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come antifurto, per esempio.
Vigile: Ma che antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui stavano sonando loro. Non si intrometta!
Mascetti: No, aspetti, mi porga l'indice; ecco lo alzi così... guardi, guardi, guardi; lo vede il dito? Lo vede che stuzzica, che brematura anche. Ma allora io le potrei dire anche con il rispetto per l'autorità , che anche soltanto le due cose come vice-sindaco, capisce?
Vigile: Vicesindaco? Basta 'osì, mi seguano al commissariato!
Perozzi: No, no, no, attenzione, noo! Patente soppaltate secondo l'articolo 12 abbia pazienza, sennà, posterdati, per due, anche un pochino antani in prefettura...
Mascetti: ...senza contare che la supercazzora brematurata ha perso i contatti col tarapia tapioco.


Perozzi: ...dopo. »


Il linguaggio verbale che sfocia nella supercazzola potrebbe essere derivato, stando a una testimonianza del regista Mario Monicelli, da una trovata dello scrittore e cabarettista Marcello Casco, che era solito farsi beffe del potere costituito, rappresentato da vigili urbani, soldati o carabinieri, riuscendo a tenere una conversazione senza senso anche per diversi minuti, e dalla quale gli sceneggiatori di Amici miei potrebbero avere preso spunto. A tale riguardo, nonostante nel film ne faccia uso soprattutto il conte Mascetti, si segnala una scena conclusiva del film dove è il personaggio del Perozzi, interpretato da Philippe Noiret, a chiedere di confessarsi in punto di morte, parlando al sacerdote con lo stesso linguaggio incomprensibile, esaltando anche con fare iconoclasta questa pratica verbale tesa allo sberleffo della persona con cui ci si relaziona.
Dal punto di vista squisitamente psicologico, non sarebbe possibile nessuna supercazzora o "scappellamento a destra" se non fosse insita nell'uomo contemporaneo una regola non scritta di galateo che sconsiglia di dire al proprio interlocutore di non avere capito, e parimenti, una scarsa propensione a un ascolto attento, laddove si cerca solo di imporre i propri discorsi. Per questi motivi gli equivoci sorti nel film non possono dirsi delle forzature narrative, da accettare per convenzione in modo da creare la gag: esse si presentano come scene piuttosto verosimili, in un trionfo di incomunicabilità .

Continua...http://it.wikipedia.org/wiki/Supercazzora

Te stai male.....


Comunque troppo forte!!!!!!

In effetti il nonsense espresso dalla "supercazzola", non necessariamente puà derivare dal cabarettista che tu citi, anche nella vita reale è piena di burloni che si dilettano a prendere in giro persone di vario ceto sociale (quindi non necessariamente colti),per il solo gusto di renderli imbarazzati di fronte a una valanga di parole di fatto senza significato,ma che le vittime non riescono a comprendere. E' facile provare, io in alcuni casi, magari non usando esattamente il "nonsense" mi diletto ad imbarazzare soprattutto i commessi e le commesse di vari negozi, con alcune frasi che rendono interdetti i miei interlocutori.La frase ricorrente è una famosa battuta di Totà che riguarda le scarpe: la scena è sempre la solita: in un negozio di scarpe stai guardando la merce, quando ti si avvicina la commessa/o di turno che ti chiede: "la posso aiutare? " Scatta la battuta: "senta visto che i piedi mi hanno fatto una brutta riuscita, le scarpe le vorrei larghe dentro e strette fuori" Vi assicuro che in molti casi rimangono interdetti e non sanno cosa replicare, solo un commesso una volta forse percependo la frase burlesca mi rispose: "ho capito lei vuole la botte piena e la moglie ubriaca", va beh poi è sufficiente dire: "intendevo dire che le scarpe le voglio comode" e si stempera la questione.Questa delle scarpe è solo un esempio,per dimostrare che è sufficiente mostrarsi seri durante un discorso sensa senso che gli interlocutori ci cascano sempre: stanno lì a sentirti ma senza capire un tubo, mostrando un grande imbarazzo.

Ciao


joe

una piccola supercazzola fotografica l'ho propinata pure io molti anni fa quando i membri di un circolo fotografico mi invitarono a parlare di foto di paesaggio in bn;all'ennesima domanda di profilo tecnico onanistico riguardante il fatto che riuscissi nelle stampe a ottenere delle belle nuvole e un cielo non bianco latte risposi con la massima serietà  che una famosa ditta tedesca di filtri fotografici, su mio preciso suggerimento, aveva messo in commercio un filtro bianco latte (quindi totalmente opaco) che funzionava meravigliosamente nel separare nuvole e cielo e nel dare risalto a entrambi;pochi giorni dopo un negoziante,che conosce bene il mio lato burlesco, mi telefonava imponendomi di evitare altre bischerate del genere perchè ne aveva abbastanza di ricevere richieste del fantastico prodotto.

Se mi posso permettere, vorrei inserire un contributo a questo interessantissimo e assai pertinente "(off) topic" (si noti, per restare in clima, l'ossimoro ).

Infatti, leggendo questo intervento, ma -a dir la verità - soprattutto precedenti thread mi è venuto in mente un artista "a tutto tondo" che stimo ed ammiro e, come me, molti lettori, non solo toscani, del Vernacoliere: Federico Maria Sardelli.

Mi è venuto in mente soprattutto perché, pur essendo apprezzato esponente di discipline paludate per loro stessa essenza, è autore capace di mettere in evidenza con lo sberleffo, in modo dissacrante e provocatorio il malvezzo di prendersi troppo sul serio di una parte della società . Che poi è anche la base di molte trovate degli Amici Miei di Monicelli.

Riporto una paio di link che si riferiscono a Sardelli, richiamando l'attenzione sulla striscia "oculista" qui ... e sul "SONETTO CLIV" qui, dove l'artifizio, il raggiro, l'artata complicazione verbale e, in definitiva, la supercazzola, vengono sfruttati con presupponenza a biechi fini commerciali.

Se, alla fine, avrà frainteso il senso del topic, me ne scuso con l'autore, sperando comunque che venga apprezzata la godibilità  di alcuni spunti umoristici rinvenibili nei link.

Citazione:


Uh oh, mi hai scoperto....sbiriguda come se fosse antani...

grande sardelli!!!