Alla cinquantatreesima Esposizione Internazionale d’Arte, alla Biennale di Venezia, in corso dal 7 giugno fino al 22 novembre, con il titolo Fare Mondi e la direzione di Daniel Birnbaum, si contano sulle dita di una mano gli artisti in mostra con opere fotografiche. Nella maggior parte dei casi il mezzo fotografico accompagna l’opera, più che costituirla: è il caso, ad esempio, dell’uso della fotografia in alcune installazioni. Solo in tre casi l’uso del mezzo fotografico è preponderante.
La palermitana di origine polacche Aleksandra Mir presenta il lavoro Venezia (all places contain all others) costituito da un milione di cartoline, tutte recanti la scritta Venezia, con immagini che rappresentano cento luoghi differenti dalla città  lagunare, tutti accomunati dalla presenza dell’acqua; nella maggior parte dei casi le immagini utilizzate dall’artista provengono dalla fotografia di stock. Le cartoline, una volta distribuite al pubblico, possono essere utilizzate: scritte, bollate e spedite, possono raggiungere ogni luogo del pianeta.
La svedese di origine newyorkese Amy Simon presenta a different STATE of mind, una serie di venticinque stampe a colori di ottanta centimetri di altezza e centoventi di lunghezza che rappresentano un appartamento di Tel Aviv.
L’artista tedesco Wolfgang Tillmans presenta il lavoro Silver Installation VI, un’installazione composta da una stampa a colori unica di circa due metri per cinque.
Al di là  della convinzione che non sia particolarmente interessante il mezzo con/su cui è fatta l’opera, ma l’opera stessa a prescindere dal mezzo, pare che la fotografia non vada molto di moda nell’arte contemporanea oppure che non piaccia particolarmente a Birnbaum.

Andrea

Ricordo che alla Biennale di Architettura diretta da Fuksas ci fu di tutto tranne che l'architettura. Non vorrei fare una affermazione troppo semplicistica, ma credo che la pertitenza del contenuto della biennali con quello che accade nel mondo sia solo una questione di discrezionalità  da parte dei direttori.
Fabio

Guarda Andrea, secondo me quando parliamo di eventi così "importanti" ed internazionali come la Biennale di Venezia, tutti gli onori e gli oneri delle scelte sono da imputare principalmente ai curatori, che generalmente vogliona dare un "taglio" molto preciso e caratterizzante alle varie proposte artistiche, quindi non faccio fatica a pensare che Birnbaum non abbia ritenuto di inserire più di tanto opere fotografiche per sua personale scelta, a prescindere dallo stato di salute della fotografia nel panorama dell'arte contemporanea.

Stato di salute che, a mio avviso, comunque non è buono...non nel senso che non ci siano eventi, mostre, incontri, seminari, anzi la fotografia (più all'estero però che in Italia), da origine a tante belle rassegne ed eventi, ma è che io personalmente vedo raramente opere innovative, "fresche", che mi fanno fare un salto sulla sedia, ho come l'impressione che è un pò di tempo che la fotografia si sia un pò "adagiata" su forme e contenuti che si stanno ripetendo ed "avvitando" su se stessi...opinione personalissima ovviamente...


Ciao!!

Marco

Mmmmh, anch'io da tanto non vedo l'eccezionale, la sorpresa, l'epifania, la faglia che si apre.
Tanto sonno, tanta accademia, poco coraggio di curatori e galleristi ad annusare e spingere ciò che si discosta dalle solite estetiche che vendono ancora bene, evidentemente.

Andrea

..è che Venezia si trova in Italia.
Pare a me, o la Fotografia in questo paese è "quella cosa che si fa quando si fa in vacanza"?
Cosa ne pensate, ad esempio, dell'Inghilterra?
quanti laboratori di stampa, quante riviste di ottima qualità , quante gallerie, quanto... "di tutto ciò che è fotografia"?
..e mannaggia che rabbia.

Se guardiamo alla Fotografia nel suo insieme (la F maiuscola mi induce a pensare questo), in questo paese male non sta. Negli ultimi anni sono nate realtà  espositive, festival, iniziative, blog di qualità , pubblicazioni, workshop.
Se si parla di foto d'arte la questione é ancora diversa, ma lascio la parola a Marco&Co che conoscono meglio il settore. Se si parla di Venezia, é ancora un altra storia. Due edizioni fa era piena di fotografia, come anche Artissima di un paio di edizioni fa. Come dire, c'è stato un periodo d'oro della fotografia nell'arte contemporanea, che però non é solo fotografia. E forse ne hanno fatto indigestione.
Che poi si aggiungano, come diceva giustamente Marco, le scelte dei curatori che sono quasi sempre scelte che vogliono tracciare direzioni, o almeno ci provano, questo determina un ulteriore elemento di difficolta nel ragionare su come stanno le cose. Cosa di per se complicata e che oggi non saprei proprio chi riesce a fare con la dovuta qualità , fuori dagli stereotipi e dagli interessi.
E poi l'estero, l'anno scorso alla Tate a Londra c'era la mostra Street&Studio, interessante nelle ambizioni. Mah, che devo dire, il Festival di Reggio Emilia, diretto da Grazioli, "Fotografia Europea" stava una spanna sopra, A mio parere, ovvio. Ma é solo un esempio e vale per se stesso.
bs
marco

Sicuramente in questo paese c'è l'abitudine a parlare male del proprio paese. Ci sono un paio di blog, tra quelli conosciuti, che ne hanno fatto uno sport, con relativi ultras. Sarebbe interessante guardare con una maggior "sospensione del giudizio".

Citazione:

Difficile darti torto...
ciao
c

...sarà  che io, da semplice fotografo amatoriale quale sono, non conosco bene l'ambiente, ma continuo a credere che in certi stati ci sia un movimento tutto diverso attorno alla Fotografia. Qualcosa di diverso da "4 anni fa a Venezia" e l'anno scorso a Reggio Emilia.. qualcosa del tipo "ogni anno in ogni dove".
E non è per parlare male dell'Italia.. e che ho l'impressione che la Fotografia, qui, non abbia lo stesso spazio che altrove (altrove non significa ovunque, naturalmente). Probabilmente perchè ci sono altri tipi di arte che "rubano spazio".. mi viene in mente la pittura, ad esempio.
O forse, molto più banalmente, c'è più gente che compra un quadro o una foto..
Differenze simili le vedo anche all'interno dell'Italia. Se confronto la mia regione (FVG) con una qualsiasi regione del sud.. beh, non c'è paragone.. trovo che il sud Italia sia tremendamente più attivo e ricettivo.
La stessa differenza la vedo, senza fare 1000km e arrivare in Puglia, facendo 10km e attraversando il confine.
C'è interesse, curiosità , la gente partecipa (qualcuno compra, ma questa è un'altra storia), vuole sapere.
Per attirare lo stesso numero di persone, devi organizzare in una città  di medie dimensioni la mostra delle fotografie di chissà chi.
Mi viene in mente una mostra di Anton Corbijn (chi?!??) che ho visto a Bologna. Me la sono goduta proprio quel sabato o domenica... avrà forse incrociato dieci persone, per metà  straniere.
..sapete che c'era una mostra di Capa a Gorizia? 4 gatti..

Non discuto sulla bravura degli italiani, nè critici nè curatori nè tantomeno fotografi.. ma ho l'impressione che qui non sia come altrove. Sarà  che siamo tutti critici curatori fotografi, ma qui (per cercare un estremo) finisce come con i ricercatori che scappano all'estero..

Ho sbagliato su Reggio Emilia, era quest'anno. Pensa solo cosa sta succendendo a Milano in questi ultimi due anni, con lo spazio Forma e con altri spazi (se si vuole si approfondisce).
E' che personalmente vedo la cosa nel suo sviluppo, nel suo percorso e mi sembra che in questi ultimi anni la fotografia in questo paese é in movimento, più di quello che qua é la si dice.
Che poi alcuni paesi siano "più avanti", non c'è dubbio, perlomeno nella loro storia. Ma questo vale anche nel design, nella comunicazione, nella grafica, nel web design, il nord Europa e la cultura anglosassone su questi ambiti hanno, da sempre, un passo lungo. Quello che voglio dire é che sulla fotografia, oltre a molte eccellenze, nel nostro paese si stanno muovendo diverse cose.
Non voglio tacere i ritardi, le mancanze, le storture, i difetti, il malgoverno nella cosa pubblica (che pesa anche sulla storia della fotografia, sono di Torino e qualche storiella da raccontare ci sarebbe) che in questo paese abbondano. Ma a maggior ragione e proprio per questo credo che le cose che vengono fatte e non sono poche, vanno pubblicizzate, raccontate, per sostenerle. Così come vanno raccontate le cose che non vanno nel settore della fotografia.
bs
marco