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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
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8/9/2005 0:10
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palomar ha scritto:

Resiste cioè il mito della macchina fotografica perfetta, quella di restituire ogni minimo dettaglio, ogni sfumatura di colore: un mito frustrante, perchè poi porta a dimenticarsi del lato espressivo della fotografia per concentrarsi esclusivamente su un particolare aspetto della tecnica, quello della "fedeltà  di riproduzione", anche al prezzo di sacrifici economici per comprare medio formato, banchi ottici, dorsi digitali: e quanti ne sento che, arrivati allo strumento top del top, alla Leica nel 35mm, alle Hasselblad, ai banchi ottici, continuano a rimanere frustrati delle proprie foto, magari più nitide ma sempre poco significative... e così il mondo si riempie di insulse fotografie di fiori e paesaggi, però, vuoi mettere, a 120 linee per millimetro!


Io credo che la capacità  di fare una foto espressiva che emerge dalla massa sia innata e non si impara, così come non si impara ad essere grandi musicisti. Questo per 'difendere' tutti coloro (e me) che pur possedendo tecnica e conoscenza non portano a casa che banalità : se la natura non li ha baciati....
Allora mi accontento della mia fotina e godo per averla fatta con una macchina che tecnicamente e fisicamente mi affascina e che magari ha richiesto 2 ore di CO. Così si contribuisce a riempire il mondo di foto insulse, ma che fa, mica possiamo essere tutti Ansel...

Inviato: 13/7/2008 1:08
Mauro-Tessera C.F.A.O. n°12
Leggere con attenzione il REGOLAMENTO

E Dio creò il gatto in modo che l'uomo potesse accarezzare la tigre....
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Per me è attuale, tanto che ho riscritto il pensiero di questo fotografo anche nel forum che porto avanti.
La tecnica è importante e non credo che il fotografo la metta in secondo piano: quello che enfatizza è che spesso si è portati a credere che lo strumento sia "più" importante del fotografo.
Io non userei il banco ottico per avere la massima qualità  (anche, ma non fondamentale, voi ormai mi conoscete ), ma per l' approccio fotografico, ovvero essere lenti, usare il cavalletto, poter variare la forma del soggetto solo basculando la standarda posteriore, trovare una prospettiva ecccellente con il decentramento...ampliando o minimizzando la profondità  di campo sempre con i basculaggi.
Questa è tecnica che dovrà  essere messa a buon frutto dal fotografo, ma non deve essere schiavo dello strumento perché altrimenti senza si sentirebbe uno sfigato.
Ci sono fotografi che usano medio formato da 39 mp che hanno committenze giustamente pignole ed altri, come nel reportage, che non si fanno remore ad usare una compatta digitale e non solo fare delle mostre, ma vendere le foto per conto dell' agenzia Magnum, che non è l' ultima arrivata.
Quindi nulla di male a rincorrere la full-frame da 20 e passa megapixel o l' ottica superluminosa esoterica, ma poi verificare se proprio sia quel bisogno reale o solo esistenziale, ovvero "avere", "possedere" uno strumento più che usarlo.
E nulla di male sia solo una voglia di "possesso": in fondo, potendo permetterseli, un hobby è il gioco dei grandi, no?
Solo però averne coscienza: si sarà  più soddisfatti e magari si passerà  al passo successivo, ovvero investire su di se (studiare manuali, vedere mostre fotografiche e pittoriche, iscriversi ai circoli della propria città  per confrontarsi con gli altri, come qui nei forum, frequentare workshop...).
Del resto prima c' erano quelli che dicevano che le ottiche tedesche erano migliori delle giapponesi (tra chi usava le 35mm), che il medio formato era migliore della 35mm e che il grande formato era migliore di...tutto.
Vero e falso nello stesso tempo: dipende dai generi fotografici che si prediligono.
Quindi dipende solo dal fotografo: come vuole scrivere le sue foto?
Quale strumento ritiene più adatto al "suo" modo di fotografare?
A mio modesto avviso io ho riscontrato un problema per la "troppa" tecnica: spesso uscivo con la Velvia e la 35mm (raro con il medio formato) e tornavo a casa senza una foto di paesaggio perché la luce non era perfetta, i soggetti non erano fotogenici...bla bla bla.
In realtà  ricercare la foto perfetta tecnicamente mi faceva dimenticare la creatività .
Oggi con il digitale sono più libero di sperimentare e senza tanti problemi per il mezzo tecnico che uso: più che sufficiente.
Non è facile uscire dal proprio bagaglio tecnico (a voi non succede?) e con umiltà , imparare dagli altri per avere sempre nuovi e proficui stimoli.
Quando uscirà  una digitale 4,5x6 o poco più a corpi mobili a prezzi non molto alti, felice di riscoprire la lentezza operativa che questo mezzo regala al fotografo, nel frattempo cerco di frenare la versatilità  dello strumento attuale e nello stesso tempo lasciarmi andare...per esplorare le potenzialità  di Palmerino, che ancora non ha compreso cosa vuole dalla vita (altro quale fotocamera usare).

Inviato: 13/7/2008 10:22
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Moderatore
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4/11/2005 13:12
Da Roma
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Citazione:
Così si contribuisce a riempire il mondo di foto insulse, ma che fa, mica possiamo essere tutti Ansel...


Aggiungo che...

anche Ansel ha fatto la sua percentuale di foto insulse (e Fer venne lapidato... ), e alcune di quelle che non lo sono, avrebbero forse potuto esserlo, se non avesse applicato una tecnica straordinaria in grado di catturare tutti quei toni, quelle sfumature, quei dettagli.
Quindi, specie in certi casi, la tecnica è importante eccome.
E comunque a parità  di visione, creatività  e "manico", la tecnica (intesa in senso ampio, anche come strumentazione top) puà solo aiutare: non vedo come possa "fuorviare" o interferire.

Fer

Inviato: 13/7/2008 13:21
Tessera C.F.A.O. n°14
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** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Fer ti quoto in toto

Inviato: 13/7/2008 13:27
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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28/10/2006 14:37
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Citazione:

Galeno ha scritto:

Io credo che la capacità  di fare una foto espressiva che emerge dalla massa sia innata e non si impara, così come non si impara ad essere grandi musicisti. Questo per 'difendere' tutti coloro (e me) che pur possedendo tecnica e conoscenza non portano a casa che banalità : se la natura non li ha baciati....
Allora mi accontento della mia fotina e godo per averla fatta con una macchina che tecnicamente e fisicamente mi affascina e che magari ha richiesto 2 ore di CO. Così si contribuisce a riempire il mondo di foto insulse, ma che fa, mica possiamo essere tutti Ansel...


Non ti preoccupare, anche io mi accontento della fotina che riesco a fare... sono pieno di roba bel al di là  delle mie capacità ... e non solo espressive!

Inviato: 13/7/2008 14:10
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Non lo sà, la conoscevo anche io quella classificazione e citarla in maniera così parziale l'ho trovato eccessivamente snob. Intanto è stato scritto ovviamente dal punto di vista di chi è già  un "genio", e che per il fatto che ha trovato nello scantinato di qualche rigattiere una vecchia leica scassata si sente tanto figo e guarda i suoi fratellini più piccoli gongolare davanti alle riviste e drogarsi di dati tecnici. Troppo semplicistico.

Per quanto mi riguarda la tecnica serve a risolvere problemi creativi. Quando scatto una foto non è che io mi faccia tante "pippe mentali" (scusatemi il termine), poi però torno a casa, la sviluppo, la scansiono, la guardo e vedo cosa va e cosa non va, vedo come ho sbagliato a comporre, come mi sarei dovuto mettere e se avessi dovuto usare un'ottica più lunga/corta e mettermi più/vicino lontano. Ma penso anche all'esposizione, al fatto che con quel soggetto avrei dovuto usare una sensibilità  diversa o un tiraggio più o meno spinto. E questo non per ottenere la qualità  perfetta (uso soprattutto sensibilità  medio/alte su 35mm, quindi sarei un pazzo, anzi uno stupido, a voler cercare la definizione a tutti i costi su questo strumento) ma per tirare fuori dalla situazione di scatto quello che volevo io, e questo lo si puà ottenere solo dalla tecnica.

Ci sono troppi fotografi in giro sulle varie comunità  online e non che vengono osannati per la loro creatività , ma che in realtà  partono da scatti tecnicamente mediocri (perchè non in grado di usare la macchina) e cercano di metterci una pezza in post-produzione contrastando a manetta (per dirne una... ce ne sono miliardi di tecniche di "riciclo"). Per carità  una composizione ottima è più importante di una tecnica ottima, e bisogna saper comporre prima ancora di saper tirare fuori una stampa perfetta, ma se devo scegliere se diventare un mago di photoshop a recuperare scatti tecnicamente scarsi mettendo pezze qua e là (sempre che non voglia semplicemente rivolgermi a qlcno che lo faccia per me), o imparare la tecnica in fase di scatto e di stampa beh preferisco di gran lunga la seconda perchè lo trovo un modo molto più sincero e meno paraculo di agire. Oltre al fatto che poi il merito e la gioia del risultato sono esclusivamente miei.

Inviato: 13/7/2008 15:15
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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8/10/2006 17:44
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Quoto alcuni 3ad, torazina, fer...aggiugendo che se la questione é l'innamoramento della tecnica penso che quasi tutti si possa essere d'accordo che é una sorta di malattia o una deriva. Una volta detto questo però non si prende la malattia/deriva per parlare del rapporto tra creatività  e tecnica, cosa che invece si tende a fare. Inoltre il testo del feininger é sormontato da un titolo che ha a che fare con la formazione del fotografo, che é cosa diversa, sarà  pure una presa in giro, certo, ma poi lo si prende sul serio.
Fotografare senza tecnica é impossibile, perchè la fotografia ha a che fare con la tecnica. Temo che molte fotografie siano invece il risultato di una mancanza di una propria visione, e di un rapporto tra tecnica e creatività  che oscilla solo da un alto (ovviamente vale in entrambe le direzioni).
Continuo a non capire perchè in qualche modo alla fin fine si nega la tecnica come uno dei fattori fondamentali della fotografia. Tutti i fotografi ne fanno uso, soprattutto i grandi, é così semplice...che poi ci sia il mercato che vende macchine ed usa lo specchietto per allodole della tecnologia/tecnica per vendere, che poi ci siano le allodole che comperano e sbavano...ma questa é una faccenda che c'è in tutti i settori e non da ora e riguarda una zona della vita sociale che comprende i rapporti tra idendità  individuali e sociali, che vengono definiti anche dagli oggetti, quelli tecnologici in testa. Ma é un altra faccenda.
bs
marco


Inviato: 13/7/2008 17:22
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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28/10/2006 14:37
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La tecnica (nel senso del sapere come usare gli strumenti adatti a un certo fine) è fondamentale, non si fa niente senza, nessuno lo mette in dubbio...

C'è una tecnica delle compatte digitali (più semplice per l'utente, forse più complicata per il costruttore), una tecnica per usare le Leica, una per le Lomo, una per le reflex 35mm, una per il banco, una per la Rollei, una per l'Hassy è così via... bisogna conoscere la tecnica di ciascuno strumento per usarlo al meglio, perchè ogni strumento conduce a risultati diversi. Ma non c'è una tecnica "superiore" a un'altra, come oggi non possiamo dire che la stesa del colore a olio meticolosa, laccata, iper-dettagliata se non iperrealista di un pittore fiammingo possa essere definita "migliore" della tecnica molto veloce, quando non approssimativa, di un pittore alla Masaccio...

Inviato: 13/7/2008 17:34
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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8/10/2006 17:44
Da Torino
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Sfondi una porta aperta, da sempre, anche su questo forum, considero la fotografia un luogo delle differenze, anche tecniche.
grazie
bs
marco

Inviato: 13/7/2008 19:48
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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www.flickr.com/photos/marcofluens

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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Ma per tecnica non si intente quella manuale, artigiana...ovvero saper usare uno strumento, bensì saper "vedere" un' immagine e grazie al bagaglio teorico, ovvero uso creativo del diaframma/tempo di scatto, saper esporre per sfruttare al meglio la latitudine della pellicola e/o la gamma dinamica della digitale, saper sfruttare correttamente la prospettiva, l' angolo di campo, la composizione, come sfruttare i colori, gli spazi chiari e scuri in una foto, le forme, i vari tratti, come la fotogenica diagonale...ce ne un mare, riuscire a trasferire su una immagine bidimensionale una scena "tridimensionale" vista con i nostri occhi.
Processi che un buon fotografo riesce ad esprimere automaticamente in pochi secondi, grazie alla sua sapienza tecnica ed alla esperienza.
Saper usare un medio o grande formato...è la parte più semplice, ma quella artigianale che ormai, soprattutto con le attuali reflex, vengono eseguite automaticamente: autofocus, priorità  di diaframmi, esposizione multi-zona (matrix e simili), avanzare lo scatto (con le pellicole) esporre in ttl il flash, bilanciare automaticamente il bianco...ovvero non fanno la differenza tra un bravo fotografo ed uno discreto o mediocre.
Che io sappia, salvo eccezioni, tutti i fotografi famosi sapevano (chi non c' è più) e sanno fotografare, come i migliori pittori conosco la tecnica molto bene.
Picasso sapeva tranquillamente rifare la GIoconda tale e quale, ma ha scelto uno stile tutto suo.
Ma sapeva dipingere...
Che poi usasse un pennello e colori diversi da un altro, non conta: sono solo strumenti.
Le fotocamere e le ottiche idem: rimangono meri strumenti.
importanti, ma fino ad un certo punto: è il fotografo fa la differenza.
Fortunatamente, aggiungo.

Inviato: 14/7/2008 0:35
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Palmerinoquattroterzi...all'inizio mi divertivo nel leggerti ma ora sinceramente sono quanto meno perplesso...ma leggi quello che scivi?

La tecnica è il saper saper "vedere" un' immagine e grazie al bagaglio teorico, ovvero uso creativo del diaframma/tempo di scatto, saper esporre per sfruttare al meglio la latitudine della pellicola e/o la gamma dinamica della digitale.....

La tecnica semmai ti permette di realizzare l'immagine che vedi attraverso un uso "creativo" della tecnica e quindi anche della teoria.

Oramai sei entrato in un loop in cui continui a scrivere in ogni salsa che tu hai manico e i mezzi non servono a nulla....in questo sito il 90% degli iscritti ha manico ed è in grado di esprimere correttamente con il mezzo fotografico quello che persegue, la differenza a parità  di manico lo fà  lo strumento. Io ho visto dal vivo delle stampe di Marco Frigerio e ti garantisco che le sue stampe 80x100 hanno necessità  di di un GF 8x10...tu invece scrivi che per un 80x100 basta e avanza una olympus E-1 e che sono tutte mentali...

Da questo ne intuisco che tu hai un super manico ed allora per la sesta volta ti chiedo gentilmente di postare le tue opere pubblicate in modo da far percepire a noi [me] smanicati cosa voglia dire il manico supremo....ma siccome ti ho già  chiesto 6 (sei) volte e non hai postato nulla debbo solo pensare che alla fin fine il gran teorico sei solo tu....o no?


Ultima cosa visto che continui a scriverlo.....i miei clienti non sono pignoli sono io che ho deciso di dare loro il mio massimo possibile visto che mi pagano ed anche molto bene, non ho mai avuto l'arroganza di pensarmi migliore di loro ne di pensare che loro non vedano ne percepiscano....a casa mia ci sono esposte solo delle stampe vintage di helmut Newton, Erwin Olaf e David La Chapelle da cui traggo ispirazione e che mi ricordano ogni giorno che da pedalare ne ho tanto ancora e che la qualità  deve essere sempre e comunque al top...neanche una mia stampa 10x15 è esposta....

Inviato: 14/7/2008 9:19
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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23/2/2006 10:05
Da Ruda (UD) - Trieste
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Fer ha scritto:

Aggiungo che...

anche Ansel ha fatto la sua percentuale di foto insulse (e Fer venne lapidato... ), e alcune di quelle che non lo sono, avrebbero forse potuto esserlo, se non avesse applicato una tecnica straordinaria in grado di catturare tutti quei toni, quelle sfumature, quei dettagli.
Quindi, specie in certi casi, la tecnica è importante eccome.
E comunque a parità  di visione, creatività  e "manico", la tecnica (intesa in senso ampio, anche come strumentazione top) puà solo aiutare: non vedo come possa "fuorviare" o interferire.

Fer




Assolutamente d'accordo...
Pur apprezzando il lavoro di AA,certe volte ho avuto la sensazione che alcune immagini siano state valorizzate proprio dalla eccellente tecnica di trattamento/stampa del negativo.

Paolo

Inviato: 14/7/2008 9:38
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,ma nell'avere nuovi occhi.
[F.Voltaire]............

Tessera "argento" C.F.A.O. n°9......
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
Guarda che non ho scritto che il mezzo, ovvero lo strumento non serva a nulla.
Ho scritto che ogni fotografo sceglie il suo: Ansel Adams usava il banco ottico e le pellicole in grande formato per i suoi paesaggi, mentre John Shaw usava la 35mm a pellicola con la Velvia ed oggi vive felice (vendendo) le sue fotografie con reflex full-frame (fino a poco tempo fa usava le aps).
Potrebbe anche usare il medio formato, secondo la tua logica, ma questo americano la pensa in maniera diversa.
Chi ha ragione?
Tutti e due: è personale la scelta di uno strumento, accippichiolina.
Tu pretendi (sacrosanto) il massimo per il cliente e lui il massimo della qualità  senza essere appesantito (altrettanto sacrosanto) nei suoi viaggi alla ricerca dei suoi paesaggi.
Credi che non possa soddisfare l' editoria (sua committenza privilegiata) ed anche occasionali poster 70x100cm per il grande pubblico?
Così complicato avere la libertà  di decidere lo strumento?
Accidenti, credo sia legittima questa libertà : John Shaw mica se la prende se tu usi il medio formato o chi usa il grande formato: lui si concentra con le sue fotografie.
Ma certamente la sua bravura traspare: non è il mezzo che fa grandi le sue fotografie, altrimenti tutti ad acquistare gli stessi strumenti.
Cosa c' entra la marca o la grandezza del formato fotografico?
Questo spiega o tenta (vanamente) di spiegare il fotografo enunciando i tre stradi, semplificando molto, non alla fine non più di tanto, la fisse di un qualsiasi fotografo, dagli inizi al suo percorso verso il suo stile, la sua qualità .
A me sembra chiaro il concetto, o no?


Inviato: 14/7/2008 12:38
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
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Secondo me, tu fingi di non capire, per un tuo qualche motivo: perché semplicemente non posso credere che non capisca davvero, mi rifiuto.

Fer

Inviato: 14/7/2008 13:23
Tessera C.F.A.O. n°14
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** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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27/4/2006 13:48
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Se ho intrapreso la lunga e dificile strada della fotografia, lo devo ad un'immagine scattata con la instamatic regalo della prima comunione, dove un effetto panning assolutamente casuale mi ha lasciato a bocca aperta.
Ho ricevuto in regalo il mio primo libro di feininger che avevo 13 anni, e fin da allora l'ho avuto in antipatia.
La ragione è presto spiegata.

Già  allora sfogliavo Epoca e, qualche volta, se mi capitava, Life. Mi ero innamorato delle immagini di Mauro Galligani, tanto per dire un nome, ma non mi piacevano affatto le immagini di feininger. Sia chiaro, parlo di quelle pubblicate su life e non dei fari e dei ritratti sovra-sotto e normo esposti che si trovavano sui suoi libri.

Andreas feininger parlava di tecnica ma, a mio personalissimo giudizio, non sapeva fotografare.

Per me fotografare significava restituire un'emozione, comunicare o, al limite, documentare in senso critico qualcosa che io stavo vivendo. Feininger mi sembrava una fotocopiatrice, e i suoi libri i manuali di istruzioni degli apparecchi

Per rientrare nel gioco degli stadi (non quelli latinoamericani), che tuttavia non posso condividere sia per ché non amo la categorizzazione (pur essendo di formazione sociologica), sia perchè - semmai - gli stadi dovrebbero essere ben di più, capovolgo la situazione.

In origine mi interessavano solo le immagini, sfocate, contrastate, velate, mosse o quant'altro, se reputavo che in quella foto ci fosse la mia anima o avessi centrato ciò che volevo dire. Non vi erano errori ne' apparecchi fotografici migliori della mia instamatic o della voigtlander vitoret dr di mio padre (che gli sottraevo di nascosto).

Ho cominciato poi a misurarmi con il mercato e, per fortuna, avevo appreso abbastanza tecnica (dalle riviste e dall'osservazione delle foto altrui) per sapere cosa e come fare.

Infine ho iniziato a gingillarmi con apparecchi sempre più sofisticati, a noleggiare o comprare attrezzature delle quali potevo fare a meno, e poi a rivenderle, per il gusto del feticismo dell'oggetto. La cosa particolare è che il mio feticismo non si è mai impadronito dei veri mezzi di produzione, ma solo del contorno: giocattoli e nient'altro, con i quali fare il fotoamatore, libero dai vincoli mercantili. In sintesi, con l'hassy ci fotografo la mia faccia allo specchio, le radici degli alberi, le mie fidanzate e poi i miei figli. Con il 4x5 fotografai una pera ed una mela: due foto che stampai in tutti i formati e poi appesi ad un albero cittadino. La polaroid la usavo per fotografare le nuvole, il foro stenopeico per il palazzo di fronte, tutti i giorni per un anno.

Dovevo conoscere gli stili e le possibilità  ed i limiti di ogni mezzo, ma senza per questo rinunciare alle orgastiche palpatine alle zigrinature degli obiettivi, o all'odore dei soffietti in pelle di capretto.

Oggi insegno agli studenti della facoltà  di scienze della comunicazione a scrivere reportage, e mi accorgo che il loro limite non è nelle idee e nella capacità  di comprendere qual'è la notizia, qual'è il fatto che va riportato e come, con quale tecnica e con quale ritmo. Il loro limite (e quando dico loro dico il 99,99%) è l'assoluta incapacità  di scrivere, la tecnica. E poi mi scrivono le email: egreGGio professore. Senza la tecnica non puoi scrivere ne' fotografare.

Sostenere che un fotografo, cioé uno che comunica con le immagini, possa fare a meno della tecnica, è un'idiozia. E' come dire che guido l'automobile senza sapere che caspita sono quei tre pedali neri che mi danno fastidio ai piedi; è come dire che il casaro che fa la ricotta non ha capito perchè il latte si caglia.

Poi ci sono le eccezioni. Gregory Corso, poeta dela beat generation, non sapeva certo scrivere, eppure ha avuto il suo successo come letterato.

Tecnica è quella particolare conoscenza specialistica che ti permette di fare qualsiasi cosa diversa dai bisogni primari, istintuali e necessari. Serve persino per mandare la lavatrice. E una volta che conosci la tecnica e sai cosa vuoi fare, il rapporto con lo strumento puà essere improntato anche al feticismo, ma con la consapevolezza del tuo obiettivo.

raggiungere l'obiettivo è altra questione. E' materia culturale, di sensibilità , di capacità  innate o affinate con la volontà  e con la ricerca. Dilettanti o professionisti, l'obiettivo di comunicazione lo si raggiunge solo in due modi: con la conoscenza tecnica per trasformare la propria idea in un fatto concreto e replicabile, oppure la assoluta casualità , che trasforma qualsiasi "arte" (o artigianato o qualsivoglia attività  umana) in un bel gioco di cui non si conoscono le regole, ma si gioca lo stesso, come il bimbo che, davanti ad un videogame, muove le levette e pigia i tasti perché si diverte a vedere i colori che cambiano e poi, una volta, vince pure, ma non sa perché.

la fotografia più importante (forse) del fotogiornalismo italiano rientra proprio in questa categoria di casualità : la foto di aldo moro fatta dalle BR. Una polaroid scattata con il cuboflash. Niente tecnica. nessun fotografo dietro l'obiettivo, ma solo un soggetto ed una circostanza ed un tale qualsiasi che, però, sapeva esattamente cosa voleva comunicare. Un'emozione per l'Italia intera. Anche qui è presente la non replicabilità .

Feininger no. E' l'esatto contrario. tecnica ma non emozione, tecnica ma non comunicazione. Fotocopia perfetta, appunto.

Feininger - non me ne vogliano coloro che dai suoi scritti hanno imparato la tecnica - è l'equivalente di un buon professore di grammatica: ti fornisce la tecnica ma non gli è richiesto di saper raccontare, come il meccanico che ti ripara la macchina: nessuno pretende che sia un eccellente guidatore.

I discorsi da circolo sono, per me, proprio quelli di feininger e di chi lo cita.

ma poi, cosa vuol dire discorsi da circolo? Non sono anch'essi un momento importante della cultura fotografica, quella cultura che in Italia manca a livello endemico?
ben vengano i circoli, anche se parlano di feininger.

Insomma, io, a quale stadio sono? A tutti e tre contemporaneamente. Più il quarto: quello di chi si accorge che pensare in questi termini è sinonimo di scarsa intelligenza.

Inviato: 14/7/2008 17:13
Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31......
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www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!......
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........
Utente non più registrato
spero ke con la saggezza di franz la smettiate di postare cavolate e cominciate a postare immaggini ke dicano qualkosa senza dire tante parole.

bravo franz.


toto


Inviato: 14/7/2008 17:37
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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27/7/2005 10:49
Da Castellanza (VA)
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Bon!

Sono in un grande imbarazzo: per pure ragioni economiche NON posso far parte dei due primi stadi.

Con la mia Rolleiflex 3,5E mi trovo ad esser nel terzo stadio!

Le mie foto, nonostante il ferrovecchio e l'applicazione del teorema:"Se hai solo il ciofecon tira fuori l'estro creativo", rimangono solo delle foto ricordo!

Allora, o manca una stadio oppure sono solo e, dunque, non faccio testo.

Ciao.

Inviato: 14/7/2008 17:38
stifelius

C.F.A.O. n° 6.........
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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8/1/2006 23:36
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Citazione:

stifelius ha scritto:
Bon!

Sono in un grande imbarazzo: per pure ragioni economiche NON posso far parte dei due primi stadi.

Con la mia Rolleiflex 3,5E mi trovo ad esser nel terzo stadio!

Le mie foto, nonostante il ferrovecchio e l'applicazione del teorema:"Se hai solo il ciofecon tira fuori l'estro creativo", rimangono solo delle foto ricordo!

Allora, o manca una stadio oppure sono solo e, dunque, non faccio testo.

Ciao.


Mi sembra di capire da tutti i discorsi fatti che anche col ciofecon se non conosci la tecnica che prima durante e dopo sta alla base della fotografia non ci tiri fuori molto.
E comunque sul piano economicofotografico sei in buona compagnia.

Inviato: 14/7/2008 17:59
Andrea

The lake

Alcuni Fotogrammi......
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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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8/10/2006 17:44
Da Torino
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Che palle sta roba che se si parla non va bene ma bisogna fare i fatti, come se fossimo in convegno di imbecilli. Totoraw vatti a vedere un po di siti di fotoavventurieri che trovi qua e la, un paio di giorni ce li passi di sicuro.
Franx, un dubbio. Se si prende quella foto di Moro come la foto del fotogiornalismo italiano, proprio per come é stata fatta non si costruiscono due zone, una con quella foto e tutto il resto dall'altra parte?
ci sentiamo
bs
marco


Inviato: 14/7/2008 18:19
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

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Re: nella formazione di un fotografo ci sono tre stadi........

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28/3/2007 16:40
Da nord Sardegna
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Splendido intervento FranzX, te ne sono davvero riconoscente!



Claudio


Inviato: 14/7/2008 18:20
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