I fotografi mi incuriosiscono da sempre. Da prima che diventassi io stessa attiva nel campo fotografico. Li ho sempre visti da lontano perché in famiglia mia nessuno ha mai fotografato. Possiedo poche fotografie famigliari, in quasi tutte guardo chi sta provando a mettermi su pellicola con uno sguardo tra il serio e l'infastidito. "Ma farti gli affari tuoi no eh", così dice la mia faccia. Quando c'è. Si perché mia mamma era solita sbagliare mira e tagliare qualche pezzo della persona ritratta. Il momento della fotografia ai compleanni coincideva con il momento in cui io magicamente sparivo. Per questo motivo ad un certo punto ho deciso che il miglior modo di nascondermi era dietro la macchina fotografica. Ancora adesso la trovo un ottimo nascondiglio.
La macchina fotografica c'è sempre, tra il fotografo e il soggetto. Si puà continuare a dire che conta solo il risultato e non il mezzo ma un fotografo si trova sempre a fare i conti con questo oggetto, questo terzo occhio non naturale. Puà essere una piccola macchina da portare all'occhio che nasconde parzialmente il volto, puà essere una macchina con pozzetto che ci porta ad abbassare il capo in una sorta di piccolo inchino, puà essere un grande paravento, puà persino essere un telo nero dentro il quale sparire.
Per questo quando sento dire che il mezzo non conta, "no no no no non conta", non riesco mai a crederci.
Conta nel momento in cui scegliamo quello e non altro, nel momento in cui decidiamo cosa mettere tra noi e gli altri e come farlo. Scelte. Motivazioni.
Motivazioni che portano a scelte e a differenti approcci.
Mia mamma si arrabbiava molto quando notava le involontarie decapitazioni. Chissà  perchè tagliava sempre la testa e mai i piedi. Abbassava lo sguardo?
Poi ho iniziato a fotografare, non più ai compleanni per evitare di apparire in fotografia ma nelle occasioni non imposte. Quando gli altri non erano armati di macchina e solo io possedevo qualcosa che separava il mio occhio da chi mi guardava. Loro sono sui negativi di questi tre anni, io sempre dietro.
Non posso sinceramente dire che per me non conta il mezzo, ho cercato la macchina che faceva per me provando, mi sono fermata quando l'ho trovata e da allora non ho mai cambiato. Perché mi conosco e so che quello mi serve.
Non possiedo nulla di ciò che non mi serve. Conosco bene il mezzo che uso, so come inclinerà la testa mentre gli altri parlano e come mettere la macchina per fotografare in quel momento, so come mi piace stare seduta e come tenerla sotto il braccio, dimenticandomi che c'è per farla dimenticare a chi mi sta di fronte.
Per me la macchina fotografica perfetta è sempre stata quella che corrisponde alla propria idea di macchina perfetta. Dannatamente soggettivo.
Qualcosa che va al di là  dei reali risultati, dello sfuocato, dell'estetica, della correttezza dei toni...qualcosa che si intreccia con le movenze mentre parliamo, che sfocia nel modo in cui siamo abituati a guardare gli altri negli occhi, che riguarda anche come ci fermiamo a guardare il mondo. Piccoli gesti. Scelte. Dannatamente soggettivo si.
Tempo fa lessi una discussione sul personalizzare le Leica (Leica à  la carte) con colori, con il proprio nome sulla calotta, con una pelle differente a ricoprirla. La tua Leica.
Mi piace pensare che l'unico modo per personalizzare una macchina sia usarla. La tua. Diventa la tua con il tempo, con la strada fatta, con la confidenza. Quando ti nascondi dietro e non senti più una barriera.

Non so se qualcuno è davvero arrivato alla fine di questo messaggio. Forse con la lettura veloce cogliendo qualche parola qua e là  (ti capisco eh...), forse annoiato (continuo a capirti...). Chissà  chi legge perché ha scelto la macchina che lo segue, chissà  se ha scelto o se possiede tutto, chissà  se usa o se ha, chissà  se ha solo ciò che usa. Chissà  perché.
E chissà  se ha voglia di scriverlo.

Il tuo ragionamento fila, in particolare è corretto rapportato al tuo modo di fotografare, ai tuoi soggetti: le persone. In questo caso macchine diverse hanno un impatto, una presenza diversa "verso" il soggetto. Forse l'impatto ed il discorso sul mezzo contano meno per altri generi, mi viene in mente il paesaggio. O meglio, in tali casi il mezzo conta molto di più per il fotografo che per il soggetto, naturalmente.
Comunque io pure tendenzialmente ho solo quello che uso. Non mi piace circondarmi di troppa roba e non sono capace di usare più formati diversi; uso solo una DSRL. non riuscirei mai a "dividermi" fra molteplici formati. Inoltre non mi piace girare con troppi obiettivi, ma solo l'indispensabile............non so, anzi lo so, troppa roba, troppi formati, non riuscirei mai a trovare il feeling con il soggetto, a concentrarmi.

Marco

...anch'io mi nascondo così! Allora non sono solo...
àˆ vero, la tua macchina non è quella con la pelle di lucertola rossa che hai scelto all'acquisto, è quella che ha l'odore della tua pelle e del tuo sudore per l'uso che ne hai fatto.
Ecco ora mi ricordo di chi è la definizione che ho in firma: grazie Dedè! Posso continuare ad usarla o viola qualche copyright? Semmai dimmi dove devo versare i diritti...

Ciao Deborah,
non piu'. Ho provato qualcosa di simile solo una volta, con una macchina che avevo sognato nelle vetrine e sulle riviste di fotografia e acquistato con la paga da sott'ufficiale quand'ero sotto la naja. E se lo meritava il mio affetto, il mio rapporto privilegiato, perche' l'Exakta Varex IIa e' stata una gran macchina. Il mio non era un rapporto simile al tuo, non mi ci nascondevo dietro, ma la sentivo quasi umana, forse perche' me la portavo dovunque.
Ha sciato, fatto roccia, e' caduta sul cemento dalla torretta di un carrarmato ( e non si e' rotta, solo due viti tranciate e il pentaprisma un po' ammacato ), mi ha accompagnato in giro per l'Europa, e' stata testimone delle mie avventure con le fidanzate. C'era un senso di riconoscenza, un po' nei suoi confronti e un po' per chi l'aveva concepita e costruita. Aveva soluzioni uniche, la visione poteva essere nel pentaprisma o sul pozzetto ( le prime versioni non avevano neppure il pentaprisma, poi ne acquistai un secondo con l'esposimetro incorporato ), aveva una taglierina incorporata per tagliare ed estrarre la pellicola in qualunque momento ( poteva essere raccolta in un altro rullino ), insomma, era la gioia per chi aveva parecchie idee e pochi mezzi. Era la mia prima vera macchina, non a livello delle Leica e delle Nikon pero' gia' in odore di "professionale".
Non ho mai sentito il bisogno di personalizzarla, era bella cosi', con il suo luccicare di acciaio satinato. Ne ascoltavo il cuore e dal suo click-clock ne intuivo la salute, il minimo rallentamento mi metteva in anzia. L'ho operata parecchie volte, ed e' sempre sopravvissuta.
La maggior parte delle esperienze fotografiche me le sono fatte in quel periodo, macinavo bobine da 30m di Pan F e avevo la casa piena di acidi e cianuri che compravo liberamente in via Condotta a Firenze. E' stata compagna di un importante periodo di vita. Ed e' ancora in funzione, la cedetti quasi a titolo gratuito ad un mio amico che tuttora l'adora.
Ciao,
Renzo

Citazione:

Non ho ricordi di aver coniato definizioni. Penso che tu ti stia sbagliando sulla paternità  (maternità ?) della frase. Anche se io ho scarsa memoria storica per ciò che scrivo, tendo a rimuovere e dunque a volte a ripetermi inutilmente. =)

Se avete voglia di parlare di ciò che sta dietro le vostre scelte io resto sempre interessata.

Per me il mezzo è fondamentale ... mi deve piacere guardarlo, toccarlo, usarlo e se possibile annusarlo

Io, al contrario di molti, ho molta attrezzatura e non mi libererei di nulla se non della Canon 5D con cui non ho mai stabilito un feeling particolare, l'ho presa per uno scopo e per quello la uso, ma quando faccio foto per il mio piacere uso altro ...

àˆ grave ???

ciao
alessio

Io tendo a non personificare la mia attrezzatura. La uso perchè mi serve e per ottenere quello che voglio. Certo ci deve essere feeling con lo strumento, ma nel senso che deve rispondere alle mie esigenze e devo trovarmi a mio agio con esso. Insomma non sono un "sentimentale" dell'attrezzatura, se la mia macchina non fosse bella esteticamente ma facesse quanto voglio e fornisse i risultati che cerco, allora OK.
A mio modo di vedere è in fondo solo uno strumento che deve lavorare bene, ma quello che conta sono i risultati, ossia le fotografie. Altrimenti mi dedicherei al collezionismo.

Marco

Ve lo immaginate Alessio-Disperso con la Ebony sotto il cuscino?

Renzo

Citazione:

... dai Renzo non essere geloso

alessio

Citazione:

Prometto che se me la regali ci dormo sopra sei mesi...
Ciao,
Renzo

Mha, io non so come comportarmi con l'attrezzatura, il mio rapporto lo stabilisco dalla mia scatolina per qualche scatto in stenopeico alla 350D con il bimbo bianco.
Mi trovo a mio agio sempre, forse poichè è da solo un anno che fotografo con cognizione di causa. Poi a mio parere dipende molto dallo scopo e dalla propia esperienza. Io vedo che quando sono ingaggiato da un mio amcio fotografo per delle nozze (ma la cosa che più mi eccita è vedere le mie fotografie stampate sull'album definitivo [autocongratulazioni])utilizzo la digitale perchè certi momenti non sono ripetibili e fotografo per me ma anche per portare al cliente un ricordo di un giorno particolare. Quando invece mi lascio andare alla sperimentazione o a fotografare per ME il discorso cambia.. Passo dalla stampa con metodi alternativi.. al foro stenopeico, alla mia "nuova" Canon Fd senza esposimetro con quel clak che mi fa venire la pelle d'oca, alla Zenith ttl alla Lubitel 166, se sbaglio (e succede spesso) avrà il rimpianto che quella foto non potrà più realizzarla, ma l'emozione dello scatto rimane vivo nel mio cuore. Anche per questo sono passato dal digitale all'analogico per scopi + personali. Io adoro l'attrezzatura che ho e mi piace molto sperimentare anche con pezzi vecchi (compresa una kodack folding degli anni 30 che per usarla ho dovuto ritagliare dei 120 per farceli entrare). IO non mi fisso sull'attrezzatura, ma questa va scelta in base al tipo di fotografia lavoro o comunicazione che si vuole ottenere.
Spero di non essere andato OT.
Ciao
Mauro

p.S. e poi si sa spesso i fotografi sono un pò feticisti

Credo che questa gentile signora stia facendo una sua piccola personale indagine.
Non sarà  per caso una ricercatrice od una psicologa ?

Ecco cosa ho chiesto al mio oggetto del desiderio:

di essere leggera, agile e snella
di essere sempre disponibile e priva di complicazioni
di avere una innata signorilità , anche se leggermente old aged
non aveva importanza anche se era stata posseduta da altri, purchè fosse stata trattata in modo idoneo al suo rango

per lei non ho badato a spese
le ho offerto di accompagnarmi sempre ed ovunque e di esserle fedele, senza farle mancare nulla

chi è ?

mi piace quello che hai scritto deborah.

mi viene in mente..

SEMPLICEMENTE FANTASTICOOOOO



Citazione:

Io non ho mai stabilito un feeling particolare con la mia attrezzatura, anzi a volte è stato anche piacevole venderne dei pezzi per poterne poi comperarne degli altri.
Ho sempre scelto formati diversi,avendoli a disposizione,per ogni idea fotografica. A differenza di Deborah,quando fotografo mi piace,sottile piacere non espresso,farmi notare,far sapere che sto fotografando qulcuno o qualcosa. Ricordo che quando andavo in giro per Milano a riprendere gli extra-comunitari ai semafori, più volte ho rischiato parecchio...ma mi stimolava molto

Citazione:

mmm... non starai mica parlando di una Leica M6?
Che ho vinto??


Alberto

o era facile, o lo sapevi già 

(avrebbe potuto essere anche Cristina )

La prima che hai detto.
Gli e' che il data hunting mi riesce facile per deformazione professionale.


Alberto

e lo so che sei un cacciatore di batteri....
ma questa, più che un batterio, è un virus di quelli brutti.

Ciao,
Io fotografo sia con la digitale che con la ebony in legno, amo la tecnologia ma adoro l'artigianato più fine, se devo scegliere scelgo sempre la mia folding con i suoi movimenti precisi, i vari click, il profumo e il piacere del fare, del fare con silenzio, concentrazione e sentimento nei tempi necessari.
Ciao
Stefano