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La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Argomento non nuovo, e me ne scuso.
Ma ultimamente noto sempre pi༠spesso, guardando le opere di fotografia contemporanea, una sorta di corsa al "grande a tutti i costi".
Ora, non discuto che a volte le dimensioni di stampa "oversize" siano funzionali ad una ben delineata esigenza espressiva, molto spesso invece trovo completamente immotivata questa corsa al grande, dove grande è inteso come elemento atto a stupire e/o evidenziare senza un percepibile fine espressivo.
Rimango a volte stupito, lo ammetto, quando sento esprimere giudizi lusinghieri verso questa o quella fotografia e come prima cosa non sento commenti sull'opera in sè ma sulle sue dimensioni di stampa. Allora questo significa che a volte il soggetto passa in secondo piano rispetto alla dimensione? La stessa immagine stampata pi༠piccola avrebbe perso efficacia a tal punto che la dimensione di stampa deve essere considerata l'elemento prioritario a scapito del soggetto? Non discuto che, come detto prima, vi sono casi in cui la grandezza è funzionale al fine dell'opera, ma ho l'impressione che in molti casi la "dimensione" sia un paravento per mascherare e fare passare in secondo piano un vuoto e una pochezza dell'immagine. Mi riesce difficile a volte giudicare con obbiettività  in alcune opere fotografiche quando la grandezza è realmente giustificata per fini espressivi. Molto spesso rimango nel dubbio e per me è difficile capire.

Marco(pamar5)

Inviato: 27/12/2006 8:46
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Marco
credo che tu invece abbia capito bene...se ti rileggi ti accorgerai che ti sei fatto le domande ed anche dato le risposte che sostanzialmente condivido.
Una sola cosa aggiungerei, non banale, data da esigenze di mercato....chi oggi si puà permettere di spendere soldi per opere posizionate sul mercato lo fà  anche in un'ottica dell'investimento e della collezione....questi ricchi collezionisti hanno case grandi con abbondanti superfici murarie nude. Idem per banche, finanziarie, industrie che sempre più acquistano opere d'arte. Quindi c'è proprio una richiesta fisica di opere grandi. Ovvio che qualsiasi artista ambisce ad entrare in collezioni importanti o ad avere visibilità  in luoghi di prestigio e di potere....naturale quindi proporre opere che "funzionino! anche dimensionalmente.......il greggie ignaro poi segue!!!


Inviato: 27/12/2006 9:31
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?

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25/8/2005 8:38
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L'arte visiva in generale sembra essere malata di gigantismo, e la fotografia segue il trend.

Un gallerista di arte moderna mi diceva recentemente di quanti giovani artisti si presentano da lui con enormi tele. Dato che il classico 80x80 del promettente sconosciuto lui lo vende attorno ai 1000-2000 dollari, il 250x80 non puo' non venderlo a meno di 3000-5000 dollari, con il risultato che tantissimi rimangono invenduti e lui ormai rifiuta grandi lavori da chi non ha un percorso dietro di qualche significato. La sua tesi e' che c'e' da parte sia degli artisti che dei galleristi piu' aggressivi una voglia di intascare subito 'grosse' cifre (grosse relativamente ai mille dollari, ovviamente) giocando alla roulette, tipo 'se azzecchiamo il tema giusto che risuona con il pubblico, perche' sprecarlo in quadretti da 1500 dollari quando posso piazzare botte da 4000?"

Il fatto che gli USA e New York siano diventati il centro di gravita' dell'arte contemporanea (anche e sopratutto in termini economici) aiuta a stimolare il gigantismo in una nazione dove "bigger is better" --- qualcosa che e' parte integrante del loro retroterra storico e culturale. Ed infatti questo si trova a piene mani nei vari Liechtenstein, Rauschenberg, Warhol, Basquiat, Johns, etc etc.

Io penso che un po' di queste considerazioni si applichino pari pari alla fotografia.

Mi piace pensare pero' che proprio per tutto questo ci sia spazio per proposte artistiche 'piccole', curate, un po' miniaturistiche, molto dentro al pentagramma. Ma magari sono solo miei proiezioni personali totalmente irrealistiche.

...invece dovrei forse fare una fotona di tre metri di altezza di un bel peperone per diventare il nuovo Weston

Inviato: 27/12/2006 9:39
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Penso che la fotografia abbia sofferto a lungo i vincoli sulle dimensioni che la tecnica fino a pochissimi anni fa imponeva, almeno alla maggioranza dei fotografi.

A differenza della pittura e della scultura, che non hanno mai avuto di questi problemi, la fotografia è stata obbligata per oltre un secolo ad esprimersi con opere di pochi decimetri di lato; vuoi per l'inadeguatezza di pellicole ed ottiche, vuoi per la complicazione quasi esponenziale di esporre e sviluppare carte più grandi del classico 30x45.

Da qualche anno stampe di 70x100 o più sono un formato alla portata di tutti: di chi sperimenta cercando una sua via e di chi cerca nuova linfa rivedendo certe ricerche alla luce di nuove tecniche.

Sicuramente anche la sempre maggiore accettazione della fotografia in gallerie, rassegne e mostre ha contribuito a spingere in questa direzione: è innegabile che in una classica sala espositiva con pareti di decine di metri quadri affollata di visitatori, una stampa 150x100 possa essere apprezzata e "sfruttata" meglio di una tesserina 20x30.
In fondo la pittura anche rinascimentale ha sempre lavorato su dimensioni magnum proprio perché l'esposizione era destinata ad ampie sale o chiese, con decine o centinaia di osservatori che non dovevano essere costretti a sgomitare per apprezzare un lavoro di pochi centimetri di lato.

Trovo quindi abbastanza naturale che la fotografia, ora che ha i mezzi tecnici e la visibilità  pubblica, si prenda -anche esagerando un po'- la dimensione-poster a lungo negata.
Pian piano, passata l'euforia, penso potrà  ritrovare un bilanciamento centrato sul giusto rapporto tra soggetto/opera e dimensione appropriata; ma per il momento mi pare normale che si vogliano esplorare ed abusare questi formati megalomani.

Parere ovviamente del tutto personale.

Fer

Inviato: 27/12/2006 9:41
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Non sono d'accordo Fer.
Helmut Newton negli '70 faceva stampare anche i sui 150x200 e passa, la serie Big Nudes in originale quando esposta era in dimensioni di quasi 1:1....

Lo stesso Ansel Adams "sparava" stamponi Fine Art a mq.

Quindi la tecnica non c'entra. Sono piuttosto i discorsi di cui sopra.

Giustamente dice Marco che è la filosofia della roulette...se entri in una grande collezione o in una banca (dove non espongono le miniature <anche per motivi di sicurezza/assicurativi>) viene sparato tra le stelle e i tuoi prezzi decollano anche per le piccole cose.


Inviato: 27/12/2006 9:52
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Citazione:
Helmut Newton negli '70 faceva stampare anche i sui 150x200 e passa, la serie Big Nudes in originale quando esposta era in dimensioni di quasi 1:1....

Lo stesso Ansel Adams "sparava" stamponi Fine Art a mq.


Ma io non sto parlando dei Grandi Nomi, che hanno sempre avuto a disposizione mezzi (tecnici ed economici) non alla portata dei comuni mortali.

Quando sarebbe costato, negli anni 70 (ma anche solo 10 anni fa) a un Pinco Pallino che cerca di trovare un suo spazio nel panorama dei galleristi entry-level, farsi fare una serie di 10 stampe 150x100?
Te lo dico io: una cifra assolutamente fuori dalla sua portata.
Oggi invece puà farlo, e lo fa, perché è tecnicamente possibile, costa poco e gli dà  una possibilità  in più, in quanto rimuove il vincolo delle dimensioni...

Fer

Inviato: 27/12/2006 10:14
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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....non vorrei fare polemica ma avendo io fatto mega stampe per altre persone quasi 20 anni fà  ho dei ricordi abbastanza freschi....da De Stefanis i costi non erano inavvicinabili il problema semmai erano le 3/4 stampe preparatorie necessarie per arrivare a quella finale....problema che persiste anche oggi per chi stampa in grande è necessaria qualche stampa di prova per calibrare il tutto....se poi consideri che alla fine si monta il tutto su alluminio e si lamina antiUV....i prezzi non sono poi così bassi....

Io Fer ne farei un discorso di semplicità  invece.....oggi se vuoi una stampa enorme vai anche da Stefano (nel senso che non è a Milano o parigi nel giro dei fotografi "pesanti") e te la fà  al plotter....anni fà  erano in pochi quelli che stampavano in grande...e se non eri un buon cliente ti dovevi mettere in fila....
Invece con stampe fino all'A2 sono d'accordo con te sul crollo verticale dei prezzi.....



Inviato: 27/12/2006 10:30
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Citazione:
...problema che persiste anche oggi per chi stampa in grande è necessaria qualche stampa di prova per calibrare il tutto....se poi consideri che alla fine si monta il tutto su alluminio e si lamina antiUV....i prezzi non sono poi così bassi....


Ma sempre molto più bassi di quanto costava farlo prima dell'avvento della stampa digitale.

Qualche giorno fa mi hanno fatto un preventivo di 30 euro a metro lineare su rullo da 90, comprese le prove, con plotter a 12 canali.
Il che significa che a differenza di 10 anni fa lo posso fare, e lo faccio! Nonostante non ci sia un cliente che me le paga e nonostante non mi possa dedurre la spesa dalle tasse come autopromozione.
E come me, quanti possono farlo e lo fanno, mentre qualche anno fa non avrebbero potuto?
Solo nei dintorni dell'ufficio dove lavoro (raggio di 500 metri) ci sono la bellezza di 4 service di stampa digitale che sulle vetrine propongono "stampe foto su rullo da 90". Assolutamente impensabile 10 anni fa.

Citazione:
Io Fer ne farei un discorso di semplicità  invece.....oggi se vuoi una stampa enorme vai anche da Stefano (nel senso che non è a Milano o parigi nel giro dei fotografi "pesanti") e te la fà  al plotter....anni fà  erano in pochi quelli che stampavano in grande...e se non eri un buon cliente ti dovevi mettere in fila....


Aspetto importantissimo, sono ben d'accordo!
Ora tutta una schiera di fotografi (fotoamatori, artisti alle prime esperienze, tesserati FIAF che ambiscono alla medaglietta, professionisti agli inizi, etc.) ha accesso ad una tecnologia che è abilitante come prezzi, usabilità  e prestazioni; possibilità  che in passato non avevano.

Oggi con 1200 euro ti compri un plotter da 63 centimetri, tutto tuo! Ma ci pensi? Mettiti nei panni del non-professionista: io 10 anni fa queste cose me le sognavo di notte... e mi dovevo accontentare del 24x36 all'ingranditore (il mio Durst non ci arrivava bene al 30x45 ).

Fer

Inviato: 27/12/2006 10:43
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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....vero una serie di cose...io però mi riferivo al gigantismo e quindi di stampe a dimensione 90cm di base a salire....fai attenzione ad una cosa da tenere in conto nel fare i conti....il costo della filiera!!!

Una volta andavi dal laboratorio ad esempio per una stampa in B&W e portavi il negativo (in genere un MF a salire) e una stampa test...facciamo che volevi stampare un 100X150 e quindici anni fà  lo pagavi 115.000 L/Mq.....ottenevi una stampa Fine Art dopo un paio di 30X40 preparatori (in realtà  mai più di 2 dagli stampatori seri)....oggi se tu vuoi stampare a parità  di qualità  devi:
- usare ho una camera tipo canon 1DsMkII ed obiettivi di assoluta eccellenza (e ci arrivi con il fiatino corto)
- usare un dorso digitale da oltre 22Mpi con lenti di classe
- se usi pellicola l'unico vero modo per avere qualità  paragonabili ad una stampa Fine Art...è la scansione a tamburo (il resto sono semi-balle)con costi a scansione dai 50€ a salire....
- usare un PC in grando di giocherellare con un file "impegnativo"
- avere un monitor di classe ed un sistema di calibrazione ad hoc
-fare comunque 2/3 stampe di controllo se quanto fatto a monitor corrisponde
- una stampa fatta su carta di pregio con un procedimento simil Fine Art costa comunque oltre i 30€/mq.


Se fai i conti ti accorgi che non è vero che stampare oggi in grande costa tanto meno di una volta...


Vero che oggi stampi in casa l'A2 (e spendi 2.500.000 delle vecchie lirette), vero che la carta costa un botto e vero che gli inchiostri sono costosi.....quindi comunque è un investimento mica da poco.

Verissimo che oggi il poster del pupo che piange lo fai anche al supermercato......ma se non sbaglio noi parlavamo di stampa "Fine Art" per gallerie &Co. e non credo che sia saggio stampare al supermercato......

Vero anche che oggi fare un poster è quasi cosa normale e che una stampa 20X30 viene vista come lillipuziana....


Inviato: 27/12/2006 11:21
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Citazione:

Fer ha scritto:
A differenza della pittura e della scultura, che non hanno mai avuto di questi problemi, la fotografia è stata obbligata per oltre un secolo ad esprimersi con opere di pochi decimetri di lato; vuoi per l'inadeguatezza di pellicole ed ottiche, vuoi per la complicazione quasi esponenziale di esporre e sviluppare carte più grandi del classico 30x45.

Da qualche anno stampe di 70x100 o più sono un formato alla portata di tutti: di chi sperimenta cercando una sua via e di chi cerca nuova linfa rivedendo certe ricerche alla luce di nuove tecniche.......



Aspetto interessante e da considerare. Vero però¶ che la possibilità  di fare una determinata cosa non implica l'obbligo di farla a tutti i costi. Quindi se è vero che oggi ci sono possibilità  diverse rispetto al passato è altrettanto vero che personalmente la tendenza al gigantismo non la vedo solo correlata a queste nuove facilitazioni tecniche. Diciamo che il poterlo fare grande non è sufficiente motivo per il doverlo fare grande. A mio modo di vedere alcuni soggetti o tematiche necessitano di un maggiore "raccoglimento", altri di maggiore "ariosità " (passatemi i termini), mentre noto sempre pi༠spesso la tendenza a stampare grande indipendentemente dal tipo di immagine e dalle finalità  di quest'ultima. Insomma, oltre alle facilitazioni operative e alla voglia di superare limiti prima per pochi ci vedo soprattutto una tendenza spesso immotivata e senza finalità  concretamente legate ad esigenze espressive. Il grande non visto in funzione del progetto.

Marco(pamar5)

Inviato: 27/12/2006 11:45
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Roberto, non voglio entrare in polemica con te , comunque i costi che vedo io non sono quelli che vedi tu evidentemente.

Io per fare il megastampone cosmico concettuale visto a Enzimi basta che prendo la mia compattina Kodak P880 con lente Schneider (340 euro), la metto su cavalletto normalissimo (60 euro), faccio una matrice di 4x6 fotografie in Raw da 8 megapixel (e posso farti vedere come vengono i singoli fotogrammi... roba da scambiarli per una reflex digitale finché stai entro i 100 iso), le butto dentro Autostitch sul comunissimo PC di casa e ottengo circa 80 megapixel stampabili in pochi minuti.

Vado dal laboratorio professionale sotto l'ufficio, mi fa la prova stampa gratis e il 120x90 a 35 euro tutto compreso.
La faccio laminare da un laboratorio sulla Flaminia pagando alcune decine di euro, e metto sotto il naso della commissione di selezione una stampona bestiale che 10 anni fa non avrei potuto presentare tout court, a meno che fossi stato un professionista o un benestante.

Il peggio (ma anche il meglio, da certi punti di vista!) è che spesso i giovani artisti neppure stanno a fare il panorama per avere i pixel di partenza: interpolano a missile lo scatto della 300D o della compattina, perché il tipo di foto che stanno prendendo piede ultimamente (almeno nelle rassegne d'arte "giovane" che vedo a Roma), per via dei soggetti ripresi e della tecnica usata, non hanno granché bisogno di alta qualità  digitale.

E allora dimmi perché un ragazzo di 20 anni uscito da poco dal liceo artistico che ha la possibilità  di far vedere le sue opere in una rassegna, non dovrebbe stampare 150x100 anziché i classici 30x45.
Io farei lo stesso!
Oggi è un po' tutto "posso quindi faccio".

Non sto dicendo che questo è bello o che queste stampe hanno la qualità  di quelle di Fatali che scansione il 4x5" a tamburo o stampa Cibachrome in megavasche custom; però è innegabile che oggi il ragazzo lo puà fare e ieri no.
Porca miseria, se un giorno arriverà mai a esporre qualcosa le faccio pure io le stampe formato parete, e che solo FranzX puà appenderle dai balconi? Rosiko!

Fer

Inviato: 27/12/2006 11:51
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Non vorrei tarpare le ali ad un discorso senza dubbio interessante circa costi e possibilità  operative, sia ben chiaro . Tuttavia l'aspetto secondo me basilare non è questo. Vero che il poterlo fare operativamente ed economicamente ha le sue profonde implicazioni sul resto, ma mi preme conoscere le vostre opinioni sul perchè e sul come mai vi è oggi questa tendenza del grande e soprattutto sulla sua validità  artistica, magari con esempi concreti di fotografi che stampano gigante con un preciso fine comunicativo e non solo meramente commerciale (e vice versa).

Marco

Inviato: 27/12/2006 12:10
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Beh, Burtinsky e Vitali mi vengono ovviamente subito in mente: difficilmente opere come le loro sarebbero apprezzabili in 30x45. Io, almeno, non riuscirei ad apprezzarle.

Lo stesso lavoro di Gursky trovo abbia un suo perché nella stampa gigante, rende molto bene la massa, ti fa diventare osservatore immerso nella scena.
Per lo stesso motivo secondo me Tunick deve stampare molto grande.

Già  invece Koudelka secondo me "funzionerebbe" benissimo pure in 13x18; però poi alle mostre come fai? Fai passare un visitatore alla volta? C'è anche questo aspetto secondo me...

Fer

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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Citazione:

Fer ha scritto:
Beh, Burtinsky e Vitali mi vengono ovviamente subito in mente: difficilmente opere come le loro sarebbero apprezzabili in 30x45. Io, almeno, non riuscirei ad apprezzarle.

Lo stesso lavoro di Gursky trovo abbia un suo perché nella stampa gigante, rende molto bene la massa, ti fa diventare osservatore immerso nella scena.
Per lo stesso motivo secondo me Tunick deve stampare molto grande.


Grazie Fer per questi esempi

Citazione:


Già  invece Koudelka secondo me "funzionerebbe" benissimo pure in 13x18; però poi alle mostre come fai? Fai passare un visitatore alla volta? C'è anche questo aspetto secondo me...


Su questo punto però¶ dissento. Allora l'artista si deve adeguare al formato grande per rendere l'opera meglio visibile ad una mostra? Questo non c'entra con motivazioni creative ed espressive. Mi sembra invece un discorso puramente di convenienza. E poi per fare un esempio nella pittura i quadri vi Van Gogh o la Gioconda di Leonardo non sono certo grandi ma la gente non per questo si fa problemi nel mettersi in coda per ammirarli. E poi non credo che un fotografo famoso e di nome si faccia problemi se la gente si deve mettere in fila per vedere le sue fotografie. Sono molto dubbioso su questo punto.

Marco



Inviato: 27/12/2006 12:27
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Ciao,
intervengo nell'interessante topic di Marco per esprimere la mia opinione al riguardo.
Sposterei il focus sul risultato più che sul mezzo (come sempre)..
Credo che le dimensioni di stampa siano in funzione del soggetto e di ciò che, attraverso l'immagine, si vuole comunicare agli osservatori/fruitori di un certo percorso visivo (e quindi mentale)..
Osservando dal vivo i lavori di alcuni grandi fotografi (Salgado, Adams, Mapplethorpe, Zizola, Kertesz, Newman, ecc..), mi sono spesso interrogato sulla relazione fra “formato” e “risultato” comunicativo/espressivo..
Credo i 24x30 di Kertesz siano belli tanto quanto gli spettacolari paesaggi adamsiani o le “rotazioni” di Ken Moody di Mapplethorpe stampate al platino… Dico questo non per rendere tutto relativo e banale, ma perché credo che il messaggio dell’opera prescinda dal formato.
Credo anche, tuttavia, che una foto di reportage possa prestarsi meglio di un paesaggio ad essere osservata in dimensioni ridotte poiché, solitamente, un lavoro di questo tipo è costruito secondo la logica e la struttura del “racconto” e, quindi, il fluire dello sguardo segue una sorta di percorso visivo che, nella fotografia di paesaggio o in quella figurativa non è detto siano del tutto equivalenti. Cià che mi è parso variasse, osservando i lavori di questi grandi fotografi, fosse proprio il “ritmo narrativo” con cui erano costruite le ricerche.
Un’immagine di Adams, in un certo senso, puà essere letta come un “unicum” e valorizzata come tale… La sequenza narrativa di Salgado o di un Zizola (perlaltro a contenuti sempre tematici), invece, prescinde dal formato anche se, in qualche caso, entrambi ricorrono ad alcune “immagini-chiave” di grande formato (tipicamente 70x100) per rafforzare quel messaggio di continuità  nella lettura tipico della fotografia di reportage.
Personalmente, per i miei lavori ho sempre cercato di trovare un giusto rapporto fra dimensione di stampa e valore, in sé, della comunicazione.
Quando ho affrontato tematiche legate alla fotografia sociale, il formato più adatto mi è parso il 30x40 (anche perché partivo da negativi 24x36, spesso impiegato a 3200 Asa..), mentre, affrontando temi di ricerca legati al paesaggi,o ho sempre utilizzato stampe dal 40x50 in su.
Il formato è sempre stato funzionale (e quindi un mezzo, non un fine) a ciò che mi sembrava utile rappresentare rispetto al soggetto e alla correlata percezione da parte di coloro che avrebbero fruito della rassegna.
Lavorando sugli alberi, per esempio, mi sembrava bello che la gente, osservando le stampe in 60x80, potesse “entrare” dentro le textures delle piante ed avesse la sensazione (quasi tattile) di “sentire” la materia…
Non so se questo risultato sia stato colto, però per questo tipo di lavori ritengo il grande formato imprescindibile…
Ma è un’opinione…
Altri fotografi, pur partendo dal 4x5” si accontentano di stampare un 30x40 e costruiscono, con evidente qualità  di immagine, altre soluzioni narrative…
Credo che l’approccio alle dimensioni sia una variabile, fra le tante, da considerare “ex-ante” quando si inizia, a tavolino, un lavoro di ricerca.
Sapere in che formato si intende stampare è un’utile indicazione metodologica (direi nodale) per tarare tutto il processo di produzione…
Sono d’accordo con Fer che la tecnologia abbia portato con sé grandi opportunità , soprattutto favorendo quel processo sociale di “keeping growing up“ (fra chi avrebbe voluto possedere i mezzi e non li aveva e la possibilità , offerta oggi, di ottenerli) che, almeno a livello potenziale, offre a tutti le stesse possibilità â€¦
Sul fatto (ma questo non era certo implicito nelle argomentazioni di Fer) che queste potenzialità  siano per sé una “certificazione di qualità â€ ad un determinato lavoro fotografico… è tutto un altro (già  fatto anche in altre parti del forum) discorso…
Ciao a tutti,
Luca (Rollo Pyro)

Inviato: 27/12/2006 12:28
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Già  invece Koudelka secondo me "funzionerebbe" benissimo pure in 13x18; però poi alle mostre come fai? Fai passare un visitatore alla volta? C'è anche questo aspetto secondo me...


Su questo punto però¶ dissento. Allora l'artista si deve adeguare al formato grande per rendere l'opera meglio visibile ad una mostra? Questo non c'entra con motivazioni creative ed espressive. Mi sembra invece un discorso puramente di convenienza.


Esattamente.
L'arte specie a certi livelli non credo possa vivere nel vuoto: vive in relazione alle esigenze del suo mondo, che è composto oltre che dall'artista anche da tutta una serie di altri elementi... galleristi, curatori, promoter, agenti, collezionisti... io questo comunque non lo vedo come uno svilimento in sé.
E' sempre stato così: nel Rinascimento non è che Leonardo faceva alcuni quadri piccoli perché sentiva queste dimensioni più adatte alla sua ricerca artistica. Li faceva piccoli perché il Signore che glieli commissionava doveva metterli in un altarino apposito, e lo spazio era quello.
Michelangelo ha dipinto il Giudizio Universale di quelle dimensioni perché questi erano i requisiti di progetto del Papa committente.

Antonello da Messina dipingeva le pale da 3 metri per 1 quando il Priore gliele commissionava per la chiesa; e i piccoli ritratti di mercanti 20x30cm quando questi glieli chiedevano così per metterseli in casa nell'apposita nicchia in muratura.

Fer

Inviato: 27/12/2006 12:36
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Fer ha scritto:
Esattamente.
L'arte specie a certi livelli non credo possa vivere nel vuoto: vive in relazione alle esigenze del suo mondo, che è composto oltre che dall'artista anche da tutta una serie di altri elementi... galleristi, curatori, promoter, agenti, collezionisti... io questo comunque non lo vedo come uno svilimento in sé.
E' sempre stato così: nel Rinascimento non è che Leonardo faceva alcuni quadri piccoli perché sentiva queste dimensioni più adatte alla sua ricerca artistica. Li faceva piccoli perché il Signore che glieli commissionava doveva metterli in un altarino apposito, e lo spazio era quello.
Michelangelo ha dipinto il Giudizio Universale di quelle dimensioni perché questi erano i requisiti di progetto del Papa committente.

Antonello da Messina dipingeva le pale da 3 metri per 1 quando il Priore gliele commissionava per la chiesa; e i piccoli ritratti di mercanti 20x30cm quando questi glieli chiedevano così per metterseli in casa nell'apposita nicchia in muratura.

Fer


Si, certo, su questo punto non posso che darti ragione.
I tuoi esempi calzano. Forse sono io che ho una visione "ideale" ed irreale delle cose. Mi rattrista però¶ che, su queste basi, tutti i discorsi sulla progettualità  nella creazione di un lavoro abbiano come fine ultimo solo il renderlo maggiormente appetibile al mercato. Mi spiego: abbiamo spesso sottolineato come ogni aspetto nella progettazione/realizzazione di un portfolio, dalla pianificazione alla stampa e presentazione debba rispondere ad un fine artistico ed espressivo, dove ogni elemento contribuisce ed è finalizzato a questo. Ora se il fine espressivo è subordinato a quello di mercato, tutto il discorso perde di senso.
Non vivo nel mondo delle favole, per carità , ma certe considerazioni mi rattristano.

Marco(pamar5)

Inviato: 27/12/2006 14:03
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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RolloPyro ha scritto:
Personalmente, per i miei lavori ho sempre cercato di trovare un giusto rapporto fra dimensione di stampa e valore, in sé, della comunicazione.
Quando ho affrontato tematiche legate alla fotografia sociale, il formato più adatto mi è parso il 30x40 (anche perché partivo da negativi 24x36, spesso impiegato a 3200 Asa..), mentre, affrontando temi di ricerca legati al paesaggi,o ho sempre utilizzato stampe dal 40x50 in su.
Il formato è sempre stato funzionale (e quindi un mezzo, non un fine) a ciò che mi sembrava utile rappresentare rispetto al soggetto e alla correlata percezione da parte di coloro che avrebbero fruito della rassegna.
Lavorando sugli alberi, per esempio, mi sembrava bello che la gente, osservando le stampe in 60x80, potesse “entrare” dentro le textures delle piante ed avesse la sensazione (quasi tattile) di “sentire” la materia…


Perfetto. Luca, tu hai sintetizzato delle ottime motivazioni legate a tue scelte artistiche ed espressive che "spiegano" e motivano la scelta di determinate dimensioni di stampa in funzione dei tuoi progetti/soggetti.
Proprio questo manca invece, a mio modo di vedere, a tutta una schiera di fotografia contemporanea. Mancano le motivazioni concettuali che stanno alla base della necessità  di stampare e presentare un lavoro in un determinato formato. Nel tuo caso la dimensione di stampa è funzionale ai tuoi intenti e contribuisce a rendere il tutto valido e coerente e si armonizza al progetto fotografico.

Marco(pamar5)

Inviato: 27/12/2006 14:11
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?
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Citazione:
abbiamo spesso sottolineato come ogni aspetto nella progettazione/realizzazione di un portfolio, dalla pianificazione alla stampa e presentazione debba rispondere ad un fine artistico ed espressivo, dove ogni elemento contribuisce ed è finalizzato a questo. Ora se il fine espressivo è subordinato a quello di mercato, tutto il discorso perde di senso.


Non credo che sia così generalizzante: credo che investa solo il problema delle dimensioni di stampa, non anche tutto il resto del progetto.
Colori o BN, superficie, materiale, montaggio, sono tutte variabili ancora indipendenti e perfettamente controllabili sulla base delle necessità  espressive; però dimensioni di stampa e illuminazione sono almeno in parte, sempre secondo me, figlie di compromessi tra esigenze espressive e... qualcos'altro.
Questo qualcos'altro non è solo e necessariamente l'esigenza di mercato: puà essere una tendenza, puà essere una spinta a sperimentare queste megadimensioni prima proibitive, puà essere la volontà  di spettacolarizzare, puà essere il volersi armonizzare con altre opere presenti (pensiamo ad una rassegna o a una collettiva). E puà essere anche l'esigenza di mercato.

Fer

Inviato: 27/12/2006 14:39
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: La fotografia contemporanea è malata di gigantismo?

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20/7/2005 21:55
Da lombardia - salò
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Trovo che questa discussione sul formato delle fotografie esposte in mostra sia molto interessante e che siano state dette molte cose veramente stimolanti e intelligenti.
Indubbiamente ora impera la moda del grandissimo formato e le ragioni penso siano da ricercare in parte nel naturale anelito di tanti artisti (per i quali un simile risultato è divenuto più facilmente raggiungibile rispetto al passato, come ha giustamente rilevato Fer), sia per evidenti meccanismi di mercato (come altrattanto giustamente ha sottolineato il Bavarese). D'altra parte vi è pur sempre la libertà  dell'artista (il quale puà anche divertirsi ad esporre in 13x18, come pure ho visto fare un paio di volte), così come la necessità  da parte sua di realizzare opere secondo i criteri desiderati dalla committenza (il discorso di Luca è sotto tal profilo ineccepibile).
Capisco anche la tristezza di Marco, ma a mio avviso non si deve dimenticare che il genio artistico rimane pur sempre capace di emergere anche quando l'opera è commissionata e vincolata sia con riguardo al tema che alle dimensioni: pensate a quante Madonne con Bimbo sono state ordinate sia su pala che su tavoletta e quante volte il genio ha saputo emergere con nuove forme espressive. Comunque grazie a tutti per le notazioni che non possono che arricchirci.
Fabio

Inviato: 27/12/2006 16:03
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