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Misrach e i Canti del deserto
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Tempo fa in un 3ad abbiamo parlato estensivamente della fotografia di Burtynsky ed io avevo affermato che, aldilà  delle concettualizzazioni o delle divisioni che vogliamo fare tra i generi, forse quella di Burtynsky è l'unica fotografia di paesaggio che oggi è possibile praticare se si vuole essere nell'immediato, e lo spunto per questa mia affermazione veniva dalla frase forse volutamente provocatoria che il grande Cartier Bresson pronunciò nei confronti delle immagini dell'altrettanto grande Ansel Adams: "Il mondo va a rotoli e lui continua a fotografare rocce e alberi"...aldilà  della provocazione di Cartier Bresson, mi sembra che ci sia un'altro fotografo in cui riscontro, espressi in modo ed in ambiti totalmente diversi, le stesse pulsioni che ritrovo nelle immagini di Burtynsky, ed è Richard Misrach, quindi non più e non solo fotografia concettuale ma l'unica fotografia di paesaggio oggi possibile...Misrach negli ultimi 20 anni si è dedicato a fotografare i deserti degli Stati Uniti, focalizzando spesso la sua attenzione sui misfatti che l'uomo ha attuato nei deserti (a partire dagli esperimenti nucleari in Nevada) ma anche sul deserto come spazio fisico e mentale insieme...le sue immagini sono quanto di più lontano possiamo immaginare dalle regole "classiche" della fotografia di paesaggio, lui opera per "vuoti" e "sottrazione" là  dove il fotografo di paesaggio "classico" generalemente lavora invece per "pieni" ed "accumuli", per non parlare poi della straordinaria ricerca sul colore o a volte sulla apparente inesistenza di un centro preciso di attenzione (e già  questo è significativo di una lucidissima ricerca formale e concettuale che vuole sgambettare la percezione "normale" dell'immagine), insomma ogni sua immagine stravolge un bel pò di regole "classiche" della fotografia di paesaggio ...eppure se oggi devo pensare ad una immagine che per me rappresenti il deserto nella sua essenza, non penso a Fatali o Dykinga ma penso solo ed esclusivamente a Misrach...quindi, ancora, forse questa è l'unica fotografia di paesaggio che è possibile praticare oggi...mi piacerebbe sentire il parere di qualcuno di voi, soprattutto se non la pensa come me ...qui un paio di link ad alcune immagini:

http://www.edelmangallery.com/misrach.htm

http://www.mcachicago.org/MCA/exhibit/past/Misrach/



Inviato: 31/1/2005 18:58
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Re: Misrach e i Canti del deserto

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9/12/2004 21:10
Da Toscana
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Ciao Marco,
se dovessi scegliere tra tutti i fotografi che hai presentato ultimamente non credo che avrei dubbi: Con Misrach ci tappezzerei la casa!!!! Lui non fotografa, dipinge! E non vedo quello stravolgimento di cui parli, non vedo i misfatti dell'uomo nelle sue immagini, troppo dolci e tenui sono le tonalita', troppa delicatezza nel tratto, per pensare a esperimenti nucleari. Nelle sue foto abbandoni lo sguardo e lo lasci scorrere sulle dune,
attraversare gli specchi d'acqua, ti perdi dolcemente fino all'orizzonte. Si e' parlato spesso di quando la fotografia e' arte....la sua E' arte.
E penso che non abbia alcuna intenzione di rappresentare il deserto. Secondo me il deserto e' un mezzo per dare corpo alle sue sensazioni. Mi da' l'idea di una grande pulizia interiore, di un individuo in pace con se' stesso e con il mondo. Vedo piu' "giapponese" la sua fotografia di quelle presentate in altra discussione.
Grazie di cuore,

P.S. Ho letto ora, dopo avere visionato le sue foto, la biografia di Misrach. E' completamente diverso da come lo avevo immaginato. Francamente nelle sue foto non avevo notato , neppure in quelle dell'inquinamento, l'intenzione della denuncia del degrado. E questo perche' la tonalita' calda che da' alle sue immagini mal si addice al grido di una denuncia. Mi lascia perplesso. E tuttavia, pur interpretandole a modo mio, le sue foto mi piacciono moltissimo.

Inviato: 31/1/2005 19:57
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Re: Misrach e i Canti del deserto
Moderatore
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8/1/2005 22:33
Da Varese
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Citazione:

Falcopardo ha scritto:
Con Misrach ci tappezzerei la casa!!!! Lui non fotografa, dipinge!


Su questo punto sono in perfetta sintonia con Falcopardo.
Per quanto riguarda le osservazioni di Marco.........bé il discorso penso non sia semplice.
Definirei Misrach un fotografo "da meditazione", dove invece un Burtinsky lo descriverei come "subito pungente". Mi spiego: indipendentemente dal fatto che piacciano o meno, le opere di Burtinsky vuoi per le tematiche, vuoi per il tipo di composizione che obbliga l'osservatore a focalizzarsi sul soggetto nudo e crudo che vi è rappresentato, danno "sensazioni" immediate. Tali sensazioni possono essere interesse, curiosità , disgusto, angoscia....e chi più ne ha più ne metta. Comunque tali "sensazioni" sono sollecitate immediatamente, visionando la fotografia. Certo, poi subentra una seconda fase di rielaborazione concettuale e di assimilazione e riflessione......ma vi è subito un impatto emotivo, positivo o negativo che sia. Queste sensazioni così preponderanti penso possano spingere chi ne vede le immagini per la prima volta a rimanerne subito colpito o a giurare di non volerci più avere a che fare.
Misrach è ..........diverso al primo impatto (ma forse molto simile a lungo termine), sicuramente non colpisce, nel senso fisico del termine, "forte e cattivo" come Burtinsky. Come dicevo è "da meditare", a una prima visione le sue opere, almeno i paesaggi desertici, possono correre addirittura il rischio di venire velocemente sorvolate con uno sguardo che poi passa oltre, alla ricerca di altro, altre immagini, altri colori che non sono i suoi. E'strano........come faceva notare Marco non vi sono centri di interesse evidenti, non vie di fuga che guidano l'occhio verso il "dettaglio fondamentale" o un elemento principale. La regola compositiva dei terzi non è rispettata, spesso il cielo e la terra occupano la stessa quantità  di fotogramma, senza dare così prevalenza o importanza superiore a nessuno dei due elementi, le immagini sono sovente tagliate in due metà  quasi identiche dall'orizzonte, i colori sono tenui. Prendete a esempio l'immagine chiamata "Battelground point2" l'orizzonte divide la scena in due metà  uguali, quattro segni di pneumatici sul terreno, paralleli, senza incroci, che portano a cosa? a un centro di interesse fondamentale? no! verso un'insignificante collinetta che esserci o no non cambia molto. Ancora più emblematica "Battleground point1" per non parlare di "battleground point65" che è totalmente priva di centri che guidino lo sguardo verso qualcosa.
Caspita! ma allora questo Misrach non ha niente da dire! Potrebbe nascere questa affermazione da un rapido sguardo ai suoi lavori. Ma come dicevo prima è un artista da meditazione, se si va oltre ad un primo impatto ha molto da dire. Personalmente le sue immagini mi hanno fatto provare angoscia. Il trovarmi di fronte ad una fotografia priva di punti di riferimento immediati prima mi ha lasciato interdetto e quasi quasi ho pensato di andare a guardare qualcosa d'altro di più interessante........ma soffermandomici sopra ancora un poco i miei occhi continuavano a cercare quello che non c'è. E questa ricerca infruttuosa mi ha lasciato senza punti di riferimento, quasi indifeso, privo di quegli elementi basilari che fanno di una fotografia di paesaggio una fotografia di paesaggio canonica; elementi abituali e familiari, quasi "puntelli" o "postulati" talmente abituali da risultare oramai essenziali. L'occhio spazia e spazia, cerca e ri-cerca, corre in lungo e in largo e scava in lontananza ma....non trova ciò a cui mira e allora si perde e sorgono sensazioni, pensieri, smarrimento; è angosciante, per me. E'come avere fatto centinaia di viaggi sempre con gli stessi compagni dei quali si conosce ogni cosa e trovarsi all'improvviso soli in un paese straniero, senza di loro. E'questa secondo me la "forza nascosta" nelle opere di Misrach., toglire sicurezze e certezze andando a colpire con l'assenza (e qui cito ancora Marco)di quegli elementi "necessari" in una fotografia di paesaggio. Questo rende "perso" l'osservatore che si vede mancare ciò che si aspetta di trovare. Che differenza abissale con un Fatali! Siamo agli antipodi. Fatali rappresenta il paesaggio in modo visionario (?) ma sempre di paesaggio canonico si tratta. Chi mai potrebbe provare angoscia o smarrimento di fronte a una sua opera? Misrach mina le nostre sicurezze, spiazza, è interamente concettuale. E.......forse filosoficamente è molto più vicino lui, pur nella diversità  dei soggetti, ad un Burdinsky piuttosto che altri. Come al solito voglio precisare che queste sono mie personalissime impressioni e come tali possono benissimo essere una massa di str...

Ciao

Marco(pamar5)

PS a questo link si puà leggere un'intervista a Misrach di John Paul Caponigro
http://www.johnpaulcaponigro.com/dial ... _a-m/richard_misrach.html

Inviato: 31/1/2005 21:57
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Re: Misrach e i Canti del deserto

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9/12/2004 21:10
Da Toscana
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Io sono solito guardare prima le opere e poi leggere la biografia di un autore, per non esserne condizionato.
Come hai visto sono proprio andato via per la tangente...
Misrach mi ha spiazzato proprio. Si, Burtinsky non lascia spazio al dubbio, ti piazza subito un pugno allo stomaco che rimani stordito. Ma francamente io avevo interpretato le immagini di Misrach come una ricerca dove il paesaggio aveva una funzione prevalentemente grafica, e il colore assecondava l'impressione di una architettura rilassante e poetica in cui la mancanza di un punto d'interesse lasciava libero l'occhio di vagare e di perdersi.
Non sento angoscia nei "quadri" di Misrach, tutt'altro.
Mi piacerebbe averne uno di 2 metri in salotto...

Inviato: 31/1/2005 22:38
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Re: Misrach e i Canti del deserto
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8/1/2005 22:33
Da Varese
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Se devo dirti la verità  anche io ho guardato prima le sue opere, solo dopo ho letto la sua biografia e le sensazioni che mi hanno dato non sono state "influenzate" dalle parole scritte su di lui. Comunque io penso che il bello dell'arte è che suscita emozioni diversificate in chi l'ammira, e non esisono impressioni e sensazioni giuste o sbagliata, corrette o meno. Sono tutte "vere" e belle se nascono dal proprio io.

Ciao

Marco(pamae5)

Inviato: 31/1/2005 22:55
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Re: Misrach e i Canti del deserto

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25/2/2004 15:54
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Entro nel discorso solo per un aspetto molto marginale, in questo momento non ho la freschezza mentale per fare molto piu' di cosi'..

E cioe' per rilevare come la prima immagine tra quelle del primo puntatore, mi abbia immediatamente richiamato alla mente la serie delle spiagge di Vitali, di cui avevamo discusso in un altro thread. Simili i colori irreali, stesso effetto di straniamento.

E chiudo col solito discorso che allo stato attuale il web consente si' l'immediatezza dell'informazione, ma in quanto a fruizione delle opere d'arte ha delle possibilita' ancora troppo limitate..

Inviato: 1/2/2005 0:03
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Re: Misrach e i Canti del deserto
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13/5/2004 17:25
Da lombardia
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Ehi Marco, davvero Cartier Bresson disse una str...ta del genere riguardo ad Ansel Adams?
Questo lo ridimensiona alquanto ai miei occhi...tanto più che, quando il mondo è andato ancora più a rotoli, lui si è messo a dipingere aquarelli, diversi dei quali piuttosto insulsi...chi pensa di predicare bene, poi razzola male...

Inviato: 1/2/2005 12:56
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Re: Misrach e i Canti del deserto
Moderatore
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11/3/2004 9:36
Messaggi: 4470
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Si Luciano, l'ha detta, adesso non so dirti fino a che punto era volutamente provocatoria, cmq penso che sia appunto da considerare così, una provocazione, magari dettata da circostanze particolari che al momento non saprei ricostruire...d'altronde, come giustamente facevi notare tu, quando il mondo è andato sempre più a rotoli CB si è dato all'acquerello piuttosto sull'annacquato ...

Vi devo ringraziare tutti per le magnifiche riflessioni che sono uscite in questo 3ad, mi avete fatto scoprire aspetti di Misrach che non avevo colto ...tra l'altro non so se avete notato che nell'intervista che ha postato Marco/pamar5 non c'è mai, dico mai, un solo accenno a particolari tecnici o di attrezzatura, si parla solo di cosa Misrach vuole ottenere con le sue immagini e dove si rivolge la sua ricerca, e questo a sottolineare ulteriormente l'aspetto altamente concettuale che puà avere la fotografia...in particolare mi ha colpito una affermazione sul linguaggio, quando Misrach dice: "what's different now is that I've become interested, in the last couple Cantos, with language and the way it shapes the way we see things.", che sento molto molto vicina al tipo di ricerca che stiamo effettando io e Cristina (benchè con percorsi ed esiti completamente differenti), affermazione che poi collega alle sue immagini sui cieli che per me sono un pò l'equivalente di quelle dei deserti in cui nelle composizioni sono accuratamente evitati i punti di interesse, così che cominciamo a vagare in un territorio in cui tutti i punti di riferimento, le regole linguistiche, con cui siamo abituati ad interpretare ed ordinare il reale cessano di esistere, e ci coglie vertigine e smarrimento, ed il mondo è tutto da reinventare, nuovi linguaggi, dare forma all'informe...

Molto belle le considerazioni sulle differenze tra Burtynsky e Misrach, non posso che inchinarmi e applaudire , così come è curiosa la "somiglianza" di alcune immagini con il lavoro di Vitali, ne parlavo proprio ieri sera con Cristina, chissà  chi si è ispirato a chi ...

Renzo, a chi non piacerebbe avere una stampa di Misrach in casa!!!!!!
Solo che i prezzi di uno che ha esposto al Museo d'Arte Moderna di Parigi o al Metropolitan di NY mi sa che sono un pò altini ...


Inviato: 1/2/2005 17:01
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