Chiedo un consiglio. Tempo ho visto un filmato di un reporter (forse natchway, forse) che misurava con l' esposimetro esterno la luce di un area intorno a lui. La scena durava poco e posso aver preso lucciole per lanterne, sia chiaro.
La questione nasce dal fatto che nella misurazione a luce incidente si consiglia in genere di avvicinarsi quanto più possibile al soggetto, puntare verso la sorgente luminosa principale e misurare. Ma un giorno ho pensato che poteva essere interessante misurare in direzioni diverse per capire che luce c'è nell'intorno. Poi vedo quel filmato e quel comportamento mi ha incuriosito perchè sembrava misurare la luce da diversi punti luce, da diversi sorgenti luminose. Ma non so cosa usasse e se ho capito bene.
Puà aver un senso misurare anche in questo modo, abbiate pietà , ma sull'incidente non ho esperienza. In genere uso lo spot della macchina e decido in quale zona mettere quel tono, oppure nel reportage più "veloce" vado anche di automatico.
grazie
bs
marco

Non avendo visto il filmato, vado un pò ad intuito.
Diciamo che la "filosofia" della lettura a luce incidente è di non curarsi della riflettenza (texture/colore) del soggetto, almeno entro certi limiti, e di occuparsi solo ed esclusivamente della luce che incide su di esso.
Ora, se si fotografa in esterni ed in campo aperto, e magari in una giornata caratterizzata da condizioni di luce stabili ed uniformi, quali possono essere una giornata di sole pieno e senza nuvole, oppure invece una giornata uniformemente grigiastra con scarsissime variazioni luminose, è abbastanza inutile spostarsi dal proprio punto di ripresa per andare vicino al soggetto a misurare la luce incidente. Si potrà  tranquillamente misurare anche dal punto in cui si trova il fotografo, perchè - nelle condizioni di cui sopra - la luce che illumina il soggetto è perfettamente identica a quella che illumina il fotografo stesso.
Si tratta dunque di una eccezione alla regola che recita di porsi invece vicino al soggetto per effettuare la misurazione incidente.
In tutte le condizioni in cui la luce sul soggetto è diversa da quella dove si trova il fotografo, ovviamente dovrà  valere la regola generale.

Confermo quanto dice Luciano e aggiungo che, quando devi essere veloce, è comodo memorizzare (nel proprio cervello) le differenti luminosità  dell'ambiente circostante, per poi utilizzarle al volo.

Ad esempio, è comodo sapere nel luogo dove si svolgerà  o potrà  svolgersi una determinata azione, l'esposizione in pieno sole frontale, il controluce, l'ombra di un albero, l'ombra con il riflesso di una parete illuminata ecc..

Questa tecnica fa parte del normale lavoro del reporter.

Citazione:
Sì, è proprio Nachtwey in "war photographer"... situazione di luce diffusa, nel pieno dell'azione.

Claudio

grazie ad entrambi. Mi conferma, ma chiarendomi meglio, la questione. Nel fare diversi lavori da reportage in realtà , con la f100 dopo diverse prove, ho capito come si comporta il matrix e non usavo la luce incidente, forse sbagliando, ma i risultati funzionano. Ma aggiungo anche questa modalità .
grazie
bs
marco