Perdonerete il fatto che sono piccole e marchiate, ma ho un committente e un progetto da seguire. Sono anche in ordine sparso. Per chi ama i dati tecnici, sono fatte con una 6D ed una 5D MkII e ottiche dal 70-200 al 15-30. Tutto a mano libera con ISO variabili tra i 500 e i 1600. Poi avevo un set per i piatti e per i ritratti su fondo bianco, molto banali. Sono tutti chef stellati italiani ed alcuni lavorano all'estero anche lontano e, si, ho mangiato benissimo.

Allega:

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Mi pare, da quanto scrivi nel post sul BN, che hai limitato al massimo gli interventi di PP.
Non posso che condividere la tua scelta. Penso che si sia un po' troppo esagerato nell' abbellire artificialmente una realtà che poi finisce per diventare altrettanto falsa, quanto levigata.
Tornare ad un maggiore equilibrio credo sia auspicabile.
Che non vuol dire non usare più PS, ma non arrivare ad effetti di stravolgimento al limite del ridicolo.
Quanto alle immagini in sé, sono naturalmente di ottimo livello e sono certo che troveranno un bel riscontro da parte dei committenti.

Un lavoro piacevole. Trovo ben giocate le inquadrature e le diverse pdc che mettono in primo piano alcuni personaggi ed espressioni lasciando bene capire il contesto della scena (anche senza vedere il lavoro ma singole fotografie). Spontanee e naturali. Con naturali intendo sia il contesto in cui le hai colte (non troppo posate insomma); sia il tipo di resa grafica (intendo post produzione).
Circa il discorso della “moda” di eccedere nella post produzione (mi ricollego al topic B&N oggi), probabilmente l’andare oltre è evidente in particolare oggigiorno. Andare oltre la verosimiglianza della scena è facile….ma cosa vuol dire verosimiglianza? Esiste in fotografia? Una fotografia non è forse comunque una proposta ed interpretazione della scena? Lasciamo perdere discorsi “filosofici”. Si parla di post produzione eccessiva. Oggi io vedo la PP eccessiva molto diffusa. Se paragono un negativo ad un RAW, allora è possibile fare un trattamento del RAW come quello equivalente in CO sul negativo e poi in stampa. Senza andare oltre. Comunque, per inciso, anche se maggiormente impegnativo, anche con un supporto argentico è possibile eccedere e snaturare il tutto alla grande. Per questo io distinguo ottimizzazione di un RAW (curve, livelli, bilanciamento, luci, ombre, vividezza ecc.) da ritocchi veri e propri, ossia capacità di “togliere”, *aggiungere”, snaturare completamente elementi e cose o particolari. Per questo spessissimo trovo che per fare un’ottimizzazione basti ed avanzi un sofware come Lightroom che un programma capace (volendo, non è un obbligo farlo) di interventi profondi.

Marco

Infatti. Io ormai uso quasi esclusivamente ACR come fosse una camera oscura: ottimizzazione, bilanciamento bianco, luminosità e contrasti, anche selettivi. Punto. No a Lightroom, invece, che mi costringe a creare librerie e mi fa perdere un mucchio di tempo. Peccato solo per il ProRes.

Interessante e ben realizzato.