Ho letto con interesse la discussione sorta dalla scomparsa della rivista "Around Photography". Io, quelle poche volte che riuscivo a trovarla (abito a Roma e non in un paesino sperduto) l'acquistavo e la leggevo a tratti con interesse.
Dico a tratti perchè, tutto sommato, gli articoli che veramante mi interessavano erano una minoranza. Mi occupo di fotografia ormai da molti anni, ritengo di avere una cultura media e una buona conoscenza della fotografia e di tutto ciò che vi ruota attorno. Quindi credo di poter dire che chi si occupa di fotografia e non legge un certo tipo di riviste, non deve essere visto come un povero minorato mentale, anzi avere la capacità  di critica, anche di prodotti editoriali di un certo spessore, credo sia un segno di onestà  intellettuale, sia un modo di esercitare a ragion veduta, la capacità  di critica che ogni singolo individuo dovrebbe avere.
Secondo me uno dei problemi che hanno portato alla chiusura di questa rivista è da ricercarsi nella scarsa distribuzione sul territorio. Chi ha nozioni di come vanno le cose nel mondo dell'editoria, saprà  senz'altro che trovare un buon distributore è essenziale e i buoni distributori tendono a distribuire solo prodotti che vendono bene. E' un gatto che si morde la coda. Sperare di sopravvivere solo con gli abbonamenti è pura utopia.

Mi spiace che Around Photography abbia chiuso i battenti.

Pur non condividendo completamente alcune scelte editoriali, pur non trovando di pari livello e di mio interesse tutti gli articoli, ho sempre ritenuto che fosse una lettura interessante. In particolare, la trovavo 'unica' nel panorama italiano.

Quello che mi spiace, pur in considerazione dell'ineluttabilità  delle leggi di mercato, è vedere quanto il mercato condizioni la sopravvivenza dei prodotti culturali.


Andrea

Infatti Hologon, il mercato condiziona la sopravvivenza dei prodotti culturali. Appunto dei prodotti.
Ma non delle idee. Forse é la forma data a certe idee che non funziona, e allora si che il mercato alla fin fine dice che non và , ma quello che ci sta dietro puà avere una propria dignità , tant'è vero che ci riprovano. Per questo motivo che, a mio parere, bisognerebbe guardare la cultura non come all'assistenza sanitaria (già  detto...) e pensare che ci sono terreni condivisibili con chi ti puà seguire anche nel mercato. Se però si fanno operazioni d'elite... e mi riferisco non tanto alla rivista ma anche a molte altre iniziative, si rimane in un elite, e allora devi avere la forza di andare oltre il mercato.
Chi fà  cultura dovrebbe ricordarsi che il proprio punto di vista é uno dei punti di vista, mentre troppo spesso noto che molti agiscono come se fosse l'unico e reagiscono con stupore quando qualcuno non li capisce, al di la di qualunque logica. E' qui che sta un elemento critico dell'agire culturale.
bs
marco

Ciao, ricollegandomi a quando scritto da Marco/Samuel sulle piccole "nicchie" culturali non posso che condividere.
Il fenomeno si ripete anche in natura: più una nicchia ecologica è ristretta e più adattamenti specifici richiede; così l'organismo che la occupa risentirà  maggiormente delle variazioni ambientali rischiando di estinguersi con maggor probabilità  dei generalisti. That's life!!
Il vero problema è quindi scegliere il miglior modo di vita di una nuova creatura, come ad esempio una rivista, in modo che sia in grado di adattarsi alle inevitabili modificazioni dell'ambiente.
Perdonatemi l'approccio da naturalista al problema, per me è inevitabile...
Ciao

Giorgio

Non conoscevo la rivista in questione. Credo di non averne mai avuta una copia in mano.

Non posso quindi affermare che sentirà la mancanza di qualcosa di cui ignoravo perfino l'esistenza.

A me personalmente un pò di "buona" tecnica (non certo le recensioni tipo scopiazzatura delle brochure pubblicitarie dei vari apparecchi), non dispiace affatto, in una rivista di fotografia; unita certo a sezioni dedicate ai Portfolio di Autori e a rubriche di taglio estetico o artistico.
In questo senso per me rimane insuperabile la vecchia Foto Techinque International che fino al 1997 era pubblicata a Monaco di Baviera in Inglese o Tedesco, dalla Linhof, e che ancora continua ad essere pubblicata, ma solo in Tedesco e con un taglio leggermente diverso.

Credo che, stante la situazione attuale dell'editoria, ed il tipo e livello degli interessi culturali della maggior parte delle persone in qualche modo interessate alla Fotografia, l'aver voluto realizzare una rivista di sola cultura ed estetica fotografica, e senza pubblicità  di supporto, più che una scelta coraggiosa, sia stata una scelta temeraria, per non dire incosciente.

Mi auguro comunque che l'avventura internazionale possa avere maggiori chance si successo.