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Re: I miei due incontri con Antonin Artaud, il sogno ed il corpo che esplode...
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11/3/2004 9:36
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Falcopardo ha scritto:
Ciao Marco ( fondatore ),
mi sono riletto un po' di recensioni sulla figura e il pensiero di Artaud e mi sto domandando come farai ad interpretarne fotograficamente la filosofia. Secondo me e' difficilissimo a meno che tu non sia lucidamente pazzo come lui e poi il corpo senza organi appartiene alla sua di pazzie, se cerchi di ricrearlo fotograficamente non e' come cercare di
imitare fotograficamente il Grande Vetro?
Ciao,
Renzo



Renzo, vedi non si tratta nè di interpretare nè di ricreare/ambientare, in realtà  si va in direzione assolutamente opposta, si deve solo ed esclusivamente sperimentare, nessuna interpretazione, nessuna anamnesi, il CsO lo si fa giorno per giorno, con prudenza (perchè i rischi sono enormi), è un work in progress, è un limite, è un programma, non lo si raggiunge mai ma solo per il fatto di cercarlo sei già  su di esso, dentro esso...l'ho già  detto, lo ripeto volentieri, non si tratta di imitare o replicare Artaud, molto più semplicemente il CsO è una scoperta epocale, cheb riguarda TUTTI, è una ricerca, una rivolta, oltre che personale, sociale e politica, il rifiuto di essere un organismo non è solo a livello anatomico, ma anche e soprattutto a livello culturale e sociale (lo si dice anche nel linguaggio corrente, organismo di stato, orginismo di controllo), ed al pari di altre scoperte epocali come la pennicillina o la teoria della relatività , se ne prende atto e diventa parte integrante della tua esistenza, punto e fine...

Ti taglio/incollo un mio intervento del passato in cui faccio un esempio concreto di sperimentazione, di un programma, in opposizione alla interpretazione, è un esempio estremo ma spero che così il concetto sia più chiaro...


"Un concatenamento, sostituiamo l’interpretazione con la sperimentazione, l’anamnesi con l’oblio...uso un esempio molto FORTE, il corpo masochista ed il rapporto con l’amante sadico, tratto da “Millepiani - Capitalismo e schizofrenia" di Deleuze/Guattari, però forse proprio con un esempio così estremo alcuni concetti possono essere più chiari…chiedo scusa in anticipo se qualcuno si potrà  sentire urtato ma questa citazione da uno dei testi più importanti della filosofia contemporanea è funzionale a rendere più chiari ed evidenti alcuni aspetti di questa discussione.

“Amante, (prima fase), incatenami alla tavola, stringimi molto molto saldamente per 10 minuti, il tempo di preparare gli strumenti; infierisci con almeno cento colpi di frusta, poi qualche minuto di pausa; comincia poi a cucire, prima il buco del glande, poi cuci sul glande tutta la pelle che gli sta intorno, poi cuci i testicoli alle cosce; cuci anche i seni, fissa dei bottoni a quattro buchi sulle mammelle, devi poi unirli con un elastico ad asola; (seconda fase), puoi scegliere se rigirarmi sulla tavola, incatenato sul ventre, ma con le gambe riunite, oppure legarmi ad un palo, sempre con i polsi e le gambe uniti, tutto il corpo saldamente legato; frustami la schiena, le natiche, le cosce, almeno 100 colpi di frusta; cuci le natiche insieme, molto saldamente, con filo doppio, dammi 50 scudisciate sulle natiche, poi conficcami a fondo delle spine, così eseguirai le minacce dell’ultima volta; legami allora alla sedia, frustami i seni e conficca le spine più piccole, se vuoi puoi farle arroventare prima, l'importante è che il seno venga poi tirato in avanti.”

(tratto da “Millepiani – Capitalismo e schizofrenia”, di Gilles Deleuze e Felix Guattari, Castelvecchi Editore)


Nella prima fase si decidono quali siano forze da applicare, in questo caso le forze di costrizione, pressione e dolore, nella seconda fase le forze vengono invece applicate e si sperimenta cosa passa, quali intensità  e gradienti passano nell’oggetto/corpo/luogo vissuto però ora come affetto da quelle sensazioni di cui le forze applicate sono la condizione.

Ecco, questo pur nella sua valenza così estrema, è un programma, là  dove il programma denota la differenza fondamentale che c'è tra l’interpretazione (fantasma che manca sempre il reale) e la sperimentazione."




da un punto di vista fotografico si potrebbe fare un programma del genere, e poi fotografare quanto accade, però a me questo non interessa, è già  stato fatto, ed anche bene, per performances e body art, e poi sarebbe un utilizzo della fotografia con intenti documentativi, ancora non mi inteteressa, personalmente con Cristina stiamo pensando a qualcosa di molto molto più complesso, e sinceramente non so se riusciremo a realizzare qualcosa in ambito fotografico, ma la cosa non ha la minima importanza, quello che conta è appunto sperimentare...





Inviato: 23/3/2007 12:03
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Re: I miei due incontri con Antonin Artaud, il sogno ed il corpo che esplode...

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Ciao Marco,
ti ringrazio per il tempo che perdi a spiegarmi i tuoi progetti. E' comunque quello che volevo sentirti dire, cioe' una tua/vostra personale ricerca, non l'interpretazione fotografica di una ricerca altrui sia pur autorevole come poteva sembrare da un altro tuo intervento.
Certo che mi rimane molto ostico entrare in questo mondo, ma mi interessa vedere il risultato del programma come mi interessa qualunque progetto che porti a delle novita'.
Ma....

"Ecco, questo pur nella sua valenza così estrema, è un programma, là  dove il programma denota la differenza fondamentale che c'è tra l’interpretazione (fantasma che manca sempre il reale) e la sperimentazione."

...mi rimane molto difficile da comprendere. Forse perche' il mio cervello e' un po' primitivo e funziona per immagini, cioe' riesco poco ad afferrare le astrazioni,( forse per questo a scuola ero scarso in matematica e fortunatamente forte in geometria ) e della tua frase vedo solo le parole ma non riesco ad associarci delle immagini.
Pero' mi offro come cavia. Se riuscirai a farmi comprendere il percorso del tuo/vostro progetto, ovviamente con delle immagini, potrai contare di essere parecchi passi avanti verso il successo
Ciao e grazie,
Renzo

Inviato: 24/3/2007 19:32
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Re: I miei due incontri con Antonin Artaud, il sogno ed il corpo che esplode...
Moderatore
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11/3/2004 9:36
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Falcopardo ha scritto:
...mi rimane molto difficile da comprendere.



Guarda, è difficile da comprendere anche per noi che ci stiamo lavorando/studiando da oltre un anno ...cmq si, ti confermo che i CsO è un progetto assolutamente personale, nel senso che il mio obiettivo è costruirmi il mio personalissimo CsO perchè mi interessa farlo da un punto di vista strettamente personale e di scoperta, se poi ci salta fuori anche un portfolio fotografico tanto meglio, ma non è prioritaro rispetto alla sfera "personale"...

Se la cosa puà scatenare ancora di più la tua curiosità , ti posso anticipare che il mio CsO sarà  una connessione a tre "attori", io e Cristina e Giulio, sono ancora nella fase del programma, non penso che prima dell'estate ruscirà a realizzare qualche immagine, anche perchè devo ancora dialogare molto con Cristina, che non è interessata a costruirsi un CsO, ma è invece interessata a collaborare ed aiutarmi a realizzare il mio programma...per il momento goditi le nuove immagini del portfolio sugli "effetti collaterali" della televisione, penso saranno online tra un paio di settimane, cmq non appena le metto sul sito ti/vi faccio un fischio, non sarà  il CsO ma penso che lasceranno parecchi amici perplessi, è un cambiamento radicale rispetto a tutto quanto abbiamo realizzato finora, tu hai visto qualcosa e quindi sai di cosa parlo ...






Inviato: 26/3/2007 14:51
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Re: I miei due incontri con Antonin Artaud, il sogno ed il corpo che esplode...

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Da Toscana
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Ciao Marco,
mi sono riletto quel post che avevi segnalato su Artaud, e credo di incominciare a capire dove vuoi arrivare.
Interessante e' il discorso sulla disarticolazione del linguaggio, sulla forza insita nelle sillabe al di fuori della loro organizzazione in parole.
Mi viene in mente quando diamo degli ordini o parliamo dolcemente ai gatti o ai cani. Essi non comprendono certo le nostre parole, potremmo benissimo disarticolarle eppure capirebbero ugualmente dal tono della voce, dalla espressione del nostro volto.
E straordinaria e' la spiegazione della pittura di Van Gogh.
Era qualcosa che avvertivo, che tutti avvertiamo davanti alla pittura del pittore olandese. Non e' il disegno, non e' il soggetto rappresentato che entusiasma, coinvolge, ma e il segno. E' l'invorticarsi delle linee l'associazione dei colori a destare inquietudine a iptnotizzare lo sguardo.
Indubbiamente e' una interpretazione del linguaggio e del segno che merita molto interesse.
Ma mi ha colpito anche qull'altro esempio che hai postato, quel processo masochistico per arrivare a comprendere, a capire qualcosa.
Al di la' dell'assurdita' della situazione, che mi ha fatto venire prepotente il desiderio di caricaturarti mentre tutto ricucito e annodato storgi la bocca sofferente e incroci gli occhi mentre Cristina con in mano un agone da lana e un gomitolo di spago ti chiede ansiosa: " Allora arriva l'ispirazione?".... ...
mi e' sorta una domanda che da tanto mi gira per la testa:
Perche' in molte filosofie si ricorre all'ascesi, al digiuno, alla mortificazione della carne per arrivare alla conoscenza e alla beatitudine? Perche' molti individui sono arrivati a desiderare piaghe e stigmate per arrivare all'elevazione dello spirito? Come opera il dolore sulla psiche? E perche' il dolore eleva piu' della gioia e della felicita'? Come diavolo siamo fatti?
Aspetto con interesse la tua prossima produzione..
Ciao.
Renzo

Inviato: 26/3/2007 18:55
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Re: I miei due incontri con Antonin Artaud, il sogno ed il corpo che esplode...

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14/9/2004 23:43
Da acqua aria terra
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Siamo fatti così come è stato deciso??? Da chi? Domanda del c_ - _ o. Forse siamo solo un entità  biochimica, un barlume di anime??? (domanda che già  di per se sconfina oltre il materico) che si affannano/ingegnano, in quanto dotate di un livello (corteccia cerebrale) più sviluppato...rispetto a cosa?

Il dolore implica dei "movimenti" cognitivi/umorali/biochimici/ormonali ben maggiori e codificati delle altre emozioni che sono state citate. Il dolore è vita, certo, anche l'altro è vita, ma perchè del dolore abbiamo più memoria e rispetto?

E perchè ognuno di noi ha, a parità  di condizioni, il "suo personale" dolore? Il dolore mio puà essere emozione molto piacevole se provato da altri e viceversa. La stessa morte, "dolore" per eccellenza, assume valenze diverse in individui diversi, eppure il risultato finale è uguale per tutti...forse...

azz vado a farmi 2 passi sul mare.


a presto, ric
www.grandespirito.it

Inviato: 26/3/2007 22:14
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