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Intervista ad Annie Leibovitz

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25/8/2005 8:38
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Ho appena sentito una intervista che Annie Leibovitz, ritrattista extraordinaire, ha dato ad una radio di San Francisco (citta' dove ha studiato arte e fotografia da giovane) in occasione dell'uscita del suo libro "A Photographer's Life: 1990-2005". Vi propongo alcune cose interessanti che dice. Tocca anche alcuni argomenti che abbiamo recentemente trattato nel forum.

- Ha una passione abbastanza poco nota per la fotografia di paesaggio che fa nei ritagli di tempo. Il libro sopra contiene infatti alcune foto di paesaggio.

- Dice --- purtroppo senza elaborare --- che Susan Sontag (della quale e' stata la compagna) ha cambiato molto le sue idee sulla fotografia da quando ha scritto il celebre "On Photography".

- Apprezza moltissimo il lavoro di paesaggista di Lynn Davis (che aveva un rapporto di amicizia e creativita' con Mapplethorpe).

- Nei casi di poeti cercava di leggere il piu' possibile della loro poesia prima di fotografarli.

- "Ho imparato a comporre usando tutto il negativo, che sia quadrato o rettangolare non fa differenza, ma cerco sempre adoperarlo tutto"

- "Trovo che la Polaroid sia molto piu' interessante del film."

- "1970-1990 e' stato un periodo di continuazione dei miei studi a scuola, con un sacco di foto fatte. Dal 1990 in poi ha scattato sempre meno al di fuori di lavori su commissione."

- "Se qualcuno guardando il libro si chiede se e' giustificato mettere certe immagini molto personali di me e Susan, posso solo dire che ho avuto io stessa le stesse domande. Ho penato molto chiedendomi se era giusto inserirle nel libro o no. Ho mostrato il progetto e le foto alla mia famiglia, ai miei amici, agli amici di Susan, alla sorella di Susan e tutti mi hanno supportati. Le ultime foto di Susan in ospedale prima che morisse sono state le piu' difficili. Le inserivo,le toglievo, e poi le mettevo di nuovo, e poi le toglievo di nuovo. Mi sono persino consigliata con uno psichiatra specializzata nell'assistere pazienti terminali."

- Uno dei ritratti piu' potenti di Annie Liebowitz e' quello di William Burroughs che e' nel libro.

- "Preferivo prendere foto di musicisti quando non erano impegnatissimi sul palco, preferivo ritrarli in momenti al di fuori dello spettacolo. Quando lavoravo nel mondo del rock non sentivo nemmeno la musica quando stavo fotografando."

- "Il libro e' tutto su film. Per un po' ho scansionato film e stampato digitale. Circa quattro mesi fa sono passata completamente al digitale, e mi piace moltissimo. Dovevo fare un servizio su Barack Obama qualche mese fa. Nel passato avrei fatto un servizio strettamente in bianco e nero su di lui, poi mi sono detta'Guarda che siamo nel 2006: come posizioni Barack Obama nell'oggi, non nell'ieri?' E l'ho fatto tutto in digitale. Da quattro mesi a questa parte non mi sono piu' guardata indietro."

- "Sono stata l'ultima a fotografare John e Yoko prima della morte di John, avvenuta poche ore dopo. Li avevo fotografati dieci anni prima e quando sono tornata da loro l'atmosfera era bellissima. Sono rimasta sotto choc per parecchio tempo, anche perche' e' stata veramente la fine di un'era."

- "La morte e' parte della vita come tutto il resto. Non c'e' niente di male a fotografare la morte. Bisogna farlo sentendosi sereni, altrimenti e' meglio evitarlo. Ma c'e' una grande tradizione nel fotografare i morti che ci siamo tutti dimenticati. Non dovremmo avere paura nel fotografare la morte o la malattia."

- "Non ho mai pensato al mio essere donna in questa industria dominata dai maschi. All'inizio il mio problema era che ero cosi' giovane e avevo paura che nessuno mi prendesse seriamente e mi permettesse di muovermi in giro durante gli spettacoli per esempio. Se devo pensare ad un vantaggio per una donna e' che ci puo' essere piu' empatia da parte di una donna fotografo."

- "Ho messo nel libro spesso delle griglie di quattro foto insieme. Cercavo il 'momento decisivo' quando stavo scegliendo le foto per il libro ma non lo trovavo. Ho trovato invece dei flussi di pensiero condensati in una sequenza di foto. Io non sono una fotografa da 'momento decisivo'. Specialmente i miei ritratti sono frutto di pianificazione. Quindi queste griglie di quattro foto sono come dei filmini, non sono nemmeno sicura che sia piu' fotografia."


Inviato: 8/12/2006 19:33
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Re: Intervista ad Annie Leibovitz
Utente non più registrato
Caro Marco,
ci sono incontri fatali nella vita, fra sensibilità  estreme ed estenuate, ma non morte pronte al guizzo. Chi convive nel continuo stimolo dialettico all'inizio si smarrisce, si stanca, perde concentrazione, poi si rilassa in una nuova condizione, poi lentamente riaffiora, con temi all'apparenza oscuri per il pubblico, ermetici, perché non realizzati per piacere, ma indirizzati all'altro, un altro polarizzante, onnipresente stimolatore di idee. Così la Leibovitz con la Sontag, Mapplethorpe con la Lyons, attrazioni intellettuali che si sommano, poi si sottraggono, poi muoiono, ma lasciano tracce importanti nella storia che poi noi, faticosamente, studiamo, imitiamo, ma come se tutto fosse visto con un cannocchiale, senza percepirne i rumori di fondo, i profumi poetici, le sensazioni catalizzanti.
Bisognerebbe prendere le scalette delle interviste e provare a rispondere noi stessi a quelle domande per capire ciò che valiamo realmente.
Scusami il ritardo col quale rispondo a questo tuo bellissimo intervento che rischiava, inoltre, di andare deserto.
Buona intervista, Candidus/Floriano

Inviato: 10/12/2006 20:16
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Re: Intervista ad Annie Leibovitz

Iscritto il:
8/10/2006 17:44
Da Torino
Messaggi: 1461
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non sarebbe andato deserto, non lo credo...richiede una lettura extraforum - nel senso che spengo il computer e ci penso - perchè mette in campo temi che, come giustamente dici, sono temi non solo fotografici ma che chiunque fotografa pensando alla vita incontra prima o poi.
bs
marco


Inviato: 10/12/2006 20:31
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

www.mbphoto.it
www.flickr.com/photos/marcofluens

..................
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Re: Intervista ad Annie Leibovitz

Iscritto il:
25/8/2005 8:38
Messaggi: 3481
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Grazie a tutti e due, lo considero uno stimolo a continuare a mandare contributi del genere anche se, come e' successo nel caso della intervista alla Leibovitz, ci inciampo semi-causalmente.


Inviato: 11/12/2006 1:13
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Re: Intervista ad Annie Leibovitz
Moderatore
Iscritto il:
8/1/2005 22:33
Da Varese
Messaggi: 4735
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Ho letto il tuo post, dove riporti gli argomenti di questa intervista.
Ti dico subito che, pur essendo tentato, non ho risposto subito ed ho aspettato fino ad ora.
E adesso mi trovo comunque a non sapere bene cosa scrivere.
Il tema della morte, della sofferenza, legato alla sua rappresentazione fotografica, o meglio al fatto di immortalare tali situazioni, tali momenti, tali angosce......mi lascia senza certezze.
Mi ha colpito questo passaggio: "La morte e' parte della vita come tutto il resto. Non c'e' niente di male a fotografare la morte. Bisogna farlo sentendosi sereni, altrimenti e' meglio evitarlo. Ma c'e' una grande tradizione nel fotografare i morti che ci siamo tutti dimenticati. Non dovremmo avere paura nel fotografare la morte o la malattia." Come darle torto? E'una sacrosanta verità . Ma d'altro canto come darle ragione? Vi sono situazioni talmente personali e pietose che il solo pensare di estrarre una macchina fotografica mi mettrebbe a disagio o addirittura mi ripugnerebbe.
Come avrai capito non ho certezze, ma molti interrogativi e domande alle quali non sono in grado di rispondere.

Marco(pamar5)


Inviato: 11/12/2006 1:28
Il mio sito

"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: Intervista ad Annie Leibovitz

Iscritto il:
25/8/2005 8:38
Messaggi: 3481
Offline
Marco,
ho l'impressione che tu sia in ottima compagnia nei tuoi dubbi. Sicuramente sei in compagnia del sottoscritto.


Inviato: 11/12/2006 7:39
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Re: Intervista ad Annie Leibovitz
Utente non più registrato
A titolo di cronaca c'è anche una simil intervista di A.L. sul numero di Vogue Italia di dicembre.Viene presentato il suo libro in modo un pochino più "colorato".

Inviato: 11/12/2006 10:20
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