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Re: Bacon e la fotografia
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11/3/2004 9:36
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Falcopardo ha scritto:
mamma mia quanti compiti mi hai dato da fare per il giorno festivo...
Sei grande Marco, quasi quanto io sono ignorante.
Vedro' di impegnarmi di piu' in seguito..
Grazie dei suggerimenti, aspetto Cristina con piacere, e speriamo che una voce femminile incoraggi le altre fotografe a farsi avanti.


Ti ringrazio ma tu ignorante assolutissimamente no!!, qui siamo tutti ignoranti e partecipiamo a questo forum proprio per questo, per imparare uno dall'altro ed ognuno dà  il proprio contributo sul suo campo specifico di conoscenza...il fatto è che queste sono per l'appunto le tematiche e gli studi a cui mi sono dedicato per un paio di decenni, e a cui ancora mi dedico, ecco perchè ne parlo in modo così approfondito, tutto qua, siamo nel mio "territorio", ma aspetta non appena entreremo nel tuo e vedrai di quanti "ignoranza" sono capace ...chiedimi se so distinguere una quercia da un faggio e ti faresti proprio un sacco di risate ...


Inviato: 21/1/2005 21:39
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Re: Bacon e la fotografia
Utente non più registrato
Un saluto a tutti, come vedete ho accettato più che volentieri di Renzo (a proposito Renzo, mi hai un pò "stregato" il marito, per tre giorni non ha fatto che parlare di te e di quello che fai), però io in questa discussione non ci entro altrimenti va a finire che poi litigo con Marco , io la penso pressapoco come lui ma sono un pò meno estremista su alcune "posizioni"...però vado a "presentarmi" da un'altra parte


Inviato: 21/1/2005 21:45
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Re: Bacon e la fotografia

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Ciao Cristina,
sei la benvenuta, di cuore. Ti dico in un orecchio che Marco sa pressappoco la meta' delle cose che faccio e che ho fatto, e in quell'altro ti sussurro che vorrei farne meno e farle meglio.
Ma ora ho davanti a me tanto tempo da sfruttare, salute permettendo, e spero di realizzare qualche sogno tenuto pazientemente nel cassetto.
Fai mangiare a Marco qualche scatoletta, la sera, e vieni a chiaccherare con noi.
Ciao a presto,
Renzo

Inviato: 22/1/2005 12:00
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Re: Bacon e la fotografia

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25/2/2004 15:54
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Falcopardo ha scritto:

Stavo pensando, e mi domandavo perche' molti grandi artisti sono o pazzi, o mezzi criminali, o un po' sadici...ecc ecc.
Forse intimamente lo siamo tutti ma loro hanno il coraggio o la spudoratezza di lasciarlo vedere?
Oppure la loro grande sensibilita' li fa sentire marziani in una civilta' apatica, crudele, egoistica, insensibile e chi piu ne ha piu' ne metta, e li porta alla disperazione?


Ciao Renzo, innanzitutto ti faccio anche io i miei complimenti per l'immagine del rarissimo volatile, altro che lupi.. una volta stavo per immortalare l'altrettanto inconsueto falcobaleno, simbolo degli ambientalisti-pacifisti, ma e' uscito fuori il sole con la pioggia e lui si e' mimetizzato dentro l'iride..

Bando alle .... provo a fare la persona seria sul quesito che hai proposto.
Sono convinto che nella psiche di ciascuno di noi ci sono vette e abissi. Normalmente ce ne teniamo lontani con tante sovrastrutture e difese, che hanno un ruolo importante nel consentirci di mantenere un comportamento "socialmente utile", ma che magari ci costano un lavoro sotterraneo di mediazione e rimozione. (warning : parlo da perfetto ignorante di psicanalisi - e di quasi tutto lo scibile in generale -, anche se ne adotto qualche termine, ma solo perche' mi serve per cercare di esprimere dei miei convincimenti)

Credo che l'artista possa avvertire "piu' del normale" il peso di queste sovrastrutture, e senta la necessita' di andare a fondo, all'essenza delle cose. Lo muove il desiderio di assoluto, il richiamo dei propri sogni, non intesi come "desideri", ma come voci del profondo e irrazionale (includendo gli incubi tra i sogni.). Non parlo necessariamente di anima: mantenendoci su un piano materialista, le voci del profondo potrebbero benissimo provenire dagli strati primordiali del cervello, quelli magari ereditati dai rettili, o consolidatisi comunque nel corso dell'evoluzione. La sofferenza - eventuale - dell'artista non deriva da un rifiuto della societa' nei suoi confronti, ma piuttosto dalla lotta contro se stesso. Casomai e' piu' facile che sia l'artista a isolarsi dalla societa' piuttosto che il viceversa.

A scanso di equivoci, sto parlando di alcuni artisti, poi ce ne sono stati tanti altri, anche sommi (penso a Dante, Bach) che furono perfetti uomini del loro tempo.

Il folle tout court (capisco che e' una categoria improponibile, ma non sono in grado, ne' sto cercando, di scrivere un trattato) ha una analoga difficolta' con le sovrastrutture, il suo comportamento mal si concilia, o non si concilia affatto, con la societa' degli uomini. Le sue pulsioni non sono mediate, o lo sono malamente.

Quello che contraddistingue l'artista (in alcuni casi e' l'unica differenza dal folle, e qui penso a Ligabue - pittore - o a Dino Campana) e' la ricerca di un linguaggio che permetta di definire la visione "profonda", che per sua natura non e' esprimibile tramite il linguaggio consolidato.
Forse anche per comunicarla agli altri ma, ritengo, prima di tutto per rappresentarla a se stesso.

Il mio temino finisce qui, spero che Marco (il primo Marco disponibile) lo legga e riesca a darne un'interpretazione sensata..


Inviato: 23/1/2005 23:41
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Re: Bacon e la fotografia
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8/1/2005 22:33
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Citazione:


Credo che l'artista possa avvertire "piu' del normale" il peso di queste sovrastrutture, e senta la necessita' di andare a fondo, all'essenza delle cose. Lo muove il desiderio di assoluto, il richiamo dei propri sogni, non intesi come "desideri", ma come voci del profondo e irrazionale. Eventualmente e' piu' facile che sia l'artista a isolarsi dalla societa' piuttosto che il viceversa.



Quello che contraddistingue l'artista (e in alcuni casi e' l'unica differenza dal folle, e qui penso a Ligabue - pittore - o a Dino Campana) e' la ricerca di un linguaggio che permetta di definire la visione "profonda", che per sua natura non e' esprimibile tramite il linguaggio quotidiano cosi' com'e'.
Forse anche per comunicarla agli altri ma, ritengo, prima di tutto per rappresentarla a se stesso.

Il mio temino finisce qui, spero che Marco (il primo Marco disponibile) lo legga e riesca a darne un'interpretazione sensata..



Mi vedi sostanzialmente d'accordo con te. Per quello che puà valere la mia opinione. Nemmeno io sono un esperto di queste cose ma quello che hai scritto secondo me inquadra bene il problema. Le nostre sovrastrutture e difese, come tu le hai definite, ci permettono di superare (o aggirare?) le problematiche reali e metafisiche che la nostra esistenza ci pone. Probabilmente una certa tipologia di artisti, vuoi perchè particolarmente "sensibili" o vuoi perchè "disadattati" nel senso letterale del termine ossia "che non si adattano a", non accettano o non posseggono tali sovrastrutture o ancora con un lento lavoro di presa di coscienza le hanno rimosse. Tutto ciò puà portare a comportamenti "sopra le righe", al non riuscire più ad accettare la quotidianità  così come è "normale" per le altre persone. Ed è vero allora che è l'artista che si auto-isola o comunque assume atteggiamenti tali percui è la società  ad allontanarlo, ma comunque sempre in conseguenza di questi suoi atteggiamenti; e ciò equivale ad auto-isolarsi. E' questa lotta contro sé stesso che lo porta transitivamente a non potere più accettare le "sovrastrutture" a cui è obbligato a sottostare. E' vero anche che non tutti i grandi artisti, come tu stesso hai ricordato, sono stati di tal fatta ma che molti sono stati "perfetti uomini del loro tempo". Personalmente penso che la consapevolezza della propria condizione all'interno della vita sia una caratteristica comune a tutti i geni artistici, ma evidentemente tale consapevolezza viene affrontata in modo diverso. Alcuni la fronteggiano "di petto" o almeno non lasciano vedere il loro travaglio interiore se non nella loro arte, senza renderlo pubblico nella vita; altri si fanno schiacciare dal peso della loro consapevolezza e non riescono a separare l'ambito artistico e creativo dalla quotidianità , la loro arte si mischia con la vita quotidiana e la schiaccia, la soffoca rendendola un tutt'uno con il travaglio che permea la loro opera e il loro genio creativo; i confini si sovrappongono e si amalgamano vita e arte, consapevolezza della propria condizione, ricerca artistica e vita quotidiana diventano un unico indissolubile e inscindibile fardello che li soffoca. Almeno, io la vedo così.......e puà benissimo darsi che mi sbagli di grosso.
Ciao

Marco(pamar5)

Inviato: 24/1/2005 0:15
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Re: Bacon e la fotografia

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Salve,
non ho la vostra cultura ma incomincio a capirci qualcosa: che se saro' un artista lo saro' in modo pucciniano...anche se ormai e' troppo tardi.
Quindi gli artisti, alcuni artisti, hanno una forma di autismo che li rende speciali nell'esprimere sensazioni, pensieri, visioni interiori forse perche' liberi da costrizioni formali che la vita sociale ci impone, e pero' per questo incapaci o sofferenti nel relazionare con gli altri, a meno che non si tratti di altri artisti. Anche in quest'ultimo caso pero' non sempre il dialogo e' possibile, o non lo e' possibile a lungo.
Pero'..c'e' un pero': E' artista anche chi non produce opere di alto livello? Cioe', e' la condizione mentale che fa' l'artista?
A me una volta e' capitato di interrogare un gallerista ad una mostra-concorso . C'era un'opera che mi piaceva da matti, fatta con una maestria e una poesia che mi prendeva l'anima: Non era stata neppure segnalata.
C'era invece uno sgorbio informe, dai colori impossibili, che mi venne in mente poteva essere stata fatta con un Mocio per lavare i pavimenti: Premiata.
Domandai al gallerista il perche', e mi rispose che il primo era un dilettante, e l'altro un artista. Da allora me la sono legata al dito...

Raffaello, sai come' venuto al mondo il falcopardo? nel modo piu' prosaico, quando in una chat non trovando un animale che non fosse gia' stato usato...

Inviato: 24/1/2005 11:06
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Re: Bacon e la fotografia

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Falcopardo ha scritto:

Domandai al gallerista il perche', e mi rispose che il primo era un dilettante, e l'altro un artista. Da allora me la sono legata al dito...


Grande Falco !

Non so se si possa parlare di una forma di autismo, l'autismo alla fine e' la negazione dell'espressione, mentre l'artista comunque (in modo giusto, sbagliato, comprensibile, criptico) cerca di esprimere e rappresentare, a se' stesso magari, ma comunque di materializzare su carta, tela, spartito, cibachrome, marmo, pongo ecc ecc.

Sul discorso del dilettante e dell'artista le sfumature sono infinite. Trovo corretta l'ipotesi che fai sul fatto che essere artisti sia piu' uno stato mentale, un'ansia di ricerca e di assoluto, che puo' portare eventualmente anche a un niente di fatto. Ovvero a non essere riconosciuti artisti perche' non si arriva a produrre niente che possa trasferire agli altri le proprie scoperte (se ce ne sono). Alcuni artisti vengono ignorati dai contemporanei e apprezzati troppo tardi (per loro, vedi ad. es. Modigliani)

Poi, piu' che il dilettante, che magari puo' avere piuttosto un problema di mezzi che di tensione interiore, trovo che a volte possa essere il professionista a costituire una sorta di antitesi dell'artista. Cioe' chi trasferisce tutto sul lato tecnico e prestazionale, nonche' su quello remunerativo.., e ignora l'aspetto della ricerca personale.
Per fare un esempio in un campo che conosco abbastanza, ci sono musicisti che hanno studiato tantissimo, hanno una tecnica perfetta nel suonare uno strumento o nel cantare, ma sono privi di una voce propria, riuscendo tuttalpiu' a replicare cose fatte da altri.

Con questo non sto dicendo che il gallerista fosse nel giusto e nel vero: probabilmente l'opera che piaceva a te era non solo tecnicamente ben fatta ma esprimeva effettivamente la poesia che hai avvertito, mentre magari l'altra era una crosta che in qualche modo doveva essere pur venduta..

PS
Quanto alla cultura, lasciamo perdere: se qui facessimo i campionati di ignoranza penso che mi porterei a casa un bel po' di medaglie..

PPS
Vedo ora la nota sulla nascita del Falcopardo.. e ribadisco che sei un Grande

Inviato: 24/1/2005 11:57
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Re: Bacon e la fotografia

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Ormai ce l'ho con il gallerista...
quello che ni fece capire e' che l'artista era chi faceva della pittura il proprio "stile di vita" ( magari vestendosi in modo strano)e di sostegno, il diletttante era uno bravo ma dalla produzione incerta e comunque saltuaria.Cioe', se Monet faceva il pittore ad avanzatempo, non era da prendere neppure in considerazione. In pratica, chi gli faceva vendere era un artista, l'altro uno sciacquapennelli.

Inviato: 24/1/2005 12:09
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Re: Bacon e la fotografia

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Chiarissimo il messaggio: qui mi sembra che siamo piuttosto nel campo del mercato, dell'apparenza e perche' no della mistificazione...

Altro PS:

Avevi provato con il Galagone ? anche nel mio caso e' stata la ricerca di un esserino inconsueto, e questo me lo ha fornito Madre Natura. Mi piace il suo nome volgare anglosassone, che e' Bush Baby, il bimbo della boscaglia (e non il figlio di Bush, mi raccomando..)

Inviato: 24/1/2005 12:13
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Re: Bacon e la fotografia
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Anche io ho una pessima opinione di molti galleristi , non dimentichiamoci mai che in fondo in fondo (ma neanche così tanto!) sono dei commercianti e che per vendere devono appunto prima necessariamente creare un mercato sull'artista proposto, con tutto ciò (inteso con tutte le forzature) che ne consegue...ma appunto questo ha poco a che fare con l'arte, questa è mercificazione, scambi di favore o, come dice Raffaello, della mistificazione...d'altronde non è un mistero che Van Gogh non abbia mai venduto uno dei suoi quadri a chicchessia (nonostante il fratello Theo fosse un gallerista) ed oggi nessuno mette in dubbio la grandezza dei suoi quadri, così come un mio carissimo amico, che di professione è capo contabile in una azienda e nulla è più lontano da lui della "vita da artista" (ha una moglie ed una figlia a cui tiene più della sua vita, vita "normalissima" peraltro ), sia secondo me uno straordinario pittore, con un percorso di ricerca originalissimo e personale, anche se le sue fortune critiche e commerciali con i galleristi sono veramente miserrime, forse proprio perchè la sua pittura ed il suo "personaggio" sono fuori da quello che richiede oggi il mercato, ma questo non toglie che per me sia un grande pittore e prima o poi verrà  sicuramente riconosciuto come tale...tra l'altro è utile ricordare quanti pittori, scultori, fotografi sono stati "gonfiati" dai galleristi per poi "sgonfiarsi" nel volgere di pochi anni, chi si ricorda qualto costavano i Cantatore una decina di anni fa e oggi invece te li tirano dietro...detto questo poi ci sono invece pittori proposti dalle gallerie che hanno un valore intrinseco, un percorso di ricerca e di lavoro coerente ed originale, e giustamente vengono proposti come tali, anche se poi a noi le loro opere possono risultare di difficile comprensione o emozionare poco, però in questi casi per poter giudicare correttamente è fondamentale allora conoscere l'intero portfolio dell'autore, l'evoluzione del suo pensiero e della sua tecnica, altrimenti è ovvio rimanere piuttosto scettici ed indifferenti, che ne so, ad esempio davanti alle tele tagliate di Fontana o alla ruota di bicicletta di Duchamp (prendo due artisti che sono esposti nei musei così evitiamo equivoci), però se noi sappiamo perchè e come questi artisti sono arrivati a queste soluzioni creative allora potremmo anche rimanerne emozionati e affascinati e capiamo anche perchè i loro lavori sono nei musei d'arte moderna anzichè appesi alle pareti di un asilo ...

Raffaello cmq ha bene individuato la questione, alla fine si tratta di sgambettare "strutture" e "canoni", smantellare orizzonti di senso socialmente condivisi, tutto ciò che ci fornisce gli strumenti per intrepretare la vita in versione preconfezionata dalla società /cultura, e non perchè bisogna essere necessariamente anticonformisti o isolati (e su questo sono d'accrodo che è più l'artista/ricercatore che tende ad isolarsi piuttosto che la società  che lo isola), ma solo perchè l'aver scoperto che alla fine si tratta solo di una finzione culturalmente imposta ci "obbliga", per onestà  intelletuale e per riappropiarci della vera vita, per cambiare la vita ("la vera vita è assente" diceva Rimbaud), a denunciarne e smascherarne i meccanismi...e poi trovare una lingua, assolutamente, per dare forma all'informe...


Inviato: 24/1/2005 14:27
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