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Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.
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Aldo Beltrame (1932) è stato fotografo impegnato, negli anni Cinquanta, nella documentazione delle condizioni socio-economiche della gente friulana. E’ fondatore, nel 1955, assieme ad Italo Zannier, Fulvio Roiter ed altri, del “Gruppo friulano per una nuova fotografia”. Già  nel 1959 scrive un’“Estetica della fotografia” e, più avanti, un romanzo, vari testi satirici e teatrali e alcune pubblicazioni a carattere critico come “Fotografia antagonista” (1989) e “Letture fotografiche” (1991), con le quali indaga importanti autori e problematiche legate ad una visione disincantata e non paludata della cultura fotografica.

Nel capitolo “Ansel Adams – L’innocenza della natura”, in A. Beltrame, La fotografia antagonista, TraccEdizioni, 1989, cap. 3, pp. 53 – 67, affronta il tanto discusso approccio di Ansel Adams alla fotografia e ai suoi soggetti. Perché è tanto discusso? Adams è diventato, col passare del tempo, e dopo la traduzione dei suoi testi tecnici, una specie di santo patrono, punto di riferimento per appassionati del bianco - nero e del grande formato, spesso fini a se stessi, dimentichi dei veri scopi del fare fotografia che lo stesso Adams ha suggerito con il suo esempio.
Beltrame pone immediatamente l’accento sui perché Adams fotografa i grandi paesaggi per i quali è famoso e prende ad esempio “Il sorgere della luna a Hernandez”, ripresa “…il 31 ottobre 1941…” nel bel mezzo alla seconda guerra mondiale. C’era stato Bresson che lo aveva criticato “…il mondo sta cadendo a pezzi e Adams fotografa le rocce”, ma lui, serenamente imperturbabile continuava nella sua azione di “…un semplicismo disarmante…”, “…La natura bella di Adams non è bellezza fotografica, è bellezza naturale”. “…Adams si mette in cammino. Per conto suo. Alla riscoperta del mondo, rifacendo la storia dal principio. Il linguaggio fotografico è materia concreta dell’abito morale e culturale di Adams.”
Tornando “ Al sorgere della luna a Hernandez”, “…Adams, dopo avere pazientemente inseguito per anni un tale momento (ma ogni sua foto è paziente e lungo inseguimento), compie il miracolo estetico; …lavorando anche di alchimie, perfeziona il miracolo e ottiene la fotografia: la piccola, timida, fragile e umanissima luna sul malinconico, desolato, umanissimo mondo di Hernandez”. “Adams è narratore, romanziere, d’incontaminato realismo: …il contatto di Adams con la natura è viscerale, carnale, concreto, viene naturale dire che le sue sono foto ricordo di quella passionalità â€. “Adams non miracolizza niente: i sassi, gli alberi, i fiumi, le nubi sono realtà  palpabili e basta, sono affascinanti naturalmente: questo ha narrato Adams…”. “ Adams … legge la natura secondo l’alfabeto fotografico, la sintassi è fotografica, indaga e scrive con la macchina fotografica.”.
La conseguenza di questo approccio, che si rifà  alla cultura americana del suo tempo sensibile verso la salvaguardia dell’”Eden” e per tutti valga l’istituzione del primo parco naturale del mondo, quello dello Yellowstone, ripreso tante volte da Adams, sarà  che lui “…è presente nelle battaglie “politiche” per salvare il salvabile e magari qualche cosa di più: la sua fotografia di propaganda per la natura tocca i politici…come documentazione poetica della realtà â€¦â€.
Per quanto riguarda la tecnica, aggiunge: “Le sfumature maniacali raggiunte col bianco nero, “da quasi bianco al quasi nero”, sono l’unica violenza di Adams alla natura, e non sappiamo neppure se sia violenza, meglio non parlare di estremizzazione: quel momento e non altri, non un secondo prima, non un secondo dopo. L’attimo di Adams.”. “Niente grida, tranne il varco infinito delle nubi accesissime, il resto è silenzio e pace. Il rumore è fra il nero del cielo e i grigi delle cose terrestri, a mezza via tra noi e l’ignoto, tra il qui e il là .”.
Beltrame, lui solitamente così radicale e schietto contro le falsità  del mondo e i suoi disastri, conclude questo suo scritto con: “In Adams documento e poesia coincidono; egli compie un atto d’amore; un certo atto d’amore; dove realtà , felicità  universale, buono, bello, vanno dritti ad una sintesi estetica, …, passando sopra la storia del villaggio a Hernandez”. “Adams si fa eremita laico e va in ritiro. Per la salvezza dell’anima della terra, per il paradiso terrestre…Adams va via per istinto, è sensibile al cambiamento radicale; è ingenuo fino alle lacrime. Fratello sole, sorella luna…”.

Era da tempo che pensavo di suggerire una lettura di Ansel Adams che andasse oltre al solito approccio tecnicistico, per prospettarne una indagine che verifichi la storia della sua cultura (e quella di tanti americani del suo tempo) e la valenza del suo insegnamento estetico ed etico, argomento questo che, se tutti noi vogliamo migliorare la qualità  del nostro agire, prima o dopo dobbiamo affrontare.

Ciao Candidus.

Inviato: 30/4/2006 9:09
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.
Utente non più registrato
Stimolante recensione ed interpretazione....hai dato parola alla poesia....
e bravo Floriano


Roberto

Inviato: 30/4/2006 10:10
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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21/5/2005 16:44
Da Riviera del Brenta
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Complimenti Floriano
Al tuo meraviglioso intervento vorrei suggerire la lettura per chi non l'avesso fatto dell'autobiografia di AA per conoscere meglio il personaggio AA.
Grazia ancora
Stefano

Inviato: 30/4/2006 11:16

.....................
In un mondo dove tutto cambia rapidamente dedicatevi qualcosa in grado di fermare il tempo........... ...
Tessera C.F.A.O n°1 .........
...
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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23/2/2006 10:05
Da Ruda (UD) - Trieste
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Eccellente Floriano come sempre!
Se ben ricordo però nella fotografia di AA Moonrise,Hernandez,AA spiegà si trattasse di uno scatto particolarmente fortunato in quanto se non ricordo male l'esposizione fu valutata con un ragionamento,poiché preso dalla foga di preparare l'attrezzatura ,(visto che il momento magico durà breve tempo)Adams racconta di non aver trovato l'esposimetro!!!.
Mi sembra che il fatto sia riferito a quella foto o mi sbaglio?

Inviato: 30/4/2006 16:04
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.
Utente non più registrato
Caro Paolo,
si hai proprio ragione: trovi la descrizione dell'avvenimento nelle sue memorie. Qui ricordo: "Proprio quando ho tirato via la lastra, la luce del sole è scomparsa. Il momento magico era svanito per sempre. Sapevo che la foto era speciale già  quando avevo aperto l'otturatore..." (p.273). E' in questa chiave che Beltrame intende la sua continua attenzione nel far combaciare ciò che aveva nella mente con la realtà  e cioè la sua famosa "previsualizzazione". A proposito di velocità  dell'illuminazione, lo storico dell'arte Ernst Gombrich nel suo "Ombre" ricorda che la terra ruota su stessa a 29,8 km al secondo: visto che Adams ha scattato ad un secondo, diaframma 32 + filto giallo.
A.Adams, L'autobiografia, Zanichelli, Bologna 1997.
E.H.Gombrich, Ombre - La descrizione dell'ombra portata nell'arte occidentale, Einaudi, Torino, 1996.
Ciao Candidus,

Inviato: 30/4/2006 19:21
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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23/2/2006 10:05
Da Ruda (UD) - Trieste
Messaggi: 1085
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Ciao Floriano
Quel "sapevo che la foto era speciale già  quando avevo aperto l'ottoratore" è da brivido.
Credo che sia l'acme del gesto fotografico.
Saluti

Inviato: 30/4/2006 19:56
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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25/8/2005 8:38
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Penso che definire Ansel Adams 'americano' non vada abbastanza in la'. AA era un uomo dell'ovest degli Stati Uniti. La differenza secondo me e' importante proprio per cominciare a capire la sua etica e le sue motivazioni.

Ha anche inaugurato un modo di essere fotografo che poi e' diventato costante comune, cioe' quello di essere attivamente coinvolto in movimenti di protezione dell'ambiente e del territorio, e di usare la sua fotografia anche per servire a questo scopo.

Per me --- che critico fotografico non sono --- le sue immagini sono lungo il filo diretto che arriva da Lewis e Clark, dimostrano insomma, a distanza di 140 anni, quello sbigottimento, quel rimanere a bocca aperta di fronte all'immensita' dei paesaggi dell'ovest che avevano avuto proprio L e C quando li videro per la prima volta. E' la gioia della scoperta che solo un bambino ha che vedo in molte immagini di AA.

C'e' poi anche il lato oscuro di AA --- di cui AA non ha alcuna colpa, sia ben chiaro --- cioe' di aver ingessato la foto paesaggistica negli Stati Uniti per quaranta e passa anni. Colpa anche delle gallerie che hanno avuto troppa paura per troppo tempo di proporre dei modelli diversi da quello di AA. Solo nell'ultima decina di anni si e' visto qualche cambiamento importante (Michael Kenna, per esempio).


Inviato: 30/4/2006 19:58
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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9/12/2004 21:10
Da Toscana
Messaggi: 8283
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Grazie Floriano,
C'e' un articolo su Nadir del nostro Michele Vacchiano che riporta le "parole" di AA a proposito dell'esecuzione di questa foto e aggiunge alcune interessanti considerazioni.
http://www.nadir.it/pandora/p_adams-la-luna/default.htm
E' affascinante pensare con si possa tradurre in brevissimo tempo una emozione in una fotografia con una Grande Formato.
Mi sento proprio rimbastardito dall'uso delle reflex piu' o meno automatiche.
E' interessante anche la considerazione di Marco Mxa e cioe' che AA ha gelato i fotografi del suo tempo timorosi di un confronto. Probabilmente perche' il confronto era diretto, dovendo utlilizzare gli stessi mezzi, e cioe' banco ottico e pellicola in BW. L'avvento del colore forse e' stato liberatorio.
Ciao,
Renzo

Inviato: 30/4/2006 23:16
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.
Utente non più registrato
Caro Marco, cari amici,
Beltrame nel suo scritto ricorda: "E' da Strand, non da Stieglitz, che accetta lezioni di stile e lettura fotografica.". Adams passa a New York da Stieglitz, come quasi tutti i talenti americani di quegli anni, Weston compreso. Strand (che ha per primo maestro Hine) già  nel 1916 frequenta la galleria di Stieglitz (che conosceva bene la fotografia tedesca degli anni Venti) e pubblica le sue prime fotografie "dirette" su Camera Work nel 1916 - 17. Poi molti si sono nuovamente incontrati nel Messico (Rivera, Modotti, Weston, Strand e c'era anche il regista russo Eisenstein): Adams non condivide del tutto le idee di quel gruppo, ma questo non toglie che fonda, nel 1932, assieme a Weston, Cunningham ed altri il "Gruppo f64". Come si puà notare le occasioni per collaborare e dialogare sono sempre ben venute, non c'era gelosia fra di loro, spesso fotografavano insieme. Adams ha ospitato nel suo negozio rifugio Weston, Strand, Cunningham. Weston fotografa il lago Tenaya di mattina assieme ad Adams e quest'ultimo, qualche anno dopo, di sera, dalla stessa postazione: le loro erano amicizie fatte di stima e di scambio. Ecco perché ho parlato di "americani", come appartenenti ad una macro cultura della fotografia e Adams, con una sua iniziativa, ha ottenuto di raccoglierla quasi tutta in un grande museo a Tucson in Arizona.
Ciao Candidus

Inviato: 1/5/2006 16:12
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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26/5/2005 15:12
Da Orsay (Parigi)
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ciao marco,
ci potresti spiegare per favore che cos'è un americano dell'ovest?
ciao e grazie
f


Inviato: 1/5/2006 16:43
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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25/8/2005 8:38
Messaggi: 3480
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Citazione:

fabusdr ha scritto:
ciao marco,
ci potresti spiegare per favore che cos'è un americano dell'ovest?
ciao e grazie
f



Vi risparmio un trattato, ma la caratteristica della cultura piu' peculiare a ovest del Mississippi (un po' il loro marchio di fabbrica, insomma) e' quella di uno scarsissimo interesse verso il 'pregresso'. Quello che in Europa e in misura minore nell'est degli USA c'e', e' invece il continuo confrontarsi con il passato per la forte percezione di un continuum che ci lega con esso. Nella cultura dell'ovest e' presente in misura molto ma molto minore, e assente in certi casi. Attenzione! Penso sia un errore cadere nella facile conclusione "non si interessano del pregresso perche' non ce l'hanno". Inizialmente questo e' stato sicuramente il motivo principale, ma ho la netta impressione (e con me gente piu' intelligente e colta di quanto sia io) che si sia stabilita proprio una cultura---coltivata anche con un po' di civetteria a questo punto---del rifiuto dei modelli del passato come trampolino per la creazione di nuovi.

Questo ha lati positivi e negativi. L'Europa e' zavorrata dal passato che le rende molto piu' difficile produrre qualcosa veramente fuori dagli schemi ma ha anche una profonda base culturale ed artistica su cui costruire dei messaggi di sostanza. L'ovest USA non ha questa zavorra ed e' molto piu' libero di trasgredire, di innovare, di rompere gli schemi, ma anche di rendersi talvolta ridicolo in goffi tentativi dilettanteschi di reinventare la ruota.

La cosa bella di questa cultura da "Estremo Occidente" (da una azzeccatissima definizione ed omonima colonna su Repubblica di Rampini che scriveva da San Francisco --- adesso si e' trasferito in Cina) e' di adottare ed assimilare culture lontanissime, talvolta in modo superficiale e consumistico, altre volta in modo veramente rivoluzionario. Il tutto ha alla base una visione del mondo 'da bambino' cioe' svincolato dagli schemi storiografici e culturali che appensantiscono l'adulto. Le grandi foto di AA sono foto fatte all'interno di un contesto culturale di questo genere, a mio parere. Sono foto fatte con gli occhi di un bambino con il disinteresse piu' totale nel rapportarsi con il pregresso (la foto paesaggistica in questo caso). Per carita'!, il discorso sarebbe piu' articolato perche' AA ha pure fatto foto commerciali e per cataloghi, mica che ha fatto foto di paesaggi tutta la vita, ma sto cercando di spiegare un concetto in poche parole e di necessita' estremizzo un po' il discorso.

Non fraintendetemi, non voglio dire che il vestito di AA sia lo stesso di Ferlinghetti, John Cage, o Terry Riley (personaggi diversissimi tra loro, notare bene), ma la stoffa viene dallo stesso materiale pero'.

Una lettura interessante --- questa sul rapporto tra controcultura Californiana ed innovazione --- e' il libro 'Hippie.com' di Enrico Beltramini. Parla appunto di questi temi ma in termini di 'cultura dell'ovest --> business' invece di 'cultura dell'ovest --> arte'.


Inviato: 1/5/2006 18:18
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.

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25/8/2005 8:38
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Una brevissima "parte seconda" a quanto scritto sopra in un campo completamente diverso, la culinaria.

Un certo numero di ristoratori prevalentemente dell'Ovest americano ha introdotto la High Tech nella cucina: cotture al laser, congelamenti in azoto liquidi, dove chimica da docente universitario e haut cuisine di mescolano. Anche modi di cucinare dove il cibo appare completamente carbonizzato ma non lo e', uno si sforza di metterlo in bocca e....divino!

La loro filosofia e' (1) il cibo deve essere un godimento al palato; (2) al ristorante ci si deve andare anche per divertirsi con il cibo, basta l'ambiente tutto parruccone di 200 anni di cucina francese; (3) perche' non esperimentare in cucina con quello che nuove tecnologie ci possono offrire, cioe' innovare?

Un nuovo modello di arte culinaria? Una banda di buffoni? Il solito buttare a mare l'acqua del bagno ed il bambino tutti insieme?

A voi l'ardua sentenza... ma questo e' un altro esempio della cultura americana dell'ovest (ma non solo) che rivoluziona non sentendosi legata da alcuna pregresso artistico.


Inviato: 3/5/2006 10:23
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Re: Aldo Beltrame – Ansel Adams: l’innocenza della natura.
Utente non più registrato
Caro Marco, cari amici
il padre del giovane Ansel invece di mandarlo a scuola gli prese un abbonamento all'esposizione universale di San Francisco per tutta la sua durata. Con il pianoforte Adams ha imparato con maestri privati. L'amore per la natura deriva sempre da quel padre favoloso che lo portava nel parco dello Yellostone. La cultura di Adams e legata ai poeti e ai pittori ottocenteschi che decantavano la natura come un paradiso terrestre da salvare. Suo suocero e i cognati erano pittori di paesaggi. L'innocenza della natura era maggiormente percepibile se vista con un occhio puro, appunto, di bambino. Il fatto, poi, che tutti a quel tempo si sottoponessero al giudizio di Stieglitz era semplicemente perché era il maggiore esperto, consigliere e critico, severo ma sincero, oltre ad avere una sua galleria.
Ciao Candidus

Inviato: 3/5/2006 11:52
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