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1 Utenti anonimi
Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Utente non più registrato
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Riporto, letteralmente, da un prezioso volumetto edito nel 1996 da Bollati Boringhieri, Torino, nella serie Temi/49, tradotto da Paolo Costantini e Antonello Frongia, alcuni brani, per me, significativi di Robert Adams (1937), fotografo, letterato, critico e attento indagatore dell’evoluzione della fotografia di paesaggio. Vive e lavora in Colorado.
La precisa introduzione di Paolo Costantini fornisce la chiave di lettura del suo pensiero, con citazioni di Adams quali: “Chiunque si proponga di illustrare il caos in cui siamo immersi con delle fotografie facilmente leggibili ne dà automaticamente un giudizio personale. Sì le fotografie sono convincenti solo se il loro autore osserva con occhio attento la realtà , ma le fotografie devono in qualche modo spingersi oltre alla realtà â€. O anche: “La fotografia per me è soltanto un mezzo per combattere quella che considero una inarginabile catastrofe socialeâ€â€¦â€â€¦dire la verità su questo paesaggio, monotono, piatto, in buona parte ostile…†e Costantini aggiunge: “Provare a suggerire un ordine, evocare una perduta armonia, trovare un criterio compositivo nascosto, un equilibrio nel quale, come avviene in natura, tutti gli elementi che formano l’immagine possano combinarsi perfettamente in un tutto, in un nuovo paesaggioâ€. La riflessione di Adams fotografo non si disgiunge mai dalla realizzazione pratica in immagini, ma sempre con cautela: “Il metodo di lavoro che sembra funzionare meglio è andare nel paesaggio che ti fa più paura e fotografare fino a che non sei più intimoritoâ€. “Il mio scopo è di far intravedere il potere dei nostri occhi, non le potenzialità di un’apparecchiatura fotograficaâ€, mantenendo un…â€atteggiamento rigoroso e soprattutto […] estrema cura nei confronti delle cose che [il fotografo] ritiene caratteri essenziali della visione classica†e “…l’attenzione acutissima per le mute relazioni tra le cose…â€. Nella lettura dei brevi saggi contenuti nel volume si incontrano osservazioni come: “Un fotografo puà riuscire a descrivere un mondo migliore solo guardando meglio il mondo che ha davanti. Nei suoi diari Edward Weston ha scritto di aver incominciato a fotografare spinto dalla meraviglia per gli oggetti.â€. “Se il vicolo cieco della visione romantica è l’incoerenza, la rovina di una visione classica – quella che io difendo – è il clichè, la continua imitazione, tipica dei circoli fotografici, di una fotografia di Ansel Adamsâ€. “Nel riconoscere le qualità comuni dei luoghi, sappiamo che questo è il nostro mondo e che il fotografo non ha barato per cercarvi un senso. “C’è una sola cosa che puà continuare a farti arrampicare sulle rocce, a rischiare il morso dei serpenti, a schiacciare continuamente mosche: il vedere. Robert Adams è figlio dei suoi tempi, di quel minimalismo che, dalla metà degli anni Sessanta, ha improntato tanta poesia, letteratura, cinema e, perché no, fotografia. Adams ricorda: “Non discuto qui il valore delle fotografie di Ansel Adams (due delle quali sono appese in casa mia) o di Eliot Porter. Le loro immagini della natura inviolata sono importanti proprio perché rivelano la purezza assoluta della wildernes, una purezza che abbiamo bisogno di conoscere. Se pensiamo alla perfezione, però, abituati come siamo alle città non possiamo che provare un forte disgusto: il nostro mondo non è affatto così pulito. Per chi abita in città , le fotografie che alludono a un paesaggio arcadico non sono che visioni parziali che mettono a disagioâ€. Queste riflessioni Robert Adams le scrive nel 1978 e, secondo me, risentono del “pensiero debole†di quel periodo: oggi la situazione si è fatta ancor più tragica, una larga fetta di popolazione è a conoscenza della drammatica situazione della propria terra, d'altronde un’altra larga porzione ci vive e sopravvive, inevitabilmente legata ad una forma di economia perversa. Mostrare ciò che rimane della natura e del mondo arcadico, oggi, puà essere altrettanto rivoluzionario che documentare i disastri ecologici, perché crea nostalgia, volontà di tutela, difesa degli ultimi brandelli di wildernes e, forse di ripristino ambientale (e poi a me piace sognare). R. Adams, Summer nights, Aperture, New York, 1985. R. Adams, Perfect times - Perfect places, Aperture, New York, 1988. R. Adams, La bellezza in fotografia, Bollati Boringhieri, Torino, 1995, I ed. 1981, con un saggio di Paolo Costantini. Ciao Candidus,
Inviato: 22/4/2006 18:21
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Re: Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Iscritto il:
21/5/2005 16:44 Da Riviera del Brenta
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1969
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Citazione:
Poche parole per esprimere anche il mio punto di vista per questioni inerenti al soggetto che prediligo fotografare. Grazie Floriano Ciao Stefano
Inviato: 22/4/2006 18:44
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..................... In un mondo dove tutto cambia rapidamente dedicatevi qualcosa in grado di fermare il tempo........... ... Tessera C.F.A.O n°1 ......... ... |
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Re: Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Iscritto il:
23/2/2006 10:05 Da Ruda (UD) - Trieste
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1085
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Citazione:
Inviato: 22/4/2006 19:18
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Re: Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Moderatore
Iscritto il:
8/1/2005 22:33 Da Varese
Messaggi:
4735
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Grazie Floriano. Come al solito ci fornisci un interessante spunto di riflessione fotografica e non solo. E grazie per tutti gli "spunti" che ci hai finora fornito e spero continuerai a fornirci.
Marco(pamar5)
Inviato: 22/4/2006 20:51
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Il mio sito "I'm not a photographer the moment I pick up the camera. When I pick one up, the hard work's already been done" “To photograph reality is to photograph nothing.” Duane Michals |
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Re: Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Iscritto il:
9/12/2004 21:10 Da Toscana
Messaggi:
8283
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Grazie Floriano,
e' consolante sapere di essere in compagnia lungo una strada che pensavi solitaria. Non tutti andiamo nel solito posto ma la direzione e' quella. Ciao e grazie di nuovo, Renzo
Inviato: 22/4/2006 21:45
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Re: Robert Adams – La bellezza in fotografia. |
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Moderatore
Iscritto il:
8/2/2005 19:08 Messaggi:
5349
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Secondo me non è particolrmente rivoluzionario fotografare brandelli di arcadia nè tantomeno i mutamenti che l'uomo e la sua cultura hanno imposto al mondo, credo che rivoluzionario possa essere forse scoprire e far percepire con le proprie immagini un significato nuovo a quanto ci sta attorno, quella cosa che mi piace chiamare un'epifania di senso.
Quello che non amo è la pedissequa imitazione, il citazionismo ad oltranza, il seguire ad ogni costo una scuola, un modus operandi, la ricostruzione di un senso anzichè il costruirne -o meglio il cercare di costruirne- di nuovi. Certamente è forse più semplice e consolatorio, il che tutto sommato non è detto che non sia un bene... Andrea
Inviato: 23/4/2006 2:02
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sono moderno, non contemporaneo | ||
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