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Re: Macchina digitale come scanner (DSLR scanning)

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29/12/2010 21:37
Da Albignasego
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Falcopardo ha scritto:
Sono in crisi... ho letto i vari consigli ma non ci levo granche' a livello pratico. sono molto ignorante in materia, ho provato a sovraesporre e sottoesporre, ma ottengo sempre aborti, nel senso che ho positivi scurissimi con dominanti cromatiche quando l'esposizione non e' corretta. Ma come cavolo si fa a schiarire l'immagine? Nel b/n se ho un negativo scuro ottengo un positivo chiaro, nel colore no, ho sempre risultati scuri, impastati, se sottoespongo il risultato e' solo una forte dominante blu. RT non lo so usare, vedo l'istoramma, posso capire se e' corretto, ma poi? In macchina vedo gli istogrammi, non posso basarmi su quelli? Ho invertito vari negativi ottenendo risultati appena sufficienti, probabilmente e' anche la pellicola vecchia, ma anche con PS e' difficile migliorare signiicativamente l'immagine, sono " evaporati" dei colori col tempo? Ho letto i consigli di Fer, ma e' troppo tecnico, lo seguo poco, avrei bisogno di essere preso per mano... Scoraggiato...


Idealmente sarebbe meglio che intervenisse Fer, intanto provo a darti qualche informazione io, anche se purtroppo anche io non ho mai ottenuto dei gran risultati con i negativi colore.

Mi risulta che gli istogrammi della fotocamera siano basati sull’anteprima quindi non sono affidabili. Quelli su RT leggono i dati del raw non elaborato (se hai attivato quella funzione) facendoti capire se c’è un problema sulle ombre del negativo. Ad ogni modo non ritengo necessario usare RT solo per guardare l’istogramma. Io lo usavo per sviluppare i raw ed incidentalmente ho trovato molto utile questa peculiarità. A te, per ora, penso convenga usare quello che usi abitualmente.

Non so quale sia la durata dei negativi e se quindi questi possano deteriorarsi fino a rendere impossibile una buona scansione, sinceramente mi pare strano. Più che altro esistono modelli di negativi più o meno difficili da scandire perché hanno una dominante più o meno marcata. Se non ricordo male la recente Kodak Ektar era tra le più rognose da questo punto di vista, mentre ho trovato quasi neutra la Ilford XP2 (ma si tratterebbe di BN con sviluppo c41).

Comunque un miglioramento sostanziale dovrebbe esserci mitigando l’effetto della maschera usando un filtro blu, tipo l’80B. Puoi metterlo davanti all'obiettivo oppure anche tra la luce e il negativo.
Riducendo l’effetto della maschera dovrebbero migliorare gli errori di quantizzazione che generano problemi soprattutto nel cielo, ma anche nelle ombre spinte visto che è più facile centrare meglio l’esposizione.

Comunque hai provato ad usare anche ColorPerfect per invertire l’immagine? (il link è un paio di post sopra) Si tratta di un plugin a pagamento per PS, ma anche senza pagarlo ti permette di provare a fare le inversioni. Almeno così vedi cosa succede usando un plugin dedicato: stando a quello che si diceva nell’altro topic dovrebbe esserci una bella differenza tra il metodo d’inversione di PS e quello di ColorPerfect. Se fosse vero potrebbe fare proprio la differenza.

Prossimamente spero di fare un intervento più concreto rimettendomi a fare qualche scansione di prova e così confrontando i risultati.


Alberto

Inviato: 5/7/2021 10:35
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Re: Macchina digitale come scanner (DSLR scanning)

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29/12/2010 21:37
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Falcopardo ha scritto:
tornando ai problemi di inversione... Interessante l'osservazione di Alberto sulle aree sovresposte in ripresa...io mi sono fidato dell'esposimetro della macchina settato su "matrix", ma le matrici che ha la macchina come parametri saranno senz'altro positive, e qui si lavora in negativo... La singolarita' della grana fioccosa solo in alcune zone e perlopiu' nei cieli non dipende senz'altro dal filtro passabasso perche' in altre aree il rumore e' nitido, ben definito..


Devi curare bene l'esposizione in entrambi i casi. Se leggi qui
(sempre nel topic menzionato sopra) Fer spiega qualche dettaglio in più.

Comunque in pratica io facevo gli scatti in braketing e poi sceglievo lo scatto da invertire guardando l'istogramma del raw (quello che su rawtherapee viene mostrato quando si seleziona il quadratino "filtro bayer" a destra dell'istogramma, non so se altri programmi abbiano la stessa funzione). La cosa più dannosa è avere le alteluci del raw bruciate perché questo significa avere le ombre colorate quando inverti.

Viceversa nelle aree in ombra del raw, ovvero quelle luminose nell'immagine invertita, bisogna evitare di essere troppo compressi a sinistra nell'istogramma altrimenti, soprattutto nelle zone più sfumate dell'immagine (il cielo), emergerà moltissimo rumore da quantizzazione.
Qui un esempio numerico spiegato sempre da Fer.

Idealmente sarebbe meglio fare più scatti e fonderli per aumentare le informazioni disponibili, anche non HDR. Ma la ricerca di una metodologia per quest'operazione non l'ho ancora intrapresa, anche perché temo sia poco pratica... Ma forse con le fotocamere nuove ci sono funzioni che fanno al caso nostro.

Ribadisco questi concetti, sebbene noti a molti qui, perché potrebbero tornare utili a terze persone interessate ma a secco di alcune nozioni.


Alberto

Inviato: 1/7/2021 16:24
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Re: Macchina digitale come scanner (DSLR scanning)

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29/12/2010 21:37
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Falcopardo ha scritto:
Grazie Alberto, sto prendendo un po' a destra e a sinistra, ma sto vedendo che il sistema proposto da Luciano, adattandolo al tipo di pellicola, funziona. Ad esempio il riempimento del livello maschera lo faccio al 60% invece del 50%, poi altri accorgimenti... Il rumore non e' prodotto solo dalla qualita' della pellicola ma anche dalla procedura di inverzione. Sto lavorando a 14 bit...questa e' l'ultima versione della foto che ho preso come campione, ha ancora margini di miglioramento.


Bene, con calma affronterò anche io questi problemi e pescherò dalle tue esperienze, quindi leggerò attentamente le tue novità.

Per quanto riguarda la prova che mostri mi verrebbe da pensare che hai bruciato le luci in fase di esposizione (della foto digitale), che siano state ricostruite sbagliate e che quindi nell'inversione le ombre finiscano brutalmente in un blu saturo. Sto guardando soprattutto ai pantaloni del ragazzo in piedi ed al primo seduto a destra.

A proposito di questo rawTherapee dà uno strumento che trovo indispensabile: si può chiedere che l'istogramma dello scatto si riferisca ai valori grezzi, prima delle varie elaborazioni. Così si sà con certezza se un canale ha sforato.

Un'altro problema potrebbe essere la grana piuttosto fioccosa nel cielo che mi fa pensare ad una cattiva lettura nelle zone d'ombra nello scatto digitale, che poi invertito ha reso ben visibile il rumore come grana. infatti nell'erba mi sembra molto meno evidente.

Però per il resto la resa non è male. Difficile pensare che fosse un negativo invece che una dia.

In ultima, guardando al contenuto (si sa che l'aspetto tecnico è solo il mezzo...), come alpinista dilettante mi commuove vedere una cordata d'altri tempi che usa un bel "canapone" legato in vita e degli scarponi che ora si troverebbero soltanto nella sezione heritage di un fantomatico marchio all'ultimo grido. Credo che solo per questo la scansione sia un successo.


Alberto

Inviato: 29/6/2021 18:36
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Re: Macchina digitale come scanner (DSLR scanning)

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Falcopardo ha scritto:
Domandina... Sto continuando a migliorare la tecnica di riprofuzione, con le dia sono quasi a posto, ma ho incominciato con il negativo... Con il bn no problem, i dolori sono con il colore. Lo scanner eliminava automaticamente la dominante rossa, la macchina fotografica no... Bisogna lavorare di PS, a occhio. Non esiste qualche funzione o azione che elimina la dominante? Oltretutto l'immagine invertita togliendo il rosso appare sbiadita, e non penso sia la vetustà del negativo.
Grazie.


Ciao a tutti.
Manco da un po' ma vedo che la scansione tramite la fotocamera è rimasta un tema in evoluzione.

Riguardo i negativi riesumo un topic che avevo aperto molto tempo addietro in cui si era affrontato il problema (forse era il primo nel forum in cui si affrontava la scansione tramite la fotocamera):
TOPIC

Purtroppo le immagini che erano allegate non si vedono più, ma se ci perdi qualche minuto a leggerlo, grazie a Fer, c'è qualche suggerimento per la scansione dei negativi a colori.

A memoria ricordo che:
- c'era un plugin per photoshop (a pagamento) che riusciva a invertire ed a equilibrare i colori. Ma comunque si poteva fare anche a mano.

- Partendo da un solo file raw la qualità in alcune zone scendeva notevolmente a causa della maschera arancione unita alla conversione digitale a 14bit "lineari"

- Idealmente quindi conviene fare tre esposizioni, una per i rossi, una più lunga per i verdi e una ancora più lunga per i blu dove l'istogramma di ogni colore pela le alteluci. Dopo di ché bisognerebbe unire i tre fotogrammi prendendo i rossi da una i verdi dalla seconda e i blu dalla terza... Un po' scomodo.

- Alternativa pratica è di procurarsi un filtro opposto all'arancione (che purtroppo però non è uguale per ogni modello di negativo), tipo un 80B, da mettere di fronte all'obiettivo o anche al flash se lo si usa.

Dalle prove che anche io continuo a fare quando ho tempo ho constatato che purtroppo partendo da un solo raw è facile ottenere zone sgranate o dominanti a seconda del livello di luminosità. A breve vorrei procurarmi un filtro 80B.

Ad ogni modo io trovo molto semplice, per ora, scandire anche una piccola porzione del bordo della pellicola, dove si vede solo la dominante del negativo, e fare il bilanciamento del bianco lì in fase di sviluppo del raw: all'inversione il fotogramma mi appare piuttosto neutro.


Alberto

p.s.

Riporto il link al plugin di cui si parlava nel topic riesumato:
https://www.colorperfect.com/oldneg.html?lang=en

Inviato: 29/6/2021 9:55

Modificato da AlbertoR su 29/6/2021 10:19:57
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Re: campagna kickstarter dorso universale

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L'idea generale è bella, come lo era anche ormai 15 anni fa, quando si sognavano soluzioni di questo tipo. All'epoca i motivi erano soprattutto "economici" (poter riutilizzare l'attrezzatura sudata, mantenerne il valore, avere qualcosa che ancora in digitale non esisteva), oggi sono soprattutto di "gusto" (usare una macchina vintage per il piacere, per nostalgia, perché è diverso o altro).

Sfortunatamente anche io sono perplesso sulla realizzazione. Dal mio punto di vista il prodotto ha un paio di punti negativi progettuali: snatura e degrada l'ergonomia della macchina; il sensore non sostituisce direttamente la pellicola.

Riguardo al secondo punto non ho ben chiaro se sia un vetro smerigliato o una lente di fresnel che focalizza l'immagine su un sensore, ma in entrambi i casi il deterioramento è prevedibile.

https://drive.google.com/drive/folders ... BLJXuDjkELEca62JE9aAk4dgG" rel="external" title="">Sul sito c'è il link dove si possono vedere alcune fotografie e mi sembra evidente la presenza della trama concentrica di una lente di fresnel.
Immagino che questa sia la soluzione tecnica che permetta di avere un costo accessibile.

Fosse stato 15 anni fa sarebbe stato più interessante, ma oggi personalmente sono arrivato ad altre soluzioni più soddisfacenti e le macchine a pellicola le uso con la pellicola.


Alberto

Inviato: 29/4/2020 8:35
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Re: sulla durata delle stampe

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archifoto ha scritto:
Eccomi, allora secondo me c'è stato un notevole miglioramento in poco più di un mese in cui la stampa è stata quasi sempre esposta attaccata a un vetro verso l'esterno dell'ufficio e qualche volta direttamente all'esterno sotto il sole. Le fotografie allegate rendono poco forse ma il giallo è diminuito quasi sparito del tutto.


Son contento che la soluzione esista e sia così semplice, purtroppo come trattamento avrei paura intacchi i pigmenti. Quando lo esponi lasci la parte stampata completamente esposta o la copri?

Siccome il sole è una sorgente di raggi UV (ultraviolenti come dice un mio amico ) consiglierei di mascherare la parte con gli inchiostri per non "accorciargli" la vita (che comunque passerebbe da qualcosa come 150 anni a 120 secondo i test di WIR...).


Inviato: 22/4/2020 10:56
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Re: coronavirus e fotografia

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archifoto ha scritto:

Un codice per sua definizione è un sistema culturale non naturale. Se il codice fosse innato non si dovrebbero studiare i segnali per prendere la patente.
Poi se vogliamo parlare di opinioni è legittimo tutto ma ci sono delle regole di base dalle quali non si può prescindere a meno di fare del pressapochismo. Se dico al virologo che il virus è come un batterio forse si arrabbia, se dico al musicista che le note non sono sette ma 8 si arrabbia uguale no? Io certo non mi arrabbio ma voglio solo dire che ci sono dei concetti base che non sono opinabili.



Ecco, forse su questo noi ci affidiamo a definizioni differenti. Perché a me risulta che il codice può prescindere il mondo culturale, uno fra tutti il codice genetico.
Per l'appunto ci sono più voci nella definizione treccani che riportano le varie visioni, tra cui una prettamente culturale e linguistica e un'altra su cui io facevo riferimento.

Ma comunque non vorrei spostare una discussione, che forse interessava agli altri intervenuti prima, su una faccenda che meriterebbe sicuramente un approfondimento a sé stante.


Alberto

Inviato: 11/4/2020 16:11
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Re: coronavirus e fotografia

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archifoto ha scritto:
Felice del "supporto" di MXA e spero di non essere stato arrogante con Alberto ma credo che in ogni disciplina, fotografia e comunicazione visiva in generale, ci vogliono le basi per poter discutere senza banalizzare. Altrimenti si cancellano d'un colpo, con affermazioni generiche e personali, decenni di studi e valanghe di pagine scritte da chi è venuto prima di noi e che ne sa tanto più di noi.


Nessun problema di arroganza... Ho scritto io per primo che affronto l'argomento da ignorante. E posso capire anche il fatto che vada a noia lo scrivere cose non failmente trasmissibili in poche parole.

Quello che sostenete lo posso capire, sebbene solo a livello intuitivo, e lo sottoscrivo anche (non è la mia materia, ma ho avuto modo di affrontare argomenti attinenti).

Però...
Senza mettere in dubbio le argomentazioni che state portando so che ogni conoscenza, almeno quella scientifica, ha un suo dominio oltre la quale non vale più, non rigorosamente almeno. Ma qui siamo dentro o fuori dal dominio?

Voglio dire: qui non stiamo parlando di due popoli che vivono in ambienti completamente diversi o che hanno sviluppato degli stilemi agli antipodi e separati da migliai d'anni, ma della stessa popolazione a distanza di meno di 30 anni che osserva un mondo simile (le strade, la gente, i mercati, i negozi, lo stesso genere di fatti come omicidi, politica, scandali ecc).

L'immagine ha un linguaggio, anzi più d'uno, dipende da che settore arriva. E la foto di giornalismo, per definizione, cerca di essere la più diretta possibile e di illustrare un fatto. Per fare ciò ha dei requisiti che immagino valgano oggi come ieri (deve essere presente qualcosa riconducibile al fatto). L'immagine poi deve essere "accattivante".

Accattivante c'entra col linguaggio chiaramente e voi state dicendo che il codice comune per interpretare questo linguaggio non c'è più. Quello che sostengo io è che però invece questo continua ad esserci perché l'immagine giornalistica, per la semplicità a cui è tenuta, fa leva su un'estetica che uno apprende dall'esterno delle immagini e cioè osservando il mondo (la definivo impropriamente più intuitiva...).

E' un fatto che a livelli più basici esistono immagini che fanno leva su stilemi appresi prima ancora di qualsiasi educazione estetica, mi vengono in mente i volti stilizzati per guidare l'attenzione nell'apprendimento cognitivo, le espressioni del volto ecc... Sono immagini che captano l'attenzione dell'"umano" perché è "umano". Il codice è innato. Non dico che il codice delle immagini giornalistiche sia innato, ma a parere mio si sviluppa comunque ad un livello "subculturale".
Quindi fuori dall'ambito culturale a cui voi vi riferite.
Perdonate i termini inappropriati, ma spero si capisca.

Vabè, perdonate un povero stolto


Alberto

Inviato: 11/4/2020 12:25
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Re: coronavirus e fotografia

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archifoto ha scritto:

No non esiste il messaggio senza codice con buona pace di Roland Barthes! Per comunicare devi condividere il codice perchè se io parlo italiano e tu cinese non c'è nulla da fare, nulla di istintivo. Il linguaggio è un sistema di segni codificato mica qualcosa dato dalla natura che ti arriva in modo istintivo! Le classiche fughe prospettiche o la composizione che dici possono essere condivise dall'uomo che basa la sua cultura sulla prospettiva di matrice rinascimentale ma se io appartengo ad una cultura diversa non le capisco.



Ne sei sicuro?
Parlo da ignorante ma per me, continuando col parallelismo della lingua, qui non stiamo parlando di "parole" ma di "espressioni"... Cioè se un cinese ed un europeo si guardano negli occhi in cagnesco pensi che non capiscano le reciproche intenzioni?

Ovviamente se uno va ad ascoltare un'opera di Wagner ne coglierà la piena bellezza solo conoscendo l'arte totale, il pensiero dell'autore e ancora meglio se da questo riesce a cogliere l'originalità del nuovo regista ecc.
Ma queste sono finezze che apparterrebbero più ad una fotografia "artistica"; quella giornalistica da cui siamo partiti, per come l'ho sempre intesa, è più istintiva, ha uno scopo che è quello di cogliere una situazione e trasmetterla il più chiaramente possibile.
Per fare questo ci si affida ad una tecnica che, questa sì, può raffinarsi all'inverosimile.
Riassumendo, il codice che citavi sarebbe innato e dettato solo in minima parte dalla cultura di una persona.

Citazione:

archifoto ha scritto:

Non sono d'accordo, gli stravolgimenti del linguaggio visivo appartengono ai grandi artisti (pochi) vedi Cezanne, Picasso, Mondrian, avanguardie anni Venti (1920)...
Nella quantità abnorme di immagini che circolano oggi non ci trovo alcun stravolgimento del linguaggio visivo. Vedo tante foto per me brutte ma brutte non vuol dire stravolgimento di alcun linguaggio. Sarei felice di vedere un vero stravolgimento oggi!



Stavo parlando di stravolgimenti diversi. Non mi riferivo ad uno nuovo modo di realizzare quello che già c'era prima (il quadro o l'immagine), ma proprio all'effetto che questo fa sorgere nelle persone, cioè nel fruitore.

Uso anche io il parallelismo col linguaggio: "ehi vecchio!" può essere offensivo detto ad un quasi-vecchio, ma detto ad un giovane può essere un elogio. Forse ora siamo passati dall'essere giovani all'essere vecchi (o viceversa). Ora forse bisognerà dire "ah bello!".

In altri termini: Picasso ha insegnato a guardare in un'altra maniera un quadro, ora non è più Picasso ma milioni di persone insieme che hanno influenzato loro stesse.

Citazione:

Orso ha scritto:

Porto degli esempi che ho sotto gli occhi, senza voler per questo generalizzare. Ma mi sembra che tu li abbia interpretati molto a modo tuo… Certo non mi sono dilungato troppo…, forse dovevo specificare che parlavo del pollo di oggi cucinato allo stesso modo ma di diversa provenienza e non di ricette settecentesche, e che i miei figli al pari del 99% dei loro amici sentono musica SOLO con lo smartphone da anni e anni. La differenza dello stesso brano sentito con uno smartphone o con un ampli a valvole in classe A e due diffusori all’altezza, non è abissale, è molto di più. Se ti fermi al primo senza sentire il bisogno del secondo, anche se ce l’hai sotto mano, è perché della qualità non t’importa nulla, o forse non sai neppure cos’è.
Se ti regalano un servizio fotografico da un bravo professionista specializzato, e lo rifiuti preferendo fare foto con lo smartphone identiche ai miliardi che hai visto sui social, e poi le mostri orgoglioso (delle foto che hai fatto, non del soggetto fotografato) è perché della qualità non t’importa nulla, o forse “per te” la qualità è diventata quella. Questa sarebbe l’evoluzione?



Capisco quello che dici e ti do ragione. Bisogna imparare per cogliere la qualità. Ma quello a cui tu ti riferisci ha pressapoco una scala assoluta: la qualità audio c'è, oggettiva, bisogna affinare l'udito per coglierla.
Ma non è detto che uno che ascolta musica vada per forza in cerca di quella.

Ovviamente anche nella fotografia alcuni aspetti qualitativi sono un fatto quasi oggettivo (la risoluzione, la gamma dinamica, i pigmenti in una stampa... ) e anche in questa epoca si possono imparare a cogliere.
Ma nel fotogiornalismo contano fino ad un certo punto.

Potrebbe anche essere che gli aspetti qualitativi che contano nel giornalismo fino ad alcuni anni fa siano stati compresi e sfruttati, al giorno d'oggi sono cambiati.

Perché i mezzi sono cambiati e perché nel mucchio di immagini la gente è assuefatta e occorre qualcosa di diverso, forse in questo gli studi psicologici sulla pubblicità possono dire qualcosa.

Citazione:

Orso ha scritto:

Chiederò ai ferragnez di farmi un corso di fotografia...


Taci! Già lo fa...

Vabè, mi sono fatto prendere la mano ed ho scritto troppo. Chiedo perdono.


Alberto

Inviato: 9/4/2020 18:40
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Re: coronavirus e fotografia

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Per come la vedo io potrebbe essere sia come la intende Orso, sia come la vede pamar...

Personalmente, partendo dall'assioma che l'umano resta sempre molto simile a sé stesso e che il livello culturale non è poi tanto diverso (anche se la cultura è certamente cambiata), mi viene da preferire una possibile lettura che emerge dalle parole di Franz e che alla fine si avvicina a quanto scritto da pamar.

Cioè che il linguaggio di una volta è stato codificato e quindi ci sono "regole" su cui costruire delle immagini più efficaci.

Al giorno d'oggi il linguaggio è stato un po' stravolto (sono d'accordo che questo è avvenuto per la quantità abnorme di immagini che circolano ed anche perché le immagini sono prodotte dagli stessi fruitori) e quindi in questo contesto occorre imparare nuovamente le regole. Quindi un nuovo fotogiornalismo.

Forse i nuovi influencer sono dei precursori nel capire le nuove regole?

non ci piove però che l'immagine singola risulterà un po' inflazionata in questo periodo in cui ce ne sono così tante.

Però io ancora ho un forte dubbio su cosa fanno leva queste "regole". Cioè è vero che dipenderanno dalla cultura di chi le vede, ma secondo me c'è una porzione non trascurabile di istintività nel leggere un'immagine che ne renderà una oggettivamente più riuscita di un'altra. Non so: un contrasto cromatico che attira lo sguardo, le classiche fughe prospettiche che guidano l'occhio, gli equilibri tra le forme, la figura umana ... Queste cose fanno leva su processi che non sono molto culturali ed è con questi meccanismi che molte immagini emergono. E questo alla fine è l'ABC della composizione.


Alberto


Inviato: 9/4/2020 16:22
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Re: coronavirus e fotografia

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orso ha scritto:
Citazione:

pamar5 ha scritto:
Tendenzialmente sono convinto che ci voglia meno ad imparare la tecnica fotografica e la cultura fotografica che fare propria a vivere un certo tipo di sensibulità e comunanza con i fatti che si vorrebbero descrivere.

Non saprei, ma sicuramente la tecnica e ancor più la cultura fotografica non si apprendono con un tutorial su internet.
Ma ciò che io mi chiedo è se oggi sono ancora necessarie. Nel senso, la gente le apprezza ancora? E' ancora in grado di vedere le differenze, oggettive, tra una foto fatta da un bravo fotografo padrone della tecnica e con una sua cultura fotografica, e una foto fatta ad minchiam da chicchessia?



Io rilancio la questione chiedendomi se in verità in passato ci fosse realmente stata questa maggior capacità di riconoscimento. E, nel caso, perché?

E poi faccio una domanda tra il capzioso e l'ingenuo: ma una buona tecnica non dovrebbe permettere di far risaltare l'effetto voluto quasi a prescindere da chi le osserva?
E quindi la buona foto, almeno questo genere di foto, non risalterebbe di più proprio in questo periodo dove tra tanta "spazzatura", le immagini più riuscite hanno qualcosa di più?

Alberto


p.s.
Sospetto che queste domande siano già state affrontate da molti di voi. In caso chiedo venia, mi basta che lo diciate per poi passarci sopra.

Inviato: 8/4/2020 11:48
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Re: qual è la fotocamera che avete trovato più assurda?

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Neppure io mi lamenterei di alcuna delle fotocamere che ho usato.

L'unica che realmente aveva problemi era la prima che ho usato: una Petri FT.

Toricamente aveva l'accensione dell'esposimetro comandata da una levetta che chiudeva anche il diaframma (non aveva la simulazione del diaframma). Sfortunatamente la levetta non riusciva ad azionare completamente il meccanismo di chiusura e quindi la lettura era tendenzialmente sottoesposta.
Allora per evitare problemi posizionavo la levetta sull'obiettivo per mantenere il diaframma sempre chiuso. Si trattava quindi di mettere a fuoco prima ed esporre poi.

Per motivi affettivi non riesco comunque a denigrarla, e poi per buona parte dell'uso che ne ho fatto ho dovuto esporre a stima perché mi avevano detto che l'esposimetro era rotto.
Insomma è stata una macchina ideale per fare scuola.


Alberto

Inviato: 25/3/2020 11:43
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Re: sulla durata delle stampe

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archifoto ha scritto:

Sinceramente pulisco spesso i vetri delle cornici con ammoniaca. sarà quello...


Citazione:

orso ha scritto:

ma ha confessato di aver lavato una o due volte i vetri delle finestre con l'apposito liquido a base di ammoniaca.



Anche io avevo constatato un rapido ingiallimento di tutti i fogli esposti quando mi ero messo a pulire i muri con l'antimuffa, anche quello è a base di ammoniaca. Magari sono coincidenze ma probabilmente è il caso di starci attenti.

Citazione:

archifoto ha scritto:

ora le ho attaccate al vetro dello studio con la stampa verso fuori. vediamo se si ottengono miglioramenti come dice l'articolo...



Ci sono novità?


Alberto

Inviato: 23/3/2020 15:33
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Re: aiuto,help,aidez moi,mayday mayday

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sander ha scritto:
niente di speciale, un appello lanciato da chi, come molti, si trova costretto a casa e deve fare i conti con la curiosità felina...lo scanner sembra attirarli come api con i fiori.per non parlare dei cespugli di pelo che svolazzano nell'aere. li ho minacciati di far fare loro un viaggio di sola andata a Vicenza ma le ultime restrizioni lo impediscono.


Le minacce coi gatti servono a poco. Purtroppo sono mentalmente più forti loro.

Io lascio una sedia dietro di me, ovviamente usata da me ogni tanto, altrimenti non vale niente, e loro restano lì a dormire, almeno fintanto che io me ne sto tranquillo alla tastiera.

Nel caso quasto espediente non funzioni l'unica cosa che mi viene in mente è una scatola. Di solito, ma solo per qualche tempo, i miei gatti sono irresistibilmente attratti dalle scatole.
Il problema è che poi la combinazione scatola+gatto crea un certo magnetismo sugli umani, quindi è da vedere se è una soluzione valida.


Alberto

Inviato: 23/3/2020 15:20
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Re: sulla durata delle stampe

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Mxa ha scritto:

Orso ha un fornello da campo in ufficio con il quale da tre anni si fa il risotto alla milanese a pranzo. Ma si vergogna a dirlo.




Zafferano ... Elementare in effetti

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archifoto ha scritto:

si sono tutte carte cotone ma vedo che non è un problema del mio ufficio... l'ho trovato due minuti fa. Ora leggo
https://caring4art.wordpress.com/2016/ ... of-inkjet-paper-coatings/



Questo sembra essere proprio il vostro caso! Non vi resta che provare con un po' di luce...


Alberto

Inviato: 17/3/2020 13:59
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Re: sulla durata delle stampe

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Quindi riassumendo nel tuo ufficio hai delle stampe su carte di tre marche diverse che ingialliscono, inoltre hai anche un campionario con diversi modelli di carta di una sola marca che presenta lo stesso problema.

Escludendo che tutte le marche vendino per archiviabile dei fogli che ingialliscono, penserei che nel tuo ufficio c'è qualcosa.

Hai qualche stampa simile esposta anche altrove immagino. Quelle hanno lo stesso problema?

Sono tutte carte a base di cotone?

L'ingiallimento sembra omogeneo, se invece presentasse puntini o macchie potrebbe essere legato a una muffa. Ci sono dei vasi con le piante?


Alberto


Inviato: 17/3/2020 11:11
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Re: sulla durata delle stampe

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Da Albignasego
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Faccenda oscura...

Il fatto che l'ingiallimento proceda dai bordi a me fa pensare ad una reazione con un gas nell'atmosfera (semplice ossidazione?) che però cozza col fatto che, nel caso di orso, le stampe nei cassetti dove sicuramente il gas non è diverso da quello del resto della stanza non hanno subito la stessa sorte. Quindi anche la luce c'entra?
Oppure è una componente che viene emessa di tanto in tanto e non fa in tempo a penetrare nel cassetto...

Ad ogni modo il fatto che proceda dai bordi anche quando non c'è la protezione del vetro (il caso di Orso) secondo me è perché che sia la Ilford Galerie Smooth Cotton Rag che la Felix Baryta sono adatte agli inchiostri dye, quindi hanno degli additivi sulla superficie di stampa contro la ossidazione e quindi uno strato di protezione c'è sempre.

Se questo ingiallimento è così frequente una soluzione è quella di mettere le stampe in cornici chiuse o coprire bene il bordo e il retro del foglio. Certo che però ... Io lascio esposte, spesso del tutto senza cornice, delle stampe su carte molto più economiche (di solito Felix matte double sided o Epson matte HW) che non danno un minimo accenno di ingiallimento dopo anni.


Alberto

Inviato: 14/3/2020 11:53
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Re: sulla durata delle stampe

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archifoto ha scritto:
Allora è vero che è la parte più esposta all'aria ma 10 mesi scarsi mi sembrano pochi, anche se la lasci completamente all'aperto non dovrebbe fare nulla. No in ufficio non ci sono sostanze strane, non fumo e faccio io le pulizie, nè stampanti se non la defunta epson appunto. Ho anche un'altra stampa questa su canson rag sempre in bianco e nero del 14 novembre 2018 che manifesta gli stessi problemi sul bordo.


Anche secondo me una carta qualsiasi non ingiallisce in così poco tempo, figurarsi una carta da archiviazione.

Se hai un'altra stampa con gli stessi problemi ma di una marca diversa allora tenderei ad escludere un problema di fabbricazione. Se è stata esposta nelle medesime condizioni indicherebbe invece che c'è qualche elemento che è penetrato dai bordi.
A me era successo con l'antimuffa qualche tempo fa...

Come suggerivi tu può anche essere che la colpa sia del pannello posteriore della cornice, però io mi aspetterei un ingiallimento più omogeneo e poi il giallo coivolgerebbe anche il bianco attorno ai bordi della stampa (dalle immagini non mi è chiaro ma ho ipotizzato che tu abbia ritagliato la stampa e il bordo della foto coincida col bordo del foglio).


Alberto

Inviato: 13/3/2020 13:32
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Re: sulla durata delle stampe

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Ciao,

Non sono un esperto ma avanzo qualche pensiero: la cornice a giorno, di solito, non è chiusa; quindi il bordo della stampa è l'unica parte direttamente in contatto con l'aria. Per me questo giustificherebbe il formarsi del giallo a partire dal bordo, un po' come nelle pagine dei libri.

A questo punto potrebbe essere una reazione con l'ossigeno o anche con altre sostanze che circolano nell'ufficio... Fanno pulizie con agenti che producono vapori aggressivi? C'è una stampante laser spesso in funzione che produce ozono?

Oppure può esserci una componente che si è depositata penetrando dai bordi, in questo caso però mi aspetto che il lato più vicino alla sorgente di questa componente sia più giallo. L'ingiallimento è uniforme?

Se viceversa il giallo derivasse da una componente presente nella carta non dovrebbe ingiallire così velocemente essendo ben archiviabile, però magari c'era un difetto nella mescola di fabbricazione: hai altre stampe con quella risma di fogli?


Alberto

Inviato: 13/3/2020 12:47
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Re: Ottiche vintage su mirrorless

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Citazione:
Luciano ha scritto:
...

Poi comunque, io ho solo riferito la mia esperienza. Per quel che vale.
Se altri si trovano ancora soddisfatti ad usare lenti vintage, a me sta benissimo.


Hai ragione, dato che ogniuno trae la sua conclusione dalla sua esperienza. Ed io mi trovo complessivamente bene, ma ho dovuto fare diverse prove per determinare i limiti di ogni ottica, come del resto si dovrebbe fare per le lenti appena comprate.

Sulla realtà costruttiva e tecnologica delle lenti se ne può parlare ma sfortunatamente finché non emergono notizie precise brancoliamo un po' nel buio.

Alcune nozioni possono essere colte dal blog citato da Mxa dove, per altro, ci sono stati una serie di articoli nei quali veniva spiegato il sistema di messa a fuoco attuale, che in pratica permette sistemi di movimenti più complessi dando così maggiore libertà nel concepire uno schema ottico... Sciuramente un vantaggio per le ottiche di oggi.
Un articolo è questo (da dove emerge anche un serio problema di affidabilità del sony 55/1.8).



Alberto

Inviato: 8/3/2020 11:05
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