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La frutta fa bene ai santi

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23/6/2022 9:20
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Dietro a questo annuncio, strano per chi non sa, in realtà c’è una mobilitazione pubblica dei residenti di questa zona di Venezia (sestiere di Castello), per evitare che nell’isola di San Pietro, uno tra i primissimi insediamenti nella zona che diventerà Venezia, una ex caserma e la chiesa di S. Anna con annesso convento (1242, rifatta nella metà del 1600, chiusa e abbandonata nel 1806 per decreto napoleonico) che sta nei pressi, vengano cedute ad una società straniera che ne deve fare una foresteria di lusso negli spazi della ex chiesa, un centro benessere nel convento, una “valorizzazione” (probabilmente residenziale per turisti) della ex caserma.

E’ il tristissimo destino a cui già da molti decenni è avviata la città, moltissimi appartamenti abbandonati dagli ex abitanti e dai loro figli (per mancanza di attività produttive) sono stati trasformati in bred & breakfast con la desertificazione di vaste aree in cui è scomparsa la vita cittadina. Ogni tanto si legge anche che un antico palazzo è stato venduto a investitori stranieri che trasformano in Hotel o appartamenti. Non sono state incentivate o create di nuove per decenni quelle che erano una caratteristica della città (dopo i fasti commerciali e politici dei secoli precedenti) cioè le sue attività artigianali e produttive, la cantieristica, la stampa, la legatoria, oreficeria e argenteria, il ferro battuto, la produzione di tessuti e tapezzerie pregiate, la lavorazione del vetro, la falegnameria produttiva e di restauro, la pasticceria e prodotti da forno, ecc. Nel secolo scorso la nascita delle industrie di Porto Marghera (ora defunte) ha contribuito all’esodo. Non c’è stata una politica abitativa duratura per far rimanere gli abitanti e senza abitanti (da 150.000 circa di metà ‘900 a circa 50.000 oggi) la città muore.

Allega:



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Inviato: 18/8 12:20
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Re: La frutta fa bene ai santi
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13/5/2004 17:25
Da lombardia
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Amo molto Venezia (come non si può, del resto?). Molti anni fa (metà anni '70) ho anche abitato per qualche tempo a Mestre e per un periodo brevissimo, a Venezia stessa. Ed ora ci torno da turista, quando posso.
Il destino sembra quello che tu descrivi e francamente non so come si possa invertirne il corso.
Tutte le attività che descrivi, di meravigliosa artigianalità che spesso rasenta ed anzi raggiunge una vera essenza artistica, sono economicamente difficili da sostenere. Perfino l'arte del vetro colorato che di tutte è probabilmente la più famosa e riconosciuta, sai benissimo che anche nella Venezia stessa per una buona parte ha gli occhi a mandorla e da Murano non ci è passata neppure per sbaglio...
E quindi è purtroppo abbastanza prevedibile e "logico" che a fronte del progressivo spopolamento, tutto passi nelle mani di investitori che, magari si proclamano pure amanti di Venezia, ma che inevitabilmente la vedono più che altro come una gallina dalle uova d'oro da cui ricavare altissimi profitti.
E quindi hotel, appartamenti, ristoranti e tutti gli altri serivzi offerti all'insegna del sempre più "exclusive" a prezzi sempre più alti ed inavvicinabili...da cui ulteriore allontamento della gente comune che non regge economicamente questo andazzo. (almeno, credo: correggimi se sbaglio).
Il turismo "mordi e fuggi" d'altra parte, ancorchè tenga alto il numero dei visitatori, non porta vantaggi economici significativi ed è anzi motivo di degrado di un tessuto già fragile di suo e probabilmente a ragione, viene ostacolato con ticket di ingresso e quant'altro.
MI aspetto di vederla trasformata in una Montecarlo dell'Adriatico, il che certamente non lascerà quasi alcuna traccia della autentica atmosfera e storia veneziana, ma visto il potere economico che l'accompagna, magari ne conserverà meglio la nuda testimonianza di pietra e marmo.

Inviato: 19/8 7:47

Modificato da luciano su 20/8/2025 15:49:33
Tessera C.F.A.O n. 3

"Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee

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Re: La frutta fa bene ai santi

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23/6/2022 9:20
Messaggi: 269
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Sostanzialmente è come dici, è per questo che da anni mi sforzo di fotografare le piccole enclavi di vita veneziana dei pochi veneziani rimasti (di cui ho pubblicato qui solo un minuscola parte per via della privacy delle persone), una pallida parvenza di ciò che era la città quando ero piccolo. A breve resteranno solo queste, degli ultimi abitanti, oltre ovviamente quelle dei fotografi precedenti, ma non sono molti coloro che l’hanno fotografata sistematicamente nella quotidianità, perché in genere l’interesse era focalizzato soprattutto sul paesaggio urbano, oppure erano scatti di scene interessanti sotto l’aspetto fotografico, non documentaristico.

L’ aspetto più probabile è quello che citi, cioè l’apporto di capitali finalizzati al restauro per lo sfruttamento economico. Potrebbe anche essere l’ipotesi di un ripopolamento da parte di milionari estranei alla città, però solo i veneziani nativi avevano nel DNA i tempi lunghi degli spostamenti, qualche chilometro per andare e tornare da una parte all’altra superando due volte almeno una decina di ponti, e la mappa del suo labirinto in testa fin da piccoli. Vorrebbero tutti avere il motoscafo privato sotto casa (come a Montecarlo la Lamborghini) come pure l’esclusività del luogo, non tollererebbero il muoversi fra torme di gente che gira per turismo (anche se fosse in forma ridotta rispetto al presente). Comunque anche i veneziani ricchi sono già migrati, hanno ancora la casa qui, ci vanno un paio di volte all’anno, per il resto stanno a Milano, a Roma, a Londra o hanno una casa anche a Maiami. E’ quello che ad esempio è successo nella zona di san Samuele (del sestiere di San Marco) e non solo, se ci passi ti trovi in un deserto.

Inviato: 19/8 10:32
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Re: La frutta fa bene ai santi
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4/11/2005 13:12
Da Roma
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E' triste ed è il destino che accomuna tutte le grandi città d'arte italiane, forse con l'eccezione di Napoli.

Io ho sempre vissuto a Roma e l'ho vista trasformarsi
nettamente sotto i miei occhi, in questi 56 anni.

I quartieri popolari, con le botteghe artigiane, le osterie tipiche e i tipici personaggi di quartiere si sono via via spopolati, diventando apparenza a beneficio dei turisti.

Gli abitanti si sono via via spostati nelle periferie, che però non hanno, con rare eccezioni, la fisionomia dei quartieri di un tempo.

Il paradosso è che chi visita Roma si aspetta di trovare appunto anche un po' di quella "romanità" che caratterizzava la città nei luoghi, nei tempi (lenti), nel suono del linguaggio, nella gestualità.
Ma come dici tu, quando la città perde i suoi abitanti e diventa attrazione turistico/commerciale, non è più autentica, è un simulacro.

Peraltro io questa cosa l'ho notata anche nelle grandi capitali europee: una trasformazione che ho visto e un po' sofferto a Londra e Parigi ad esempio.

E' una bella opera la tua, documentare gli ultimi abitanti originari.

Fer

Inviato: 19/8 12:47
Tessera C.F.A.O. n°14
Gallery (pBase)

** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** ....
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Re: La frutta fa bene ai santi

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23/6/2022 9:20
Messaggi: 269
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Si Fernado, è così, anche altre città hanno subito la stessa sorte. Ciò che scompare non sono solo le persone, ma l’anima stessa dei quartieri, costituita dalle voci, i suoni, gli odori, come accenni anche tu. Ricordo che quando percorrevo da solo un buon tratto di strada da casa alla scuola elementare già da 6 anni, mi accompagnavano il profumo del pane appena sfornato, l’odore del legno delle matite, del bancone e della carta dei quaderni davanti al cartolaio, il profumo che si diffondeva dal “fritoin” (locale dove si servivano fritture varie, di pesce e verdure o sarde in “saor” ecc.), i garzoni dei negozi con i carretti a mano a due ruote che per passare gridavano “ocio ae gambe” (attenzione alle gambe che devo passare), quello del fornaio, del pasticcere, del pescivendolo con una cassa di legno bassa di circa 1m x 50 cm che portavano sulla testa ...atension (attenti) ...ocio moro (attento ragazzo). Ma a Roma, mi hanno detto, che a cancellare l’atmosfera dei suoi quartieri se n’è andato anche il Ponentino, meraviglioso nelle sere d’estate, forse anche perché è cambiato l’assetto urbano. Abbiamo visto e vissuto un altro mondo, un’altra cultura, nel tempo di una sola generazione.

Molti hanno ignorato che la “italianità” stava in queste cose, e non si è fatto niente per preservarla (anzi si è fatto di tutto per distruggerla) perché preservare i luoghi e la loro vivibilità significa anche preservare e tramandare le abitudini, la memoria, la “cultura” (non quella che si impara sui libri) di un popolo.

Inviato: 20/8 10:08
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