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Gioie e dolori della fotografia "fine art"

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25/8/2005 8:38
Messaggi: 3480
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Esistono molte specializzazioni all'interno della fotografia (moda, food, matrimoni, cataloghi, etc etc etc) , e io ne conosco a mala pena solo una, nella quale sto facendo i primissimi passi: chiamiamola "fine art", termine orribile ma non trovo di meglio. Quindi fare foto non commissionate, che esprimano le sensazioni del fotografo su un certo tema o argomento, con dietro una ricerca visiva, usando come canale di comunicazione i libri o le mostre. M piace molto di più' questa lunghissima definizione che "fine art", ma tant'e'.

Ho seguito con attenzione parecchi fotografi a livello internazionale che stanno lentamente emergendo e ne ho tratto alcune conclusioni. Mi riferisco qui a fotografi appena emergenti, diciamo alle loro primissime mostre. Il comportamento che vedo e' in generale consistente e si riassume così':

o Il tempo investito nella creazione ed esecuzione di un progetto fotografico e' decine di volte inferiore al tempo che si dedica al marketing dello stesso.

o L'autopromozione porta via forse il 30% del tempo, via blog, social networks, miglioramenti del sito, mailing lists, gestione dei contatti con galleristi/editori, partecipazione a concorsi, etc etc.

o Una volta che un progetto ha trazione si massimizza la sua riusabilita', riproponendolo nelle maggiori sede possibili.

Se si mettono insieme i primi due punti, il "creare arte" (parolona micidiale) e' meno del 5% del tempo totale. Se penso che questo vuol dire che per ogni giorno che passo a fare fotografia (pensare ed eseguire) ne devo investire 20 a commercializzarla --- magari nell'arco di qualche anno, perché' ci ritorno periodicamente sopra --- ecco, i rapporti mi suonano più' o meno giusti.

Se queste cifre sono anche in prima approssimazione corrette significa che il successo dipende in misura insospetatta da quello che uno fa nel 95% del suo tempo. Ma un bravo fotografo non e' necessariamente una brava persona di marketing.

Voglio essere molto chiaro: chi alla lunga ha successo in questo genere di fotografia non e' perché' e' bravo nel promuoversi, ma perché' e' un fotografo capace di trasmettere sensazioni e la cui ricerca visiva ha valore. Io credo molto che _alla_lunga_ e' proprio il 5% che paga. Pero' al tempo stesso sono convinto che il fotografo con grandissime qualità' artistiche e negato nel marketing di se stesso e della propria produzione non riuscirà' a salire in superficie, con la cacofonia di offerte che vengono proposte da migliaia di direzioni a galleristi, critici, case editoriali, etc. E' ovvio che esistono le eccezioni --- esistono sempre le eccezioni --- ma sono appunto ... eccezioni.

Probabilmente i vecchi volponi del mestiere che leggono quanto sopra si saranno fatti quattro risate assistendo al pischella (*) che ha appena scoperto l'acqua calda …

Interessatissimo a chi la pensa diversamente, perche' mi piacerebbe essere convinto di avere torto!




(*) vocabolo etnico dall'ovvio significato

Inviato: 26/3/2011 9:54
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Re: Gioie e dolori della fotografia "fine art"

Iscritto il:
24/3/2011 21:47
Da Momperone (AL)
Messaggi: 15
Offline
Non avremmo avuto Samuel Beckett se non ci fosse stata Suzanne Deschevaux-Dumesnil.

Che peccato. E mi viene da ridere.

Che forse, senza la sua poco dolce moglie, il sig. Beckett sarebbe stato diverso ? Certo, non lo avremmo conosciuto o, lo avremmo conosciuto postumo …. come il poliedrico Pessoa.
Forse sarebbe morto prima senza averci regalato il suo disperato “ io continuo “.

Vivere in silenzio. Sconosciuti ai più. Che bravi fotografi si potrebbe diventare. L’Arte … con la doppia A maiuscola. AAnonima.

Amico, senza guadagnarci nulla, hai già raggiunto il tuo scopo.

Continuare è doveroso però. 95% a parte.

E poi ci si chiede … del comunicare …. del comunicare con/attraverso l’arte. Comunicare con/attraverso la Fotografia (doppia F maiuscola).

Cosa c’è da comunicare che già non si sappia (per chi vuol sapere) ? Che già i nostri padri sapevano .. e i padri dei padri dei padri … fino a quelli delle caverne, che loro malgrado, avevano scoperto il principio della fotografia intingendo le palme delle loro mani in un intruglio di fango e bacche colorate lasciando la loro impronta sui muri delle loro c a s e.

Il Giacomelli derubato, per vivere, faceva il tipografo.

Diversamente: “ Cercasi Sponsor”. (almeno in Italia, dove la prima cosa che ti chiedono è: quanti anni hai ?)


b.



Inviato: 27/3/2011 0:18
bruno
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