Quando parlavo di progetti, non intendevo discutere nello specifico dei soggetti o delle idee, ma di scambiare informazioni sulla progetazione, ovvero discutere di strutturazione di un racconto fotografico dalla sua ideazione alla stampa.

Fotografare, per ogni appassionato - professonista e non - provoca una certa emozione. Qualcuno si accontenta di passeggiare con una reflex al collo e scattare qui e lì e trae godimento nel vedere le foto uscire da un minilab, altri si concentrano su qualcosa di specifico, ci lavorano intorno, e cercano di trarre il meglio. Quest'ultimo fotografo deve progettare, e anche se il progetto non è studiato a tavolino, è pur sempre necessario stabilire dove andare, quali autorizzazioni chiedere, quali ottiche, quali pellicole ecc.


In questi giorni, per fare un'esempio, dovrà andare a Napoli per l'affaire monnezza. La fotografia c'entra fino ad un certo punto, ma sono certo che potrebbe diventare importante per il progetto che vado a sviluppare. In questi giorni sto progettando:

1 studio del problema
2 cosa comunicare
3 dove andare
4 chi incontrare
5 formato e pellicola

in questa fase devo includere anche alberghi, percorsi, costi ecc..

Naturalmente, in un progetto di reportage, c'è sempre una forte incognita, quindi bisogna esere pronti ad affrontarla e a modificare il progetto in corso d'opera. E' ciò che accade quasi normalmente.

Ecco, quindi, cosa significa progettare.

A voi la palla.

Ciao Franz,
ti mancano alcune cose nel progetto:
6 elmetto
7 cerotti e bende varie
8 come sei messo con l'allenamento sui 4000 a ostacoli?
Se fossi in te chiederei a Ric di accompagnarti, lui e' un appassionato in materia....poi deve rinnovare la D300...

Venendo alle cose serie.
In effetti mi sembra che la progettazione debba avere una parte importante e piu' e' meticolosa e migliore sara' il risultato. Ormai la mia e' diventata una novella, volevo fare un sacco di cose e non posso per motivi di famiglia, pero' per esempio, per il mio disegno di fotografare certi paesini mi ero organizzato abbastanza bene. Mi ero letto tutta o quasi la loro storia, avevo fatto parecchi sopralluoghi per verificarne la fotogienicita' ( e avevo considerato la stagione, le condizioni del tempo e l'ora ), poi le ottiche da usare in ogni location, avevo cercato i circoli ricreativi dove andare a reperire qualche comparsa,
avevo scambiato quattro chiacchere con i paesani, avevo fatto qualche prova ( e mi ero incavolato perche' mi ero reso conto che molte note erano errate perche' la luce esistente era molto minore di quanto pensassi: anche in avanscoperta portarsi sempre dietro un esposimetro o meglio una reflex ). Mi mancherebbe tutta la parte piu' importante,
il contatto con i possibili interessati all'utilizzo delle mie foto, i loro punti di vista, conoscere se e dove avevano operato interventi di restauto...insomma ci vuole anche un po' di politica. Poi probabilmente se e quando avro' realizzato il tutto mi rimarra' in mano, ma non sara' comunque un lavoro inutile o inutilizzabile.
Dare un filo conduttore da seguire consente di rischiare minori uscite a mani vuote, si da' l'impressione e non ci si sente di essere degli sprovveduti e la soddisfazione e' alla fin fine maggiore.
Ciao,
Renzo

Prendo la palla al balzo per sfatare una leggenda:

Quando torno da un paese o da una situazione a rischio, gli amici mi guardano e mi toccano come fossi un fantasma. L MOLTIPLICAZIONE MEDIATICA DI UNA VIOLENZA INDUCE UNA PAURA ASSOLUTAMENTE IRRAZIONALE. A napoli, che io sappia, durante queste proteste non è sato torto un capello a nessuno.

pensate, ad esempio, all'Afghanistan.
16 milioni di abitanti. 900 morti violente inclusi incidenti stradali (dati 2005)
New York.
11 milioni di abitanti 2600 morti violente esclusi gli incidenti stradali (sempre 2005) in una superficie decisamente più piccola.

Ora perché dovrei avere più paura di kabul che di new York?

A new York, non attarverso la strada col rosso ne vado a jamaica bay con una canon nuova fiamante, a Kabul non vado a chicken street ostentando un'hasselblad o a raccogliere fiori in un campo minato. E' tutta una questione di apprendere i codici di comunicazione locale e le cose oggettivamente rischiose.

D'altra parte il momento più brutto della mia vita con una fotocamera in mano l'ho passato a Roma a trecento metri da San Pietro...

cao Franz, concordo con te e con la tua analisi!
Il pericolo esiste in ogni luogo, anche in quelli che consideriamo sicuri ... ma forse la sicurezza è nella conoscenza di dove sono i "pericoli". Quando siamo a casa certamente non ci verrebbe mai in mente di prendere un cavo elettrico con i fili che ne escono fuori ... forse se avessimo la stessa attenzione quando siamo in giro per il mondo il rischio sarebbe quasi nullo. Ma forse quando siamo in un posto lontano e con una macchina fotografica in mano è come se tornassimo bambini, veniamo presi un po' da una eccitazione e da una smania di fare quella foto ... e non tutti si fermano un attimo per pensare e valutare gli eventuali rischio correlati

ciao ciao
Domenico
Citazione:

Ciao Franz,
io non avrei timore delle persone per bene che protestano per la loro salute, ma di quelle mandate li' per protestare.
La telecamera fracassata e l'altra rubata ai cronisti non e' opera di persone per bene, ma di quelle che hanno qualcosa da nascondere. E se ti capitasse malauguratamente di fotografarne una che non ha "interesse" ad essere immortalata non darei un soldo per la tua macchina fotografica, anche se sei un metro e novanta.
E' questo che volevo dire..
Ciao,
Renzo