Penso che il paragone con il cinema fatto da Samuel calzi perfettamente.
Il cinema è una forma espressiva molto complessa ed è davvero difficile per l'autore seguire tutto: pensiamo alle riprese vere e proprie ma anche a sceneggiatura, colonna sonora, scenografia, casting, montaggio e così via.
Il regista è l'autore, nessuno lo mette in dubbio; ma quanti sono i registi che fanno anche da cameraman, autore della storia, autore dei testi, sceneggiatore, direttore della fotografia, tecnico luci, tecnico audio, montatore?
Quanti registi sanno usare bene una steadycam o una dolly?
E in quanti sviluppano la propria pellicola ?
E la passano loro stessi su DVD?

Penso che il paragone con il cinema permetta una visione più ampia, dove purché il fotografo abbia l'idea, l'immagine, il lavoro completo in testa e le idee tecniche di base su come realizzare le immagini, poi possa anche lasciare ad altri la realizzazione vera e propria (compreso lo stesso scatto) senza diventare meno Autore.

Che poi uno provi piacere nel realizzare una fotografia dall'inizio alla fine, come un oggetto di artigianato, è a mio parere un discorso talmente diverso che non andrebbe insieme all'altro. E' un po' come chi prova piacere a restaurarsi da solo, con calma e pazienza, i propri mobili, anziché andare dal migliore falegname sulla piazza; e pazienza se dal punto di vista qualitativo mancherà  qualcosa, perché alla fine quel lavoro lo sentirà  più suo.

Fer

Penso che la cosa sia oltre che personale anche dettata da varie problematiche.
Per stampare bisogna saperlo fare e se uno lo sa fare potrebbe non avere la possibilità  (tempo , spazio).
Io personalmente ritengo che sia molto importante seguire personalmente tutto il procedimento, specialmente nel lavoro che viene dopo lo sviluppo, la stampa in bn è troppo creativa anche se so che esistono stampatori per terzi (io sono stato uno di questi) si cerca di dare una stampa il più vicina al volere del cliente (e ci vuole del tempo) ma è sempre un gioco a tentativi.
Sicuramente con il digitale la cosa potrebbe essere risolta se il commitente prepara il file come lo vuole già  bello che profilato.
Concludendo ritengo che il procedimento chimico-bn debba essere fatto in proprio per avere quello che si vuole.
PS:
Qualcuno ha detto che i migliori fotografi che conosce non stampano le proprie foto, nel mio caso è l'esatto contrario.............il mondo è bellissimo perchè è vario.
PS 2:
Io penso che il cinema sia una storia un tantino diversa, come potrebbe esserlo la cucina, la pittura e tutte le arti del mondo.

Citazione:

Intendevo dire questo: parlando del seguire il processo in modo maniacale dallo scatto alla stampa finita e montata, era inevitabile che Adams venisse nominato come esempio.
Nè più nè meno. Nessun sarcasmo, semplicemente me l'aspettavo!
Il concetto che avrei voluto esprimere è che il processo fotografico è personale, ci si puà ritrovare in una scuola di pensiero o meno, applicare certe pratiche piuttosto che altre, a seconda del proprio gusto o dell'obiettivo da raggiungere.

Per phstef:
Citazione:
Assolutamente daccordo, la monotonia mi uccide!!!

Citazione:
anche a me

Una precisazione su quanto intedevo dire. Sono d'accordo che un professionista, conoscitore della CO, possa non avere tempo di stampare i propri negativi e si affidi perciò ad uno stampatore. Un altro conto è che lo faccia perchè non sa nulla di CO, come spesso capita. Tanto per dirne una, l'esposizione del negativo, a mio avviso, è strettamente legata a come verrà  stampato, a quello che si vuole vedere sulla carta. Se non so nulla di CO probabilmente non saprà se ho fotografato ciò che volevo, ed il risultato sarà  più o meno diverso da ciò che ho immaginato. La discussione l'ho avviata perchè non capivo come FF, perso nei meandri dei menu della sua digitale e non conoscitore della camera chiara, anzi del computer, potesse mai produrre una foto 'pensata'. Secondo me produce le foto a come vengono, e poi sceglie la migliore.

Secondo me, non dovresti credere a tutto quello che senti...
Per quanto non stimi FF, non credo che non capisca niente di stampa, o di fotocamere digitali, in tanti anni deve pur aver imparato qualcosa. Perlomeno a esporre un negativo (ma più probabilmente una diapositiva).
Credo che il suo sia solo un atteggiamento provocatorio.
Cosa ne pensate?

Citazione:

E se anche fosse, cosa c'è di male?
L'importante non è forse il risultato finale? quello che voleva dire e non come voleva dire? possiamo criticarlo perché non ha evoluto molto, ma ciò non toglie che ha scritto un capitolo della storia della fotografia, ben più grande di quello che abbiamo per ora abbozzato noi, con i suoi paesaggi astratti che personalmente a me continuano a piacere. se li dovesse aver fatti come descrivi per me non cambia molto.
c'è anche una differenza nel sapere cosa significa sharpen e bilanciamento del bianco e nell'avere un'idea intuitiva di come saper arrivare al risultato, senza per forza saper passare per i dettagli tecnici. conosco personalmente una persona che scatta cosi', beato lui.
lo stesso giacomelli, forse il più grande fotografo artista italiano di tutti i tempi, diceva (poi chissa se è vero), di non conoscere cosa erano i tempi e i diaframmi. eppure, le sue foto erano pensate almeno come quelle di AA, solo in modo di verso. in ogni caso erano fantastiche.
insomma, ognuno fa come gli pare, ed è questo che è bello. e non c'è una soluzione igliore dell'altra, sonto tutte valide se l'autore è contento del risultato.
my 2 cents
f

Citazione:

Su questo non ci piove!

Si, difficile non convenire con tutto ciò che si è detto. Mi permetto però di espicitare un pensiero che mi sembrava aleggiare sulla discussione e che forse è il vero punto della questione: il mercato dell'arte e la sua speculazione.
Detto in breve: una volta passata una certa soglia (bravo chi c'è riuscito) ti viene concesso di fare ogni cosa e di venderla per 8000 mila euro, anche di affermare pubblicamente che tu non c'eri quando hanno stampato una tua foto e che non ti interessa vederla prima di venderla. Dopo vent'anni si fanno i conti e ci si rende conto che in definitiva era solo una speculazione. Ahimè capita sempre più spesso.

er