Perchè le vie contano sempre pi༠del segreto che eventualmente sta in fondo ad esse.

http://www.comune.verona.it/scaviscaligeri/ghirri/presmarra.pdf

Tre pagine veloci da leggere ma molto interessanti.

Marco(pamar5)

Aprire la posta il lunedì mattina e trovarci un consiglio di lettura come questo tuo Marco o le sggestioni di Floriano su Adams non ha prezzo.

Grazie a te, a Floriano a tutti quelli che si/mi/ci rendono la vita migliore.

Riguardo l'opera di Ghirri e la sua comprensione consiglio:
"Mondi infiniti di Luigi Ghirri" di Ennery Taramelli, edito da Diabasis. Una lettura utilissima che aiuta a capire
l'enorme "trasversalità " della fotografia di L.Ghirri.
Saluti.

Giorgio

Visto che l'omonimo cita del tutto a sproposito B.Dylan butto lì questo commentino: "Too much of nothing".
Che vale i commenti benevoli ma altrettanto non motivati.

Ciao, Claudio.

Citazione:

Giudizio rispettabilissimo, ma che lascia il tempo che trova, per chi lo legge, se espresso in questa maniera, senza argomentazioni a suo supporto che facciano capire il tuo punto di vista......

Marco

Ciao Claudio, scrivici quattro righe in più perchè mi sfugge qualcosa.
Ciao

I modi in cui ci si esprime contano più del soggetto, chiamiamolo mistero se ci và , ma mi pare che negli ultimi 600 anni di storia delle arti ne avevamo già  avuto un vago sentore.

Ben esotica l'idea che il paesaggio padano contenga maggiore "vuotezza" di altri nella nostra terra, esotica e insostenibile, come se non avessimo visto un mare di immagini che trovano la "vuotezza" nell'intricarsi delle relazioni strutturali.

"Lo sguardo nuovo e stupito del fanciullo" non esiste, è una idea puramente letteraria; all'autore forse gioverebbe leggere libri che parlano della raffigurazione, fotografica e non, nei fanciulli.

Più sotto viene spiegato che Ghirri era un artista, nei modi classici: forma non fine a se stessa etc.; bene, dopo una carriera senza ombre di almeno 20 anni nella fotografia internazionale seria ci sembra proprio sia una cosa da scoprire ora.

Bruegel Hopper Dylan: "come se fosse la prima volta", ma siamo proprio sicuri sicuri che quei tre agivano così?.

Vi lascio, per il nulla che vale, il mio personale commento all'opera di Ghirri, scusate se ancora una volta non è farina del mio sacco:

"Guarda qui.
Non hai mai visto questo paese
Non è come pensavi che fosse.
Guarda ancora".

Al Purdy, poeta canadese.

grazie del'attenzione e ciao, Claudio.

ps ...e continuiamo a sorbirci stagni interi di Ghirini di tutto il mondo.

Interessante punto di vista. Grazie per la spiegazione.

Marco

Bhè ho letto lo scritto di Claudio Marra e devo dire che mi è piaciuto molto.
Devo dire che il punto di vista di claudiom, mi sembra eccessivamente negativo tutto sommato.
Però non si puà negare che Ghirri sia stato in qualche modo un 'caposcuola' della fotografia italiana, e che tuttora, a torto o a ragione ci si ispiri al suo 'modo' di fotografare, (io per primo..o per ultimo ..bho?).
Forse claudiom le tue critiche così 'tranchant' si riferiscono per l'appunto ai 'ghirrini'?
Se non fosse così cosa ne pensi dunque di Ghirri?
Fotografo di serie B?

Ehi tu! Omonimo!!
Giù le mani dal Luigi nè!!

Dal tuo scritto, di cui anch'io ti ringrazio perché argomenta il tuo pensiero e quindi rende possibile il dialogo, ricavo la sensazione che si muova su almeno tre piani diversi in modo un po'confuso: Claudio Marra (l'unico vero Claudio Marra ); Luigi Ghirri; i ghirrini.

Ti porto il mio centesimo d'ordine.

Claudio Marra ha il merito di aver scritto diversi saggi a sostegno della "rivoluzione duchampiana" per spiegare a quei gnocconi dei fotografi che sono artisti di default perché è l'arte che è diventata "fotografica"

Luigi Ghirri ha fatto fotografie ai concetti invece che alle cose in epoche preistoriche: quegli anni '70 in cui tutti, ma proprio tutti consideravano "fotografia d'arte" al massimo quella di Giacomelli (perché l'aveva detto il direttore del dipartimento di fotografia del MoMA...)e tanti, ma proprio tanti, imitavano la ricerca di Franco Fontana, attardata su formalismi pittorici degli anni '50.

I ghirrini sono come i bressonini, i westonini, ecc.
Persone che scambiano l'aspetto esteriore per la cosa stessa e pensano che facendo foto sovraesposte con medi-grandi formati a roba abbandonata si faccia arte.

Ora che ci vedo più ordine, direi che con Marra sei un pochino troppo severo. In fondo quello scritto è la presentazione di un autore morto il 14 febbraio 1992 e quindi un poco commemorativa e tirata via puà pure esserla. Con Ghirri ti vedo più sereno. Gli hai dedicato una poesia che trovo giusta per lui. Con i ghirrini non ci sono problemi: non ne dirai mai abbastanza male!

Ciao,
strano personaggio Ghirri...avevo visto le sue foto senza conoscerne i significati nascosti, ed ora "leggendolo" mi sembra di tornare ai simboli tanto cari a Cesco di Fotografare...
Forse mi piaceva di piu' senza simbolismo, non so cosa c'incastri con la fotografia. Certo, certe foto scattate verso il cielo e che sembrano scatti involontari, senza simbolismo dicono ben poco, ma altre che sembrano dettate dalla poesia, quando scopri che dietro c'e' un messagio tutto diverso ti lasciano interdetto...
Non sono abituato a questo genere di fotografia, forse perche' stento a ritenerla un'arte ( la fotografia ).
Ciao,
Renzo

Citazione:

Ok, ma non è forse anche questo un pregio? Una sfaccettatura in pià¼, un'ulteriore chiave di lettura, oltre alla nostra personale, per cogliere altri lati di queste opere.

Marco

Ma certo Marco,
soltanto che conoscevo Ghirri molto superficialmente, le sue foto mi piacevano e pensavo fosse finita li'...invece mi tocca ripartire daccapo.... .
Meno male che su internet c'e' il vocabolario dell'esoterismo. Pero' se non e' l'autore stesso a spiegarti il significato dell'opera cosa si deve fare? Andare a cercarsi sul vocabolario ogni particolare dell'immagine e scegliere uno tra i numerosi significati?
Capisci cosa voglio dire? Il significato di un'immagine rischia di rimanere ermetico per sempre e offrire spazio a mille interpretazioni. E' molto duchampiano...
Ciao,
Renzo

Citazione:

Capisco quello che vuoi dire, e sono anche d'accordo quando sostieni che una delle pecche di una certa arte contemporanea è un difetto di comunicazione verso chi dovrebbe fruirne.

Marco