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Oggi Nejc mi ha scritto dicendo che anche lui è riuscito a replicare gli ottimi risultati con 510pyro.
Per quanto riguarda l'esposizione in esterni sì, è un vero delirio, ma qualcuno ci riesce per cui confido nel riuscire ad accumulare un pò di esperienza e riuscire a cavarmela... Mi chiedo come fanno i wet platers in ULF ... tipo Ian Ruthers ad esempio.
Inviato: 20/3/2024 21:05
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dCitazione:
Se intendi immergere contemporaneamente nello stesso bagno due ferrotipi non saprei, non ho provato ma non lo farei visto che l'emulsione è delicatissima e in caso di collisione durante l'agitazione si rovinerebbe sicuramente qualcosa (ieri ne ho rovinata una toccandola solo coi guanti di nitrile passandola dallo sviluppo al lavaggio). Se invece intendi sviluppare due ferrotipi in sequenza nello stesso bagno l'ho provato e devo ammettere che il risultato nel caso del secondo sviluppo è un pò diverso nello stain, non ho visto patine però. Ad ogni modo cercherò di usare bagni sempre freschi visti i costi in gioco (a proposito ieri 4 ferrotipi 4x5 all'aperto, sbagliate 3 esposizioni su 4, dell'unica centrata ho poi rovinato l'emulsione coi guanti ![]() ![]()
Inviato: 18/3/2024 12:05
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Bene bene. E intanto le prove e le sperimentazioni continuano. Stuzzicato da un post su Instagram, in cui un collega dichiarava risultati ottimi in termini di contrasto usando il 510 Pyro mi sono mosso subito. L'ho ordinato ed ho effettuato il primo test. I risultati sono eccezionali, il ferrotipo acquisisce uno stain ancora più "yellowish" molto azzeccato ma soprattutto il contrasto torna ad essere "normale" nel senso che non è più necessario osservare la lastra sotto una forte fonte di luce ma quella ambiente è più che sufficiente.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, anche per il collega di Instagram. Nejc Urankar, il produttore dei ferrotipi era molto scettico a causa dello stain tipico degli sviluppi al pirogallolo e invece... ![]() ![]()
Inviato: 17/3/2024 12:28
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Per la mia (limitata) esperienza del sistema zonale, lo trovo sia affascinante nella sua pulizia concettuale ma allo stesso tempo un tecnicismo che alla fine si mette un pò di traverso alla creatività. Mi spiego meglio: prima o poi se lo si vuole praticare in maniera rigorosa ci si deve scontrare con la sensitometria, con test ed esperimenti molto, molto impegnativi. Insomma trovo che sia una attività ipertecnica che tendenzialmente drena la mia (modesta) vena creativa.
E' chiaro che per chi è molto abile e lo pratica da tanto tempo la situazione è molto diversa e unitamente a tecniche avanzate di camera oscura renda la disciplina estremamente naturale. Ma non è il mio caso purtroppo.
Inviato: 19/1/2024 9:29
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Re: Zebra Dry Plates |
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Interessante questo convertibile, quanto pesa il solo 620mm ? Al momento mi fermo al 450 Nikkor che per la verità mi va benissimo sebbene arrivare a 600 non sarebbe male.
Inviato: 16/1/2024 17:00
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Ma certo! Citazione:
Le misure esatte per 8x10 sono: 201 x 251mm (7,91 x 9,88in) e lo spessore 0,6mm , che puoi compensare con un pò di spugnetta/spessore. Altrimenti quelle di vetro sono 2mm di spessore. Puoi anche invertire quelle e verniciare di nero il retro con la bomboletta. Secondo me il tuo holder Chamonix dovrebbe andare ben. Magari puoi iniziare con quello e poi più avanti tirare le somme. https://zebradryplates.com/product/zebra-8x10-dry-plate-tintypes/# Citazione:
Bellissima camera..complimenti anche a Samuele. E la lente? Che copertura monstre deve avere? ![]()
Inviato: 15/1/2024 21:09
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Ciao Marco, bentrovato!
Sì certo che ricordo i tuoi lavori in collodio umido e ricordo anche la qualità e la brillantezza dei risultati. Risultati che non ho ritrovato nel Dry Plate (meno contrasto, meno "presenza") tuttavia come dici tu il processo è mooolto più comodo! Citazione:
Esattamente. L'Ammonio Tiocianato fa "qualcosa" durante lo sviluppo ma senza invertire nulla, l'immagine comincia ad apparire in negativo come se nulla fosse. L'inversione vera avviene durante il fissaggio. Citazione:
il "non solo" era riferito al fatto che oltre ad HC110 si possono usare anche altri sviluppi, tipo il Fomatol LQN oppure 510 Pyro, D76/ID-11, Moersch ECO, Bellini Euro HC Ilfotec HC. I principali sono HC110 (che restituisce toni più caldi) e Fomatol LQN (più neutri). Esempio per il 4x5 lo sviluppo è composto da 5ml di HC110, 3gr.di Ammonio Tiocianato e 300ml di acqua. Tutto qua. Poi segue un normalissimo fissaggio in BN . Niente di più facile. Citazione:
Purtroppo non ho ancora avuto occasione, ma da quanto leggo in giro le regole dovrebbero essere le stesse. Quindi fai anche il 16x20? Fico! Credo che Lost Light Art possa fare sia l'holder che le lastre già sensibilizzate. Non oso pensare ai prezzi però. Tanto per un veloce riscontro, un 8x10 holder costa circa 180€ mentre una lastra sui 16€ ... considerando anche lo sviluppo e l'Ammonio Tiocianato, escludendo la spesa fissa una tantum dello chassis, una volta inchiodato il processo puoi considerare 20€ che penso ti possa lasciare spazio per riuscire a commercializzare il servizio.
Inviato: 15/1/2024 13:38
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Ciao Fabio, in realtà la sensibilità è fissata e nota cioè 2 ISO. Le difficoltà sono rappresentate dal fatto che l'emulsione è sensibile prevalentemente alla luce UV la quale varia nell'arco della giornata, delle stagioni, della latitudine e dell'altitudine. Si può anche usare l'esposimetro ma essendo questo sensibile a tutto lo spettro visibile e non agli UV ti fornisce indicazioni approssimative. Nejc fornisce sul suo sito delle tabelle di valutazione che sono tarate su Ljubljana, poi parallelamente ci sono siti ove vedere l'UV index come ad esempio questo: https://www.weather-atlas.com/en/italy/ferrara-climate . Però quello che manca è come armonizzare tutte queste informazioni, ad es. se uso l'esposimetro come posso correggere la lettura in base all'UV index? Da quello che ho capito l'esposizione si impara con il tempo e (molta) esperienza. Al momento io uso l'esposimetro e le tabelle di Nejc visto che la latitudine tra Ferrara e Ljubljana non è troppo dissimile: confronto le due fonti e al limite faccio due lastre a esposizioni differenti. Un'altra cosa che ho notato è che nei paesaggi e nelle scene aperte i raggi UV sono abbastanza incontrollabili e vengono rappresentati sull'emulsione come una cascata bianca che scende dal cielo. Si può limitare questo effetto indesiderato con un filtro giallo ma alla prova dei fatti, se ci fai caso, la gran parte delle foto Wet o Dry plate sono ritratti in studio e a luce controllata: una volta trovata la quadra con pochi test non si cambia più niente. Insomma, è una disciplina molto particolare che ti restituisce risultati unici e penso che possa avere un discreto successo proprio per questa ragione.
Inviato: 15/1/2024 10:47
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Re: Zebra Dry Plates |
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Ecco un risultato abbastanza accettabile... con la modella entusiasta dei miei test
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Inviato: 14/1/2024 17:23
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Volevo condividere con voi le mie esperienze con una tecnica antica che ultimamente è tornata un po' di moda grazie all’amico sloveno Nejc Unkarar, titolare della Lost Light Art.
L’algoritmo di FB mi proponeva continuamente i Prodotti di Nejc, tanto che dopo essermi iscritto ad uno dei gruppi FB dedicati e, complice un Black Friday galeotto di Lost Light Art, ho rotto gli indugi e ho fatto un corposo ordine di materiale a Nejc (a proposito, ragazzo geniale e cordialissimo, oltre che estremamente efficiente e disponibile!). La curiosità era tanta e complice anche un po' di reazione polemica verso il continuo incremento dei prezzi dell’analogico mi sono buttato. Come dire … dalla padella a brace..! Ma andiamo con ordine… ci si trova subito davanti ad un bivio: “Dry Plate Negatives” o “Dry Plate Tintypes”? 4x5 o 8x10? Dopo qualche ricerca e aver letto opinioni sul web (non c’è molto a dire il vero) avevo scartato, almeno inizialmente, la tecnica Dry Plate perché sostanzialmente si tratta di un negativo su vetro e quindi con necessità di invertire in positivo o digitalmente o tramite stampa su carta negativa. Niente di diverso da un negativo su cellulosa insomma. Ulteriore possibilità un procedimento di inversione con riesposizione alla luce, che alla fine ci restituisce una diapositiva BN su vetro. Molto interessante ma cercavo qualcosa di più immediato e semplice per iniziare. Esiste una ulteriore possibilità, che descriverò più avanti con i Tintypes (Ferrotipi in italiano) perché i risultati sono similari. Con i ferrotipi, il supporto è metallico (alluminio o latta) ma la superficie viene poi verniciata di nero prima del coating dell’emulsione. Come detto, ho acquistato i ferrotipi già pronti. La lastra viene esposta utilizzando appositi chassis, anche questi forniti da Nejc. A proposito, questi chassis sono prodotti direttamente da lui con stampanti 3D e sono costruiti veramente molto bene. Sono disponibili sia per Wet che Dry Plate. La versione Dry può accomodare sia il vetro che il ferrotipo. Caricamento, scaricamento e processo sono fattibili tranquillamente in luce rossa poiché questi supporti sono sensibili prevalentemente alla luce UV. Una volta esposti (e il capitolo esposizione è la vera sfida … di cui parlerò più avanti), a differenza del Wet Plate che richiede di procedere immediatamente allo sviluppo, lo sviluppo Dry Plate si può differire nel tempo esattamente come nel caso della pellicola classica. In fondo la tecnica fu inventata a fine 800 proprio per questo. Come avviene lo sviluppo in positivo? Grazie ad un componente “strano” cioè l’Ammonio Tiocianato (AT) che va addizionato allo sviluppo (HC110 ma non solo). Questo è un componente da maneggiare con cura e con gli opportuni dpi in quanto particolarmente tossico. Non conosco la meccanica chimica grazie alla quale si ottiene l’inversione (a prop. l’inversione avviene durante il fissaggio) ma la cosa funziona e con solo i classici tre bagni si ottiene un positivo. Ma la domanda è: perché molti si ostinano ad usare il Wet Plate quando è disponibile il più comodo Dry Plate? La risposta forse ce l’ho, anche se non sono sicuro visto la mia limitata esperienza: la qualità del risultato è a mio parere molto migliore a favore del wet, soprattutto nel contrasto. I ferrotipi in Dry che ho ottenuto fino ad ora sono piuttosto ”scuri” e poco contrastati. Essendo la base verniciata di nero sono molto “avidi” e vanno osservati sotto una luce potente. Questo è vero anche per il Wet ma non so dire perché con quest’ultima tecnica il risultato sia migliore. Lo sviluppo con AT si può applicare anche alle lastre in vetro, con l’unica avvertenza di verniciare il lato emulsione con spray nero, dopo averlo sviluppato. E’ un effetto interessante perché l’emulsione è visibile, oltre che protetta, attraverso 3mm di vetro. Per tirare le somme, sto sperimentando i ferrotipi in 4x5 per non svenarmi (12 lastre sbagliate prima di beccarne una giusta!) poi passerò all’8x10 ma francamente non so se continuerò a causa degli alti costi e dei risultati ancora un pò ambigui. A meno di attrezzarsi per il coating delle lastre in autonomia. Come accennato il capitolo esposizione è tutta una storia a sé ed è la vera difficoltà di questa tecnica, ma ne parlerò un’altra volta quando magari avrò imparato a padroneggiarla un po'.
Inviato: 14/1/2024 17:00
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Re: panno antistatico? |
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Anche questa è un'idea da provare...tra l'altro da qualche parte ne dovrei avere uno di quelli con la luce multicolore che si usano per profumare/umidificare le stanze.
Inviato: 1/2/2023 18:56
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Re: panno antistatico? |
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Interessante la soluzione dello stiratore da viaggio...io uso il classico spruzzino da giardinaggio e ho dovuto provarne diversi prima di trovare quello che nebulizzasse il più fine possibile. Tuttavia non produce qualcosa di così fine come il vapore acqueo.
Per la "cabina" Ikea l'unico problema è che non è lunga abbastanza per un rullo 36 pose 35mm. Al momento il workaround è usare rulli 24 pose (soluzione preferita ma sono difficili da trovare) oppure lasciare un paio di scatti nulli a metà pellicola e poi tagliare in due per l'essicazione.
Inviato: 1/2/2023 9:33
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Re: panno antistatico? |
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Io uso un copriabiti preso all'IKEA: prima di metterci dentro la pellicola spruzzo acqua al suo interno con un nebulizzatore per fare precipitare la polvere, poi appendo fino ad essicazione. Ti assicuro che funziona, poi una volta trasportata la pellicola nello scanner si attacca subito della polvere ma essendo l'emulsione secca, la si può asportare con pompetta e panno antistatico.
Se si tratta di puntini potrebbe anche trattarsi di calcare o un misto polvere/calcare, poi dipende a che livello di pulizia vuoi arrivare...la scansione non perdona, l'ingranditore è molto più indulgente...
Inviato: 31/1/2023 21:26
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Re: domanda sui collegamenti idraulici Jobo CPP-2 |
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Ciao Luciano, sempre usato un tubo attaccato al lavandino, senza riduttori di pressione. Mai successo niente!
Inviato: 13/8/2021 17:30
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Re: Convertire stampante a pigmenti in dye |
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Non trattandosi di stampe fine art destinate alla vendita ma solo al mio esclusivo uso, non mi preoccupa troppo la durata.
Inviato: 17/5/2021 12:20
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Re: Convertire stampante a pigmenti in dye |
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Un look differente direi...
Inviato: 16/5/2021 14:23
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Convertire stampante a pigmenti in dye |
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Ciao, pensate sia possibile convertire una EPSON R2880 a pigmenti in dye?
O conviene lasciar perdere e comprare direttamente una stampante dye?
Inviato: 15/5/2021 21:56
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Re: il fantastico mondo del cinema |
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Siccome gli utenti sono sempre più tecnicamente analfabeti chi la spara più grossa ne trae vantaggio; sì è assolutamente marketing all'ennesima potenza.
Vorrei segnalare qualcosa di ancora peggiore che ho sentito qualche tempo fa nella pubblicità di un noto produttore di telefoni: "......i xxx e yyy Pro reinventano la fotografia" oppure "......i riscrive le regole della fotografia con la nuova linea xxx" Capito? AA e HCB muti!!
Inviato: 3/9/2020 15:22
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Re: il fantastico mondo del cinema |
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No non sarebbe banale a mio parere..sarebbe giusto...però credo la maggior parte degli utenti preferirebbe un'ibrida ad una dedicata ... Poi c'è un'altro problemuccio, a livello commerciale ai fotografi viene sempre più spesso richiesto un filmatino sindacale oltre alle foto.... e quindi il mercato di una camera dedicata sarebbe ancora più ristretto..
Inviato: 27/8/2020 17:15
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Re: il fantastico mondo del cinema |
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Marco, al momento solo Sony ha provveduto in parte a fare quello che chiedi (percentuali molto indicative!) :
A7 RIII/IV = 70% fotocamera 30% videocamera A7 III = 50% fotocamera 50% videocamera A7 SIII = 30% fotocamera 70% videocamera Canon e Nikon (apparentemente) non seguono questo esempio, invero molto caotico dal punto di vista marketing (tra R, S e versioni è facile confondersi). Il successo delle fotocamere ibride penso sia dovuto a sostanzialmente due motivi: - Ti porti dietro solo una camera per foto e video e questa è una razionalizzazione notevole in termini di costi e pesi (con delle trappole però, non è tutto oro quello che luccica!) - Bokeh! Sembra che se non fai una ripresa con lo sfondo sfuocato non sei un videomaker serio...proprio come nei film "veri" ma poi poco importa che per fare qualcosa di decente devi spendere un sacco di soldi in accessori ed ammenicoli vari che fanno diventare la tua piccola mirrorless grande come una videocamera professionale... e che, così per dire, per mettere a fuoco ad Hollywood c'è una persona che fa solo quello nella troupe...ma il richiamo evocativo dello sfondo blurred è potente a livello marketing! Il mondo video, al quale a lungo ho fatto e saltuariamente continuo a fare la corte (invano e senza che scocchi mai la scintilla) è molto, molto più complesso e costoso della fotografia. Tuttavia a livello profesisonale è meno svalutato della fotografia stessa e sicuramente ci girano molti più soldi.
Inviato: 27/8/2020 16:42
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