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Re: Mamiya RZ67
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Fer ha scritto:
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desertglow ha scritto:

Ciao Fer, ben ritrovato


Ciao Super Roberto!
Un grande abbraccio, chissà se un giorno riusciremo a rivederci tutti insieme.


Magari si riuscisse! Troppo tempo è passato e sarebbe bello fare una reunion, magari a metà strada

Inviato: 30/3 12:26
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Re: Mamiya RZ67
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Purtroppo diversi Sekor sono tutt'altro che inappuntabili come resa. Ma non tutti.

Ma soprattutto, sulla mia RZ (e anche sulla RB) ho trovato che il sistema di messa a fuoco era decisamente fuori taratura.
A forza di lunghissime e fastidiosissime prove sono riuscito a correggere l'altezza del vetrino e ora mette a fuoco abbastanza bene (non è perfetta ma amen).
Differenza di nitidezza: clamorosa.

Tempo fa avevo fatto una serie di test con gli obiettivi Mamiya RB e RZ.
In assoluto, il 127/3.8 era il peggiore; non tanto per la capacità risolvente quando per contrasto e microcontrasto veramente molto bassi.

Provo ad allegare ma non sono sicuro che l'upload funzioni correttamente...

Fer


Ciao Fer, ben ritrovato. Grazie della risposta!
Intanto io mi sono procurato un 110/2.8 W e ho già visto un grandissimo miglioramento.
Non escludo ci possa essere anche una staratura dello schermo di messa a fuoco, tuttavia allo stato non sono assolutamente in grado di fare dei test perché mettere a fuoco micrometricamente con il vetrino standard di tipo A mi è praticamente impossibile, anche con il lentino (insomma non ci vedo più così bene da vicino).
Alla ricerca di un vetrino di tipo B o E con immagine spezzata mi sono accorto che costano più dell'oro a 24 carati .. per cui ... va bene così!

Inviato: 29/3 16:14
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Re: Mamiya RZ67
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Portra 400 medio formato benedico il cinema che ci ha consentito di avere la pellicola ancora viva. Ma certo questione di gusti


Concordo, il look del 110 2.8 + Portra 400 è un marchio di fabbrica molto difficile se non impossibile da riprodurre in digitale.


Inviato: 11/2 18:50
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Re: Mamiya RZ67
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luciano ha scritto:
macchina di tutto rispetto come la Canon, con un negativo digitalizzato (tra l'altro, come?)

Ah la scansione è sempre un pò controversa però devo dire che pur non avendo uno scanner a tamburo, non sono messo neanche troppo male utilizzando un Minolta Multi Scan Pro.
Ho provato prima una scansione a 2400dpi su una ventina di scatti diversi e poi sono passato a 3200, mettendo a fuoco su vari punti del negativo: la sensazione, più che un incontrovertibile risultato, è che sul quello specifico parametro cioè la definizione massima, il Sekor Z 127mmf/3.8 non sia un gran performer. La messa a fuoco è ok (almeno così mi sembra, ho uno schermo di messa a fuoco primitivo senza immagine spezzata e anche col lentino non è che riesco proprio a mettere a fuoco perfettamente). In ogni caso ho anche diaframmato tra i vari scatti.

Ho tante altre scansioni (fatte con lo stesso scanner e più o meno nelle stesse condizioni) alla Pentax 67 col 105 , il 45 e il 75 e ti posso assicurare che sono più nitide.
Magari il Sekor Z 110 2.8 W è meglio non lo so, in ogni come dicevo prima non è un problema, il digitale ha comunque oramai preso il volo.

Inviato: 10/2 17:34
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Mamiya RZ67
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Questa macchina è sempre stata per me un sogno proibito. Lasciato il formato 6x7 per alcuni anni a favore del quadrato, piano piano il tarlo del "formato ideale" ha sempre e comunque continuato a lavorare: gli anni della Pentax 67 avevano comunque lasciato un segno indelebile.
Parallelamente il formato quadrato, il 6x6,bellissimo sì ma per me difficile da assimilare ed interiorizzare.
Insomma, mi è capitata l'occasione e mi sono accattato una RZ!
Nell'era delle Canon EOS R (tempo di vita 2-4 anni, quasi usa e getta) mettere le mani su una RZ è commovente!
Non c'è niente da fare, dal punto di vista di qualità costruttiva, coerenza e completezza di un sistema, qualità generale siamo veramente al TOP e il primo pensiero è che oggi non abbiamo capito un cavolo e l'umanità è definitivamente completamente regredita.
Ovviamente non è così. Uso le suddette Canon R professionalmente e sono degli strumenti eccezionali irrinunciabili senza i quali non sarebbe possibile fare certi tipi di lavori.

Parlando di resa e qualità dell'immagine, i primi test da pixel peeper/nerd (quale sono e sarò sempre!) non sono stati incoraggianti.
Mamiya RZ pro con Sekor Z 127mm f/3.8 W su cavalletto, MLU, pellicola Acros 100 sviluppata in Rodinal 1+50 beh, una disfatta contro la Canon R5! Ma tutto sommato, chissene...


Inviato: 10/2 10:52
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Re: Zebra Dry Plates
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Oggi Nejc mi ha scritto dicendo che anche lui è riuscito a replicare gli ottimi risultati con 510pyro.
Per quanto riguarda l'esposizione in esterni sì, è un vero delirio, ma qualcuno ci riesce per cui confido nel riuscire ad accumulare un pò di esperienza e riuscire a cavarmela...
Mi chiedo come fanno i wet platers in ULF ... tipo Ian Ruthers ad esempio.

Inviato: 20/3/2024 21:05
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Re: Zebra Dry Plates
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dCitazione:

Una domanda: avevo letto da qualche parte che con il Pyro non puoi sviluppare più di un ferrotipo alla volta, altrimenti si forma una patina marrone, ti risulta?


Se intendi immergere contemporaneamente nello stesso bagno due ferrotipi non saprei, non ho provato ma non lo farei visto che l'emulsione è delicatissima e in caso di collisione durante l'agitazione si rovinerebbe sicuramente qualcosa (ieri ne ho rovinata una toccandola solo coi guanti di nitrile passandola dallo sviluppo al lavaggio).

Se invece intendi sviluppare due ferrotipi in sequenza nello stesso bagno l'ho provato e devo ammettere che il risultato nel caso del secondo sviluppo è un pò diverso nello stain, non ho visto patine però.
Ad ogni modo cercherò di usare bagni sempre freschi visti i costi in gioco (a proposito ieri 4 ferrotipi 4x5 all'aperto, sbagliate 3 esposizioni su 4, dell'unica centrata ho poi rovinato l'emulsione coi guanti )

Inviato: 18/3/2024 12:05
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Re: Zebra Dry Plates
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Bene bene. E intanto le prove e le sperimentazioni continuano. Stuzzicato da un post su Instagram, in cui un collega dichiarava risultati ottimi in termini di contrasto usando il 510 Pyro mi sono mosso subito. L'ho ordinato ed ho effettuato il primo test. I risultati sono eccezionali, il ferrotipo acquisisce uno stain ancora più "yellowish" molto azzeccato ma soprattutto il contrasto torna ad essere "normale" nel senso che non è più necessario osservare la lastra sotto una forte fonte di luce ma quella ambiente è più che sufficiente.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, anche per il collega di Instagram. Nejc Urankar, il produttore dei ferrotipi era molto scettico a causa dello stain tipico degli sviluppi al pirogallolo e invece...

Inviato: 17/3/2024 12:28
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Re: Ipse dixit
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Per la mia (limitata) esperienza del sistema zonale, lo trovo sia affascinante nella sua pulizia concettuale ma allo stesso tempo un tecnicismo che alla fine si mette un pò di traverso alla creatività. Mi spiego meglio: prima o poi se lo si vuole praticare in maniera rigorosa ci si deve scontrare con la sensitometria, con test ed esperimenti molto, molto impegnativi. Insomma trovo che sia una attività ipertecnica che tendenzialmente drena la mia (modesta) vena creativa.
E' chiaro che per chi è molto abile e lo pratica da tanto tempo la situazione è molto diversa e unitamente a tecniche avanzate di camera oscura renda la disciplina estremamente naturale. Ma non è il mio caso purtroppo.

Inviato: 19/1/2024 9:29
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Re: Zebra Dry Plates
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Marco ha scritto:
ho preso lo Schneider 360mm/620mm Convertibile, togliendo l'elemento frontale diventa appunto un 620mm, copre al pelo il formato ma per la ritrattistica va bene, ma soprattutto si trova a prezzi umani, tra i 350 e i 500 euro


Interessante questo convertibile, quanto pesa il solo 620mm ?
Al momento mi fermo al 450 Nikkor che per la verità mi va benissimo sebbene arrivare a 600 non sarebbe male.

Inviato: 16/1/2024 17:00
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Re: Zebra Dry Plates
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Marco ha scritto:
Grazie Roberto per l'esauriente risposta!! Ma ci sentiamo sicuramente per telefono nei prossimi giorni...

Ma certo!
Citazione:

Per gli chassis speravo di poter utilizzare quelli della Chamonix per il collodio umido, possono alloggiare lastre di vetro da 1mm a 3mm, proverò a scrivere al ragazzo genialoide che ci hai indicato, sicuramente mi darà risposte certe a riguardo, unico svantaggio degli chassis Chamonix rispetto ai suoi è che posso caricare solo una lastra anziché due, ma come dicevamo in questo caso caricare e scaricare gli chassis è molto più veloce e comodo perché le lastre sono già pronte allo scatto e non è obbligatorio svilupparle subito.


Le misure esatte per 8x10 sono:
201 x 251mm (7,91 x 9,88in) e lo spessore 0,6mm , che puoi compensare con un pò di spugnetta/spessore.
Altrimenti quelle di vetro sono 2mm di spessore. Puoi anche invertire quelle e verniciare di nero il retro con la bomboletta.
Secondo me il tuo holder Chamonix dovrebbe andare ben. Magari puoi iniziare con quello e poi più avanti tirare le somme.

https://zebradryplates.com/product/zebra-8x10-dry-plate-tintypes/#

Citazione:

Si, scatto con una bellissima folding Stenopeika 16x20", la uso solo per la ritrattistica in studio, Samuele ha fatto un lavoro egregio per unire rigidità ad una eventuale trasportabilità, ma è veramente un bestione ingombrantissimo, ti dico solo che per portarla in giro la devo infilare in una box di quelle che si usano per mettere le casse e gli amplificatori per i concerti, insomma un delirio di pesi e ingombri, quindi meglio che rimanga in studio...d'altronde ho scelto il formato 16x20 proprio per la mia attività di ritrattista, come ti dicevo utilizzo prevalentemente carta baritata positiva della Harman che viene già commercializzata in confezioni di 10 fogli nel formato 16x20, quindi in questo formato niente ordini speciali o serate in camera oscura a tagliare i rulli su misura...


Bellissima camera..complimenti anche a Samuele.
E la lente? Che copertura monstre deve avere?

Inviato: 15/1/2024 21:09
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Re: Zebra Dry Plates
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Ciao Marco, bentrovato!
Sì certo che ricordo i tuoi lavori in collodio umido e ricordo anche la qualità e la brillantezza dei risultati. Risultati che non ho ritrovato nel Dry Plate (meno contrasto, meno "presenza") tuttavia come dici tu il processo è mooolto più comodo!

Citazione:

Due domande:potresti darci qualche dettaglio in più sullo sviluppo? Cioè, se ho capito bene, il dry plate Zebra è un negativo che diventa un positivo nel combinato sviluppo e fissaggio

Esattamente. L'Ammonio Tiocianato fa "qualcosa" durante lo sviluppo ma senza invertire nulla, l'immagine comincia ad apparire in negativo come se nulla fosse. L'inversione vera avviene durante il fissaggio.

Citazione:

, quindi non basta un normale sviluppo ma bisogna aggiungere dell’Ammonio Tiocianato, e poi aggiungi un "non solo", se ti va potresti dettagliare meglio quando/quanto AT aggiungere e cosa intendi per "non solo"?

il "non solo" era riferito al fatto che oltre ad HC110 si possono usare anche altri sviluppi, tipo il Fomatol LQN oppure 510 Pyro, D76/ID-11, Moersch ECO, Bellini Euro HC Ilfotec HC.
I principali sono HC110 (che restituisce toni più caldi) e Fomatol LQN (più neutri).

Esempio per il 4x5 lo sviluppo è composto da 5ml di HC110, 3gr.di Ammonio Tiocianato e 300ml di acqua. Tutto qua.
Poi segue un normalissimo fissaggio in BN . Niente di più facile.

Citazione:

poi, hai provato a scattare in luce artificiale? Do per quasi scontato che dovrei "ragionare" allo stesso modo del collodio umido per quanto riguarda la luce flash, però chiedo se hai avuto esperienza...

Purtroppo non ho ancora avuto occasione, ma da quanto leggo in giro le regole dovrebbero essere le stesse.

Quindi fai anche il 16x20? Fico! Credo che Lost Light Art possa fare sia l'holder che le lastre già sensibilizzate. Non oso pensare ai prezzi però.
Tanto per un veloce riscontro, un 8x10 holder costa circa 180€ mentre una lastra sui 16€ ... considerando anche lo sviluppo e l'Ammonio Tiocianato, escludendo la spesa fissa una tantum dello chassis, una volta inchiodato il processo puoi considerare 20€ che penso ti possa lasciare spazio per riuscire a commercializzare il servizio.


Inviato: 15/1/2024 13:38
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Re: Zebra Dry Plates
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FabioBi ha scritto:
Avrei voglia di chiederti la sensibilità di queste lastre, ma dalla tua premessa sulle difficoltà di esposizione, suppongo dipenda da un discreto numero di parametri.


Ciao Fabio, in realtà la sensibilità è fissata e nota cioè 2 ISO.
Le difficoltà sono rappresentate dal fatto che l'emulsione è sensibile prevalentemente alla luce UV la quale varia nell'arco della giornata, delle stagioni, della latitudine e dell'altitudine.
Si può anche usare l'esposimetro ma essendo questo sensibile a tutto lo spettro visibile e non agli UV ti fornisce indicazioni approssimative.
Nejc fornisce sul suo sito delle tabelle di valutazione che sono tarate su Ljubljana, poi parallelamente ci sono siti ove vedere l'UV index come ad esempio questo: https://www.weather-atlas.com/en/italy/ferrara-climate .
Però quello che manca è come armonizzare tutte queste informazioni, ad es. se uso l'esposimetro come posso correggere la lettura in base all'UV index?
Da quello che ho capito l'esposizione si impara con il tempo e (molta) esperienza.
Al momento io uso l'esposimetro e le tabelle di Nejc visto che la latitudine tra Ferrara e Ljubljana non è troppo dissimile: confronto le due fonti e al limite faccio due lastre a esposizioni differenti.
Un'altra cosa che ho notato è che nei paesaggi e nelle scene aperte i raggi UV sono abbastanza incontrollabili e vengono rappresentati sull'emulsione come una cascata bianca che scende dal cielo. Si può limitare questo effetto indesiderato con un filtro giallo ma alla prova dei fatti, se ci fai caso, la gran parte delle foto Wet o Dry plate sono ritratti in studio e a luce controllata: una volta trovata la quadra con pochi test non si cambia più niente.
Insomma, è una disciplina molto particolare che ti restituisce risultati unici e penso che possa avere un discreto successo proprio per questa ragione.

Inviato: 15/1/2024 10:47
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Re: Zebra Dry Plates
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Ecco un risultato abbastanza accettabile... con la modella entusiasta dei miei test

Allega:



jpg  IMG_4059.jpg (91.74 KB)
10_65a40a7f22d26.jpg 709X945 px

Inviato: 14/1/2024 17:23
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Zebra Dry Plates
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Volevo condividere con voi le mie esperienze con una tecnica antica che ultimamente è tornata un po' di moda grazie all’amico sloveno Nejc Unkarar, titolare della Lost Light Art.
L’algoritmo di FB mi proponeva continuamente i Prodotti di Nejc, tanto che dopo essermi iscritto ad uno dei gruppi FB dedicati e, complice un Black Friday galeotto di Lost Light Art, ho rotto gli indugi e ho fatto un corposo ordine di materiale a Nejc (a proposito, ragazzo geniale e cordialissimo, oltre che estremamente efficiente e disponibile!).
La curiosità era tanta e complice anche un po' di reazione polemica verso il continuo incremento dei prezzi dell’analogico mi sono buttato. Come dire … dalla padella a brace..!

Ma andiamo con ordine… ci si trova subito davanti ad un bivio: “Dry Plate Negatives” o “Dry Plate Tintypes”? 4x5 o 8x10?

Dopo qualche ricerca e aver letto opinioni sul web (non c’è molto a dire il vero) avevo scartato, almeno inizialmente, la tecnica Dry Plate perché sostanzialmente si tratta di un negativo su vetro e quindi con necessità di invertire in positivo o digitalmente o tramite stampa su carta negativa. Niente di diverso da un negativo su cellulosa insomma.
Ulteriore possibilità un procedimento di inversione con riesposizione alla luce, che alla fine ci restituisce una diapositiva BN su vetro. Molto interessante ma cercavo qualcosa di più immediato e semplice per iniziare.
Esiste una ulteriore possibilità, che descriverò più avanti con i Tintypes (Ferrotipi in italiano) perché i risultati sono similari.

Con i ferrotipi, il supporto è metallico (alluminio o latta) ma la superficie viene poi verniciata di nero prima del coating dell’emulsione. Come detto, ho acquistato i ferrotipi già pronti.

La lastra viene esposta utilizzando appositi chassis, anche questi forniti da Nejc. A proposito, questi chassis sono prodotti direttamente da lui con stampanti 3D e sono costruiti veramente molto bene. Sono disponibili sia per Wet che Dry Plate. La versione Dry può accomodare sia il vetro che il ferrotipo.

Caricamento, scaricamento e processo sono fattibili tranquillamente in luce rossa poiché questi supporti sono sensibili prevalentemente alla luce UV.

Una volta esposti (e il capitolo esposizione è la vera sfida … di cui parlerò più avanti), a differenza del Wet Plate che richiede di procedere immediatamente allo sviluppo, lo sviluppo Dry Plate si può differire nel tempo esattamente come nel caso della pellicola classica. In fondo la tecnica fu inventata a fine 800 proprio per questo.

Come avviene lo sviluppo in positivo? Grazie ad un componente “strano” cioè l’Ammonio Tiocianato (AT) che va addizionato allo sviluppo (HC110 ma non solo). Questo è un componente da maneggiare con cura e con gli opportuni dpi in quanto particolarmente tossico. Non conosco la meccanica chimica grazie alla quale si ottiene l’inversione (a prop. l’inversione avviene durante il fissaggio) ma la cosa funziona e con solo i classici tre bagni si ottiene un positivo.

Ma la domanda è: perché molti si ostinano ad usare il Wet Plate quando è disponibile il più comodo Dry Plate? La risposta forse ce l’ho, anche se non sono sicuro visto la mia limitata esperienza: la qualità del risultato è a mio parere molto migliore a favore del wet, soprattutto nel contrasto. I ferrotipi in Dry che ho ottenuto fino ad ora sono piuttosto ”scuri” e poco contrastati. Essendo la base verniciata di nero sono molto “avidi” e vanno osservati sotto una luce potente. Questo è vero anche per il Wet ma non so dire perché con quest’ultima tecnica il risultato sia migliore.

Lo sviluppo con AT si può applicare anche alle lastre in vetro, con l’unica avvertenza di verniciare il lato emulsione con spray nero, dopo averlo sviluppato. E’ un effetto interessante perché l’emulsione è visibile, oltre che protetta, attraverso 3mm di vetro.

Per tirare le somme, sto sperimentando i ferrotipi in 4x5 per non svenarmi (12 lastre sbagliate prima di beccarne una giusta!) poi passerò all’8x10 ma francamente non so se continuerò a causa degli alti costi e dei risultati ancora un pò ambigui. A meno di attrezzarsi per il coating delle lastre in autonomia.

Come accennato il capitolo esposizione è tutta una storia a sé ed è la vera difficoltà di questa tecnica, ma ne parlerò un’altra volta quando magari avrò imparato a padroneggiarla un po'.

Inviato: 14/1/2024 17:00
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Re: panno antistatico?
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pamar5 ha scritto:
Propongo un'idea. Potrebbe essere valido l'uso di un umidificatore di quelli che vendono per i neonati. Ne esistono di vari costi, alcuni molto economici e le dimensioni sono esigue. Emettono una nube di vapore nebulizzato finissimo (non caldo). Per un locale o ambiente di dimensioni piccole potrebbe essere l'ideale. Il vantaggio è che non tende a bagnare ma umidifica per bene la zona. Non l'ho mai provato e non ho esperienza di sviluppo ma magari...

Marco


Anche questa è un'idea da provare...tra l'altro da qualche parte ne dovrei avere uno di quelli con la luce multicolore che si usano per profumare/umidificare le stanze.

Inviato: 1/2/2023 18:56
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Re: panno antistatico?
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Interessante la soluzione dello stiratore da viaggio...io uso il classico spruzzino da giardinaggio e ho dovuto provarne diversi prima di trovare quello che nebulizzasse il più fine possibile. Tuttavia non produce qualcosa di così fine come il vapore acqueo.

Per la "cabina" Ikea l'unico problema è che non è lunga abbastanza per un rullo 36 pose 35mm. Al momento il workaround è usare rulli 24 pose (soluzione preferita ma sono difficili da trovare) oppure lasciare un paio di scatti nulli a metà pellicola e poi tagliare in due per l'essicazione.

Inviato: 1/2/2023 9:33
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Re: panno antistatico?
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Io uso un copriabiti preso all'IKEA: prima di metterci dentro la pellicola spruzzo acqua al suo interno con un nebulizzatore per fare precipitare la polvere, poi appendo fino ad essicazione. Ti assicuro che funziona, poi una volta trasportata la pellicola nello scanner si attacca subito della polvere ma essendo l'emulsione secca, la si può asportare con pompetta e panno antistatico.
Se si tratta di puntini potrebbe anche trattarsi di calcare o un misto polvere/calcare, poi dipende a che livello di pulizia vuoi arrivare...la scansione non perdona, l'ingranditore è molto più indulgente...

Inviato: 31/1/2023 21:26
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Re: domanda sui collegamenti idraulici Jobo CPP-2
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Ciao Luciano, sempre usato un tubo attaccato al lavandino, senza riduttori di pressione. Mai successo niente!

Inviato: 13/8/2021 17:30
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Re: Convertire stampante a pigmenti in dye
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Non trattandosi di stampe fine art destinate alla vendita ma solo al mio esclusivo uso, non mi preoccupa troppo la durata.

Inviato: 17/5/2021 12:20
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