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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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22/6/2009 11:34
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musica ha scritto:

Come ho già scritto, per fortuna l'elettronica ci da una mano, perchè la sovra o sotto esposizione dovuta alla difficoltà di lettura esposimetrica anche su corpi come 1d e 5d in abbinamento a ottiche super luminose, è davvero critica nel mondo reale.
...........
l'esposimetro è in difficoltà quando il sensore è inondato di luce, anche con un tiraggio doppio.

Guarda che tutti i discorsi che fai sulle difficoltà degli esposimetri con le ottiche superluminose, anche se corretti, non hanno nulla a che vedere con l’argomento di questa discussione.
Qui stiamo parlando di una caduta di luminosità che non c’entra nulla né con la vignettatura, né con la lettura dell’esposimetro.
La prova, lampante, è la successione di immagini postata da Mxa.
Sono crop al centro (quindi niente vignettatura) e l’esposizione è stata misurata una sola volta e poi mantenuta costante variando solo l’accoppiata tempi/diaframmi (quindi la lettura esposimetrica è fuori gioco). Pur tuttavia tale caduta di luminosità si manifesta in modo ecclatante ai diaframmi più aperti.

Questa discussione, che non sapevo proprio come intitolare, ha come oggetto un articolo apparso qualche settimana fa su LL e segnalatomi da gatto via mail.
Questo articolo, che ho linkato nel post di apertura, NON mette assolutamente sotto accusa gli obiettivi superluminosi.
Anzi, NON mette neanche sotto accusa i sensori CMOS.
Si limita a far notare, in base a misure sperimentali, come questi sensori NON siano capaci di raccogliere tutta la luce che gli arriva da un diaframma molto aperto. E questo, per come sono fatti fisicamente (vedi disegnino di Falcopardo al post n.12).
Caso mai, mette sotto accusa le case costruttrici per aver sempre taciuto questa lacuna ed averla mascherata con un trucchetto elettronico, infatti il titolo dell’articolo è An Open Letter To The Major Camera Manufacturers.

Il diaframma, in un obiettivo, non è un elemento ottico, ma semplicemente un elemento meccanico che impedisce ai raggi periferici del cono di luce di raggiungere il sensore, cioè di “partecipare” all’immagine.
Se di diaframmi ne metto 2 o 3 nello stesso obiettivo, quello ne che determina la luminosità è il più piccolo.
Cioè, ad esempio, se tu usi il tuo 85/1,2 con il tappo montato, e se al centro del tappo hai fatto un foro diametro 15 mm, qualunque diaframma imposti il tuo obiettivo non aprirà mai oltre f/5,6 (circa).
In altre parole, con quel tappo anteriore forato sempre montato, ai fini della luminosità il tuo obiettivo diventerà un 85/5,6.
E lo sfocato sarà quello di un 85/5,6?
Non lo so, difficile fare previsioni con quel secondo diaframma in posizione così anomala.
Bisogna fare delle prove.
Un sensore coi pixel “incavati” come nel disegnino di Falcopardo, in grado di accettare al massimo raggi di luce compresi in un cono di 32°, posto dietro al tuo 85/1,2, si comporterà a tutti gli effetti come un secondo diaframma dietro l’obiettivo avente apertura all’incirca 1,8.
In altre parole, con quel sensore dietro, ai fini della luminosità il tuo obiettivo diventerà un 85/1,8.
E lo sfocato sarà quello di un 85/1,8?
Non lo so, difficile fare previsioni con quel secondo diaframma in posizione così anomala.
Bisogna fare delle prove.

Sull’articolo di LL compaiono delle misure fatte da DxO, che tra l’altro sono in pieno accordo con ciò che hanno notato sperimentalmente anche Mxa e gatto.
Se quelle misure sono corrette, dimostrano senza ombra di dubbio che un obiettivo di apertura massima f/1,2 di qualsiasi focale, montato su una Canon 7D (ad esempio), ai fini della luminosità diventa a tutti gli effetti un obiettivo di apertura massima f/1,8.
E ai fini dello sfocato?
Difficile prevederlo, bisogna fare delle prove.

Tu dici “per fortuna l'elettronica ci da una mano”, ma in questo caso l’elettronica da una mano solo al costruttore per mascherare una lacuna. Se sono consapevole di avere in mano un obiettivo f/1,8, ad aumentare la sensibilità sono capace anche da solo.
Che lo faccia l’elettronica alla mia insaputa, non mi rende particolarmente felice.



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musica ha scritto:

come ho scritto prima, le mie prove occhiometriche sui ritratti, dicono che a f 1,2 la pdc è diversa che a 1,4 e a f2....anche se nel mirino di una macchina reflex per quanto luminoso si notano con molta difficoltà, ma una volta stampate, lo sfocato prodotto a 1,2 è percettibilmente e giustamente differente da quello a 1,8

Le differenze di pdc, sul mirino, ci sono eccome, in quanto non c’è il sensore a limitare la luminosità dell’obiettivo. Che poi si apprezzino guardandoci dentro, è un’altra storia, anche perché la differenza quantitativa di sfocato tra f/1,4 e f/1,2 è inesorabilmente quella di mezzo diaframma…

Se hai degli esempi significativi di differenti sfocati a f/1,2 e f/1,4 o f/1,8, e se ne hai voglia, postali.
Potrebbe essere una prima base concreta su cui ragionare.

Inviato: 18/11/2010 21:28
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Re: Forse Nikon, ma quale corpo?

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luciano ha scritto:
Comunque, con gli obbiettivi a schema simmetrico che si usano sui banchi ottici (ed anche con obbiettivi un pò "speciali" come il Biogon dell'Hasselblad SW), il difetto di curvatura di campo è molto ben corretto


Biogon (quasi simmetrico) e obiettivi per GF (simmetrici) hanno in comune anche il fatto di non essere retrofocus, e questo credo aiuti nelle correzioni delle varie aberrazioni, curvatura di campo compresa.




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luciano ha scritto:
Ad ogni buon conto, il Live View si sta generalizzando tra tutti i nuovi modelli digireflex. Che siano Nikon, Canon, Sony o altri.

Diciamo che il Live View è un po' un "Loupe-zoom" delle reflex , ingrandisci la zona che vuoi per una messa a fuoco (manuale) fine.

Inviato: 16/11/2010 19:17
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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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Mxa ha scritto:
La mia cautela e' che il diaframma del (mio) Noctilux potrebbe non funzionare correttamente, e quindi quando passo da f/2 @ 1/15 a f/1.4 @ 1/30 il diaframma sia in realta' (metti) f/1.6 e non f/1.4.


Essere cauti è d’obbligo, ma…
Ammettiamo che sia come dici. Per metterci al riparo da questo possibile errore eliminiamo i quadratini a 1,4 e 1,2.
Dato che a f/1 il diaframma se ne va fuori dalle scatole (come su tutti gli obiettivi alla massima apertura), allora perché il quadratino a f/1 è visibilmente più scuro di tutti quelli da f/2,8 in poi? I casi sono solo tre:
1) il tuo Noctilux in realtà non è un f/1, ma circa un f/1,4
2) il tuo Noctilux ha tutti i diaframmi sballati da f/2,8 in poi
3) i pixel del sensore della tua macchina non sono in grado di registrare una parte della luce che il Noctilux gli invia a f/1.

Senza conoscere macchina e obiettivo che hai usato, propendo fortissimamente per l’ultima ipotesi.




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Fer ha scritto:
Tra le centinaia di test che abbiamo in coda, dovremmo aggiungerne uno di valutazione della p.d.c., inventandoci un setup che faccia le veci di


Non credo tu abbia bisogno di consigli, ma ti dico come farei io con mezzi minimali (non lo faccio perché l’obiettivo più luminoso che ho è un f/1,8).
Fotocamera col superluminoso su cavalletto, inquadratura di un soggetto ad infinito (molto lontano) che abbia del dettaglio vicino al centro dell’immagine (un palazzo con molti balconi o finestre, ad esempio).
Poi pianterei un bastone di diametro 27,8 mm e lungo 2,216 m (… eh vabbè, le misure volevano solo dare un tocco di scientifico all’umile bastone ) proprio al centro dell’inquadratura ad una distanza pari all’iperfocale dell’obiettivo ad una apertura non sospetta, facciamo f/8.
Metterei a fuoco il bastone col liveview e farei una serie di scatti ad aperture crescenti fino alla massima. Ritaglierei poi un croppino dello sfondo vicinissimo al bastone centrale per ogni immagine, e li allineerei uno accanto all’altro, proprio come ha fatto Mxa.
Dovremmo vedere il particolare dello sfondo diventare via via più sfocato. Fino all’apertura massima? O da una certa apertura in poi lo sfocato rimarrà costante?
Se si vuole fare la stessa prova con la pellicola, penso che con un vetrino a immagine spezzata si riesca a mettere a fuoco bene il bastone, e successivamente con uno scanner tipo Coolscan che permetterà la regolazione della messa a fuoco sul bastone centrale, vicinissimo all’area di sfondo che andremo ad ingrandire, si dovrebbero minimizzare artefatti vari.

Inviato: 16/11/2010 18:58
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Re: Forse Nikon, ma quale corpo?

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Col 14-24 prenderei piuttosto una D700 usata.
Per 3 motivi:
1) l'obiettivo si comporterebbe come... un 14-24
2) quando uscirà una FF più pixellata a costi umani, questa ti potrà servire come secondo corpo
3) se invece deciderai di rivenderla, avendola già presa usata, non ci rimetterai più di tanto

(parere personale)

Inviato: 15/11/2010 23:08
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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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Mxa ha scritto:
Quindi non voglio tirare nessuna conclusione, vi offro solo il risultato come dato sperimentale --- magari insignificante --- su cui ragionare.

Mi pare che si possa tranquillamente trarre la conclusione che alle massime aperture di quell'obiettivo il sensore della tua macchina, al centro, non è in grado di raccogliere tutta la luce che l'obiettivo gli manda.
Basta guardare la sequenza di quadratini che hai pubblicato.
Mi sembra un dato sperimentale tutt'altro che insignificante. Tra l'altro è in perfetta sintonia con le misure fatte da Luminous Landscape.


Citazione:

Fer ha scritto:
Purtroppo all'atto pratico non è così semplice.
Ad esempio, sulla DSLR si può mettere a fuoco in modo perfetto tramite Live View, compensando non solo per carenze dell'AF, ma anche per disallineamenti del mirino, focus shift etc.
Inoltre la scansione introduce altri problemi, come la planeità della pellicola che può falsare le impressioni di background blur...

Detto questo, sicuramente è un test da fare. Vedremo di attrezzarci...

Fer


Si potrebbe anche solo scattare in digitale con un superluminoso a vari diaframmi con un soggetto adeguato. In pratica fare quello che ha fatto MXA sostituendo il soggetto piano che ha usato (ottimo per vedere variazioni di esposizione) con uno tridimensionale che permetta di valutare lo sfocato.
Se lo sfocato aumenta passando da f/1,8 a f/1,4 e da f/1,4 a f/1,2, quelli di LL hanno torto.
Se rimane più o meno costante... bisogna rassegnarsi alla realtà!


Citazione:

Falcopardo ha scritto:
Infatti la luce che proviene dall'ottica si apre in un cono che ha il suo vertice al centro del gruppo ottico


Azzz ... mi eri andato così bene col disegnino precedente, ed ora...
Quest'ultimo è davvero terribbbbbbbile...

Succede esattamente il contrario, credimi, la luce che proviene dall'ottica, per ogni singolo punto immagine, parte da un cerchio che corrisponde più o meno al diaframma impostato, e si chiude in un cono che ha il suo vertice nel pixel che registrerà quel punto immagine.


Inviato: 15/11/2010 22:55
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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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luciano ha scritto:
Veramente, a me sembrerebbe che chiudendo il diaframma per valutare la PDF le cose si sistemano. E' solo a tutta apertura con obbiettivi ultraluminosi o al massimo con gli stessi obbiettivi chiusi di mezzo, massimo un diaframma (tipo appunto un 85/1,2 Canon diaframmato a f. 1,4 ) che si creano le condizioni perchè il fenomeno si renda manifesto. Oppure ho capito male?

No, no, hai capito benissimo, sono io che mi sono espresso male...
Intendevo dire, come forse anche MXA, che ciò che vedi nel mirino (alle aperture maggiori) non corrisponde a ciò che vedrai in foto per quanto riguarda la profondità di campo.



Citazione:

Falcopardo ha scritto:
Citazione:

Orso ha sritto:
Comunque, modificalo in questo modo:
fai convergere le linee rosse nello stesso punto dove convergono quelle verdi, cioè nel centro del fondo della pentola (aprendo il diaframma il piano di messa a fuoco rimane lo stesso, se l'aberrazione sferica è ben corretta).
Così si vedrà chiaramente che a forti aperture una parte della luce (area blu) finisce fuori dalla padella e viene persa.


Caso mai debbo fare arrivare le linee rosse alla base del sensore, non posso farle convergere nello stesso punto, mi si sovrapporrebbero a quelle verdi...
Ciao,
Renzo

Sì, certo, intendevo che devi farle partire dai bordi del diaframma più aperto (come hai già fatto) e farle arrivare alla base del sensore, cioè nello stesso punto dove si incontrano le 2 linee verdi.


Ora vado a dire una preghiera a San Fernando...

Inviato: 14/11/2010 13:42
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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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Mxa ha scritto:
Una delle conclusioni quindi e' che in una DSLR quello che vedo
nel mirino quando chiudo il diaframma per valutare la pdc non e'
quello che verra' registrato sul sensore. Ouch!

Da quell'articolo pare proprio di sì. Sic!


Citazione:

Mxa ha scritto:
P.S. Mi chiedo: un confronto tra la stessa immagine su pellicola e sensore FF
con identico obiettivo e settaggi
non dovrebbe essere sufficiente a chiarire definitivamente il discorso sullo sfuocato?

Certamente.
Si cercano volontari (astenersi i leicisti che in virtù del sensore a CCD pare non abbiano questo problema).
Chi ha, ad esempio, una Canon FF digitale e una vecchia Canon a pellicola, e un superluminoso (85L o 50L), può fare questo confronto.
Anche solo con una digitale (anche Apsc) e il superluminoso si potrebbero fare vari scatti ai vari diaframmi molto aperti (1,2 1,4 1,8 2 ecc.) ad uno stesso soggetto che abbia una parte sfocata ma leggibile, e vedere se all'aumentare dell'apertura, oltre un certo limite, lo sfocato sulla foto aumenta ancora o rimane costante.


Citazione:

Falcopardo ha scritto:
non ci avevo mai pensato,

in tutta sincerità, neanch'io...



Citazione:

Falcopardo ha scritto:
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In pratica ( scusate il disegno storto, ma l'ho buttato giu' alla meglio ) la luce proveniente dall'ottica corrispondente all'area azzurra il sensore non la vede o la vede molto poco, e' cosi'?

Beato te che sai fare i disegni col computer... pensa quante parole avrei avanzato nel precedente post...
Comunque, modificalo in questo modo:
fai convergere le linee rosse nello stesso punto dove convergono quelle verdi, cioè nel centro del fondo della pentola (aprendo il diaframma il piano di messa a fuoco rimane lo stesso, se l'aberrazione sferica è ben corretta).
Così si vedrà chiaramente che a forti aperture una parte della luce (area blu) finisce fuori dalla padella e viene persa.

Inviato: 14/11/2010 12:21
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Re: Forse Nikon, ma quale corpo?

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Gianluke ha scritto:
Fabio Maione riferiva che sull'A2 già è evidente la superiorità e la risoluzione dei 21 mpx rispetto alla D700. Su A3 invece no.

Sì, ed è la stessa cosa che dice FabioBi: La differenza ovviamente c’era, ma meno di quanto io potessi immaginare e per vederla bisognava avvicinarsi molto alla stampa.
L'A3 è linearmente inferiore come dimensioni del 30% rispetto all'A2.
Una differenza, visibile, che ridotta del 30% non si vede più, è davvero una "piccola differenza".

Inviato: 14/11/2010 1:39
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Re: i migliori obiettivi Canon

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Prima di comprare un 85/1,2 leggiti bene la discussione appena sotto sugli obiettivi luminosi e il digitale...

Inviato: 14/11/2010 1:31
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Re: Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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Falcopardo ha scritto:
Mi sembra di aver capito e quindi se ho capito male correggetemi, che i problemi siano due, e cioe' che c'e' una perdita di luminosita' effettiva dovuta all'assorbinento del vetro delle lenti ed una dovuta alle caratteristiche del sensore. Nel primo caso sul barilotto c'e' scritto ad esempio f:1.2 ma in effetti la luminosita' e' inferiore...

Hai capito bene.
Infatti per eliminare completamente il primo problema (perdite di luce dovute all’obiettivo) al fine di poter valutare correttamente il secondo (perdite di luce dovute al sensore), le misure fatte prendono in considerazione i T-stop (valori reali già corretti per le perdite dell’obiettivo in questione) e non gli F-stop stampigliati sul barilotto e che tutti conosciamo.
Le differenze tra T-stop e F-stop non sono poi così grandi nei normali obiettivi fotografici, tranne qualche zoom spinto, ma in queste misure si considerano i primi proprio per eliminare ogni possibile concausa.





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Falcopardo ha scritto:
...e nel secondo la forma di ogni singola cellula sensoria non consente ai bordi di ricevere completamente la luce.
La prima la capisco, la seconda nel caso delle ottiche ad alta luminosita' no, perche' si diceva che il problema era relativo ai grandangolari che inviano ai bordi del sensore la luce con una forte incidenza e non vedo come il fatto di avere una maggiore luminosita' possa influire.

No, non si sta parlando di questo.
Ciò che dici è esatto, ma riguarda la “vignettatura del sensore”, fenomeno che si verifica ai bordi del sensore.
Qui si parla di una caduta di luce che interessa tutta l’area del sensore, in modo uniforme (per rispondere anche alla prima domanda di MXA), che va ad aggiungersi a quella dovuta alla “vignettatura del sensore”, disuniforme e tanto maggiore verso i bordi del sensore.
Una caduta di luce che nessun costruttore dichiara, e che pare venga mascherata un po’ furbescamente aumentando il guadagno, cioè la sensibilità, di tutto il sensore (seconda domanda di MXA) quando tale caduta di luce si verifica, cioè alle maggiori aperture dell’obiettivo.


Provo a spiegare il perché di tale caduta di luce.

Farò finta che i singoli pixel siano tondi anziché quadrati. Non cambia nulla, ma potrò parlare di coni anziché di piramidi ed il discorso risulterà più semplice.
Allora, ogni singolo fotosito (pixel) assomiglierà ad una pentola. L’area attiva, cioè quella capace di trasformare la luce che riceve in corrente elettrica, sarà il fondo della pentola. Le pareti della pentola avranno un’altezza tutt’altro che trascurabile che dipenderà soprattutto dal tipo di fotosito, ma anche da altre particolarità costruttive. Non ho dati reali alla mano, ma da quel che mi è parso di capire, i fotositi di un sensore CCD assomigliano più a delle padelle (pareti basse) e quelli di un sensore CMOS a dei bricchi (pareti più alte).
Se unisco tutti i punti del bordo superiore della pentola con il centro del fondo della pentola, ottengo un cono che avrà la stessa base e la stessa altezza della pentola nel quale si trova inscritto. E questo cono sarà anche il massimo cono di luce che il fotosito è in grado di trasformare in segnale elettrico.
Se la luce che gli arriva sta tutta all’interno di un cono più stretto o uguale, lui la vede tutta.
Se la luce gli arriva da un cono più ampio, lui ne vede solo una parte, cioè quella che sta all’interno del cono costruito prima.

Ora vediamo un attimo come funziona un obiettivo.
Immaginiamo un obiettivo con schema ottico classico, cioè né tele né retrofocus, focheggiato ad infinito.
La luce proveniente da un punto al centro della scena inquadrata (raggi che possiamo considerare paralleli in quanto provengono da un punto molto distante) sarà focalizzata sul punto centrale del piano focale dell’obiettivo, e passerà tutta all’interno di un cono che con qualche approssimazione avrà per base il foro del diaframma e per altezza la focale dell’obiettivo.

Ci serve ancora una formuletta.
L’angolo al vertice di un cono, in base alle regole della trigonometria, è dato da: 2arctg(d/2h) dove d è il diametro della base e h l’altezza del cono.

Ora finalmente facciamo un esempio pratico con dei numeri.
Prendiamo una macchina fotografica con un sensore che abbia l’area attiva dei pixel di 4 micron e affondata di 7 micron.
Secondo la terminologia altamente scientifica introdotta prima, ogni pixel sarà una pentola di diametro 4 micron con pareti alte 7 micron.
Se sostituiamo questi valori nella formuletta di prima otterremo un angolo di circa 32°. Quindi, i fotositi di questo ipotetico sensore saranno capaci di catturare la luce che gli arriva da un cono con angolo al vertice massimo di 32°.
Adesso montiamo sulla nostra macchina fotografica un bel Canon 85/1,2 e regoliamo l’apertura del diaframma a 5,6 (diametro del diaframma 85/5,6=15 mm).
Inoltre, consideriamo solo il pixel centrale del sensore, dove non può esserci nessuna vignettatura.
Su questo pixel (o fotosito, o… pentola) l’obiettivo creerà l’immagine del punto centrale della scena inquadrata, mandando tutta la luce proveniente da questo punto all’interno di un cono con angolo di circa 10° (calcolato con la solita formuletta dell’arcotangente). Il nostro sensore la registrerà senza alcun problema.
Rifacciamo lo scatto a f/4 (diametro del diaframma=21 mm). Sul pixel arriverà il doppio di luce, ma all’interno di un cono di circa 14°. Nessun problema per il sensore.
Continuiamo a fare altri scatti aprendo sempre di più il diaframma.
A f/1,8 (diametro del diaframma=47 mm) la luce raggiungerà il pixel all’interno di un cono di 31°. Il pixel la registrerà ancora tutta, ma siamo al limite dei 32° massimi consentiti dalla sua geometria.
Poi scatto a f/1,4 (diametro del diaframma=61 mm). L’obiettivo fa entrare più luce, ma il cono che la contiene avrà un angolo di 39°. Il sensore registrerà solo quella entro un cono di 32°.
Infine scatto a tutta apertura (diametro del diaframma=71 mm). La luce che entra dall’obiettivo è circa doppia di quella che entrava a f/1,8, ma è contenuta in un cono di 44°. Il pixel continua a vederne solo 32°, in pratica circa la stessa che vedeva a f/1,8. I raggi periferici del cono di luce che l’obiettivo proietta sul pixel, cioè quelli compresi tra 32° e 44°, non vengono visti dal pixel e quindi perduti ai fini del segnale elettrico. E in questo caso sono circa il 50% del totale che l’obiettivo riesce a catturare.
Ma il processore della macchina sa di questa pecca, e allora alza tacitamente la sensibilità in modo che chi scatta non se ne accorga.
Almeno, questo è quanto mi è parso di capire da quell’articolo.

L’esempio che ho fatto contiene delle approssimazioni ed è teorico. Nella pratica le cose possono andare un po’ diversamente, soprattutto non penso ci sia uno stacco netto ad un ben preciso diaframma (fin lì tutto ok, subito dopo di colpo inizia il decadimento), ma probabilmente una variazione più graduale.
Comunque se guardiamo il primo diagramma dell’articolo di LL, ottenuto sperimentalmente con misure, possiamo notare ad esempio che scattando a f/1,2 con una Canon 7D si ha un delta EV di -0,95 dovuto esclusivamente al sensore, praticamente una caduta di luce di 1 diaframma, cioè una perdita del 50%.
La stessa che si ottiene dai calcoli che ho fatto io inventandomi le dimensioni della pentola/pixel. Per cui l’esempio che ho fatto non è poi così campato in aria…

Il discorso dello sfocato è praticamente lo stesso.
Nel nostro esempio, a parità di tutte le altre condizioni, un diaframma f/1,2 dà uno sfocato maggiore di un diaframma f/1,8 in quanto l’intersezione di un piano con un cono di luce di 44° è un cerchio più grande di quello che si ottiene intersecando con lo stesso piano un cono di 31°. Quindi l’informazione da un singolo punto immagine cade su un’area più estesa, e la risultante è uno sfocato maggiore.
Se su quel piano metto una pellicola, mi registrerà due cerchi di diametro diverso e quindi due differenti sfocati.
Se ci metto un sensore che taglia i raggi periferici del cono di luce che lo investe, mi registrerà nei due casi due cerchi pressoché dello stesso diametro e quindi all’incirca il medesimo sfocato.

Non so se sono riuscito a spiegare la cosa…, con una lavagna bianca e 4 pennarelli colorati ci metterei un attimo e vi assicuro che non sono cose difficili e chiunque capirebbe, ma a parole per me è ben più arduo…

Inviato: 14/11/2010 1:28
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Obiettivi super luminosi su digitale: servono veramente?

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Mi è stato segnalato questo articolo su LL:

http://www.luminous-landscape.com/ess ... amera_manufacturers.shtml

Da quanto mi è parso di capire, le misure effettuate mostrerebbero come oltre una certa apertura massima dell’obiettivo la luce in più che arriva al sensore in realtà non venga registrata, a causa dell’angolo di incidenza troppo elevato. Il processore, che sa di questo limite, aumenterebbe tacitamente la sensibilità alle aperture più grandi per far sì che il fotografo non se ne accorga. Anche lo sfocato, sempre per lo stesso motivo, non aumenterebbe.
Sempre se ho capito bene, dal basso del mio pessimo inglese.
La cosa mi sorprende un po’, e mi piacerebbe sentire qualche vostro parere.

Inviato: 9/11/2010 22:06
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Re: Francesca Woodman

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luciano ha scritto:
Qualcuno ha visto la Mostra che è attualmente allestita a Milano?

Io, alla fine di luglio, e... ci ho capito ancora meno di te.
E' questione di gusti, e personalmente quelle foto (e video) non mi sono piaciute. Quando sono uscito ho preso il 3 e sono andato a lustrarmi la vista con Olaf e Stern...

Inviato: 25/9/2010 23:23
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Re: 3 lenti Tilt-Shift da Schneider-Kreuznach

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Hologon ha scritto:
Non comprendo la scelta delle focali in riferimento a un uso con le DSLR.

Sono focali da still life in studio. Anche Nikon ha un 45 e un Micro 85 TS.
Certo manca una bel grandangolo... anche se con quei prezzi a me "mancherebbe" anche se esistesse...

Inviato: 22/9/2010 8:39
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Re: Nuova Fujifilm X100, compatta con sensore APS-C

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Hologon ha scritto:
sono del tutto convinto - e non è certo il mio un odio o un pregiudizio di fondo per la tecnologia - che le fotocamere con comandi tradizionali siano più veloci, intuitive ed ergonomiche da utilizzare rispetto a quelle con pulsantini vari. Perlomeno lo sono per me.


...siamo almeno in tre.

(anche se penso dipenda solo da come si è cresciuti...)

Inviato: 22/9/2010 8:35
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Macro... mooolto spinte!

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Vorrei segnalare queste foto che ho trovato stamattina sul sito di Repubblica:

http://www.repubblica.it/salute/ricer ... io-7291495/1/?ref=HRESS-7

alle quali aggiungo un mio personalissimo commento.

1) Non le avrei assolutamente assegnato il primo premio
2) Quella che mi piace meno di tutte, altrochè secondo premio. Simulando una foto aerea, lo sfocato in lontananza disturba decisamente.
3) Bella, ottima la composizione.
4) Primo premio. Stupenda immagine, accuratissima la composizione, perfetto lo sfocato sullo sfondo. Al massimo l’avrei contrastata un pelo in più. Complimenti all’autore come fotografo, come microscopista (condizioni strumentali molto impegnative) e per l’ottimo titolo (anche se era una ghianda e non una nocciolina).
5) Molto elegante, buona la composizione, perdonabili le bruciature a destra in quanto inevitabili con quelle forme.
6) Secondo premio. Ottima la rotazione, perfetta tensione di accelerazione in funzione del materiale in modo da sottolineare i contorni.
7) Non mi dice un granché.
8) Curioso l’effetto, ma nell’insieme è un po’ piatta.
9) Carina, simpatico il titolo.
10) Discreta, ma non mi entusiasma.
11) Bella, molto tridimensionale, esposizione e contrasto perfetti.
12) Astigmatismo inaccettabile.
13) Alte luci bruciatissime, forse a causa dell’eccessiva tensione di accelerazione, composizione troppo pasticciata.


PS: non sapevo dove postare; prego i Mod. di spostare eventualmente nella sezione più adatta.

Inviato: 22/9/2010 8:30
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Re: Canon a caccia di record!!

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E addio per sempre alla vignettatura.

Inviato: 8/9/2010 14:55
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Re: Exploit di Canon: un sensore da 120 MP

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Fer ha scritto:

Ma cosa succede applicando una deconvoluzione Richardson-Lucy a tutte e due le immagini?

Veramente impressionante!!!
Suggerirei di spostare in un topic a sè, con altro titolo, per dare maggior visibilità



Citazione:

Fer ha scritto:
ma guardate i pattern più piccoli: distrutti dall'aliasing.
Non solo il clamoroso moiré che si vede in ...

Domanda da ignorante: perchè? il filtro anti-aliasing, che suppongo la 5DmkII abbia, non dovrebbe servire ad evitare proprio questi effetti?

Inviato: 8/9/2010 14:53
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Re: cercasi portarullini in plastica per allevamento di rane

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bezdomnyj ha scritto:
Venezia è effettivamente piena di "rane tropicali": in Campo San Luca e in Campo San Polo se ne vedono continuamente, in Piazza San Marco un po' meno (penso per via dei gabbiani, che ne sono golosissimi)



Secondo il Sabellico la Scuola dei Raner (allevatori di rane) è una delle più antiche di Venezia; pare infatti che già  nel XIII sec avessero un altare a San Marcuola. Fu solo negli ultimi anni del ‘400 che l’istituzione si divise in Scuola dei Raner Normal e Scuola dei Raner Tropical, e questi ultimi spostarono la propria sede a San Zandegola.
Marin Sanudo, nei sui Diarii, cita un curioso fatto risalente all’estate del 1510. Un tale Zane Trevisan, raner tropical a Cannaregio, si rivolse alla Scuola degli Spezier de Fin (farmacisti) chiedendo se qualche affiliato potesse fornirgli dei piccoli vasetti vuoti, tondi e scuri, che a quel tempo venivano usati per contenere certi unguenti, al fine di utilizzarli per allevare i sui girini tropicali. Il povero Zane non venne preso troppo sul serio e decise di andarsene con le pive nel sacco. Appena uscito in Campo S. Aponal, udì da una finestra aperta della Scuola lo sghignazzare degli spezieri che ancora lo deridevano. Allora perse le staffe e voltandosi gridà a gran voce quella che era da tempo considerata la peggiore di tutte le ingiurie: “Ve nassa el vermocan!”
Fu denunciato ai Signori di Notte al Criminal, che lo condannarono all’esemplare pena di giorni 30 ai Pozzi (sentenza riportata anche nelle Raspe, vol.XXI).
In seguito a questo fatto nacque un forte astio tra le due scuole di mestiere, che però si dissolse misteriosamente e improvvisamente una decina d’anni più tardi. Lo stesso Sanudo non sa spiegarsi il motivo. Una delle ipotesi tardive più attendibili è forse quella dovuta al Gallicciolli (Delle Memorie Venete...), secondo il quale proprio in quegli anni nacque un accordo commerciale segreto tra i Raner Tropical e gli Spezier de Fin della Serenissima. Pare infatti che la famosa Triaca veneziana preparata da questi ultimi, che in quel secolo si guadagnà la fama di essere la migliore di tutte, contenesse un 65esimo segretissimo ingrediente: Stercus Ranae Tropicalis


PS: ad onor del vero devo dire che ben una delle notizie date stasera dal tg1 è vera: bere alcolici con questo caldo non è consigliabile!

PS2: (serio) sono contento che FabioBi abbia risolto il problema dell'allevatore veneziano.

Inviato: 3/7/2010 23:56
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Re: Il sensore "bombato"...ma sara' utile?

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Quella del “sensore curvo” è sempre stata una delle cose che più mi hanno incuriosito e divertito nel leggere i forum di fotografia.
Ad incuriosirmi, i motivi scatenanti di questa fantasia.
A divertirmi, in alcuni casi fino alle lacrime agli occhi dalle risate, quasi tutto quello che viene scritto in proposito.

Sì, perché fin dalla scuola media ci insegnano che una lente (e quindi un obiettivo) mette a fuoco un’immagine piana su un altro piano e non su una superficie curva. Già  questo dovrebbe far nascere forti dubbi sulla capacità  di funzionare di un sensore curvo posto dietro un obiettivo qualunque.

Al di là  di certi paralleli sbagliatissimi tra fotocamera ed occhio umano dove la retina è curva, credo che il primo motivo in ordine cronologico che abbia indotto (i fotoamatori) a pensare al sensore curvo sia stata la vignettatura.
Questo fenomeno, che da sempre affligge gli obiettivi per motivi meccanici ed ottici, è stato praticamente scoperto dalle masse solo con l’avvento del digitale che portando in dote la “vignettatura del sensore” ha peggiorato l’effetto sull’immagine finale.
Ma se il sensore vignetta perché i fotositi periferici ricevono i raggi luminosi con angoli minori rispetto a quelli centrali, allora perché non fare un sensore curvo dove tutti i fotositi ricevano la luce con lo stesso angolo di incidenza?
In questo modo la vignettatura (del sensore) scomparirebbe!
Vero!!
Purtroppo scomparirebbe anche l’immagine, che risulterebbe a fuoco sul solo punto centrale o su un sottilissimo anello del fotogramma, e completamente distrutta in tutti gli altri punti.
Una volta mi è stato fatto notare, su altro forum, che avevo ragione a sostenere questo in quanto consideravo un sensore curvo a forma di calotta sferica, ma se il sensore fosse diventato una parabola si sarebbero ottenute immagini perfettamente a fuoco sempre. Però l’autore del post si augurava che ciò non avvenisse mai (!!!!) in quanto si sarebbe perso per sempre lo sfocato che lui amava tanto. E’ difficile non sbellicarsi dalle risa in certi casi…

Molto più recente e sicuramente meno ridicola, è la motivazione della correzione della curvatura di campo degli obiettivi.
Una delle (tante) aberrazioni degli obiettivi reali è la curvatura di campo, che fa sì che un obiettivo reale (a differenza di quello ideale che ti insegnano alle medie) metta a fuoco un’immagine piana non su un altro piano ma su una superficie leggermente incurvata.
Allora, se costruisco un sensore che abbia quella leggera curvatura, gli effetti deleteri di questa particolare aberrazione scompariranno.
Verissimo!!
Purtroppo, quella superficie non è quasi mai una calotta sferica, bensì paraboloidale, il cui raggio variabile comporterebbe la costruzione (anche se per assurdo fosse possibile) dei sensori ad uno ad uno.
Purtroppo, quella superficie varia da un obiettivo all’altro, ed il suo raggio di curvatura (dato in prima approssimazione dalla somma di Petzval) puà esser positivo o negativo. Questo vuol dire che mentre la calotta risulta concava rispetto all’obiettivo in buona parte dei casi, in certi teleobiettivi con somma di Petzval negativa la calotta risulta convessa rispetto all’obiettivo.
Purtroppo, quella superficie pur non variando al variare del diaframma come suggerisce Palmerino (chiudendo il diaframma aumenta la profondità  di fuoco e quindi la resa generale dell’immagine, ma la curvatura di campo rimane costante) varia invece al variare della distanza di messa a fuoco.
Quindi, anche ammettendo che la curvatura di campo sia l’unica aberrazione che sposta i punti di messa a fuoco dal piano di messa a fuoco ideale, e volendola correggere “andandogli dietro” con la superficie del sensore, si dovrebbe cambiare il sensore assieme all’obiettivo ed ogni volta che si varia da distanza di messa a fuoco. Comodo eh...?

Ma non basta.
La curvatura di campo non è affatto l’unica aberrazione a spostare i punti di messa a fuoco dal piano ideale. A questo fenomeno contribuiscono pure gli astigmatismi e l’aberrazione sferica.
Mentre gli astigmatismi sono strettamente correlati con la curvatura di campo tanto che i progettisti di obiettivi dosano i primi per correggere parzialmente la seconda, l’aberrazione sferica è fortemente dipendente dal diaframma.
Ne consegue che il luogo dei punti di massima definizione dell’immagine, o superficie di best focus, risultante dalla curvatura di campo + gli astigmatismi + l’aberrazione sferica, è una superficie incurvata attorno al piano teorico di messa a fuoco che varia la sua forma (a volte anche parecchio strana) al variare del diaframma, della distanza di messa a fuoco e da un obiettivo all’altro. Questa superficie dalla forma strana e variabilissima sarebbe quella che bisognerebbe cercare di “seguire” col sensore per correggere questo tipo di aberrazioni residue. Me la vedo davvero dura...

Non entro nel merito delle difficoltà  (sarebbe meglio chiamarle impossibilità ) costruttive, voglio solo ricordare che i “salami” citati da Fer sono dei monocristalli, ed i piani cristallini sono... piani e non curvi!




Inviato: 3/7/2010 16:10
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Re: Meno scatti...

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Citazione:

samuel ha scritto:
Ma siete sicuri che ci sia questa smania all'iperscatto e poi in chi? nell'appassionato, nel dilettante evoluto, nel professionista? a me sembra a volte un'invenzione, come tante altre...


Citazione:

pamar5 ha scritto:
Quando ho letto il titolo del 3ad, ho subito immaginato dove si sarebbe giunti. Con il digitale si scatta a vanvera. Tutto dipende dall’avvento del digitale. Prima si scattava con un altro atteggiamento. Non si pensa più. Basta fare 300 scatti e si sceglie dopo (tanto non costa nulla)……
Domando: ma ne siete davvero certi? Convinti? Avete qualche prova certa?


Sì, è una delle poche cose di cui sono sicuro.
Prove certe? A vagonate…

Ovviamente sto parlando della maggioranza di quelli che fotografano, non della totalità .
Giuste le considerazioni di Samuel…, ma quanti sono i giovani tra i 22 e i 26 anni che frequentano un “laboratorio fotografico”? L’1%? Noooo…, molti di meno.

Concordo in toto con gli interventi di Danipen e Maceric.

Oltre ai mercatini on line dei vari forum, che seguo con costanza, e da dove si evince che almeno il 99% dei fotoamatori che cambiano fotocamera digitale scattano come dei forsennati (come già  fatto notare da Maceric), basta leggere le varie discussioni sui grandi forum di brand, quelli con decine di migliaia di iscritti, per rendersi conto della quantità  abnorme di scatti che vengono fatti in era digitale.
E’ inutile, con la pellicola ogni click costa, col sensore no.
E questo, per moltissimi, fa la differenza.
Se per il professionista la differenza è poca (un matrimonialista o peggio un fotografo sportivo doveva anche prima fare molti scatti, quindi “ora” a fronte di un modesto incremento di scatti benedice un cospicuo risparmio), per il fotoamatore la differenza è enorme.
E’ una differenza psicologica. Grandissima. Scattare in digitale non costa. Quindi scatto, scatto, scatto,…
Non tutti, lo ripeto, solo la stragrande maggioranza.

Un’idea che ci si fa su internet? No, no,… scendiamo pure in campo.
Potrei citare molti esempi dove mi sono trovato tra molti altri che fotografano, ne cito uno solo: il carnevale di Venezia, che frequento da anni, per diletto.
A occhio, anche se non li ho mai contati, direi che 4 su 5 scattano in digitale, e 1 a pellicola (parlo solo di reflex piccolo e medio formato). Credo di poter affermare che i primi, a parità  di condizioni, scattino 10 volte più dei secondi.
A mio avviso non si tratta di opportunità  in più, ma di pensare meno.
Ho visto sparare raffiche di 10 o 15 foto ad una maschera immobile in posa. Dove io ho scattato UNA diapositiva. Perché scattarne due, per il mio modo di vedere le cose, non sarebbe servito a niente.
L’anno scorso mi sono fermato 11 giorni. Sempre bel tempo, sempre “sul campo” dall’alba al tramonto. Due reflex a pellicola, una dia l’altra BN, due sole ottiche fisse, ben 7 rullini da 36 pose in tutto. Una faticaccia. Ho avuto modo di parlare con alcuni aficionados dell’evento che scattavano in digitale, in parte a voce e in parte via internet dopo: la media, in quella dozzina di giorni, era di 7.000 scatti. Ho avuto modo in seguito di vedere una selezione di un centinaio di questi scatti, suppongo i migliori. Una decina da invidia, una trentina buoni, una sessantina così così. E gli altri 6.900?

Colpa del digitale, dunque? Ma nooo… è una questione di testa…
La frase di Douane Michaels che Pamar ha in firma mi riporta a 3 o 4 anni fa. Un mattino col sole appena alzato incontrai un grosso nome di fama internazionale, che stava montando la macchina sul cavalletto tra le colonne di San Marco e San Todaro. Un paio di assistenti gli radunarono delle maschere e le fecero disporre come lui voleva. Scattà UNA foto (per la verità  furono una ventina di scatti, trattandosi di una panoramica con braketing dell’esposizione), fece baracca e burattini e se ne andà. Aveva una reflex digitale.
Altro piccolo esempio (fotograficamente agli antipodi, con tutto il rispetto…). Mia moglie, 20 giorni in Libia con 5D col 17/40 e il 70/200. Delle 2 schede da 8 giga una è tornata vuota, l’altra con 470 Raw.

Non credo quindi che si possa incolpare il digitale di questo fenomeno. Però bisogna ammettere che aiuta.
Un’ultima storiella e poi vado a dormire. A novembre andai a Milano al funerale di Alda Merini. Quando uscimmo dal Duomo, dopo la cerimonia, tra la folla c’era una anziana signora su una sedia a rotelle, e molta gente andava a salutarla, le stringeva la mano, si diceva onorata di averla conosciuta seppure in quella triste occasione, e molti le facevano delle foto. Tante compatte e telefonini, ma anche diverse reflex digitali. Io la guardavo e non riuscivo a capire chi fosse. Quando la signora se ne andà con la sua accompagnatrice, origliai invano tra la folla che andava disperdendosi nella speranza che qualcuno pronunciasse il nome.
Macchè…, doveva essere una persona così nota che tutti continuavano a parlare della sua presenza al funerale senza mai nominarla.
Ad un certo punto la curiosità  mi fece superare la vergogna della figuraccia, e decisi di chiedere.
La scelta della persona alla quale mi sarei dichiarato come il più ignorante dei beoti, cadde su un giovane che armato di reflex digitale in un quarto d’ora aveva fatto a quella signora non meno di 150 scatti. Si faceva largo tra la gente tenendo la macchina in alto, scattava quasi sempre a raffica, alzandosi in punta dei piedi, inginocchiandosi per terra, zoomando in continuazione. Ora che la signora se n’era andata, si era messo un po’ in disparte e scorreva le immagini sul display. Forse scelsi costui perché una figura di cacca di fronte a uno che come età  poteva essere mio figlio mi sembrà un po’ meno dolorosa.
Mi avvicinai e gli chiesi: “Scusa, non sono di Milano e oggi sono così rintronato che non ho neanche riconosciuto quella signora sulla sedia a rotelle,… mi dici chi era?” e lui, candidamente: “Non lo so.”


Inviato: 7/5/2010 1:16
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