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Re: D.McCulling

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8/10/2006 17:44
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Perchè sbagliavo, capita.
Grazie
bs
marco

Inviato: 31/12/2009 18:17
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: D.McCulling

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8/10/2006 17:44
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Ce la stiamo rimbalzando tra noi due e dunque possiamo anche andare un po OT....e poi non mi sembrano discorsi non attinenti. Hanno a che fare, eccome.
Penso che McCulling in diverse foto raggiunga un grande equilibrio tra contenuto e tecnica fotografica, dove per tecnica si intende (e se ne puà discutere, qui uso un concetto un po allargato) l'esposizione e la composizione. Talvolta la parola tecnica viene usata al posto di tecnologia. McCulling non parla di tecnica (come ha esposto e composto) ne tantomeno di tecnologia (che macchine usa, espedienti tecnologici per migliorare le luci, ecc, ecc). Accenna alla Pentax e alla Nikon (senza spiegare quali) solo per dire che una Nikon si era presa una pallottola al suo posto.
Un libro dove invece si parla di tecnica, sempre intesa come esposizione, composizione, espedienti per fotografare, ma con una grande capacità  di rendere il tutto omogeneo alla visione del fotografo é O.Lugon, Lo stile documentario in fotografia, Electa che racconta la parabola di W.Evans&Co nella definizione di questo approccio alla fotografia, a cui i vari Becher e buona parte della fotografia contemporanea deve moltissimo.
Ci sono anche altri interessanti libri usciti in questi due/tre anni, ma semmai ne parliamo un altra volta.
bs
marco

Inviato: 31/12/2009 12:50
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Re: D.McCulling

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ciao Marco,
come sai la questione é vecchia come la fotografia e anche qui ne abbiamo discusso molte volte. Per me la tecnica é fondamentale (sebbene io per primo abbia alcuni problemi in questo senso), ma la qualità  di una fotografia é valutabile solo in parte per la tecnica. Il restante, e cioè la maggior parte, é legato ad una capacità  di trasferire in una fotografia un pensiero, una visione. Se non c'è questo, per me, una foto rischia di valere poco.
Constato poi che é sempre molto diffcile, soprattutto nei forum, parlare di queste cose. Le ragioni sono tante, e tra queste credo che ci sia una scarsa attenzione alla valutazione delle fotografie, alla conoscenza della storia, delle diverse tematiche legate alla fotografia. Spesso ciò che sa di "cultura fotografica" viene visto con sospetto, come se fosse imparentato con atteggiamenti snobistici e intellettuali, fini a se stessi. Non intendo aprire questo file, per carità , ma ad esempio in lingua italiana non esiste un forum/blog nel quale si sappia parlare di questi aspetti. A parte blog come hyppolitebayard o cameraobscura - e qualcun'altro - dove con grande qualità  presentano i lavori di fotografi. Quando dico parlare intendo il confronto. Ci sono diversi altri blog, ma il confronto é aria fritta. Responsabilità ? dei blogger e dei fruitori. I primi spesso non accettano quello che non rientra nelle loro idee (avrei diversi esempi...) gli altri si sperticano in lodi con una capacità  critica veramente molto bassa.
Scusa la tirata, ma la questione la sto seguendo da un po di tempo e...mi é venuta fuori.
Ci sentiamo
bs
marco


Inviato: 30/12/2009 17:40
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Re: D.McCulling

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Forse non mi sono spiegato bene. L'impotenza e l'indifferenza, a mio parere, si rintracciano all'interno della foto, tra i soggetti presenti nella foto. E' questa capacità  di mostrare con una fotografia un fatto, la morte o la sofferenza o altro, e il contesto intorno, con le altre persone, costruendo così una relazione tra il soggetto principale e gli altri. E ad un diverso livello di lettura diventa centrale questa relazione. Non mi riferivo al rapporto tra McCulling e il nemico, o chiunque altro. Anzi, McCulling aveva una sua capacità  di guardare oltre gli schieramenti e semmai si basava sulle proprie convinzioni personali. Concordo sulle considerazioni che fai. Nel libro parla di quella foto, ammettendo di averla in qualche modo ricostruita, con il tono che sottolinei. E' una gran bella foto e posso credere quanto abbia influenzato Nachtwey.
A mio parere le foto di contesto riescono a restituire quel senso di dicevo prima. Gli scatti di dettaglio e i primi piani hanno dalla loro una grnde capacità  simbolica. Come ad esempio quello del soldato in stato di shock.
Spero di essermi spiegato.
bs
marco

Inviato: 29/12/2009 20:40
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: scarpe da trekking: gore-tex sì, gore-tex no?

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ciao Falco, certe scarpe ben curate reggono negli anni, é vero, però dico che bisogna stare attenti, soprattutto a questo tipo di scarponcino. Si usurano con un uso intensivo e nel giro di qualche anno. Poi dipende anche dal piede che si ha...dal corpo che si ha...da come si cammina, da dove si va, come si tengono, dove si tengono, ecc, ecc...
Però sono meno peggio delle digitali!
bs
marco

aggiungo una cosa...ma perchè non si apre un blog di montagna? a giudicare dal numero di letture, penso sia uno dei primi tre in assoluto!!!

Inviato: 29/12/2009 16:35
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D.McCulling

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Nelle vacanze di Natale ho deciso di leggere Donald McCulling, "Un comportamento irragionevole" ed. Contrasto. premetto che trovo McCulling uno tra i massimi fotografi di guerra. Sebbene partissi con queste premesse penso di aver capito una cosa in più, che credo importante, di McCulling: le sue foto, la sua intera vita, disturbano.
E' arrivato alle massime onorificenze, é riconosciuto anche attraverso i premi che ha avuto, ma non viene citato come altri grandi. Provo a spiegarmi. Nel libro si racconta attraverso alcune tappe della sua carriera scorrendo in parallelo la sua vita. Come fotografo - nel libro non si parla mai di tecnica - ha visto l'inferno, scampandola sempre. Nella vita ha conosciuto cosa sono i fantasmi che non lasciano rimarginare le ferite.
Non é epico, alla Capa, ha percorso strade non sempre percorribili, ma la pagina sulla foto del bambino albino biafrano é da groppo in gola. Ma sono le foto che rivedendole più volte mi hanno stupito di nuovo. Sia chiaro, oggi non si fotografa quasi più in quel modo, i reporter, nel bene e nel male, fanno altre cose. A parte i primi piani, le sue foto fatte con il grandangolo restituiscono sempre un centro dell'attenzione e il contesto nel quale il soggetto é inserito. Ed é nella relazione tra il soggetto e le altre persone che sta un elemento della sua estetica (intendo come visione della vita). C'è impotenza o indifferenza in queste relazioni. Impotenza perchè sembra che di fronte alla morte, al dolore non si possa far nulla (la foto fatta a Cipro con la donna che piange il marito e gli altri che guardano impotenti), indifferenza perchè é il nemico che é morto (la foto del gruppo di cristiani-maroniti che cantano e suonano di fronte ad un cadavere). McCulling non racconta solo l'orrore della guerra, ma racconta anche l'impotenza e l'indifferenza. Ed é questo che disturba. Perchè quell'indifferenza e quell'impotenza possono essere anche di chi guarda le foto. Almeno é quello che penso.
Per questo lo trovo straordinario, perchè ci offre una lezione di fotografia altissima mettendoci veramente con le spalle al muro, e perchè sul piano umano ha accettato, consapevole o meno, di vivere sino in fondo la sua vita.
Il libro é anche una testimonianza di come il fotogiornalismo é cambiato tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90, con l'avvento di Murdoch&Co.
Ci sarebbero molte altre cose, ma diventa lunga.
bs
marco

Inviato: 29/12/2009 16:31
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Re: scarpe da trekking: gore-tex sì, gore-tex no?

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Goretex c'è, Vibram credo di si (o analoghi). Se senti ben fasciata la caviglia molto meglio. Purtroppo non abbiamo i piedi di chi abita nel Nepal e le foto di Falco dicono cosa puà succedere agli scarponi. A me é successo all'inizio di un breve trekking nel Verdon, nel giro di 5 minuti entrambi gli scarponi si sono sfasciati. Colpa mia. Erano vecchi e bisogna stare attenti dopo un loro uso intensivo, di almeno due/tre anni. Scotch americano girato più volte e sono arrivato alla fine. Ma la camminata lo consentiva.
I piedi reggono tutto il resto del corpo.
buon scarpone,
bs
marco

Ha ragione gst73, le calze. Calde e traspiranti.

Inviato: 29/12/2009 15:50
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Re: Auguri.

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Auguri, e scattate...
bs
marco

Inviato: 24/12/2009 9:02
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Palomar ?? a chi stai rispondendo?
personalmente, ti ho persino citato....
bs
marco

Inviato: 22/12/2009 23:40
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Incontri analogici andrebbero fatti, organizzati in diversi modi...é quello che più volte ci si é detti anche con gli amici di fotoavventure/effeunoquattro. Non solo di impostazione e taglio tecnico ma anche legati a tematiche artistiche/estetiche e quant'altro. In questa discussione ci sono stati più di 50 interventi (é chiaro diversi appartengono alla stessa persona) e più di 1200 letture. Non si puà dire che non é di interesse. E forse meriterebbe qualcosa di più...come anche altre tematiche, ovviamente.
Approfitto per gli auguri vari e di buon anno a tutti quanti.
bye
bs
marco

Inviato: 22/12/2009 12:28
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Re: Il digitale cambia la visione?

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x cristiano,
capisco il tuo punto di vista e se guardo alla costruzione dell'autore dico delle cose. Sono anch'io un fotografo (tra poco metto in linea il nuovo blog/sito e spero che lo si capirà ). Ma alla domanda sulla nuova visione credo che si possa rispondere anche da una strada non estetica. O perlomeno partire da li. In fondo la fotografia deve il suo spessore anche per le caratteristiche tecnologiche.
Poi non c'è dubbio che se partiamo dall'autore, dal fotografo, si puà scrivere un altra storia.
bs
marco

Inviato: 19/12/2009 18:20
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Provo a precisare una cosa. Il mio discorso sulle macchine é altra cosa dal discorso sull'arte, sull'estetica. Non è il discorso che hai ricordato del rapporto macchine e arte sul quale non si puà che concordare, anche perchè é storia. Volevo sottolineare un altro aspetto comunque legato alla visione. La questione é che stiamo usando, almeno credo, il concetto di visione con angolature diverse.
Quello che dico é che la visione del mondo é cambiata con l'ausilio delle macchine, cioè da sempre, ma tra l'800 e il 900 ancor di più con le macchine della visione, cinema, fotografia e poi televisione nel 900 e poi il virtuale. E' più un discorso di antropologia della visione. Il cinema ha introdotto, tra le tante cose, lo sguardo per dettagli, cosa che non é che fosse così presente nell'arte. Ma è solo per fare un esempio di come, se si vuole rispondere alla domanda iniziale forse bisogna volgere lo guardo non tanto all'arte, alle forme dell'estetica come la intendiamo in genere, ma a quel campo di studi dove si é cercato di capire come é cambiata la visione come conseguenza dell'uso delle macchine, sia nel contesto comunicativo, che professionale (senza escludere, ovviamente, il fatto che i media hanno influenzato enormemente le estetiche artistiche). Detto questo potremo arrivare a dire che il digitale non é che un piccolo tassello di un processo e nulla di più. Il fatto é che non lo so.
bs
marco

Inviato: 19/12/2009 15:58
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Detta così non stiamo nemmeno dicendo cose tanto diverse, benchè ritenga che nella fotografia ci siano state visioni nuove che nel campo artistico non esistevano, (che poi personalmente non interessino, vabbe, ma si ragiona anche per cercare risposte ad una domanda fatta all'inizio, proprio sulla visione). Personalmente ritengo anche che la fotografia non viva solo nell'arte, tutt'altro, ha un propria capacità  di produrre estetiche e nel 900 questo é avvenuto.
Tra le diverse, come dici anche tu, quella classica, nel senso di un riferimento all'estetica classica.
E allora torniamo a dire che é già  stato detto tutto.
Ma...se parliamo di visione aggiungerei una cosa che non c'entra nulla con l'arte (dalla quale tento sempre di sfuggire). C'è un interessante libro, Charles Goodwin, Il senso del vedere, Meltemi, che affronta le pratiche della visione in diversi campi professionali, dall'archeologia, all'oceanografia, al controllo aereoportuale e di come le persone che vi lavorano sono influenzate nel loro "guardare il mondo" da macchine che guardano per loro, restituendo immagini di realtà  alle quali non hanno accesso diretto, e che appunto sperimentano solo attraverso immagini. Da questo punto di vista credo che si possa parlare di visione nuova perchè assolutamente inesistente nel mondo pre-macchina. Credo che la domanda fatta all'inizio possa trovare una risposta più facilmente all'interno di questo tipo di studi piuttosto che in quello dell'estetica propriamente intesa.
bs
marco

Inviato: 19/12/2009 12:45
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Intendi questa ?(altre non ne ho trovate)"con visione si intenda l'intuizione, l'idea, insomma quell'"inizio" del processo inventivo che ha più attinenza con l'intelletto che con gli strumenti che poi serviranno per "incarnare" e concretizzare l'opera.
Anche in fotografia ritengo che questo atteggiamento classicista sia possibile e molto fecondo.
".
Se é questa la definizione, ci ritrovo solo la questione dell'intuizione e non ad esempio, la questione formale come nella definizione di classico che ne da il Wofflin (stile lineare, rappresentazione per piani, forma chiusa, molteplicità , chiarezza assoluta). Per questo fatico a capirla anche perchè, appunto, parla solo dell'intuizione, se invece c'è dell'altro, forse non l'ho semplicemente trovato.
In ogni caso, se ci si rifà  alle forme é abbastanza naturale dire che non c'è differenza tra analogico e digitale perchè in quanto visivo, appartengono a quella generale dimensione del visivo che é compresa in queste forme. (Wofflin fa riferimento all'opposizione di forme clasico/barocco, dove le forme sono modi di vedere). Di volta in volta anche i risultati specifici del digitale apparterranno o al classico o al barocco (pittorico, rappresentazione per profondità , forma aperta, unità , chiarezza relativa). Se stiamo su questa definizione non c'è nuova visione: é già  tutto detto.
Ma è sufficiente per definire la visione?
bs
marco



Inviato: 18/12/2009 22:59
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Se in questa discussione non si é detto nulla a proposito di visione, portaci la tua opinione, Cristiano, potrebbe essere interessante. Anche perchè vorrei capire cosa vuol dire ideale estetico classico in fotografia perchè non lo so.
bs
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Inviato: 18/12/2009 22:06
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Re: Il digitale cambia la visione?

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La guerra di religione ovviamente riguarda le idiozie a proposito del fatto che sia meglio uno dell'altro, ma non é quello che Mxa ha detto. Insisteva sul fatto che le potenzialità  del digitale si esprimessero non solo nella replica della fotografia analogica. Sarebbe però interessante continuare a commentare nella sua discussione.
In ogni caso mi sembra sensato discutere sulle differenze che ci sono tra i due sistemi. In giro se ne discute, basterebbe quello che ha detto Palomar per capire quanto il digitale, anche nella sua versione "simil analogico", in realtà  non lo é mai. E'diverso.
No?
bs
marco


Inviato: 17/12/2009 16:33
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Chiaro Falco, e sono d'accordo. Nella domanda di Hologon c'è però quella parola magica che é visione. Allora dovremmo intenderci cosa si vuole dire con visione. Uscendo un attimo dalla risposta diretta a Falco, mi ripeto, ma credo che il digitale in quanto tale non abbia ancora fatto vedere sino in fondo cosa puà fare. Allo stato attuale sembra un pezzetto della storia della fotografia dove una valanga di cose, erano già  state pensate proprio perchè uscivano dalla logica della rappresentazione della realtà  come fedelta alla realtà . La fotografia é sempre stato un campo di gioco dove si sono giocate molte parite diverse. Quella del digitale io non l'ho ancora capita, esteticamente intendo. Per questo do ragione a Mxa perlomeno nel preoccuparsene, ma allo stesso tempo sul piano visivo ed estetico non trovo nulla di particolarmente nuovo.
Allora dov'è la possibilità  di una nuova visione, che é cosa diversa dalle n possibilità  che offre una tecnologia rispetto alle potenziali manipolazioni. Con una compattina ieri sera ho fatto vedere ad una mia amica come poteva vedere il fiore che avevamo davanti, grazie al macro. Ha inqudrato e ha scattato una foto che diversi dilettanti armati di reflex si sognano. Non è solo una questione di suo talento, perchè con una reflex analogica non l'avrebbe scoperto così, d'un soffio. E forse mai perchè l'aveva abbandonata. Per questo sostengo che la rivoluzione é nel processo e nelle relazioni che si instaurano con l'ambiente intorno. Inizi a vederlo diverso, scopri delle possibilità  non solo espressive, ma di osservazione e dunque di visione. Questo é il punto, osservi diversamente e inizi a costruirti una tua visione.
Mentre invece sul piano delle manipolazioni tecniche ho l'impressione che si rischi di ripetere etetiche già  esplorate. Se mi riguardo "il Nuotatore va spesso ad Heildeberg" di Studio Azzurro, li ci vedo un mondo. E' vero é video, ma solo per capire cosa vuol dire costruire un immagnario, una visione nuova. Ed é venticinque anni fa. Forse la fotografia deve battere altri terreni.
bs
marco

Inviato: 14/12/2009 19:02
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Re: Il digitale cambia la visione?

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Personalemente voglio ottenere una certa cosa e il problema delle ombre o delle luci é conseguente e non viene prima (spero di spiegarmi Falco). Certe ombre per me devono essere nere, e non leggersi nulla e certe luci va bene anche se sono sfondate. Ovvio che a quel punto in base alla tecnica che ho a disposizione cerco di agire di conseguenza. Cerco.
Ma la questione che pone Hologon probabilmente ha a che fare con altre faccende. Ad esempio con il sistema di visulizzazione durante lo scatto, come già  ha anticipato archifoto. Da tre anni curo dei laboratori fotografici con giovani, nati fotograficamente con il digitale (20/26 anni). E spesso lavoriamo sia con compatte, cellulari e reflex analogiche e digitali, insomma quello che c'è. E se vedo differenze le vedo tra l'uso di cellulari e compatte rispetto alla reflex. Maggior libertà  di movimento riproduce un diverso rapporto con l'ambiente, che si traduce con sconfinamenti visivi, sperimentazioni visuali, punti di vista originali. E mano a mano la tua vsione cambia, si vede la realtà  con modalità  sicuramente diverse. Ma Rodcenko e Moholy Nagy sarebbero felici di questo, vedendo compiuta la loro visione della fotografia, a dimostrazione che anche nell'analogico c'erano certe visioni, poi dimenticate e questo é il punto. (esempio, se guardi il NG sembra che i due citati non siano mai esistiti). Allo stesso tempo quando poi passano alla reflex, sembra che "normalizzino" il loro rapporto con la realtà , iniziando a preoccuparsi di modelli visivi tipici e più consolidati. Come se si preoccupassero di essere aderenti ad un ruolo, ad un'estetica. Per questo spesso é più interessante lavorare con le compatte.
Poi c'è la post produzione, che però non é proprio facilotta (e si pensi che i giovanotti sono tutti grafici) soprattutto quando diventa di qualità  o vuole aggiungere sperimentazioni visive per ottenere nuove immagini.
E' un po il tema sollevato da Mxa nell'altra discussione. Per ma, la vera rivoluzione del digitale non sta nel risultato, che allo stato attuale non é differente ne concettualmente ne esteticamente da quasi tutte le foto analogiche, ma nel processo produttivo e nel sistema di relazioni che si instaurano, che cambiano il concetto di tempo/spazio. E dal punto di vista espressivo le performance e le installazione sono gli ambienti più proficui. Sul piano estetico fotografiamente parlando, non ho ancora trovato prodotti così profondamente diversi...voglio dire, ci siamo dimenticati del periodo ben rappresentato almeno in Italia da Studio Azzurro? e si va all'estero se ne trovano a decine e decine.
bs
marco

in realtà  citando Studio Azzuro, volevo aggiugere Occhio Magico almeno per quanto riguarda la fotografia

Inviato: 14/12/2009 12:03

Modificato da samuel su 14/12/2009 12:31:22
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Re: Serafino Maiorano

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ciao Mxa, avevo scritto una cosa della quale ero persino fiero . Credo di averla cancellata. Ma siccome ci tengo vedo se riesco a scriverla prima o poi...
bye
bs
marco

Inviato: 10/12/2009 19:23
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Re: Serafino Maiorano

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Volevo riprendere una frase di Mxa; "Niente di rivoluzionario nell'approccio di Maiorano, ma credo fortemente che fotografare in digitale con una mente "analogica" sia un difetto che io per primo sto cercando di scrollarmi di dosso e il contributo a questo di Maiorano sia da registrare". Mi piacerebbe capirla un po di più. Mi sembra riferita più in generale al fotografare e non solo al lavoro di Maiorano e posso provare a dire delle cose, ma vorrei prima un chiarimento, perchè la questione, così come l'ha posta Mxa, individua un passaggio di grande trasformazione. Se hai voglia Mxa di aggiungere qualcosa, grazie
bs
marco


Inviato: 8/12/2009 16:29
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