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Ciao Nicola e benvenuto sul forum, è un vero piacere averti qui!!!
Meno male che finalmente c'è qualcuno che ha il 4870 così almeno lo posso "tempestare" di domande, mi sono stufatodi andare avanti e indietro dal negozio ...però adesso rispondo io alla tua domanda (dalla mia esperienza con il 3200): appoggiando direttamente la dia sul vetro purtroppo il problema degli anelli di Newton è ineludibile e molto presente...un membro del forum, Manu Puma, aveva provato a trovare una soluzione: ( "Ho provato a tenere la dia tra il piano di scansione e un vetro messo sopra tra l'illuminatore ed il fiml appunto ma nascono anelli di newton, questo perchè la dia è schiacciata troppo sul piano e si appiccica!!!!! questa sera proverà a spessorare un po il vetro in modo che questo non pressioni troppo il film...............voglio anche vedere l'impatto sulle dominanti dovuto all'interposizione di tale vetro!"), se fosse all'"ascolto" potrebbe dirci quali sono stati i suoi risultati...
In generale anche i risultati che si ottengono con il 3200 sono abbastanza "soffici", diciamo che è un pò una peculiarità  dei flatbed della Epson, e da quello che ho letto (e che tu mi confermi) è lo stesso con il 4870: tieni cmq presente che a volte scansionare alla max risoluzione contribuisce a rendere più soffice l'immagine...detto questo, con grande e medio formato otterai dei risultati magnifici, soprattutto se pensi al rapporto qualità /prezzo dello scanner, anzi sembra proprio che questi scanner abbiano proprio uno "hot spot" per il 4x5": in stampe fino al 30x40 cm. (ma forse anche qualcosa in più) la differenza con una scansione ottenuta da uno scanner a tamburo è veramente impercettibile...da quello che ho letto, e ancora dalla mia esperienza con il 3200, te lo sconsiglio invece vivamente per il 35 mm.: nonostante i dpi ed il Dmax aumentati in questo caso tutti i limiti rispetto agli scanner dedicati sono moooolto evidenti...hai provato Digital ICE con il 35 mm.? Concordi con le mie conclusioni?

Inviato: 26/3/2004 14:29
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Anche nel 95% delle foto di Fatali la luna è frutto di una doppia esposizione, lo so da fonte diretta: cosa dicevamo in un'altro post?, piegare i mezzi espressivi alla propria visione mentale, io personalmente approvo...quando non approvo è nel caso del fotogiornalismo in cui, come è già  successo, viene "costruito" digitalmente lo scoop :nono:, ma questa è tutta un'altra faccenda...

Inviato: 26/3/2004 13:58
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Non sono d'accordo con il giudizio che tu dai alla tua fotografia (e cito solo a ciba di The Wave che hai appeso in soggiorno che personalmente trovo molto molto personale e per niente uno scimmiottamento), però non insisto e mi fermo qui...ti faccio però notare che è proprio questa tua/nostra voglia e consapevolezza che c'è ancora tanto da imparare e da ricercare che in qualche modo ci preserva dal clichè, e questo anche quando consapevolmente riproduciamo una immagine già  vista...nel caso del Plateau poi penso sia assolutamente inevitabile per noi "europei", dal momento che siamo nel deserto in condizioni di estremo disagio, lontani migliaia di km da casa e da ciò che abbiamo "digerito" fotograficamente, e non abbiamo soprattutto il tempo a disposizone che hanno invece Fatali o Dikynga o Reichmann di fermarsi sul posto per giorni e giorni finchè non hanno "trovato" il modo di applicare la loro visione, sia inevitabile dicevo affidarci alle loro immagini "guida"...personalmente sono consapevole che le eventuali immagini "geniali" io e di Cristina abbiamo più chances di farle a 100 metri da casa nostra ...

Inviato: 26/3/2004 10:43
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Roberto, se tu sei un "tecnocrate" e non un "artista", beh allora anche io, che conosco la qualità  indiscutibile della tua fotografia e la volontà  di ricerca, vorrei essere un tecnocrate come te

Fatali lo considero un genio assoluto della fotografia che, incidentalmente, fa fotografia di paesaggio e ci dimostra così che anche con la fotografia di paesaggio, in cui generalmente il "rischio" cartolina è molto alto, puà essere una scoperta d'ignoto, ma secondo me potrebbe fare qualsiasi cosa ed ottenere gli stessi risultati...anche se l'abbiamo già  citato voglio ricordare ancora la sua foto del Fly Geyser, perchè è lì che ho capito che è un genio: io sono stato in quel posto con la sua foto in mano, con la voglia di fare altrettanto bene e sono rimasto sconvolto dal fatto che non ho nemmeno capito come abbia fatto a fare una foto così...questo significa che questa immagine era tutta mentale, ce l'aveva nella sua testa paraddossalmente ancora prima di vedere il geyser, era una scoperta d'ignoto che incalzava le sue notti, e quando è stato lì non ha fatto altro che piegare il mondo e gli strumenti che utilizza per sovvertire il reale alla sua visione, un pò come il musicista che ha prima la melodia in testa e poi quando è davanti al pianoforte la realizza musicalmente con il suo strumento...e questa è arte, c'è poco da fare, anche se io come sapete sono "allergico" alla parola ...

Anche a me non piace molto MR, un pò per gli stessi motivi di Roberto ma anche perchè lo trovo troppo estetizzante, molto legato ai canoni "classici" della forma e del bello, ultimamente mi sento più attratto da una fotografia che urta invece istintivamente il mio senso del bello e della forma, tipo quella di Chris Jordan che riprende montagne di rifiuti, mi sembra che lì ci sia più margine di scoperta, però insomma, avete ragione, "de gustibus"...detto questo di MR ammiro comunque la coerenza, la volontà  di ricerca, questo basta per me per annoverarlo tra i fotografi "veri"...

Non ho letto il libro di Vacchiano, anche se mi piacerebbe molto farlo,anche perchè lui è un semiologo ed è molto vicino quindi al mio modo di concepire l'arte, una foresta di segni e significati e significanti che ci portano a scoperte inaudite e, nei migliore dei casi, nell'altrove: anzi sapete cosa vi dico, adesso lo ordino subito!!

Inviato: 26/3/2004 9:51
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Beh dai, adesso non buttarti giù così, anche quando scattavi con la pellicola secondo me non sei mai stato un mediocre, anzi direi proprio il contrario ...
E comunque se la tua ricerca personale ti ha portato al risultato che hai appena postato ti dico ben venga questa ricerca personale e complimenti ...

Inviato: 26/3/2004 9:01
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Meno male che la pensate come me, mi stavo un pò preoccupando che anche io con l'età  stessi diventando un "acido" sputasentenze ...sinceramente il lavoro di Briot non mi ha mai entusiasmato più di tanto, anche se ultimamente alcune sue affermazioni sulla sua personale ricerca di colori meno saturati mi avevano incuriosito, poi vedo queste foto di Parigi e mi sono cadute proprio le braccia...piuttosto Pablo ha messo il dito sulla piaga quando si chiede, scusa se riassumo un pò il tuo pensiero, se il mondo ha veramente bisogno dell'ennesima foto di Antelope, o quantomeno di questo tipo di foto di Antelope, ma questo è un'altro discorso che potrebbe essere affrontato in un nuovo topic...certo che se paragonassimo il lavoro di Briot con quello di Chris Jordan o Domenico Foschi (e cito apposta due fotografi non ancora famosi a livello) da un punto di vista di ricerca personale ed artistica, beh, non c'è proprio partita...

Inviato: 25/3/2004 8:38
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Sul discorso stampe mi hai praticamente letto nel pensiero, non potrei essere più d'accordo con te...questo ha comportato anche un abbassamento notevole del livello medio del gusto, vedo spesso l'utente consumer che emette sospiri di meraviglia davanti a stampe veramente mediocri (non oso pensare a cosa succederebbe se vedesse una ciba di Fatali, probabilmente verrebbe colto dalla sindrome di Stendhal )...

Inviato: 24/3/2004 17:22
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Ieri mi sono collegato al sito di Alain Briot (http://www.beautiful-landscape.com) ed ho notato che ha pubblicato due nuovi portfolio di immagini, tutte realizzate con la Canon 300D: uno dedicato a Parigi, ed uno invece con anche alcune fotografie del Plateau.
Sono rimasto allibito dal bassissimo livello qualitativo delle composizioni, sembrano quasi tutte foto "improvvisate" (specialmente quelle di Parigi), nessuna immagine che sia più che mediocre, soprattutto se paragonate alle immagini del suo portfolio "classico" realizzate con la 4x5".
Mi sono allora tornate in mente le parole di Roberto, che in un post passato ci diceva che, con le dovute cautele, fotografare con il grande formato ci "costringe" ad un approccio creativo e compositivo che consente di ottenere risultati qualitativamente più interessanti, mentre la "trappola" del digitale puà essere proprio la maggiore facilità  d'uso e di scatto che poi a volte si traduce in superficialità  compositiva...non voglio adesso dire che questo "postulato" sia una legge universale della creatività  fotografica, però mi ha molto colpito il fatto che nel caso di Alain Briot sia assolutamente andata così, il passaggio dal 4x5" al digitale ha comportato una caduta in picchiata della qualità  compositiva delle sue immagini (e sottolineo compositiva, non sto parlando di niente altro se non delle composizioni che trovo veramente banalissime), il che potrebbe anche essere giustificabile dall'inevitabile periodo di apprendistato e conoscenza del nuovo mezzo, però, caspita!!, ha pubblicato sul sito, come se ne fosse veramente fiero, queste foto che io non pubblicherei mai neanche sotto tortura...mi farebbe piacere sentire le vostre opinioni...

Inviato: 24/3/2004 11:54
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Si, concordo con Roberto, teoria quantomeno interessante...d'altronde delle due l'una: o c'è un limite tecnico ad oggi insormontabile nel produrre sensori "noise free" anche a 400/800 ISO, oppure hai ragione tu, c'è una strategia commerciale delle grandi case produttrici...conoscendo i miei polli propenderei per la seconda ipotesi ...

Inviato: 23/3/2004 8:30
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Scansionata una Velvia 6x6 a 3200 dpi con e senza Digital ICE...tempo di scansione senza Digital Ice: 3 minuti e 23 secondi, tempo di scansione con Digital ICE: 34 minuti e 46 secondi...la dia era perfettamente pulita, nessuna perdita apparente di dettaglio...peccato però che questo Digital ICE non abbia nessun valore regolabile dall'utente e bisogna prenderlo così come è stato impostato nel software Epson, nonostante i risultati siano eccellenti ho sempre un pò di "paura" quando un software fa tutto in automatico senza consentirmi nessun tipo di intervento...

Inviato: 22/3/2004 17:47
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Lasciati pure tentare...la prossima volta che ci vediamo mi porto dietro Polaroid e dorso, tu tiri fuori la tua mitica Wista e bruciamo qualche lastra insieme

Inviato: 20/3/2004 16:02
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Come molti di voi sanno io e Cristina stiamo per sperimentare alcune delle emulsioni a sviluppo rapido della Polaroid, nello specifico il Tipo 52, pellicola pancomatica bianco e nero.
Siccome per una serie di motivi personali continuiamo a rimandare il primo scatto (ma forse domenica ce la facciamo, forse!!) nel frattempo mi sono comperato una copia della "bibbia" di chi è interessato alle Polaroid, il celeberrimo e, aihmè!!, ormai fuori catalogo, libro di Ansel Adams che ha dedicato oltre trent'anni allo studio ed alla sperimentazione di queste emulsioni: Polaroid Land Photography.
Dopo averlo letto avidamente, ed essere rimasto folgorato dalle magnifiche immagini pubblicate, mi sono convinto ancora di più della necessità  ineludibile di sperimentare con queste pellicole.
C'è qualcosa di affascinante e misterioso nel sapere che la stampa che viene realizzata sarà  unica ed irriproducibile (lo stesso Adams insiste molto su questo concetto), ma oltre alla unicità  ed irriproducibilità  della stampa ho scoperto, leggendo il libro, che c'è anche una unicità  ed irriproducibilità  del gesto, nel senso che il risultato finale sarà  sempre influenzato anche dalle condizioni di temperatura in cui avviene lo scatto ed il successivo sviluppo, aprendo di fatto il campo a delle forme creative di manipolazione, ma anche a forme di caos e casualità , che sono tanto più affascinanti quanto più si pensa che il risultato finale di queste scelte creative o di queste casualità  è sempre irreversibile, quello che si dà , cioè, si dà  una volta per tutte...e si sfiora così quella linea di confine tra la coscienza e l'incoscienza, là  dove deponiamo finalmente la nostra volontà  e ci lasciamo andare all'abbandono...
Ancora una volta io e Cristina ci sentiamo quindi attratti da un vortice che è esattamente agli antipodi di quella tendenza alla omogeneità  dei risultati, di quella tentazione della loro sempre possibile riproducibilità  ma, soprattutto, da quella vera sciagura creativa che è la possibilità  della reversibilità  degli stessi, la serie infinita delle opzioni che alla fine sono una froma di non scelta, tutte caratteristiche della fotografia digitale o delle forme ibride analogico/digitale (che pratichiamo anche noi, scansione di una dia e produzione di un file digitale), e dico questo senza nessun intento polemico ma come semplice constatazione di un nostro stato "mentale".
Al di là  di queste considerazioni, consiglio questo libro di Ansel Adams a tutti coloro che si vogliono occupare seriamente di fotografia, anche a quelli non specificatamente interessati alle emulsioni Polaroid, così come consiglio l'acquisto della triade di Saint Ansel (La Fotocamera, Il Negativo, La Stampa), infatti le informazioni e le immagini contenute in questi quattro testi sono una inesauribile fonte di ispirazione.

Inviato: 19/3/2004 16:26
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Ok, allora quando si parte?


Inviato: 19/3/2004 10:43
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Nei formati più grandi dipende molto dalla natura dell'immagine...la mia eseprienza personale è che quando "ripulisco" una 4x5" che non ha aree omogenee di colore ci metto più o meno 1 ora, quando però ci sono aree omogenee (tipo un bel cielo azzurro) i tempi a volte si triplicano, in questo caso forse l'utilizzo di Digital ICE potrebbe essere consigliabile...

Inviato: 18/3/2004 8:20
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Questa mattina, approfittando del fatto che sono dovuto andare a Malpensa a prendere i miei genitori che rientravano dal Messico, sono risucito a fare una "scappata" nel negozio che mi aveva fatto provare l'Epson 4870 per verificare finalmente l'efficacia di Digital ICE, il nuovo software di "pulizia" automatica delle scansioni introdotto da Epson.
La prima prova l'ho effettuata con una dia 35mm. (Provia 100F) a 3200 dpi: il tempo di scansione è stato di 10 minuti e 18 secondi (senza l'applicazione di Digital ICE ci ha messo invece 1 minuto e 15 secondi), il risultato è stato una scansione in cui ogni sporcizia è stata completamente ed effettivamente eliminata e confrontando questa scansione con quella ottenuta senza applicare Digital Ice non ho notato differenze apparenti in termini di definizione dell'immagine.
Le brutte sorprese sono arrivate quando ho scansionato una pellicola piana 4x5" (Velvia 50) sempre a 3200 dpi: dopo 52 minuti la scansione in cui ho applicato Digital ICE non era ancora terminata ed ho dovuto interrompere l'operazione.
Una scansione di una 4x5" a 3200 dpi senza Digital Ice ci ha messo 6 minuti e 34 secondi.
Questo significa che per chi deve scansionare pellicole piane 4x5" al massimo dei dpi, o comunque dai 2000 dpi in su, il software Digital Ice è di problematica utilizzazione, nel senso che è opportuno valutare di volta in volta se è il caso di applicare gli "automatismi" di pulizia di Digital Ice (aspettando però per un tempo a me ancora sconosciuto, sicuramente superiore all'ora, che la scansione finisca), oppure affidarsi al "vecchio" timbro clone, che in alcuni casi potrebbe rappresentare comunque un risparmio di tempo.
Sarebbe interessante valutare la performance di Digital ICE con il medio formato, forse riesco a fare qualche prova con il 6x6 entro sabato.

Inviato: 17/3/2004 16:55
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Vi ringraziamo veramente di cuore, le vostre parole ci spronano a fare ancora di più ed ancora meglio e, soprattutto, ci fanno rendere conto che siamo dei privilegiati, perchè avere la vostra stima, il vostro affetto, poter contare sulla vostra collaborazione per far crescere il sito, è un vero privilegio ed un onore

Adesso l'obbiettivo primario è fare in modo che la nostra comunità  cresca ulteriormente per articolare ancora meglio le discussioni, scrivere scrivere scrivere articoli e poi realizzare un sogno che abbiamo io e Roberto, cioè riuscire ad incontarci proprio tra di noi, i primissimi partecipanti al forum, noi che siamo un pò tutti i fondatori di Fotoavventure...adesso arriva la bella stagione e chi lo sa che non si possa organizzare una bella "uscita" fotografica tutti insieme, ne abbiamo già  parlato in un altro post, le Crete Senesi ci aspettano

Inviato: 17/3/2004 13:59
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Diffida sempre di chi si definisce artista, rifuggilo come la peste ...
Te la ripeto volentieri la sintesi del mio pensiero, premettendo appunto questo, che è appunto il mio pensiero (e di pochi altri) e che oggi non trova molto asilo all'interno del mondo artistico/culturale, anche perchè di fatto è un attacco diretto proprio a questo mondo...
Le mie teorie "estetiche" in fotografia derivano direttamente dalla poesia e dalla filosofia del linguaggio...in poche parole e generalizzando molto (altrimenti stiamo qui fino al 2020) io rifiuto l'arte e la concezione dell'arte così come ci viene proposta dalla cultura occidentale (che è sostanzialmente legata al simbolico), a cui contrappongo invece, come avete letto sopra, la ricerca dell'ignoto e le scoperte d'ignoto...ripeto che l'ignoto è quella realtà  che è tenuta nascosta dagli strumenti conoscitivi della nostra cultura, tra cui il linguaggio, l'arte, la scienza...ricercare l'ignoto e fare scoperte d'ignoto significa quindi sgambettare il linguaggio, smascherare la bugia che regola la nostra percezione del mondo ed il senso che gli attribuiamo...è un metodo rigoroso, una ricerca scientifica, niente di più lontano dall'idea comune di arte...appare quindi evidente che a me proprio non interessa in nessun modo comunicare emozioni ad alcuno e che non mi interessa nemmeno la comunicazione, piuttosto mi interessa la non comunicazione, il blackout, il lapsus, le forme d'ignoto non possono essere rese con il nostro linguaggio e ci costringono invece ad una reinvenzione dello stesso ma in questa operazione è proprio la comunicazione che è spacciata...chi sostiene che l'arte debba comunicare emozioni blatera una ovvietà  culturalmente imposta, perpetua il sistema culturale e di senso che ci impedisce l'accesso all'ignoto, rischia ancora una volta il simbolico e quindi quella schifezza che chiamiamo arte...ma ti rendi conto che noi crediamo di parlare ma la verità  è che "siamo parlati", siamo traforati da un linguaggio che ci sovrasta e ci condiziona culturalmente, e le emozioni tanto care agli artisti sono figlie di questo stesso linguaggio, è il suo orizzonte di senso che da loro significato, quindi non c'è nessun livello di autenticità , capisci che non sono farina del tuo sacco, sono solo una struttura culturale, è l'ovvio che si perpetua, e allora che te ne frega di comunicarle, e poi comunicarle a chi?...detto questo devo anche aggiungere che per il momento, e per quello che riguarda la fotografia, io e Cristina non siamo ancora riusciti a fare alcuna scoperta di ignoto, ma ci stiamo provando di brutto, ci stiamo proprio spaccando la testa :banghead:

Inviato: 15/3/2004 15:56
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Grazie Roberto!!

Per galago: oltre alle riserve che ti avevo citato nel primo post, ne ho trovate almeno un paio che forse meritano una visita: la Riserva Quinault, la più grande della penisola occidentale, proprio attaccata all'Olympic NP, e la Riserva Tulalip, 50 km a nord di Seattle...purtroppo non sono riscito a capire se in queste aree sono presenti quei magnifici pali totemici che a me piacciono così tanto, ma penso che chiedendo a qualche membro tribale potrai avere sicuramente delle indicazioni (sempre ammesso che ti interessino)...un pò più a est, presso Sedor Wooley, c'è la Riserva degli Upper Skagit, rinomatissimi per le bellissime scatole di legno decorate con simboli rituali e che vengono ancora fabbricate rigorosamente a mano...

Inviato: 15/3/2004 11:22
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Questa potrebbe essere una spiegazione del perchè il "look", di cui abbiamo tanto dibattuto nei post precedenti, tra pellicola e digitale sia così diverso, tanto che alcuni hanno una "forma" di repulsione più o meno accentuata dell'uno nei confronti dell'altro, ma qui siamo nel mondo del sommamente soggettivo e ogni opinione è, in un certo senso, valida

Non pensate che un'altro fattore che differenzi il look sia da ricercare nel concetto di "granulosità ", cioè la sensazione soggettiva (e sottolineo soggettiva) di un disegno casuale che si manifesta all'osservatore il quale nota piccole variazioni di densità  delle formazioni granulari delle particelle discrete d'argento, sappiamo infatti che i cristalli sono distribuiti casualmente sull'emulsione ("granulosità " che non è da confondersi con "granularità ", che è invece l'espressione matematica, la misura oggettiva, che fornisce la classificazione della grana)?
Tra l'altro questa considerazione potrebbe portare ad una specie di "teoria del caos" in mabito fotografico le cui implicazioni non sono mai state interamente esplorate...

Inviato: 15/3/2004 9:31
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Ovviamente ognuno di noi reagisce in modo diverso davanti ad un paesaggio, ma in questo caso mi sento di confermare la parola "disperazione" per descrivere come io vivo il paesaggio del Plateau, c'è poco da fare, per me lì c'è un senso del tragico in cui annega la mia mente, una forma di oblio in cui mi annullo ogni volta ma che ogni volta diventa il fondamento nuove memorie, disperazione della morte e disperazione della nascita, una forma di sublime concreto, un eterno disperatamente finito come una duna di sabbia che si invola con il sole...come vedi disperazione non sempre è semplicemente l'opposto di speranza ...

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