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Re: Statement......si o no?

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8/10/2006 17:44
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Per me vale tutto. Pur con pesi diversi anche lo statement, che mi ricorda sempre gli stuntman e che con essi stabilisce una relazione alquanto interessante (rischiose entrambe), gioca il suo ruolo nella presentazione dell'autore. Non solo per cosa dice, ma soprattutto per come lo dice. Lungo, corto, complicato, semplice, ecc, ecc. In sostanza veicola anch'esso uno stile, una poetica. In genere li leggo per queste ragioni, raramente per quello che vogliono dire.
Altro discorso é la conoscenza dell'autore, che non é lo statement. Almeno per me.
bye
bs
marco



Inviato: 27/4/2010 16:09
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: Andando per dighe!

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8/10/2006 17:44
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ciao Osvi,
trovo la prima e la seconda più interessanti, per vari motivi; dalla scelta della luce, dei toni, dell'atmosfera creata, alla rappresentazione di una sardegna che per i non sardi é sempre una sorpresa.
Le altre due sono tecnicamente ottime, ma molto più "normali" come racconto visivo, in qualche modo già  visto. Il che fa fare come spesso i complimenti al fotografo sul piano tecnico, ma mi fa preferire un punto di vista più personale, scegliendo le pime due.
alla prossima,
marco

Inviato: 25/4/2010 11:37
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Re: lo stile di un fotografo

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8/10/2006 17:44
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Molto personalmente. Per me lo stile é una questione di strati. C'è un primo strato quello dello stile riconoscibile dal modo con cui si mette in forma. Inquadratura, uso della luce, composizione e postproduzione (chiara e scura). Se metto insieme queste cose posso già  riconoscere uno stile da un altro. Non sempre facile, ma si puà. C'è poi un secondo strato relativo ai temi, ai contenuti. Per me pesano anche questi, caratterizzano perchè fanno emergere gli orientamenti, cioè verso cosa ci si orienta. E qui probabilmente emerge quello che chiedi che mi sembra di poter assimilare al tipo di relazione che si stabilisce con gli oggetti del mondo che é, sempre per me, il terzo strato. La fotografia, come altre forme espressive, dice sempre come l'autore (passatemi il termine) si relaziona con le cose. Per questo lo stile è per me sempre una dichiarazione d'intenti (consapevole o meno non importa) rispetto ad una relazione. E lo vivo come un percorso tra la dimensione esterna e interna delle cose . Devo arrivare dentro, altrimenti rischio il formalismo. Alla fine si ritorna al primo strato; se si entra dentro, i tre strati saranno coerenti tra loro formando lo stile complessivo. E i conti con l'io sono costanti, altrimenti che espressività  é?
bs
marco


Inviato: 9/4/2010 16:48
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Re: lo stile di un fotografo

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8/10/2006 17:44
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La riproduzione automatica, questo la pittura non ha mai fatto e questo è quello che differenzia fotografia e pittura. Già  Evans ci provava, si metteva nella metro, nascondeva la macchina e scattava, senza guardare in macchina. Oggi adirittura puoi impostare l'automatismo e fa tutto lei. La grande differenza tra i due media é che la fotografia é un oggetto tecnologico automatico in grado di produrre inoltre più copie dell'originale. Se non è differenza questa...
Che poi le forme estetiche si siano richiamate perchè i fotografi hanno preso le forme pittoriche come riferimenti é un altro paio di maniche che paradossalmente puà non interessare la fotografia, ma la capacità  di usare un media per le sue caratteristiche e per questo più vicino alle sensibilità  espressive e culturali. Infatti, continuo a citarli, Man Ray e Moholy Nagy hanno prodotto una visione nuova. E' vero che Man Ray ha fotografato alla maniera pittorica (benchè non ne sia convinto del tutto...ma é un altro discorso) ma non sta certo in quelle foto la sua invenzione. Lui e altri hanno tirato fuori dalla fotografia cose che dalla pittura non si tirano fuori. Anche solo le immagini sghembe, dall'alto sono assolutamente fotografiche. E con la pittura fai cose che non fai con la fotografia, un Bacon (benchè usasse la fotografia come punto di partenza) ha prodotto immagini solo pittoriche. E non mi si dica che con photoshop potrei "rifarle" ammesso che ci si riesca, non é fotografia. E'altro. Anche se si partisse da una fotografia, esattamente come faceva lui. Potrei dirti di più, con le tecnologie digitali la fotografia non c'è più, perchè é tale quando il risultato é qualcosa che ha a che fare con una riproduzione ottica (ricordo la luce). Quando questa cosa entra in un altro sistema perde la sua natura prevalentemente ottica e diventa un altra faccenda. Si trasforma. Che poi noi siamo felici di contiuare a chiamarla fotografia va bene, ma sappiamo che non sarà  più così. Beninteso, al sottoscritto non frega un granchè, a me piace costruire racconti e immagini, piace farlo con una pellicola e in quel caso mi ancoro ad un estetica. Se scatto in digitale talvolta cerco di riprodurla, mantenendo al massimo quel risultato ottico senza troppo trasformarlo, ma finirà  anche questo.
bs
marco

mi sono accorto solo dopo aver postato che Marco ha citato anche lui Bacon. Il rapporto c'è stato ma mi sembra, e dopo aver visto la mostra a Milano me ne sono convinto ancor di più, che fosse un punto di partenza. Il risultato finale é profodamente pittorico. Sbaglierà, purtroppo non ho letto il libro. Se hai qualche cosa da aggiungere per spiegare questo rapporto tanto meglio

Inviato: 9/4/2010 14:09
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Re: Paesini

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8/10/2006 17:44
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Ciao Falco,
ma perchè non metti in piedi un sito/blog su questa passione storico/fotografica? la qualità  c'è, le idee pure, la tensione a proseguire non manca e dunque...potrebbe essere anche una faccenda che porta a sviluppi inaspettati e proficui.
Pensaci.
bs
marco

Inviato: 8/4/2010 15:24
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Re: lo stile di un fotografo

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8/10/2006 17:44
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Mi piacerebbe andare avanti invece a discuterne, ma é chiaro che il titolo del topic, come ricordi giustamente, é altro. Ma la tentazione ad aggiungere qualcosa é forte. La frase che citi a mio parere si puà trnquillamente estendere anche ad altre forme espressive, anzi la estenderei a tutte le forme espressive. Sono reduce da un workshop con Zizola e credo che anche nel reportage le prove e le riprove, gli esperimenti sono li a caratterizzare quel tipo di lavoro, certo non di tutti i reporter questo non c'è dubbio. Man Ray e Moholy Naghy li considero soprattutto per le scoperte e le teorizzazioni tipicamente fotografiche hanno fatto. Ripeto, le contaminazioni e i riferimenti tra le divrse forme estetiche ci sono sempre.
a presto,
bs
marco


Inviato: 7/4/2010 22:55
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Re: lo stile di un fotografo

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ciao Falco, questa volta non sono d'accordo con te, sono più sulla linea di Marco/Pamar, RobertoSam. Continuare a guardare la fotografia confrontandola con l'arte puà diventare cosi limitante da non cogliere nemmeno più la grande capacità  comunicativa ed espressiva della fotografia e di conseguenza coglierne le estetiche che l'hanno caratterizzata da quando é nata ad oggi. Che ci siano fotografi che fanno espressamente fotografia d'arte e che ci siano artisti che usano la fotografia é fuor di dubbio, é un'importantissimo aspetto per capire la fotografia, ma non la si puà sovrapporre unicamente all'arte. Ma é sufficiente pensare alla fotografia narrativa, al reportage, al contributo della fotografia nelle comunicazioni di massa per capire quanto la fotografia ha qualcosa di specifico che la differenzia dall'arte. Che ci siano terreni di confronto e di contaminazione non c'è dubbio, ma la fotografia é altra cosa. Più vicino al cinema, alla portata di tutti (anche socialmente é diversa dalla pittura o dalla scultura) ha modificato il mondo simbolico di intere culture in tempi e modi rapidi (non esenti anche da effetti perversi...). Sul piano espressivo consente a chiunque, anche con una modica spesa, di esprimersi e nella sua storia ha dimostrato di sapersi svincolare dai cliche artistici precedenti, vedi Moholy Naghy, Man Ray, tutto il lavoro di W.Evans, R. Frank, W.Klein, tutta la fotografia di moda, ecc, ecc. Che poi ci siano influenze reciproche, ma é chiaro siamo in una cultura che continua ad alimentarsi sia al suo interno nel confronto/contaminazione tra le diverse forme espressive e comunicative e sia all'esterno. Ma la fotografia ha determinato un proprio modo di essere e le estetiche dei diversi fotografi hanno raccontato tutto ciò.
E alcuni di questi fotografi hanno fatto del proprio stile un marchio altamente riconoscibile (e non facciamo il giochino della serie "guarda un po questa foto e dimmi di chi é" perchè allora prendo una statua e chiedo la stessa cosa o un quadro del 500 e poi vediamo chi risponde correttamente). Devi guardare e riguardare, alla fine lo si capisce. Sulla faccenda che tutto é già  stato fatto é pur vero ma le combinazioni possibili consentono di dare ancora nuovi sguardi sul mondo. Se ci si crede, altrimenti già  nei presupposti si è finiti.
bs
marco


Inviato: 7/4/2010 18:41
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Re: e' grande?

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8/10/2006 17:44
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ciao Falco,
sul patetico mi riferisco soprattutto ad un certo periodo storico dove regnava abbastanza l'uniformità  stilistica insieme a contenuti banalotti. Oggi, sinceramente, la situazione mi sembra quantomeno più articolata e trovi un po di tutto. Aggiungerei una cosa. Leggo spesso commenti sul microstok anche su altri forum e mi sembra che tropppo spesso lo si guardi solo da un lato, quello del fotografo. Mi spiego.
Guarda a questo fenomeno paragonando il microstock ad una una porta che mette in relazione due stanze. In un stanza ci stanno i fotografi e i creativi che producono immagini e che vedono solo un lato della porta, nell'altra stanza ci stanno gli utilizzatori, se vogliamo il mondo della comunicazione nelle sue svariatissime forme e stili. E anche loro vedono solo un lato della porta. Se si passa da una stanza all'altra e viceversa allora si scoprono un sacco di cose interessanti. Diversamente spesso ci si incaponisce su questioni un po...così, troppo autoreferenziali.
Il modellino ce l'ho nella testa dove al posto della porta c'è un vetro enorme con su un sacco di immagini e di qua i fotografi a fare click e tac e di la le discussioni per usarlo, bla, bla e le applicazioni che ne vengono fuori. Ho chiesto a un mio collaboratore, maghetto del 3d se me la disegna per spiegarla nei corsi. Se sta in piedi come senso lo faccio...
bs
marco

Inviato: 3/4/2010 0:01
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Re: e' grande?

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Non é grande, é brava, molto, ed é giovane. Vale più l'ultima cosa che le altre. Ha già  clienti con i fiocchi e adesso é in grado di allargare il suo portafoglio clienti. Forse potrebbe diventre grande, di sicuro é sufficiente quello che é per farla lavorare alla grande. Più che fotografa é una che costruisce immagini e cioè esattamente al centro dell'evoluzione del sistema foto/grafico contemporaneo. Io non faccio pubblicità , mi occupo di comunicazione che vuol dire di un sacco di altre cose, oltre la pubblicità , e prima di questa ragazza se si volevano immagini di un certo tipo le si pagavano fior di quattrini. Oggi posso comprarle a poco e diverse di queste le applicherei già  ad alcuni prodotti (che prima non potevano permetterselo e qui sta il vantaggio del microstock), e poi, correggetemi se sbaglio, se posso rimodellarmele a mio piacimento, meglio ancora. Grafici molto creativi ne ho. Siamo o non siamo nell'epoca delle immagini ? (che sono diverse dalle fotografie).
bs
marco

sul rimodellarle le foto acquistate, ora non ricordo, ci sono limiti?

per Falco, personalmente non credo che ci sia un modello visivo di microstock piuttosto che un altro. C'è la capacità  di fotografi e creativi di proporre proprie soluzioni che vengono intercettate da altri creativi che devono soddisfare esigenze comunicative. Il dramma é quando hai poche scelte, ed é quello che ha caratterizzato ad un certo punto la fotografia di stock. Metà  anni 90 si cercava ad esempio "lavoro in ufficio" e trovavi a prezzi alti foto patetiche o quantomeno eccessivamente stereotipte. Poi hanno iniziato a fotografare con gli sfocati, con tagli originali, anche in bianco e nero, con un respiro meno americano. E allora la faccenda é diventata più interessante. Oggi si cambia di nuovo, anche perchè é la comunicazione a cambiare (non guardate l'Italia, por favor, salvo ovviamente i diversi eccellenti nomi che abbiamo anche noi). E questo é solo un caso tra i tanti che permettono di aprire le possibilità . Da questo punto di vista va benissimo anche per il microstock, dipende dalla fantasia di chi compra. E oggi di gente che ha qualche idea in giro ce n'è.

Inviato: 2/4/2010 20:09

Modificato da samuel su 2/4/2010 20:25:24
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Re: Qualche scatto presso un centro sociale...

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Parlavo giusto poco giorni fa con un esponente del Leoncavallo, un caro amico da sempre, sulla mancanza, o sulla necessità , di un bel lavoro su un centro sociale.
Mi raccontava ad esempio di come Sgarbi, (strano connubio...ma interessante), che é andato un paio di volte almeno a discutere di questioni varie, rimanga sempre attratto dal posto, dalla capacità  espressiva dei vari segni presenti.
Queste foto le vedo come spunti/appunti per un lavoro più completo. Non vedo persone e dunque immagino, credendo sia una scelta, che l'interesse si spinga verso le tracce delle persone, della loro permamenza, della loro espressività  e dell'interazione degli oggetti con il luogo. Anch'io non stravedo per i grandangoli molto spinti, rischiano di far assomigliare tra loro cose diverse perchè impongono visivamente il loro formato.
La prima non la capisco all'interno della miniserie, le altre si legano.
Ne hai altre o ne farai altre? varrebbe la pena continuare.
bs
marco

Inviato: 1/4/2010 19:42
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Re: Curvilinee dal profumo di mare.

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Bella, soprattutto perchè non é facile comporre con linee curve. Qui l'equilibrio formale é notevole e ne guadagna la forza espressiva.
Complimenti
bs,
marco

Inviato: 1/4/2010 19:27
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Re: Innaturalismo, depressione, scontentezze varie, manifesti ecc.

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Non direi che é un tuo problema, anzi la questione é centrale rispetto alla definzione di cosa é arte e cosa non lo é. Personalmente, pur frequentando artisti e il mondo dell'arte da diverso tempo (io stesso considero un mio maestro un critico d'arte che ho avuto la fortuna di avere come docente e come amico di vita) ho diverse idiosincrasie a considerare arte qualunque cosa che dal punto di vista creativo, estetico, espressivo abbia certe qualità , anche grandi. Per essere chiari, sebbene si rischi la semplificazione, alcune pubblicità  della Nike hanno dietro tantissima creatività , innovazione in alcuni linguaggi, ma non la considero arte. La considero (o l'ho considerata) però un orizzonte di riferimento importante per alimentare i processi creativi. Quella di Studio Azzurro la considero una delle diverse frontiere del linguaggio visivo, narrativo, legati alla capacità  di scoprire come si racconta il sensibile, come si intercetta la dimensione emotiva e poetica, ma non necessariamente é arte. Vero é che mi frega talmente poco di definire cos'è arte e mi interessa di più capire le tante forme espressive e creative. Per il lavoro che faccio, per gli interessi che ho. Oggi mi sembra che l'arte, per ragioni di logiche di mercato, sia destinata a ripetere ciò che é commerciabile, ad enfatizzare le dinamiche finanziarie-economiche (lo ripeto, rispettabilissime le persone che ci vogliono entrare dentro, sia chiaro). So che anche questa é una semplificazione, ma ogni volta che apro le riviste d'arte é raro che rimanga a bocca aperta (ovvio, anche questioni di gusto). Se poi parliamo di fotografia, personalmente mi affascina di più le cose che una rivista come RVM sta publicando. Scoprono un altro modo di raccontare il mondo e le cose che viviamo. A me piace questo.
Se poi qualcuno di autorevole mi dice che la definzione data poco sopra corrisponde a quella di arte, bene, sono contento.
bs,
marco




Inviato: 29/3/2010 19:59
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Re: Innaturalismo, depressione, scontentezze varie, manifesti ecc.

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ciao Roberto,
provo a spiegarmi meglio, benchè loro per primi in diverse situazioni non si sono presentati come artisti nel modo classico. Leggendo bene la loro presentazione, é vero che parlano di espressività  artistica ma parlano anche di comunicazione (che é cosa diversa)e di altro. E' vero hanno anche avuto retrospettive in musei, sono stati presenti in importanti mostre di arte tecnologica, video arte, ecc ma allo stesso tempo sono una societa che cura allestimentivideo per eventi, grandi e piccoli, in giro per il mondo e lo fanno per lavoro, si confrontano con commesse con lo spirito della ricerca. La loro visione dell'artisticità  é più diffusa e la loro presenza é in circuiti diversi e non solo artistici, anzi. E' questo che fa la differenza. Per fare un paragone, Fabrizio Plessi, tipico video artista si é occupato di arte e bon, scegliendo l'arte, i suoi circuiti, il rapporto con i critici, con il mercato. Studio Azzurro fa anche altro ed é in questa contaminazione che personalmente vedo cose più intressanti (non di Pessi, sia chiaro) e credo che sia un terreo più fecondo. Spero di aver chiarito.
bs
marco



Inviato: 29/3/2010 14:42
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Re: Innaturalismo, depressione, scontentezze varie, manifesti ecc.

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Alt un attimo, al di la dell'irritazione, se si cercano gruppi che lavorano con una propria idea, anche fuori dall'arte, ce ne sono abbastanza. (riguardo all'arte ho uno scarso interesse a definire la fotografia arte, anzi non ce l'ho. E sui fatti artistici li seguo, frequentando l'ambiente seppur in modo discontinuo). Sono più interessato a gruppi di lavoro che vivono all'interno della sfera professionale ma dove la creatività  é il terreno di confronto. Un esempio storico per tutti; Studio Azzurro. Credo che le forme espressive e creative più interessnti non appartengano al campo artistico, ammesso che esista un arte che oggi non equivalga al mercato.
Il riferimento all'andamento del mercato dell'arte era proprio per dire che va bene solo quello. L'ho detto altre volte, é legittimo voler vendere e voler definire una propria posizione all'interno del mercato, ma questo con l'arte puà non c'entrare molto. So che diverse persone non saranno d'accordo. Pazienza.
Volendo correre. Insieme é un modo, da soli é un altro. Si fanno cose diverse nei due modi. Ma si fanno in entrambi i modi.
bs
marco

Inviato: 25/3/2010 0:41
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Re: Innaturalismo, depressione, scontentezze varie, manifesti ecc.

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Acc... )
a parte le battute, non ricordo bene il contesto nel quale ho detto quelle cose, ma comunque mi sembra che l'affermazione non avesse un sapore così drastico. E in quella che citi mi sembra che dica che non é l'unica che verrà  e che i cambiamenti non si possono sapere quali saranno, perlomeno in modo così preciso. (mi piacerebbe rileggerla...)

Aggiungerei che in ogni caso lo smarrimento c'è perchè é vero che qualcosa sta cambiando. E per certe persone, legittimamente lo smarrimento puà essere tanto e in alcuni casi lacerante; la perdita del posto di lavoro che spesso si accompagna ad una perdita, o a una crisi, di identità , professionale e personale. E questo diventa, a quel punto, un problema di sostegno della persona perchè, ed é il caso di dirlo, quel lavoro spesso non tornerà . L'esempio non è peregrino, perchè credo che molti fotografi perderanno il lavoro. E allora che si fa? Personalmente tendo a guardare cosa si puà fare (il post precedente) e soprattutto tendo a non credere alle lamentele (se non sul piano personale che spesso sono anche una richiesta di aiuto), a chi si lega in modo rigido alle cose che sino all'altro ieri hanno funzionato. Oggi chi poteva difenderle non é più in grado di farlo, spesso anche per mancanza di visione. E poi diciamole. Diverse cose mostravano già  il loro volto problematico da diverso tempo. Ma molti sono stati li a guardare e dirsi, ma si tanto...non cambierà .
E invece sta cambiando e non per la crisi. Fotogiornalismo in testa, soprattutto quello italiano.
Alla fin fine lo dici anche tu, basta lagnarsi.
E allora, che fare?
Nel mercato dell'arte da quello che sento le cose non vanno male, anzi. Sul piano economico, naturalmente. Il sito da te citato vuol fare altro, vuol mettere un punto, dare un segno di cambiamento, ma culturale. Mi fa piacere che esista, anche per dire che mi irrita. Nel manifesto c'è la solita prosopopea della serie noi abbiamo capito tutto, e persino le menti sane sono impigrite, tutte. Meno la loro, ovviamente che invece é sveglia. Va tutto bene, per carità , e non scherzo. Almeno hanno un idea, la si puà contrastare e ciò ha una sua vitalità .
Mancano i grandi nomi, mancano le figure mitiche mi sembra che tu dica. Agli albori delle cose queste figure ci sono sempre. Pensa a Manuel Fangio, forse il grande Senna gli é stato vicino. Oggi c'è anche un numero maggiore di fotografi e accanto a grandissimi nomi che in realtà  ci sono (piaccia o meno ma ad esempio una personalità  come Salgado non nasce tutti i giorni) c'è anche la molteplicità  delle esperienze, una complessità  fatta di grandi numeri e differenze culturali che rendono anche difficile l'emergere e il riconoscere un grande. Ma poi, ci serve così urgentemente?
si puà andare avanti, ma chiuderei.
bs
marco

Inviato: 24/3/2010 19:55
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Re: Innaturalismo, depressione, scontentezze varie, manifesti ecc.

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Una mail di questo tipo l'ho già  scritta qualche tempo fa...ma é interesante riscriverla aggiungendo altri elementi. Vi faccio due piccoli, ma signifiativi esempi. Da poco tempo é nata RVM (www.rearviewmirror.it) nuova rivista italiana sulla fotografia narrativa. Fresca, mobile, con un approccio alla fotografia che guarda fuori da alcune paludi. Da poco é finito il Festival della Fotografia, nuova iniziativa di un circolo fotgrafico di Lodi. Bell'iniziativa, da mettere a posto, ma lodevole negli intenti e nei risultati (a parte l'ultima serata che gudico quasi patetica, ma proprio perchè gestita dai baroni della lamentela e della critica a tutti i costi). Alcune presentazioni e i dibattiti hanno visto il pieno, soprattutto di giovani. Esiste il bisogno, qualcuno sta iniziando a soddisfarlo. Sono due inziative, ma segnali di una volontà  che guarda avanti. E se valgono i segnali negativi valgono anche quelli positivi. Potremmo citare le tante iniziative festivaliere nate in questi ultimi tre anni, le numerose pubblicazioni, saggistica e monografie, la quantità  di workshop, ecc, ecc. Certo lo sguardo per capire queste dinamiche deve essere globale, altrimenti sfuggono troppe cose. Poi ci sono i cambiamenti epocali. Tecnologici ed economici innanzi tutto. La fotografia sta cambiando e forse non ci sarà  una fotografia come la conoscevamo. Pazienza, nemmeno le auto sono quelle di quando ero piccolo, nemmeno i giocattoli, nemmeno i telefoni, nemmeno i libri,nemmeno la televisione. Scusate e perchè la fotografia deve essere la stessa per sempre, cosa vi aspettavate? La fotografia é la vostra cuccia morbida dove accoccolarsi per tutta la vita, la vostra casetta sull'albero da cui non scendere mai? Ovvvio che ci sono problemi, per chi lavora soprattutto. Non vengo da Saturno e lo vedo tutti i giorni, dato che nel lavoro utilizzo tanta fotografia, di altri.
Ma allora é necessaro interrogarsi se i modi di lavorare vanno ancora bene. Il fotografo solo che fa solo fotografie, forse risponde solo in parte alle necessità  di un mercato complicato. Tempo fa nacquero i collettivi di fotografi per affrontare un altra crisi. Oggi credo che dovranno nascere nuove forme di lavoro, ma nella comuncazione visiva, dove le diverse professionalità  interagiscono. Fotografo, web designer, grafico, operatore multimediale e video. Professioni che stanno convergendo e che dovranno dialogare sempre di più.
E in ultima la dimensione culturale. Solo un invito che nasce da una constatazione. Lascerei perdere questo vizio di guardare alle masse che non capiscono, che sono inculturate, che guardano solo il Grande Fratello, ecc, ecc. Certo, ci sono pezzi di popolazione che lo fanno, come l'hanno sempre fatto (qualcuno mi indica quell'epoca del bengodi dove l'italia era la culla della cultura e intendo in un epoca a noi vicina, diciamo nel 900). L'involuzione percepita come pervasiva é figlia di un modello culturale che c'è, questo é sicuro, ma é anche figlia di un modello culturale che non c'è, o quantomeno ha perso non sapendo confrontarsi con le trasformazioni sociali. E, scusate l'OT, ma valga come esempio una per tutte, che ha preceduto gli anni 90 e ha tratteggiato l'emergere di una nuova classe sociale che dicharava il bisogno di essere rappresentata. La marcia dei 40.000 a Torino nel 1980. Chi ne sa qualcosa di politica se la ricorda. Quella non fu solo l'emergere di una classe lavoratrice, mai prima di allora scesa in piazza, ma fu l'emergere di un modello culturale che alcuni politici cercarono negli anni successivi di cavalcare. All'epoca qualcuno capì e molti altri non capirono. Molte cose sono iniziate a cambiare da allora. E allora, é tempo di iniziare a pensare al futuro in modo serio, costruttivo, visionario, per alcuni versi anche distruttivo. Detto questo, concordo con la citazione di A.Gilardi che penso non cambierà per ancora molto tempo.
bs
marco

Inviato: 24/3/2010 15:22
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Re: nuovo sito

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ciao Falco e Pamar5,
grazie del commento. Torino. La fotografo anche con l'iphone (ormai su flick ci metto solo le foto scattate con il cellulare), é una città  con un'identità  forte che al contempo da qualche anno ha iniziato a presentare nuove prospettive. Lo dico anche nella presentazione, é però una città  che proprio per queste caratteristiche fa cadere il fotografo nel rischio del banale, del clichè, come dice maceric nell'altro post, nel già  visto. Sia nello sguardo sulla sua classicità  che in quello sulla sua modernità  con annesse forme estetiche differenti. Penso ad esempio, come buon esempio, al lavoro molto interessante che ha fatto e sta facendo Borful/Bortlozzo sulla città , Torino, ma non solo (oltretutto Borful ha avviato una gran bella esperienza con l'Osservatorio Gualino, nei link su mio blog). Pre questi motivi ho messo queste fotografie nella sezione "geometrie dell'incerto" dove metto i lavori che sono appena nati, in divenire, non ancora compiuti. Per quanto riguarda il punto di vista, le prime foto, quelle fatte in centro, riprendono quasi sempre dalla strada verso l'interno dei palazzi, ma a Torino ci sono diverse gallerie e palazzi che si affacciano su due strade diverse e parallele e questo puà ingannare (se ho capito bene quello che volevi dire marco/pamar5). Ma ci ripenso.
Pensate un po che invece ritengo "baseball a central park" uno dei lavori più "miei" .
grazie ancora,
bs
marco

Inviato: 20/3/2010 19:34
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
A. Gilardi

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Re: lo stile di un fotografo

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Alcuni marchi di fabbrica e stili nel tempo diventano clichè. Se per clichè intendiamo un modello che si ripete. Onestamente non so quanti fotografi sfuggano a questo rischio. Se poi intendevi altro, allora la faccenda cambia.
Sui mooduli, per quello che ho capito ognuno dovrebbe rispondere per se, giusto?
Credo che i moduli espressivi abbiano due facce. Una che appartiene alle costanti espressive. Da tempo mi sono preso alcune mie fotografie degli inizi, diciamo i primi due anni di fotografia. Ci ritrovo degli aspetti di stile che dopo più di trent'anni riconosco ancora presenti. Riguardano alcuni tipi di inquadrature "rigorose" o la scelta dei soggetti. Beninteso, sono solo esempi e alla faccenda prima o poi ci dedico un capitoletto nel blog. L'altra riguarda invece le novità  espressive. Nel mio tempo fotografico ho fotografato in modo diverso soggetti diversi. E le due facce convivono serenamente.
Personalmente poi non privilegio il fatto che ci sia o meno l'uomo, il colore o il bianco e nero. Sono tutte possibilità  che uso legate ad un desiderio espressivo. Bisognerebbe approfondire meglio cosa cambia e cosa resta invariato
bs
marco

Inviato: 19/3/2010 21:20
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Re: nuovo sito

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Ho aggiunto due nuovi lavori, uno in progetti "baseball in central park" e l'altro su Torino, messo in geometrie dell'incerto, perchè é ancora un lavoro che deve svilupparsi. Se qualcuno ha volgia di commentare, grazie.
bs
marco

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Inviato: 19/3/2010 19:50
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Re: Il microstock ad Orvieto fotografia

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8/10/2006 17:44
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E' da molti anni che mi occupo di stock e da almeno un paio di microstock. Ma non dalla parte del fotografo ma da quella dell'acquirente, per il mio lavoro. La qualità  c'è, il prezzo é buono e vista da questa parte é evidente che é un business per i fotografi. Non é nemmeno da mettere in discussione e chi lo fa é perchè semplicemente non conosce le tante attività  che richiedono fotografie e che di conseguenza scelgono anche la strada del microstock per acquistarle. Ma, per quanto ci riguarda, allo stesso tempo nel nostro lavoro richiediamo servizi fotografici ad hoc perchè con il microstock non si riesce a risolvere tutto. E ciò mi sembra altrettante chiaro.
Come mi sembra chiaro che un fotografo possa far fatica a passare da un modo di lavorare ad un altro, qualunque essi siano. Abitudini, certezze, standard operativi non si cambiano facilmente. Ma se uno vuole stare sul mercato come fotografo ci deve seriamente pensare, sebbene non sia l'unica strada. Però non capisco la discussione per i non professionisti. Sia Ric che Marco, dal mio punto di vista, per il solo fatto che si siano impegnati ad occuparsi di microstock si pongono in un ottica economica, perchè questa attività  dalle varie cose lette gli porta un vantaggio economico. O la fanno anche per passione, per approfondire aspetti della fotografia, per lavorare sul linguaggio? Marco per quello che sappiamo lo fa con ottimi risultati con la sua ricerca insieme a Cristina, Ric onestamente non lo so solo perchè non ho mai vist suoi lavori, se non quelli di qualche tempo fa. Per questo credo che il microstok risponda a soddisfazioni economiche e forse gratifica anche nell'essere acquistati (chissà  se vi ho acquistati...senza saperlo). E dunque Falco, se vuoi fare un po di grana e avere qualche bella soddisfazione, con impegno e dedizione il microstok te lo permette (ma come tutta la foto commerciale, da questo punto di vista non c'è nessuna differenza), se vuoi esprimerti forse ci sono altre strade.
alla prossima
bc
marco

l'uninca questione che pone il microstock é relativa al taglio del prezzo delle fotografie. Onestamente se oggi si compera solo da agenzie stock (che costano di più) in certi lavori si va fuori mercato perchè i budget generali sono più bassi, da un altro punto di vista il dibattito è poco chiaro perchè in quanto fotografia commerciale (il microstock) tocca alcuni ambiti che si stanno modificando pesantemente per altre ragioni. Oggi una foto di una bottiglia o di una macchina viene fatta ancora in studio ma anche (in percentuali in aumento) interamente in 3d. E' l'intero sistema che sta cambiando e il microstock é solo uno degli elementi.

Inviato: 19/3/2010 0:48
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