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Re: Zebra Dry Plates
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Mi ha risposto Nejc, mi ha detto che ha provato ieri il Pyro e che i risultati ottenuti valgono decisamente la pena di provarlo rispetto al Fomatol, ma mi ha anche confermato che per ogni lastra si dovrebbe rifare il bagno per ottenere lo stesso risultato, ovviamente lo proverò!

Ian Ruthers come tutti ne ha sbagliate tante e magari qualcuna la sbaglia ancora anche se con l'esperienza oramai avrà mappato consapevolmente tutte le variabili di luce e di stagionatura del collodio umido, d'altronde è un mondo in cui l'esposimetro è di poco aiuto...tieni presente che però il collodio umido, a differenza dei ferrotipo, ti obbliga a sviluppare immediatamente e quindi ti accorgi subito di un eventuale errore di esposizione e puoi rifare lo scatto, certo si potrebbe fare lo stesso con i ferrotipo ma sinceramente è così comodo evitare di andare in giro con una camera oscura portatile specialmente se lavori con l'ULF ah ah ah

Inviato: 21/3 8:34
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Re: Zebra Dry Plates
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Grazie Roberto per la risposta! Si intendevo il fatto di sviluppare più ferrotipi singolarmente utilizzando lo stesso bagno, comunque ho capito dove ho letto dell'effetto "patina" del Pyro, è sul blog di Zebra dry plates, Nejc si riferisce però ai negativi ottenuti su vetro, comunque gli ho scritto per capire se ha sperimentato con il Pyro anche sui ferrotipi, vedo che lo sta vendendo sul suo sito quindi immagino lo abbia sperimentato...

Io fino adesso, su suo consiglio, ho utilizzato il Fomatol LQN, lavorando in 8x10" mi ha anche detto di raddoppiare le quantità sia di sviluppo che di AT rispetto alle indicazioni che lui da sul sito...come ti dicevo, lavorando con luce artificiale, io trovo il contrasto più che soddisfacente, però mi incuriosisce quello che dici riguardo ad una migliore percezione del contrasto a luce ambiente, perchè si, anche con le mie lastre il risultato visivo è tanto migliore quanto è maggiore l'illuminazione, cosa che con il collodio umido era meno rilevante...

Certo che lavorare come te in luce ambiente deve essere veramente delirante a livello di corretta esposizione, e lo dico senza nessuna ironia ahimè visti anche i costi, le variabili da considerare sono veramente molte e l'esperienza diventa l'unica strada possibile per controllare consapevolmente i risultati, devo dire che invece con la luce artificiale ed in studio (quindi anche temperatura controllata) i risultati sono costanti e ripetibili, l'unica è dotarsi di sufficiente potenza di fuoco con i flash ah ah ah...

Inviato: 19/3 11:24
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Re: Zebra Dry Plates
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Grazie dell'aggiornamento, mi hai fatto venire voglia di provare!

Una domanda: avevo letto da qualche parte che con il Pyro non puoi sviluppare più di un ferrotipo alla volta, altrimenti si forma una patina marrone, ti risulta?

Inviato: 18/3 11:51
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Re: Zebra Dry Plates
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Allora, ho acquistato una confezione di Zebra Dry Tintypes nel formato 8x10", e dopo aver fatto le prove posso dichiarare tranquillamente che la mia esperienza con il collodio umido è definitivamente conclusa, da un punto di vista commerciale i vantaggi dei ferrotipi rispetto al collodio umido sono così tanti che non ho alcun dubbio a riguardo, a fronte anche di un risultato estetico che trovo personalmente molto soddisfacente...

Prima di tutto è comodissimo avere le lastre già pronte all'uso e che possono essere sviluppate quando si ha tempo e voglia, è esattamente come avere delle normali pellicole, evitare tutta la macchinosa procedura di preparazione e sviluppo immediato del collodio umido, che all'inizio può anche avere qualcosa di romantico ma che alla lunga diventa estenuante, è un vero sollievo, senza considerare che non devo più maneggiare sostanze molto pericolose, come il cianuro di potassio e l'etere...

Poi la sensibilità, confermo che è ISO 2, ma soprattutto è una sensibilità costante nel tempo, il ragazzo che produce le lastre mi ha detto che possono essere conservate anche per due anni in frigorifero senza variazioni apprezzabili, mentre il collodio umido è un ISO 1 "incostante", nel senso che quando il collodio non è più fresco, quindi dopo circa 3 settimane, la sensibilità cala progressivamente ed è difficile capire di quanto, con collodio vecchio di 3/4 mesi ho provato ad avere un calo di 1 stop, al punto che quando il collodio non è fresco, per evitare di fare brutte figure con il cliente, faccio prima uno scatto di prova per capire quanta potenza di luce mi serve...

Io scatto solo con luce flash, per i ritratti di prova ho scattato a f/5,6 ed ho avuto bisogno di una potenza tra i 3400 ed i 3000 watt a seconda dell'allungamento del soffietto...

Alcuni che utilizzano luce ambiente lamentano un minore contrasto rispetto al collodio umido, io sinceramente scattando con i flash non l'ho riscontrato, sicuramente rispetto al collodio la lastra ha un viraggio tendente al giallo, che a me piace molto perché richiama un immaginario stile '800 ma che ad alcuni può anche non piacere, e come diceva giustamente Roberto la lastra è "avida" di luce, per poterla apprezzare al meglio bisogna esporla sotto fonti di luce più intense rispetto al collodio umido...

Non riesco a caricare immagini qui, però ho pubblicato un ritratto sul mio profilo Istagram, @marcofrigeriophotography, nel caso qualcuno voglia vedere i risultati...

Inviato: 15/3 16:40
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Re: Zebra Dry Plates
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Pesato lo Schneider, senza lente frontale è 1030 grammi circa, poco più di 1 kg...

Inviato: 17/1 10:46
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Re: Zebra Dry Plates
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desertglow ha scritto:
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Marco ha scritto:
ho preso lo Schneider 360mm/620mm Convertibile, togliendo l'elemento frontale diventa appunto un 620mm, copre al pelo il formato ma per la ritrattistica va bene, ma soprattutto si trova a prezzi umani, tra i 350 e i 500 euro


Interessante questo convertibile, quanto pesa il solo 620mm ?
Al momento mi fermo al 450 Nikkor che per la verità mi va benissimo sebbene arrivare a 600 non sarebbe male.


Domani in studio lo peso così ti do una risposta precisa...tieni presente che sono obiettivi molto vecchi, il mio ha un otturatore Prontor ad aria compressa ed il tempo di scatto più rapido se non ricordo male è 1/75 di secondo, non puoi fotografare una Ferrari che viaggia a 300km l'ora in parabolica a Monza

Inviato: 16/1 19:13
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Re: Zebra Dry Plates
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Gli chassis della Chamonix hanno un paio di linguette di alluminio flessibili e incurvate sul volet che hanno la funzione di tenere in posizione qualsiasi cosa ci infilo tra 0,5mm e 3mm di spessore, quindi dovrebbero funzionare, grazie per le misure così accurate!!


Citazione:

Desertglow ha scritto:

E la lente? Che copertura monstre deve avere?


Eeeh qui ho capito che quando passi all'ULF non si tratta più di dire "compro questo e quello" come con il 4x5" o l'8x10", ma ahimè devi fare i conti con un numero molto limitato di opzioni, che si reperiscono solo sul mercato dell'usato (e quindi bisogna armarsi di tanta pazienza) e spesso a prezzi folli, come ad esempio il Fujinon 600C che copre appena il formato o le lenti della serie XXL fine art della Schneider (il 550,il.780 e il 1100) che coprono fino al 20x24", opzioni che ho subito scartato .
Anche perché lavorando con materiali tra ISO 1 e ISO 2 io non ho bisogno di un otturatore, quindi prima ho guardato agli obiettivi repro che dal 600mm in su coprono tutte il formato, ma poi mi sono orientato verso obiettivi con singola lente a menisco che hanno un grande cerchio di copertura e sono pure soft focus, cosa per me importante per quelle volte che ho clienti non più giovanissimi, "perdonano" molto relativamente ai segni dell'età, e poi hanno un effetto "glow" complessivo che trovo veramente unico e molto suggestivo...sono obiettivi molto semplici che volendo si possono anche auto costruire, io che non so nemmeno avvitare una lampadina li ho ordinati da un pazzerello zona Seattle che li produce e li vende, i prezzi sono molto molto bassi: https://www.re-inventedphotoequip.com/Formats.html

Mi sono preso il 550mm e il 790mm, volevo prendere anche il 1000mm ma è f/13 e qualcosa, troppo poco luminoso, io uso i flash e non luce continua o naturale...poi giusto per avere comunque un obiettivo con l'otturatore, ho preso lo Schneider 360mm/620mm Convertibile, togliendo l'elemento frontale diventa appunto un 620mm, copre al pelo il formato ma per la ritrattistica va bene, ma soprattutto si trova a prezzi umani, tra i 350 e i 500 euro

Inviato: 16/1 10:20
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Re: Zebra Dry Plates
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Grazie Roberto per l'esauriente risposta!! Ma ci sentiamo sicuramente per telefono nei prossimi giorni...
Sinceramente la facilità operativa probabilmente per me andrà a compensare tutto il contrasto del mondo ah ah ah, anche perché sul lato contrasto sono già ben messo con la carta baritata della Harman che utilizzo per la gran parte dei ritratti, vedremo, ovviamente senza aver fatto ancora alcuno scatto trovo la tecnica perfetta commercialmente ma non posso sapere da un punto di vista "espressivo"...
Per gli chassis speravo di poter utilizzare quelli della Chamonix per il collodio umido, possono alloggiare lastre di vetro da 1mm a 3mm, proverò a scrivere al ragazzo genialoide che ci hai indicato, sicuramente mi darà risposte certe a riguardo, unico svantaggio degli chassis Chamonix rispetto ai suoi è che posso caricare solo una lastra anziché due, ma come dicevamo in questo caso caricare e scaricare gli chassis è molto più veloce e comodo perché le lastre sono già pronte allo scatto e non è obbligatorio svilupparle subito.
Si, scatto con una bellissima folding Stenopeika 16x20", la uso solo per la ritrattistica in studio, Samuele ha fatto un lavoro egregio per unire rigidità ad una eventuale trasportabilità, ma è veramente un bestione ingombrantissimo, ti dico solo che per portarla in giro la devo infilare in una box di quelle che si usano per mettere le casse e gli amplificatori per i concerti, insomma un delirio di pesi e ingombri, quindi meglio che rimanga in studio...d'altronde ho scelto il formato 16x20 proprio per la mia attività di ritrattista, come ti dicevo utilizzo prevalentemente carta baritata positiva della Harman che viene già commercializzata in confezioni di 10 fogli nel formato 16x20, quindi in questo formato niente ordini speciali o serate in camera oscura a tagliare i rulli su misura...

Inviato: 15/1 18:28
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Re: Zebra Dry Plates
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Grazie Roberto per questa segnalazione! Come sai ho praticato il collodio umido per diversi anni per la ritrattistica nel mio studio, sia con la 8x10 che con la 16x20, ma alla fine ho deciso di non offrirlo più ai miei clienti perché è un processo tanto affascinante quanto macchinoso, tanto suggestivo quanto costoso, io ho sempre scattato in studio con luce flash (quindi condizioni controllate e dopo tanti errori alla fine ho trovato il modo di replicare i risultati in modo abbastanza costante), però sinceramente tra tempi e costi di preparazione, costo dei materiali, tempi e costi dei materiali per finalizzare lo scatto era troppo complicato capire i costi totali e quindi commercialmente poco allettante, a meno di far pagare 500 euro a scatto

Il dry plate sembra decisamente più comodo ed efficiente, i costi della singola lastra se acquistata dal tipo che indichi tu quantomeno sono chiari, voglio sicuramente provare!

Due domande:potresti darci qualche dettaglio in più sullo sviluppo? Cioè, se ho capito bene, il dry plate Zebra è un negativo che diventa un positivo nel combinato sviluppo e fissaggio, quindi non basta un normale sviluppo ma bisogna aggiungere dell’Ammonio Tiocianato, e poi aggiungi un "non solo", se ti va potresti dettagliare meglio quando/quanto AT aggiungere e cosa intendi per "non solo"?

Poi, hai provato a scattare in luce artificiale? Do per quasi scontato che dovrei "ragionare" allo stesso modo del collodio umido per quanto riguarda la luce flash, però chiedo se hai avuto esperienza...

Grazie!!!

Inviato: 15/1 11:36
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Re: Un saluto a tutti
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Grandissimo Ric!!! Anche io assente da millenni ma leggo sempre tutto, la passione e la competenza di questi "ragazzi" è sempre immutata e il tuo post risveglia in me tanti bellissimi ricordi!
Miiiii Fabio, ma quanto eravamo giovani, grazie per aver pubblicato la foto!

Inviato: 10/5/2023 16:30
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Re: Il Futuro già presente
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Ciao ragazzi! Riappaio anche io come Osvi dopo tanto tempo, e ci tengo anche a dire che vi ho sempre seguiti con la testa, la lettura e con il cuore...questo argomento mi interessa parecchio anche perché fa parte di alcuni campi di indagine che sto affrontando da qualche anno, oltre che essere un argomento sempre più discusso e pressante nel mondo della fotografia professionale...

Sul giudizio relativo alla foto concordo pienamente con Oscar, più che la IA mi inquieta il fatto che una foto così banale, che vive solamente di suggestioni estetiche legate alla riproduzione d una tecnica antica, abbia vinto il concorso, ma tant'è, questo mi conferma di tutto il male che ho pensato in merito a questi concorsi...poi è vero, che se tutto quello che riesca a fare questa IA sia riproporre un cliché fatto di temi e tecniche e soggetti rimescolati e riassemblati è sconfortante, specie se si pensa che è consustanziale al suo stesso modo di operare, cioè prendere milioni di informazioni dallo scibile umano per produrre una foto, un brano musicale, un racconto, una tesi di laurea, il che ci porta inevitabilmente ad essere a contatto con un nuovo problema, cioè questa produzione della IA crea qualcosa di veramente nuovo?, di ignoto?, oppure questo riassemblaggio che non è guidato, come nel caso della creatività umana, che si affida anfhe all'errore, al caso e al caos, sarà la strada maestra per escludere, mano a mano che verrà sempre più utilizzata a discapito della produzione creativa umana, proprio l'eccezione, lo smarginamento della regola, lo sgambettamento delle parole d'ordine legate ad ogni forma di linguaggio, insomma il contributo consustanziale di coloro che chiamiamo artisti, filosofi, musicisti, quelli che sperimentano,precipitano i linguaggi verso quel Fuori che è l'anima della creazione e della scoperta artistica...al momento sembrerebbe così, ma è una tecnologia troppo giovane per poterne capire gli sviluppi, e adesso penso sia importante stare a contatto con il problema per comprenderlo sempre meglio e pensare, pensare, pensare come direbbe Virginia Woolf, capire quali pensieri, artificiali e non, producano quali pensieri, e questo per produrre risposte e reazioni...uno dei più grandi filosofi degli ultimi 40 anni, Bernard Stiegler, mi ha insegnato che "la tecnologia è la prosecuzione della vita con altri mezzi", stabilendo così un nuovo e inaudito rapporto tra umano e non umano, e che ogni innovazione tecnologica provoca uno shock, sociale, politico,culturale, artistico, ma ogni shock porta inevitabilmente e necessariamente ad una reazione da parte nostra, ed è in questa reaziine che risiede la nostra capacità e possibilità di stare a contatto con il problema per produrre, noi, nuove risposte, nuovi significati, nuovi territori sociali, culturali, artistici, cioè la strada è solamente e unicamente POLITICA (e non intendo ovviamente la politica dei partiti), attività di produzione e di reazione e di creazione nel tessuto sociale, con la consapevolezza che la tecnologia è "pharmacon", cioè cura e veleno allo stesso tempo...certo che è importante creare le possibilità ed avere una consapevolezza condivisa per restare a contatto con il problema, e guardando a tanti aspetti della società odierna il primo impulso è il pessimismo (sarà un caso ma sto ascoltando Povera Patria di Battiato), ma la reazione allo shock ci sarà come c'è sempre stata, ed allora sarà importante avere intessuto dei giochi di filo e dei concatenamenti e delle mescolanze sempre più estese tra chi rimane ostinatamente a contatto con il problema, per modulare nuove possibilità di vita e tecnologia...Nietzsche li chiamerebbe "i forti dell'avvenire"

Inviato: 28/4/2023 16:42

Modificato da Marco su 28/4/2023 18:51:53
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Chris Jordan: Albatross the film
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Vi segnalo che il documentario Albatross del mio caro amico Chris Jordan è ora disponibile per il download gratuito, è un opera frutto di anni di lavoro e di tanti viaggi in quell'atollo sperduto nell'oceano, così remoto ma completamente inondato dalla plastica che scarichiamo a mare e che poi viene scambiata per cibo dagli uccelli provocandone la morte.

Potete scaricarlo a questo link.

Inviato: 10/6/2018 17:41
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Re: Cosa c'e' di male se una stampa si deteriora
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pamar5 ha scritto:
Marco, vi sono ambiti molto diversi. L'ambito delle foto d'arte è gallerie è altra cosa rispetto a quello delle foto descrittive o documentaristico o familiari. L'importanza della durata per i due ambienti non può essere accostata.

Marco



E' ESATTAMENTE quello che ho detto io, ambiti diversi con approcci diversi, ma non sta scritto da nessuna parte che gli approcci ai due mondi non si possono "mescolare", questo penso sia il vero punto della domanda di Marco/Mxa

Inviato: 10/6/2018 17:06
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Re: Cosa c'e' di male se una stampa si deteriora
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Ti cito una mia esperienza recente.

Premetto che ho scelto di scattare per il mio ultimo progetto con Impossible Project 8x10" per due motivi: una forma di imprevedibilità e caos nel risultato finale che rende ancora più "unica" una stampa già di per se unica al mondo, e il fatto che le pellicole a sviluppo immediato è più facile che si deteriorassero piuttosto che fossero archiviabili, questo perchè è un lavoro molto "carnale" per me, veramente grumi di sangue e pelle, e quindi volevo una pellicola che invecchiasse e si trasformasse come la pelle...

Ero un pò preoccupato dal confronto con i galleristi a cui ho proposto questo lavoro, nel senso che pensavo che quando avessero saputo che era realizzato su pellicole a sviluppo immediato, e quindi poco archiviabili, avrebbero avuto qualcosa da dire, in realtà quello che è successo è che a nessuno gliene frega niente, a maggior ragione se il supporto utilizzato è assolutamente funzionale all'idea concettuale ed estetica che sottende la serie di immagini.

Morale, l'archiviabilità è un fattore importante specie in alcuni ambiti, penso più a quelli legati alla stampa fotografica fine art pittoricista, in altri ambiti, quelli più legati alla fotografia che frequenta l'arte contemporanea, è decisamente più importante l'idea sul fare fotografia che l'archiviabilità dell'opera, d'altronde sono già molti anni che ammiriamo opere concettuali deteriorabili e reperibili in ambito pittorico e scultoreo (mi vengono in mente i lavori di Hirst), quindi non vedo perchè questo non debba valere anche per una fotografia che frequenta lo stesso approccio concettuale...

Inviato: 10/6/2018 13:53
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Re: Stampa chimica vs stampa inkjet
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Mxa ha scritto:
Ecco l’articolone che risponde a tutti i quesiti sulla durata della stampa analogica

Conferma l’affermazione di Marco sulla ciba/ilfochrome.



Grazie Marco!!, mi hai risparmiato uno sbattimento, l'articolo è proprio quello che intendevo io, grande!!

Serghei, Franz, non dubito che abbiate ragione, io ho solo citato i dati contenuti in un documento redatto da uno degli enti di studio più stimati al mondo per quanto riguarda la archiviabilità dei supporti, è chiaro che sono test accelerati in laboratorio, chissà magari non sono poi così affidabili, non ho strumenti per giudicare, però posso dire che l'unico test empirico di cui tendenzialmente mi "fido" è quello con la stampa al buio, l'occhio si abitua al cambiamento cromatico e non nota differenze a causa dell'abitudine, mi è capitato con alcune stampe con inchiostri dye che a me sembravano perfette dopo anni ma che confrontate con campioni al buio mostravano differenze...e comunque stiamo parlando ahimè di niente, le stampe cibachrome e i materiali per realizzarle sono estinte come i dinosauri

Piuttosto mi ha sorpreso nel documento postato da Marco scoprire una relativa archiviabilità di alcune pellicole a sviluppo immediato...


Inviato: 10/6/2018 13:41
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Re: Stampa chimica vs stampa inkjet
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Lo pensavo anche io, invece una mezza "bufala", nel senso che le cibachrome hanno una archiviabilita' di 25 anni in normali condizioni di esposizione, 400 anni al buio completo, fonte una pubblicazione di una quindicina di anni fa del Wilhlem Research, se ho il link al file PDF ve lo posto, altrimenti dovrei scansionare la pagina, ma non ho tempo, scusate, lunedì parto per un tour dai galleristi che esportano le crocefissioni e torno a fine mese, scusate ma anche a me la notizia al tempo aveva un po' "sconvolto", le ciba sono archiviabilissime ma al buio (!!!!!), il che non ha molto senso in un mondo di esposizione/mostre...

Inviato: 9/6/2018 19:46
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Re: Stampa chimica vs stampa inkjet
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Con il passare del tempo la mia opinione sulle differenze tra stampa fotografica tradizionale e stampa inkjet si sono fatte sempre più "stratificate", le ho praticate e le pratico entrambe da anni ed era inevitabile che fosse così...

Sulla qualità, intesa come eccellenza nei risultati di stampa, penso ci sia poco da dire, in mani esperte si possono produrre stampe di qualità eccellente in entrambi i sistemi.

Penso sia più importante soffermarci sul concetto di qualità estetica, cioè quella qualità che è funzionale al tipo di immagine che vogliamo stampare, ma soprattutto funzionale al pensiero espressivo su fare fotografia dell'autore, ed in questo ambito è importante ribadire che la stampa inkjet non è una stampa fotografica bensì una stampa tipografica, con tutto ciò che ne consegue per quanto riguarda quella qualità estetica di cui sopra, cioè la stampa inkjet è sostanzialmente un processo identico che si applica a supporti differenti (stendere degli inchiostri su delle superfici), laddove in una stampa fotografica siamo piu' in in presenza di processi differenti che si applicano a supporti differenti, basti pensare alle differenze sostanziali tra stampa al platino palladio, piuttosto che al carbone, piuttosto che al collodio umido, piuttosto che cibachrome, piuttosto che al dye transfer, piuttosto che le stampe classiche da negativo C41, penso sia evidente la irriducibile differenza di qualità estetica dei due approcci, stampa tradizionale e inkjet, ripeto differenza non sulla qualità dei risultati, ma differenza in quella qualità estetica che deve essere funzionale alle proprie immagini e che ogni fotografo deve scegliere e fare diventare parte integrante del proprio pensiero sul fare fotografia...

Sulla longevità mi "accodo" ad Oscar, nel senso che sappiamo con certezza che le stampe tradizionali in bianco e nero durano più di cento anni, sono arrivate fino a noi e le maneggiamo ancora oggi, con il primato di longevità all'esposizione alla luce delle stampe al carbone, così come le stampe inkjet con inchiostri ai pigmenti e carte senza sbiancanti ottici dovrebbero "durare", se i test "accelerati" in laboratorio sono affidabili, oltre i 100 anni in normali condizioni di esposizione.

Per il colore il primato spetta ancora alle stampe tradizionali al carbone (tri o quadricromia che sia), tecnica poco diffusa ma che viene ancora praticata da alcuni splendidi folli (mi viene in mente Todd Gangler di Art and Soul a Seattle), per queste stampe non faccio fatica a pensare ai 500/600 anni esattamente come quelle al carbone b&w, poi come primato di "durabilita' " ci sono le stampe inkjet sempre con inchiostri ai pigmenti e carte senza sbiancanti ottici, meno longeve come diceva giustamente Oscar le stampe fotografiche tradizionali da negativo colore, se tenute in condizioni di esposizione ottimale arrivano a 60/70 anni altrimenti il degrado potrebbe arrivare anche dopo 25/30 anni...in fondo alla scala troviamo le cibachrome, le inkjet con inchiostri a base acquosa (ma con alcuni tipi di carte possono essere longevi anche questi) ed ovviamente ultimissime le pellicole a sviluppo immediato, Polaroid, Impossible Project e Fuji, anche se per questo tipo di stampe non ci sono dati certi, però è certo che si deteriorano prima degli altri sistemi di stampa, in questo senso è un po' paradossale che il mio ultimo lavoro, una serie di crocefissioni che andrà presto in mostra, quindi proposte al mercato del collezionismo, io abbia deciso di realizzarlo con le Impossible Project 8x10" ,però per me era assolutamente necessario ralizzarle utilizzando questo supporto proprio per quella qualità estetica di cui parlavo prima...

Ultima nota personale, io a differenza di Marco/Pamar non nutro più alcun interesse per la stampa inkjet, ripeto, onde evitare fraintendimenti, questo non per questioni legate alla qualità delle stampe ma perché non trovo che la qualità estetica delle stampe inkjet sia funzionale al mio pensiero sul fare fotografia...ultimamente ho intrapreso un cammino di apprendistato/apprendimento nelle stampe al carbone a colori, penso che per la fine dell'estate sarò in grado di realizzare le mie prime stampe con questo metodo, di enorme aiuto mi sono stati due testi di cui lascio i riferimenti al forum perché chissà che qualcun altro abbia voglia di "complicarsi" follemente la vita :

- Amateur Carbro Colour Prints di Viscount Hanworth, The Focal Press, io ho preso la terza edizione del 1955

- Colour Photography in practice di D.A. Spencer, Pitman and Sons, consiglio la terza edizione del 1948 o quella rivisitata del 1952 rispetto alle prime del 1938 e 1939


Inviato: 9/6/2018 15:11
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Re: Foto stenopeica, un mio vecchio pallino....
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Bravo Osvi, è così che si fa, usare mezzi che ci consentono di delirare è una strategia creativa che mi trova completamente d'accordo!

Lo so, è grande formato, però nel comparto foto stenopeico ci sono dei prodotti interessanti... in casa Ilford...

Io ho usato con grande soddisfazione e divertimento la Harman Titan 4x5" con la carta baritata positiva della Harman...

Inviato: 1/6/2018 17:11
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Re: Fujifilm Acros 100 ciao ciao.....
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Premetto che ho deciso di non acquistare più prodotti Fuji nel momento stesso che hanno annunciato la fine della produzione delle mie amatissime Fuji FP, e ora mi servo con soddisfazione da Ilford, Kodak e Impossible Project/Polaroid Originals (paradossalmente il maggior "consumatore" di Fuji è mio figlio che scatta sempre con le Fuji Instax), comunque ho trovato questo articolo che sembrerebbe spiegare alcune cose su quanto successo, in pratica Fuji nel 2012 avrebbe preso la decisione di smantellare la produzione di pellicola perchè non credeva ci potesse essere più un "ritorno", sia a livello di utilizzo che economico, e lo ha fatto smantellando proprio i macchinari di produzione, hanno realizzato una grande quantità di emulsioni che hanno poi congelato a bassissime temperature per poter rifornire il mercato per alcuni anni, solo che poi appunto il "ritorno" della fotografia a pellicola, ed il conseguente aumento degli acquisti di pellicole, ha cambiato le previsioni di durata delle scorte...non sio fino a che punto queste notizie siano attendibili, sembrerebbero però plausibili considerando come "ragionano" le grandi multinazionali...

Comunque per quanto mi riguarda f.ck Fuji!!

Inviato: 12/5/2018 12:58
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Re: Ahem... Leica M fluorescente... no, davvero...!
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Scusa Oscar, non so perché ma quando ho eliminato il tuo messaggio "doppio", come da tua richiesta, mi ha eliminato anche quello originale, boh??, forse un bug

Inviato: 20/3/2018 19:15
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