Tanto per tracciare un rapidissimo sunto delle varie tecnologie:

Filmscanner
Usano un sensore lineare (a differenza ad es. di una fotocamera che usa un sensore rettangolare), che puà essere anche multi-linea.

La maggior parte degli scanner ha illuminazione a spettro completo (data da una lampada a fluorescenza o, più raramente, da LED bianchi) e un sensore a tre linee, ciascuna delle quali monta un filtro dicroico primario (una linea legge solo Rosso, una solo Verde, una solo Blu).
Alcuni scanner hanno sensori a 6 linee, per andare più veloci.

I Nikon hanno invece un sensore composto da una sola linea priva di filtro, in quanto è la luce ad essere TriStimulus grazie a LED Rossi, Verdi, Blu che si accendono in sequenza.
Questo ha vantaggi e svantaggi: migliore controllo della luce, poco sviluppo di calore, minore potenza di illuminazione quindi aperture ottiche più ampie e minore profondità  di campo, luce più direzionale e coerente quindi maggiore microcontrasto ma anche esaltazione di grana, polvere e graffi.
Alcuni Nikon hanno un sensore a due o tre linee, sempre non filtrate RGB, per andare più veloci.

Tutti i filmscanner sono caratterizzati da ottiche ad alte prestazioni, ridotta profondità  di campo, AutoFocus (quasi sempre anche Manual Focus).

Nei filmscanner la pellicola si muove, trasportata da un portapellicola lungo dei binari, mentre ottica, specchio e sensore sono fissi (autofocus a parte).
La pellicola è attraversata dalla luce che viene poi riflessa da uno specchio, collimata da un obiettivo e proiettata sul sensore.

Gli Imacon non usano specchi, preferendo un percorso diretto luce-pellicola-obiettivo-sensore.

Flatbed scanner
Qui c'è un vetro su cui è appoggiata la pellicola; nella maggior parte dei casi il vetro è fisso, mentre un carrello portaspecchio si muove per coprire l'area di scansione.
La luce passa attraverso la pellicola, il vetro di base (glass bed), lo specchio mobile, l'obiettivo e finalmente arriva sul sensore.

Sugli scanner più economici gli obiettivi sono di qualità  abbastanza mediocre e sono a messa a fuoco fissa.
Sugli scanner più sofisticati (es. Creo) non solo l'obiettivo è (Rodenstock) di alta qualità  e Autofocus, ma anziché cercare di coprire l'intero piano di scansione ne copre solo un tassello alla volta, ottenendo così una elevata qualità  ottica; una sofisticata meccanica XY pensa a suddividere opportunamente il piano di scansione in tasselli elementari che vengono poi ricomposti.

Sempre sugli scanner più economici, i sensori sono composti da più linee sfalsate, raggiungendo quindi la risoluzione nominale grazie alla composizione di più linee ciascuna a risoluzione ridotta.
Es.: l'Epson 2450 usa due linee a 1200 DPI sfasate di 1 pixel, e così via: la risoluzione massima raggiungibile è minore di quella di un "vero" sensore a 2400, perché i pixel sono più grossi e quindi c'è una "integrazione spaziale"; comunque sui flatbed economici i limiti vengono dall'ottica, non dal sensore.
L'illuminazione è sempre a lampada fluorescente (tipo neon insommma). La presenza del glass bed peggiora le prestazioni introducendo una diffusione della luce.

Drum scanner (scanner a tamburo)
I drum scanner NON usano un sensore CCD, ma un principio completamente diverso che è alla base delle loro superiori prestazioni (e anche della maggiore complessità  d'uso, delicatezza, necessità  di manutenzione, limiti).

Nei drum scanner, un cilindro trasparente rotante è illuminato dall'interno da una lampada alogena.
Il tamburo oltre a ruotare su se stesso trasla lungo l'asse.
Fuori dal cilindro, in una posizione fissa e ben definita, c'è un pickup ottico: un braccetto concettualmente simile ad un microscopio, con obiettivo e diaframma.
Il pickup "vede" solo un piccolissimo dischetto sulla superficie del cilindro, del diametro di alcuni micron; man mano che il cilindro ruota e trasla, questo dischetto percorre la superficie del cilindro (come gli antichi grammofoni a cilindro!), leggendo a scansione (da cui l'originale nome degli scanner) le pellicole che vi aderiscono all'esterno.

Il dischetto di luce via via letto viene scomposto nelle sue componenti RGB da prismi, che inviano ciascuna componente ad un fotomoltiplicatore a tubo (PMT), il quale amplifica elettronicamente la luce ricevuta (cascata di elettroni ad effetto-valanga) e la invia ad un trasduttore.


Fer

Mitico!

grazie

Gian Mario

Grazie mille Fer!
Tralasciando i tecnicismi, se eri donna ti eri guadagnata un coito ;)

Fer,

solo per dirti che l'intervento, oltre che molto utile, è comprensibile anche ad un profano di scanner come me.


Giorgio

Ora ci (mi) manca solo una lettura, con lo stesso grado di facile comprensibilità , che tratti della risoluzione in ripresa, in stampa, di pixel, dpi, ppi, etc. ....
Lo scrivo in piccolo perchè è un pensiero ad alta voce, non vorrei mai che venisse interpretato come una richiesta

Citazione:

Embè, bisognava vedere se mi piacevi però!!

Fer