Ciao, ho visto la mostra un paio di volte qui a Roma nell'ambito del Foto Festival 2007. Da un punto di vista "prettamente fotografico", svincolato per quanto possibile dalla rilevanza dei temi trattati, che probabilmente sono tutti importanti e di pari dignita', mi sono rimaste in mente in particolare, oltre senz'altro all'immagine vincitrice assoluta (per quella miscela di tragedia e "globalizzazione" che mostra, piuttosto teatrale, sembra - quasi - un fotomontaggio o un set):

Come immagine singola: questa, mi sembra cosi' drammaticamente "bella" che non saprei neanche commentarla piu' di tanto, direi che parla da sola

Come serie B/N:
questa che ha luci e inquadrature molto suggestive, quasi cinematografiche (pare che le immagini che mi piacciono di piu' siano quelle meno verosimili..). Ovviamente nella riduzione web si perde quasi tutto.

Altra immagine singola di grande impatto: questa, e anche qui la luce gioca un ruolo importante

Forse, se proprio vogliamo entrare nei contenuti: questa serie, che bene rappresenta l'eterna lotta della povera gente con le difficolta' dell'esistenza

Per non tacere di questa, che ha un suo fascino horror, stile Freaks (lo so, non ce la dovevo mettere ma mi e' rimasta impressa, e suscita degli interrogativi)

La malinconia di questa serie, sullo stato di abbandono degli zoo in Cina, paese travolto da una trasformazione sconvolgente

Per finire con un sorriso: la serie della foca leopardo che fa amicizia col fotografo e vorrebbe offrirgli dei succulenti pinguini..


In definitiva una mostra notevole, tante immagini che non si dimenticano facilmente, sia per meriti fotografici che per altri motivi.

Infatti, sara' che sono attratto da quelle meno verosimili, e pero' anche il tipo del Bangladesh nel furgoncino-chiosco (che pure mi piace un bel po') sa tanto di set..

A me da molti sospetti la foto vincitrice...per le pose delle ragazze, quella con il cellulare poi sembra che stia li apposta, per l'indifferenza dei passanti, per la rigidità  dell'autista...non l'ho vista dal vivo ma in una riproduzione sembra che la macchina con le persone dentro sia stata sovrapposta alla scena. Mah.
E' pur vero che da quelle parti tutto é possibile!

aggiungerei questa per quanto riguarda i ritratti, quelli ambientati
http://www.worldpressphoto.org/index. ... Itemid=146&bandwidth=high

bs
marco

Beh si', e' quello che ho detto all'inizio: sembra un set o un fotomontaggio. Ci ho messo un "quasi" perche' non me la sento di proclamarlo con certezza. E in definitiva si tratta di stabilire qual'e' il grado di tolleranza all'artificio che si vuole adottare tra i parametri di giudizio (a prescindere dai termini del regolamento del WPP).

Bella anche l'immagine che riporti tu. Anche questa e' "posata", ma lo e' in modo palese e trasparente essendo giustappunto un ritratto.

ciao Galago,
scusa credevo ti riferissi ad un altra immagine, non avevo capito. Se fosse una ricostruzione o un montaggio per me oltrepassa un limite. Per quanto il confine sia incerto credo che un buon reportage sia quello che riporti ciò che c'è; si puà anche chiedere ad una persona di mettersi in posa, o di rifare una scena ma si dovrebbe rispettare la "verità  del fatto" cioè che é accaduto quello che vedo (con tutta la consapevolezza del ruolo di osservatore che il fotografo ha e con ciò che ne consegue proprio dal concetto di osservatore). Se aggiungo in postproduzione o se ricreo dal vivo una scena che non c'è, e poi la faccio passare per vera, allora per me il confine é oltrepassato. Liberi di rifare anche una scena ma allora si fa un altra cosa diversa dal reportage.
Il ritratto alla fin fine é un anche un gioco relazionale, e per quanto in posa é il soggetto che accetta la sua posa e interagisce con il fotografo; c'è un "contratto" tra le parti.
a presto,
bs
marco