Le foto che seguono fanno parte di un progetto di collaborazione con una compagnia teatrale e con un gruppo jazz per inscenare una rappresentazione dal nome "amori in altri luoghi" che raccontava in realtà diversi tipi di amore, e quindi le foto non dovevano rappresentare in se l'amore classico ma creare dei richiami alle brevi storie che venivano rappresentate, il tutto accompagnato dai bravissimi musicisti.

Allega:

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Penso che la fotografia in genere vive di vita propria e la sua essenza, questa vitalità, deve poter essere colta. C'è sempre un processo di comunicazione se non altro perchè una fotografia è destinata ad esser vista (e a volte in questo può giovarsi anche di una didascalia). Può essere messaggio puramente estetico, racconto per immagini, una singola foto che dice molte cose, una singola foto che non dice niente in particolare ma che trascrive forme, colori o sfumature in bianco e nero di un soggetto in un modo (bello o volutamene bruto) che attrae l'attenzione ecc. Può essere un complemento, come in questo caso, ad altri tipi di comunicazione, o servirsi di questi come complemento a sè ecc. ecc.

Qui hai dato indicazioni che aiutano nella lettura delle foto e da questo capisco che faceva tutt'uno con rappresentazione teatrale e musica.
Qui manca il tutt'uno.
Rimane il titolo a complemento ma non riesco a vedere l'attinenza dei cavi elettrici con l'amore. Dalla 3214, dove ci sono delle persone intravedo qualcosa di più coerente, l'intuizione è buona, la zoomata potrebbe essere interpretata come un "andare verso" che attiene a l' "essere affine a" dell'amore.

Conturbanti, a volte inquietanti, nell'insieme affascinanti e soprattutto interessanti.

Un lavoro che mi piace molto. Complimenti.

Joe

Ciao Pino, grazie dl gradito commento

...in principio ero poco convinto anch'io se inserire quelle foto in questa discussione proprio perché troppo distanti dalle altre, poi l'orgoglio ha prevalso perché a me quelle foto piacciono tanto in realtà hanno attinenza con l'amore e con una delle storie perché rappresentavano l'amore per il lavoro, il lato drammatico (tutte le storie raccontate avevano nella drammaticità il loro punto di forza, anche troppo forse...) del trovarsi probabilmente da li a poco tempo senza lavoro perché la fabbrica cambia marchio e non si sa se il nuovo tiene i vecchi dipendenti (realmente accaduto con la fabbrica del tonno in scatola che ha sede ad Olbia).
Le zoomate ed i mossi servivano proprio per rappresentare il movimento ed era inteso come allontanamento e/o cambiamento nel tempo, il passaggio che avviene nella crescita all'interno di una scuola quando si va avanti negli anni e si passa dalla prima in cui sei un novellino e non ti considera nessuno a quando oramai avanti negli anni scolastici ti volti indietro nel tempo ripercorrendo i cambiamenti...mi fermo perchè probabilmente finirei OT

Io vedo due progetti distinti.

La postproduzione e' una di quelle di moda adesso, e talmente tanto "gia' vista" che mi crea un fenomeno di immediato rigetto. E' una mia debolezza, lo so; e' chiaro che il mio suggerimento sarebbe di ri-interpretare i progetti senza usare un workflow che e' talmente tanto (ab)usato da svilirne i contenuti.

Io comunque trovo che entrambi i progetti (che siano due e' una mia lettura, discutibilissima) abbiano dei contenuti talmente solidi che vale la pena di sperimentare dei workflow diversi.

Grazie Joe e Mxa,

@Mxa
I progetti in realtà erano cinque, tutti poi riversati nel gran calderone che era la sceneggiatura finale, la postproduzione è l'unica cosa che li accomunava, una simulazione anche abbastanza scarsa di Lomografia fatta su pc, la scelta è caduta (circa tre anni fa) su questo tipo proprio per dare più durezza e legarsi ai drammi delle storie, ed anche se le vedo ancora ben inserite nel contesto di quella sceneggiatura ti do pienamente ragione sul fatto che prendendo i vari lavori e sviluppandoli staccati dal contesto originale la postproduzione di alcune sia da rivedere, ma essendo legato al progetto iniziale non riesco a staccarmi e riprenderle in mano, questo è uno dei miei limiti
ma non è detto che prima o poi non possa farlo, magari reinterpretare le storie con nuovi scatti e tecniche diverse, questo si che mi piacerebbe...chissà...