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Re: Acid Free

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archifoto ha scritto:
Le mie stampe (analogiche o inkjet) sono sempre state in scatole qualunque nel mio studio senza problemi anche per oltre dieci anni

Anch'io ho delle stampe (analogiche) montate su album da 25 anni e altre sciolte in un cassetto di legno (alla faccia della lignina) da almeno 20 anni, e non presentano nessun segno di degrado.
Sto per farmi fare degli album per stampe inkjet, e mi chiedevo fino a che punto rincorrere questi accorgimenti.
Ottimo il link, grazie, me lo leggerò bene.

Inviato: 25/2/2018 20:55
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Re: Argomento di meditazione

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Azzarola... , ma cosa è successo? Si è mollata una chiusura, o una sezione si è rotta? (cavalletto di legno, suppongo)

Inviato: 22/2/2018 21:09
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Re: Una nuova folding 4x5"... diciamo curiosa :)

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Standarte viola, soffietti bianchi (chissà di che colore sarà dentro...), ecco, queste sono le nuove frontiere del GF...

Inviato: 22/2/2018 21:06
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Acid Free

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Mi stanno venendo alcuni dubbi.
Nel mondo fotografico, ed in particolare in quello della cosiddetta Stampa Fine Art, si fa un gran parlare di prodotti “acid free”. Carte, cartoncini, scatole, adesivi, ed altri prodotti per archiviazione..
Un cartoncino acid free deve avere pH neutro e non contenere lignina. Per un adesivo acid free penso basti un pH prossimo a 7 (non penso che gli adesivi contengano fibre di legno). Ma dal poco che ne so, queste caratteristiche servono ad aumentare la loro durata e resistenza.
Forse mi sto perdendo qualcosa.
Che danno può fare un qualcosa “non acid free” a contatto con una stampa fotografica o inkjet?
Se metto delle stampe fine art in una scatola delle scarpe anziché in una costosissima scatola acid free per archiviazione, come me le ritrovo dopo 2-10 anni?
Se c’è qualche Acid Free Expert che mi può chiarire i dubbi…

Inviato: 22/2/2018 21:03
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Re: Album per stampe inkjet

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Mxa ha scritto:

L'unico sistema che conosco che risolve _veramente_ l'apertura delle pagine senza incurvamenti anche in mezzo al book sono gli anelli.

C'è anche un tipo di Fotolibro che permette un'apertura a 180° con pagine perfettamente piane, e da quanto mi è stato detto può essere prodotto con pagine in cartoncino di colore a scelta, per poi incollarci sopra le stampe (si tiene conto anche dello spessore delle stampe). Però sentito i prezzi non ho approfondito...


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Mxa ha scritto:
Il mio problema - che e' tutto soggettivo - e' che trovo gli anelli veramente brutti. Ho cercato e cercato in giro per trovare anelli ... belli, ma non ci sono riuscito.

E' anche il mio problema... probabilmente in settimana andrò da due fabbricanti di raccoglitori ad anelli, che al telefono dicono di poterli fare "belli". Tra l'altro si parlava di anelli neri e non cromati (parlo sempre dei classici 4 anelli che si aprono e si chiudono, non delle spirali usate da Oscar).


Altro bel problema: per incollarci foto in BN con bordino bianco, meglio album con pagine nere o bianche o avorio o...?
Lo so che va a gusti, ma io sono quanto mai indeciso, un giorno sono per "assolutamente nere", il successivo tutto il contrario... bòh...

Inviato: 20/2/2018 12:31
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Re: Relazioni prospettiche tra occhio e fotocamera. Chi mi aiuta?

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orso ha scritto:

Se ho capito bene, credo tu stia parlando della distorsione prospettica laterale (anch’essa contribuisce alla “prospettiva”), cioè quel fenomeno che ti fa apparire oggetti tridimensionali tanto più “stiracchiati” nella loro rappresentazione bidimensionale sulla stampa fotografica quanto più sono posizionati vicino ai bordi dell’inquadratura, fenomeno visibile soprattutto con obiettivi grandangolari.
Per non vedere la distorsione prospettica laterale sulla stampa, devi posizionare l’occhio, lungo l’asse ottico dell’obiettivo che ha ripreso l’immagine (centro della stampa in assenza di decentramenti), ad una distanza tale da simulare l’angolo di ripresa dell’obiettivo. Tale distanza risulta essere (più o meno) la focale moltiplicata per l’ingrandimento.
Esempio: hai fotografato un gruppo di persone con un 14 mm su sensore 24x36 mm ed hai stampato la foto 50x70 cm (ingrandimento 20x). Se guardi la stampa da un metro di distanza vedrai le persone vicine ai bordi più “grasse”. Se avvicini l’occhio a 280 mm (14x20) dal centro della stampa, e da lì la guardi roteando l’occhio, le persone appaiono “dimagrite” al naturale.


L'intervento di Mxa, che ripete esattamente le cose che avevo scritto in questo (addirittura fa anche lui un esempio a 20 ingrandimenti come avevo fatto io), mi fa venire in mente che applicando questa regoletta nell'osservare una fotografia, oltre alla distorsione prospettica laterale (stiracchiamento ai bordi coi grandangolari) anche la distorsione prospettica assiale (compressione dei piani coi teleobiettivi) viene annullata, a tutto vantaggio di una "prospettiva" realistica.

Inviato: 20/2/2018 12:16
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Re: Album per stampe inkjet

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La planarità delle due foto sinistra destra è perfetta (ciò che cerco). Ma mi piacerebbe anche poter aggiungere/sostituire/togliere fogli. Suppongo che quella spirale (sicuramente più bella esteticamente delle macchinette ad anelli apribili) una volta chiusa non si possa più aprire. Mi confermi?

Inviato: 16/2/2018 13:35
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Re: Relazioni prospettiche tra occhio e fotocamera. Chi mi aiuta?

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Fer ha scritto:
Scusate ma proprio non capisco il senso di tirar dentro variabili che niente hanno a che vedere con la domanda iniziale, che lo ripeto è:

"Con quale focale devo scattare per avere la stessa resa prospettica dell'occhio umano"

A questa domanda la risposta è molto semplice e non ha a niente a che vedere con movimenti dell'occhio, fovea vs. retina etc.


Se la domanda iniziale fosse quella che citi, intesa rigorosamente in termini fisici, la risposta sarebbe davvero molto semplice: “Con qualsiasi focale, basta che osservi e fotografi alla stessa distanza”. Come scrivi anche tu subito dopo (Indipendentemente dalla focale…)
Ma chi pone questa domanda, generalmente vuol saper quale focale usare per ottenere una foto quanto più simile a ciò che vede ad occhio, usando il termine un po’ vago “prospettiva”. Allora ho tirato in ballo altri fattori (che col termine “resa prospettica” inteso in senso strettamente fisico, cioè dipendente dalla sola distanza, non c’entrano nulla, ma con la domanda iniziale interpretata in modo corretto c’entrano eccome), semplicemente per cercare di far capire che l’occhio umano e un obiettivo fotografico sono due sistemi ottici talmente differenti che qualsiasi tentativo di rispondere in termini fisici (cioè esatti) alla domanda in questione ha ben poco senso.

Per affrontare la questione in termini scientifici bisogna chiamare in causa la psicofisica. La psicofisica va avanti ad istogrammi più che a formule. Come ho scritto nel precedente intervento l’istogramma che risponde a questa domanda parte sui 35 mm, ha un massimo attorno ai 45-50 e torna a zero attorno ai 60 mm (non chiedermi la fonte, perché è roba che ho studiato 25 anni fa e non me la ricordo). Dato che non si può rispondere a una domanda semplice con un istogramma, si è cercato un legame col formato di ripresa, prendendo, per convenzione, la diagonale del formato (vedi i 43 mm sul formato 24x36). Numero che, essendo una convenzione e non un dogma o una legge fisica, non ha alcun valore assoluto ma solo indicativo.


La risposta che do come fotografo a chi mi pone quella domanda è: “Usa il normale. Se hai un 50 va bene, se hai un pancake 45 va benissimo, se hai un 58 va benone. Se li hai tutti tre e vuoi fare il fine, provali e decidi tu perché dipende solo dal tuo cervello, ma tieni presente che il risultato ottimale per te con ogni probabilità non lo sarà per un altro, dato che ognuno ha il proprio cervello.”

Inviato: 16/2/2018 13:30
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Re: Relazioni prospettiche tra occhio e fotocamera. Chi mi aiuta?

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FranzX ha scritto:

1. qual è la lunghezza focale che restituisce la prospettiva dell'occhio umano



Può essere riservato l’utilizzo, ma l’argomento in sé è talmente trito e ritrito che ti rispondo pubblicamente.
Termini come “prospettiva” o “resa prospettica”, nella visione o in fotografia, sono espressioni un po’ vaghe che riguardano soprattutto le immagini, e meno propriamente ciò che le ha create, cioè l’occhio o l’obiettivo fotografico. Dipendono principalmente dall’angolo di visione o di ripresa, e dalla distanza di osservazione o di ripresa.

Se si vuole confrontare la “prospettiva” di un obiettivo fotografico con quella dell’occhio umano, si deve per lo meno mantenere uguale la distanza di ripresa/osservazione. Dunque il confronto rimane sull’angolo di ripresa/osservazione.
Cioè: “Qual è l’angolo di ripresa di un obiettivo che restituisce la prospettiva più simile a quella dell'occhio umano?” (essendo l’angolo di ripresa inversamente proporzionale alla focale, nel linguaggio comune si preferisce poi parlare di focale dell’obiettivo).

Il problema è che mentre un obiettivo ha un ben definito angolo di ripresa (su un determinato formato), l’occhio umano non ha un ben definito angolo di visione.
La visione umana infatti è nitida in un angolo di pochissimi gradi in corrispondenza della fovea, poi diventa sempre più sfumata per un angolo molto ampio, credo attorno ai 160 gradi se non consideriamo la “vignettatura del naso”. Se abbiamo l’impressione di vedere tutto a fuoco, è per i motivi spiegati da Luciano.
In altre parole le due grandezze non si possono confrontare in termini fisici, e bisogna ricorrere alla psicofisica, che non potendosi avvalere della matematica (scienza esatta) deve ricorrere alla statistica.

Se si prendono tot osservatori e gli si fa vedere una scena e foto della stessa scena riprese su formato 24x36 da quel punto, con obiettivi di diversa focale (diverso angolo di ripresa), e gli si chiede quale di queste foto “assomiglia” di più a ciò che vedono coi loro occhi, le risposte cadono tutte tra 35 e 60 mm di focale, con un massimo attorno a 45-50 mm. Per cui si è stabilito per convenzione che la focale che restituisce la prospettiva più simile a quella dell'occhio umano è quella pari alla diagonale del formato utilizzato in ripresa, 43 mm nel caso del formato 24x36. Ma è solo una convenzione, tant’è vero che il Normale per antonomasia sul formato 24x36 è il 50 mm e non il 43 mm. Ed hanno tutti ragione, anche quelli che indicano il 35 mm o il 60 mm, perché dietro all’occhio ogni persona ha un “elaboratore” diverso. In psicofisica le cose funzionano a questo modo.



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FranzX ha scritto:

2. se fotografo la mia mano e voglio ottenere una stampa che la rappresenti delle medesime dimensioni, quale formula devo applicare e su quali parametri?



Anch’io fatico a capire questa domanda, e le successive aggiunte dove tiri in ballo la distanza di osservazione non mi aiutano.
L’unica risposta che mi viene è: fotografi la mano con quel che ti pare (pellicola o sensore di qualsivoglia formato) poi la stampi regolando l’ingrandimento (muovendo la testa dell’ingranditore o un cursore col mouse) fino a che l’immagine che stampi ha le stesse dimensioni della tua mano. Ma mi sembra così banale che temo di non aver capito la domanda.




Citazione:

Mxa ha scritto:

Se la domanda é quella che penso la risposta é : “vanno tutte bene”. Bisogna rispettare un rapporto tra ingrandimento, focale, e distanza di visione. Avevo un vecchio libro sull’Hasselblad che riportava la formuletta. Rispettando la regola si puó guardare la stampa ed avere la stessa identica resa prospettica “come se fossimo li di persona”.


Se ho capito bene, credo tu stia parlando della distorsione prospettica laterale (anch’essa contribuisce alla “prospettiva”), cioè quel fenomeno che ti fa apparire oggetti tridimensionali tanto più “stiracchiati” nella loro rappresentazione bidimensionale sulla stampa fotografica quanto più sono posizionati vicino ai bordi dell’inquadratura, fenomeno visibile soprattutto con obiettivi grandangolari.
Per non vedere la distorsione prospettica laterale sulla stampa, devi posizionare l’occhio, lungo l’asse ottico dell’obiettivo che ha ripreso l’immagine (centro della stampa in assenza di decentramenti), ad una distanza tale da simulare l’angolo di ripresa dell’obiettivo. Tale distanza risulta essere (più o meno) la focale moltiplicata per l’ingrandimento.
Esempio: hai fotografato un gruppo di persone con un 14 mm su sensore 24x36 mm ed hai stampato la foto 50x70 cm (ingrandimento 20x). Se guardi la stampa da un metro di distanza vedrai le persone vicine ai bordi più “grasse”. Se avvicini l’occhio a 280 mm (14x20) dal centro della stampa, e da lì la guardi roteando l’occhio, le persone appaiono “dimagrite” al naturale.

Inviato: 15/2/2018 19:22
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Re: Album per stampe inkjet

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Mxa ha scritto:
Ho visto e sfogliato album che avevano uno spessore di 30mm e che si comportavano molto bene in mezzo.

Credo che il formato A3 orizzontale aiuti... il formato quadro che serve a me, con 3 cm di fogli, aperto a metà, già presenta un rialzamento in centro per me inaccettabile (vedi ad esempio foto in alto a destra qui, tanto per capirci http://www.juliankanz.com/it/fine-art-wedding-albums/ )
Negli album con spirale metallica tipo quello linkato da Oscar prima, o con macchinetta a 4 anelli apribili, a qualsiasi punto lo apri la planarità di entrambe le foto che vedi è perfetta. E questo per me è molto importante perché se guardo una foto la voglio vedere in piano e non ad ala di gabbiano. Rimane la bruttezza orripilante di questi ultimi raccoglitori... sic...

Inviato: 15/2/2018 18:58
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Re: Album per stampe inkjet

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Dopo attente analisi e valutazioni, sono... al punto di partenza!!!

Gli album che avevo intenzione di fare, al pari di quelli costosissimi della Hahnemuehle, hanno sì la completa modularità (puoi mettere quanti fogli vuoi e aggiungerne o toglierne a posteriori), ma hanno una pessima sfogliabilità, che peggiora col crescere del numero di fogli. Quando l'album è aperto, le foto sono molto incurvate.

Il sistema con miglior sfogliabilità è quello a spirale segnalato da Oscar, ma temo che non si possa variare il numero dei fogli, ed inoltre nel maneggiarlo chiuso le foto possono sfregare tra di loro, con pericolo di rigature.
Un'alternativa potrebbero essere raccoglitori a 4 anelli apribili: ottima sfogliabilità, possibilità di aggiungere o togliere fogli, ma rimane il problema dello sfregamento e inoltre sono veramente brutti.
Ancora, si potrebbero far confezionale dei fotolibri con pagine nere (o del colore che uno vuole) dove poi incollarci le foto. Ottima sfogliabilità, nessun sfregamento, ma numero pagine fissato una volta per tutte e costi elevati.

Insomma, non so bene cosa fare...

Inviato: 15/2/2018 12:12
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Re: Termocolorimetro

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FranzX ha scritto:
i filtri da sorgente luminosa (comunque chiamati gelatine) sono presenti nel catalogo della lee filters. Sono filtri in poliestere verniciato. Ultraresistenti. Non è una questione di omogeneità della colorazione, quanto di pressoché nulla resistenza al graffio, ma ciò non inficia l'effetto.

Quelli che hai linkato non sono filtri per sorgente luminosa, ma filtri 100x100 mm da mettere davanti agli obiettivi.
Quelli per filtrare sorgenti luminose sono quelli venduti in rotoli, molto meno costosi, con buona uniformità cromatica ma pessima uniformità superficiale (possibili variazioni di spessore, righe, puntini, difetti vari) e quindi non adatti ad essere inseriti nel percorso ottico dei raggi che formano l'immagine, cioè davanti all'obiettivo.



Citazione:

ste17 ha scritto:
Quindi resta il problema che quando ho il valore dello spostamento in mired non so quali gelatine o filtri usare per correggerlo.

In effetti sì, se non vuoi usare le tabelle stampate sul retro del termocolorimetro, e neanche il nomografo di cui parlavo, rimane quel problema che dici...

Inviato: 5/2/2018 9:03
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Re: Termocolorimetro

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Citazione:

ste17 ha scritto:
Il termocolorimetro fornisce i valori di temperatura colore in gradi Kelvin e filtri LB e filtri CC.

Il termocolorimetro non indica i “filtri LB e filtri CC”, ma il Light Balancing index lungo l’asse giallo-blu (LB) e il Color Compensating index lungo l’asse verde-magenta (CC), espressi rispettivamente in Mired e Decamired.
Il Mired (micro reciprocal degree) è il Megakelvin Reciproco, cioè “1.000.000 diviso la Temperatura Colore in Kelvin”, e un Decamired equivale a 10 Mired



Citazione:

ste17 ha scritto:
Si va per tentativi e misurazioni con le gelatine???

No, il termocolorimetro è uno strumento di misura, e serve proprio a non andare per tentativi.



Citazione:

ste17 ha scritto:
Ci sono delle tabelle???

Sul Minolta Color Meter II che ho io, sono stampate sul retro, e riportano alla denominazione dei filtri Kodak. In alternativa si può usare un nomografo mired (il “normografo”, spesso citato dai guru sui gruppi social, invece non funziona… ) che una volta veniva fornito dai fabbricanti di filtri.




Citazione:

ste17 ha scritto:
se indica 16Magenta come si riporta a 0 con i filtri davanti l'obiettivo oppure con le gelatine davanti ad una luce???

16Magenta (cioè “+16 decamired” sull’asse verde-magenta, equivale grosso modo a un filtro 35M secondo la classica denominazione CC della Kodak.



Citazione:

luciano ha scritto:
Naturalmente, nel caso di fotografia in luce artificiale, è anche possibile intervenire con filtri e gelatine colorate piazzate sui punti luce. Ma visti anche i costi elevati, non sono sicuro siano mai state prodotte le serie complete e precisamente graduate sulla scala Wratten, e di conseguenza non penso si possa per quella via raggiungere in tutti i casi la correzione teoricamente perfetta.

Esistono, o per lo meno esistevano (ne ho parecchi), e non erano neanche tanto costosi in quanto non erano su supporto di gelatina come quelli da mettere davanti all’obiettivo, ma su supporto di acetato (plasticaccia) otticamente meno omogeneo. Venivano venduti a metro da rotoli di varia altezza, e si trovavano ambra, blu, verde e magenta, proprio per poter apportare alle sorgenti luminose le correzioni LB e CC indicate dal termocolorimetro. Ho visto “filtrare” tutte le finestre di una grande chiesa per bilanciare la luce naturale che da esse entrava con quella degli illuminatori piazzati all’interno per una ripresa televisiva.

Inviato: 3/2/2018 22:12
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Re: Macchina virtuale con XP su W7

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Quella che suggerisci, Claudio, sarebbe sicuramente la soluzione più razionale.
Di VueScan ho sentito che è più impegnativo, anche se più versatile, di NikonScan. Col 5000, di NikonScan sfrutto forse un 10% delle potenzialità, che a me bastano. E per impararle guarda la fatica che ho fatto (vedi altra discussione). Il 1660 Photo lo uso per fare i provini, ha un'interfaccia semplicissima con 4 funzioni che per il mio scopo sono sufficienti, ho imparato ad usarle da anni e lo uso speditamente. Data la mia idiosincrasia verso l'informatica, preferisco utilizzare roba semplice, che per me è sufficiente, piuttosto che partire daccapo ad imparare un nuovo programma, sicuramente più versatile, ma che comunque non sfrutterei a fondo.

Inviato: 3/2/2018 21:58
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Re: Consigli per scansioni con Nikon Coolscan 5000 ED

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Perfetto, sono riuscito a personalizzare il salvataggio secondo le mie esigenze.
Grazie ancora Fabio.

Inviato: 3/2/2018 21:44
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Re: Macchina virtuale con XP su W7

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Infatti, non l'avevo installato... ci ho provato ma non ci sono riuscito, ho dato un'occhiata ai link che mi hai segnalato, per concludere che è roba che va ben al di là delle mie capacità informatiche (pressoché nulle), e dunque rinuncio.
Farò le scansioni accontentandomi dello schermo piccolo, le salverò sulla macchina virtuale e di lì le sposterò su una chiavetta, dopo di che le caricherò sul computer principale. Scomodo e macchinoso, ma almeno alla mia portata.
Comunque grazie per l'assistenza.

Inviato: 30/1/2018 10:11
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Re: Consigli per scansioni con Nikon Coolscan 5000 ED

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Ecco, mi si apre un nuovo mondo che non sapevo neanche esistesse... appena ho un po' di tempo mi guardo bene queste cose e vedo se riesco a concludere.

Inviato: 29/1/2018 9:46
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Re: Macchina virtuale con XP su W7

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Fer ha scritto:
La finestra della macchina virtuale si può mettere a tutto schermo. C'è un apposito tasto sulla barra in alto (Enter Full screen Mode).

Se schiaccio quel tasto, la barra in alto si allarga diventando a tutto schermo, ma la finestra rimane piccolina tale e quale a prima, contornata da un grosso spazio nero. Bòh...


Citazione:

Fer ha scritto:
Per avere una cartella condivisa tra sistema operativo principale ed emulato si deve settare uno "Shared Folder" tra le proprietà della macchina virtuale: da VMWare si clicca sulla macchina virtuale XP, poi "Edit virtual machine settings", poi "Options" poi "Shared folders". Selezionare Always Enabled, cliccare su Add per selezionare una cartella da condividere:

Non so se ho capito tutto.
Ho creato questa cartella da condividere su Documenti del computer principale. Fatti tutti i passaggi fino a Add e selezionata questa cartella. Dalla Macchina Virtuale però non riesco a vederla, e quindi non posso salvare in essa le scansioni ottenute.
Ho sbagliato qualcosa?

Inviato: 29/1/2018 9:38
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Re: Il treno Leica della libertà

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Storia bellissima che anch'io ignoravo del tutto.
Grazie per averla pubblicata.

Inviato: 28/1/2018 13:37
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Re: Macchina virtuale con XP su W7

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Provo a "uppare", caso mai Fer o altri utilizzatori di macchine virtuali leggessero...

Inviato: 28/1/2018 13:31
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