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Re: Strada d'approccio per la stampa InkJet con inchiostri Dye
Utente non più registrato
Alberto, ci tengo a precisare che non è che "si possa usare" una semplice lacca per capelli, "io" uso la Cadonett Fissaggio Forte, e me ne assumo le responsabilità solo per le mie stampe.

Puoi fare anche tu una prova, visto che sono stampine, non è che sprechi molto materiale, fai 4 copie, su 2 ci metti la lacca e poi una con e una senza le esponi al sole su un davanzale o un balcone, tutto il giorno (se ne hai uno a sud). Due le tieni in casa (una con e una senza). Fra una quindicina di giorni vedrai già la differenza fra quelle sul balcone, fra qualche mese fra quelle in casa.

Un lieve accenno di viraggio ce l'ho dopo 3 anni solo su una, su altre ancora no (parlo sempre di inchiostri compatibili destinati a degradarsi comunque più in fretta dei Claria), mentre ce l'ho vistoso su tutte quelle senza. La lacca non ha presentato finora nessun difetto sulla superficie.

Quello che guardo invece stupito, è una stampa che avevo fatto con una delle prime stampanti a getto d'inchiostro della HP con le sue cartucce originali, su cui avevo steso una patina di vernice protettiva trasparente per belle arti. Sono passati quasi vent'anni ed è ancora come il primo giorno, pur esposta alla normale luce di una stanza a sud senza vetro e cornice. Peccato che non mi ricordo la marca, forse Lukas o Maimeri e che non era facile darla uniformemente (mentre la lacca si). Questa è sicuramente testata a lungo e costa almeno 1/3 - 1/4 di quelle specifiche.




Inviato: 26/8/2016 16:39
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Re: Strada d'approccio per la stampa InkJet con inchiostri Dye
Utente non più registrato
Visto che ormai hai quel tipo di materiali, ti do un consiglio prima che ti tagli le vene

Comprati un flacone di lacca per capelli Cadonett e spruzzala sulle stampe che hai già fatto a 30 cm di distanza, con una passata veloce per non fare strato, tre volte. Deve asciugare ogni volta (in pochi secondi) senza che compaiano zone con eccesso che faccia strato spesso e colature.
Prima le devi passare con uno swiffer (quegli affari che ogni tanto mi mette in mano mia moglie dicendomi di spolverare la scrivania).

E'sempre meglio che lasciarle senza niente. Puoi fare una prova lasciando su una finestra esposta al sole una con e una senza e fra un mese (ma anche molto prima) vedi la differenza.

Inviato: 25/8/2016 16:36
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Re: Strada d'approccio per la stampa InkJet con inchiostri Dye
Utente non più registrato
Questa strada l'ho già provata, nel campo degli inchiostri dye, con altre marche di compatibili e quindi non mi sbilancio su quelli che hai indicato; dopo qualche mese le stampe hanno cominciato a virare sul magenta anche conservate al buio.
Credo che solo i Claria originali, da quello che ho letto, garantiscano una durata in termini di anni.

Quindi, soldi e tempo buttati, tutte le stampe (e sono tante) da rifare, proteste di tutti i parenti e amici a cui avevo regalato vari ritratti, con conseguente figura di mer..!

Inviato: 25/8/2016 9:27
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Re: Calibrazione monitor
Utente non più registrato
Premesso che non voglio insegnare niente a nessuno, parlo per la mia recente esperienza. Ho idea che o si va su un monitor professionale e si prende un calibratore dello stesso tipo, oppure è meglio lasciar perdere. Ma anche così bisognerebbe lavorare in un ambiente senza finestre e con luci neutre altrimenti dovresti calibrare di continuo ad ogni variazione di luce ambientale.

Pur avendo un colorimetro, preferisco lasciare il monitor con una impostazione colore neutra con la taratura di fabbrica e idem per la scheda grafica, al limite ritocco un po' la luminosità e il contrasto ma solo per averli con una resa che assomigli abbastanza alle foto che stampo e soprattutto che non mi stanchino gli occhi. Questo serve solo per avere una discreta corrispondenza con ciò che vedono gli altri nel web nel mio sito, visto che la maggioranza ha questo tipo di impostazione.

Quello che nella stampa a colori invece considero imprescindibile è uno spettrofotometro con cui fare i profili delle carte. Il Colormunki che ho preso è fantastico per la semplicità d'uso e per le stampe che ottengo (volendo calibra anche il monitor ma, come ho detto, lascio perdere).
Siccome la stampante stampa sempre non quello che vedi sul monitor, ma quello che c'è nella foto, prima di fare un A3 faccio un paio di provini con cui vedo se la luminosità e il contrasto nella foto sono quelli che mi vanno bene, al massimo faccio delle piccole variazioni di questi soli parametri con un programma di fotoritocco. Se la fotocamera che ho usato ha una buona taratura del bianco (uso di solito una vecchia ma validissima 1D MK II, oppure la 5D), le stampe vengono con colori spettacolari.

Inviato: 25/8/2016 8:37

Modificato da PinoKent su 25/8/2016 9:03:10
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Terremoto in provincia di Rieti
Utente non più registrato
Vedo adesso gli effetti disastrosi del terremoto, sulle case e sulle persone, non posso fare a meno di rivolgere un pensiero a tutte le famiglie che hanno perso tutto, e tante che hanno perso i famigliari, per cui per oggi considero di lana caprina qualsiasi discorso sulle cose futili a cui spesso mi dedico e non parteciperò ad altre discussioni.


Inviato: 24/8/2016 12:22
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Ok Oscar, non c'è problema.
Riguardo alle mire ottiche non sono d'accordo, cioè potrebbero essere utili a Fer per capire quali elementi identificare nelle differenze fra ottiche, se ci sono, ma prima di tutto bisognerebbe vedere se la stessa scena ripresa con due obiettivi diversi può generare percezioni diverse e quali. Se diverse, sarà lui a dirci in cosa differiscono per gli elementi che riesce a misurare.

Comunque rimane un argomento potente anche se apparentemente risibile quello di eventuali diverse percezioni che una attrezzatura può generare. Basti pensare all'impatto che può avere in un messaggio pubblicitario!

Inviato: 24/8/2016 9:14
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Franz, se vuoi si può continuare la discussione che me è comunque interessante, oppure chiuderla qui, come invitano a fare anche Oscar e altri.
Possiamo anche chiuderla, per me non cambia nulla, anche perchè non si può fare un passo avanti e due indietro, non si arriva a nulla!

L'effetto di tridimensionalità è stato ammesso anche da Fer sulle due foto a colori che ho postato, fatte con un tele, e se si vuole ottenere quell'effetto lo si ottiene proprio con un buon tele a diaframma aperto.

Ripeto ancora, ma non so se viene letto tutto ciò che si scrive, sto parlando di qualcosa di diverso che se non si vuole chiamare come lo chiamo io, chiamiamolo pure come lo chiama Fer, (“senso di immersione”) per me va bene lo stesso, basta sapere che esiste, come sembra evidente sia stato ammesso.

E già un punto fermo sapere che una immagine fotografica bidimensionale può dare una sensazione di tridimensionalità o di “senso di immersione” (due cose diverse), a differenza di chi nega che questo sia possibile.
Partendo da questo si possono fare delle prove per ammettere o negare che ci siano, niente di male, anzi; ma si scopre quello che già sappiamo, le luci, la focale, la disposizione dei soggetti, il diaframma usato, possono darle e avere così da una immagine bidimensionale, la percezione di qualcosa che in realtà non esiste nelle due dimensioni. Ne abbiamo già parlato in questi termini.

Che poi ci possano essere differenze “esoteriche”, come qualcuno le ha definite, tra uno schema ottico ed un altro, ci rimetteremo alle prove se qualcuno le vorrà fare. Non sarà facile all'aperto perchè le condizioni di luce possono cambiare durante la seduta, come cambiano con le ore del giorno e delle stagioni . Giocoforza dovrebbero essere fatte in interni con illuminazione standard in un ambiente abbastanza ampio (almeno una decina di metri) arredato. Senza contare che le ottiche andrebbero provate sui supporti per cui sono state progettate, come un tripletto sui suoi formati, anche limitandosi al 6x6 e 24x36 perchè ad esempio il formato influenza la profondità di campo e ad ogni modo trasferito su un sensore FF darebbe altri risultati. La vedo assai dura ma sarebbe interessantissima la prova, in cui far rientrare anche i concetti di “plasticità”, “pastosità” ecc. ecc.

Il tutto nel limite di una immagine retroilluminata come quella del monitor che non scarterei comunque, lo dico ad Oscar, perchè ormai l'immagine a monitor (o in un televisore) è un dato di fatto che esista come da svariati decenni esiste la diapositiva.
Oscar, la discussione attorno ad un tavolo sarebbe sicuramente gradita e più immediata (magari con una bicchiere di vino davanti), ma è già molto che persone che stanno a centinaia di Km di distanza possano confrontare delle opinioni su un tavolo virtuale.

Mi permetto di fare un riassuntino, perfezionabile da chi vuole, per chiarirmi le idee:

- Una immagine bidimensionale può dare delle sensazioni spaziali che vanno oltre la bidimensionalità oggettiva (sia in fotografia che in pittura). ASSODATO

- Il superamento percettivo della bidimensionalità può essere dato dalle condizioni di illuminazione e da fattori tecnici quali ad esempio la focale usata e il fattore di apertura del diaframma. DA VERIFICARE.

- La correzione e il grado di correzione delle aberrazioni possono influenzare la percezione visiva oltre la bidimensionalità (come ad esempio la curvatura di campo). DA VERIFICARE.

- Il grado di risoluzione, contrasto e definizione possono influenzare la percezione visiva oltre la bidimensionalità. DA VERIFICARE.

- Schemi ottici uguali posso dare percezioni diverse (ancora “plasticità”, “pastosità” e quant'altro si voglia) a seconda dei vetri e della posizione del diaframma utilizzati (è un esempio la differenza fra Elmar e Tessar dove il diaframma è in posizione diversa), ma anche del numero di lamelle del diaframma perchè io ad esempio ho un Tessar Jena a 20 lamelle. DA VERIFICARE.

Quest'ultima prova è forse la più semplice da fare e darebbe una indicazione a che sostiene che non esistono differenze percettive fra le ottiche oltre a quelle misurabili (ad esempio la risoluzione).







Inviato: 24/8/2016 7:51

Modificato da PinoKent su 24/8/2016 8:18:03
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Fer
Citazione:
Io continuo a non vedere questo particolare "effetto presenza" rispetto ad altre foto di questo tipo. Però, in foto come queste, mi pare normale che si trasmetta un senso di immersione nella scena.


FranzX
Citazione:
Chi di fotografia ha contezza cercherà quasi sempre di ottenere fotografie con un elevato grado di tridimensionalità. Persino i manuali delle fotocamere compatte invitano spesso a fotografare con le ombre lunghe, che altro non offrono che una tridimensionalità percettiva accentuata.



Bene, allora possiamo cominciare ad ammettere che ci sono fotografie che possono trasmettere un “senso di immersione”. Io lo chiamo “effetto presenza”, qualcuno “tridimensionalità” (ma io resterei sulla distinzione tra tridimensionalità ad esempio di un tele e presenza, che Fer chiama “senso di immersione “, che ho fatto prima, altrimenti confondiamo le due cose).

Cominciamo ad ammettere quindi (Fer e FranzX ne avevano già dato accenni) che una fotografia, pur nella sua bidimensionalità, può trasmettere la percezione di uno spazio che va oltre le due dimensioni.

Franz, lo sappiamo bene che una foto scattata quando il sole si abbassa sull'orizzonte, accentua in un paesaggio (urbano o agreste) la profondità delle prospettive. Qui però non ci sono ombre lunghe, la luce è piuttosto piatta, non ho neanche oggetti o soggetti che vanno a fuoco progressivamente dal fotografo in poi o che sfumano sullo sfondo ecc. ecc. eppure.....

Si può dire che c'è la scalinata che può dare un leggero effetto prospettico, ma non è solo questo. C'è altro che rende tutta la scena come se uno fosse lì.

CLICCARE SULLA FOTO




Allega:



jpg  Isolette-3.jpg (394.60 KB)
2594_57bc86996c782.jpg 1024X1024 px

Inviato: 23/8/2016 19:24
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Se vogliamo facciamo un passo indietro, spacchettiamo la questione e guardiamo soltanto le ultime tre foto in bianco e nero che ho postato, senza attribuirne la resa agli schemi ottici.

A suo tempo le avevo fatte vedere in un altro forum sempre in merito ad una questione analoga, e mi è stata confermata l'impressione di essere dentro la scena. Ho chiesto a mia moglie che da decenni insegna (anche) immagine con competenza e mi dato conferma, ho chiesto oggi ad una persona che vive (nel senso che è il suo mestiere) di immagini e fa l'illustratrice per varie riviste, e mi detto che è evidentissima, c'è anche la mia opinione per il poco che può contare, ma mi occupo di fotografia da una vita.

Ora che Fer e Orso mi dicano che quanto io ed altri vediamo, non c'è, mi dà idea che dipenda più dal modo di vedere che da un fatto oggettivo. Per precisare le foto in bianco e nero sono a 1200 pixel per lato circa; se guardate su un monitor che è il minimo che possa avere chi si occupa di fotografia, da 23" ad una risoluzione di 1980x1080, sullo schermo hanno un lato di circa 30cm. Spero che vengano guardate in condizioni analoghe.


L'attribuzione a qualche schema ottico, la faremo in un secondo momento, quando magari Fer troverà il tempo di fare delle prove.

Le foto a colori si riferiscono all'effetto di tridimensionalità e questo aspetto lo tralascerei perchè chi ha un minimo di dimestichezza con le focali sa che compare quando si usa una configurazione tele su un soggetto, a diaframma abbastanza aperto per sfocare molto lo sfondo, a prescindere dagli schemi ottici.

Oscar, non sono e non voglio sembrare un esperto di ottica, quindi anchio perlo solo di quello che vedo e cerco di capire, non ho risposte di carattere tecnico, ma solo pallide ipotesi.




Inviato: 23/8/2016 12:58
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Archifoto:
Citazione:
La tridimensionalità non so definirla ma la trovo nelle stampe all'albumina degli Alinari in formato 20 x 25 circa su carta sottilissima e tono giallino (di cui ho una discreta collezione). Saranno fatte con un fondo di bottiglia forse ma i dettagli fini delle architetture "escono" dalla carta con un effetto bassorilievo (senza zone sfocate ma tutto a fuoco per capirci) che le mie stampe attuali non hanno. Certamente non sono confrontabili i parametri di due obiettivi che hanno 100 anni di differenza ma di sicuro questo effetto di "tridimensionalità" può apprezzarlo chiunque, anche il salumiere che non sa nulla di fotografia e tantomeno di ottica. E io invidio questa qualità-tridimensionalità che avevano le stampe dei miei colleghi di cento anni fa e che oggi col tse-canon posso solo sognarmi.


Caro Oscar, condivido in pieno, anchio adoro le vecchie stampe su carta albuminata, e invidio la tua collezione.

Noi non riusciamo a dare una spegazione di ciò che anche tu hai notato nelle vecchie ottiche, ma com'è che certe sensazioni le ritrovi su stampe diverse di scene diverse con luci e prospettive diverse? E' ovvio che c'entrano pure le ottiche e non si tratta solo di ombre, luci, prospettive, sfocato ecc. ecc.

Non si può continuare a negare che ci siano differenze nelle sensazioni che può trasmettere un obiettivo piuttosto di un altro. Non parlo di differenze tra ottiche che ormai sono quasi tutte corrette bene per le aberazioni più penalizzanti (coma e curvatura di campo ad esempio), ma fra ottiche con schemi vintage e antichi e attuali.

Quando certe aberrazioni non sono ben corrette c'è anche un aspetto diverso (ovviamente) della scena.
Per esempio in questa foto fatta con uno smartphone (che fa quello che può) si nota bene lo sfaldamento dei dettagli avvicinandosi ai bordi, e a me, guarda caso, questa foto dà una discreta sensazione di presenza nella scena.

CLICCARE SULLA FOTO

Allega:



jpg  Tabaccaio.jpg (302.63 KB)
2594_57bb314473fde.jpg 1200X818 px

Inviato: 22/8/2016 19:07
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
A me, danno l'impressione di essere dentro la scena, sarà perchè conosco bene quei luoghi e mi sembra di essere proprio lì.
E' più difficile connotare gli elementi che danno questa impressione perchè non si tratta dello stacco che è evidente nelle prime due foto.

Non si tratta di stacco del soggetto principale, qua è nella visione complessiva di tutti gli elementi e probabilmente interviene proprio l'interpolazione della visione per cui a qualcuno può dare questa impressione, ad altri no.

Sarebbe interessante sapere se anche altri ravvisano questo effetto non solo in queste ma anche in quelle che ho postato più indietro nella discussione. (Io comunque lo so già perchè anni fa in un altro forum ne ho avuto conferma).

Inviato: 17/8/2016 13:15
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Io farei comunque una distinzione fra ciò che viene descritto come "effetto di tridimensionalità" di cui sia Orso che Fer danno i connotati, da ciò che grossomodo viene detto "effetto presenza" nel tentativo di connotarlo (giusto o sbagliato che sia e ammesso che ci sia).

Nel primo caso si parla di ciò di cui posto un paio di scatti che mi sembrano attinenti ai connotati descritti.
Nel secondo si tratta di altro che poco ha a che vedere e di cui posto nuovamente due scatti già postati.
(In Presenza1 preciso che il selciato arcuato in primo piano è proprio così nella realtà e non è una deformazione prospettica).

CLICCARE SULLE FOTO


Allega:



jpg  Tridimensionalità1.jpg (231.58 KB)
2594_57b425c6c0f8a.jpg 1024X768 px

jpg  Tridimensionalità2.jpg (248.92 KB)
2594_57b425d2b200c.jpg 1024X768 px

jpg  Presenza1.jpg (452.57 KB)
2594_57b425ddd54dc.jpg 1024X1024 px

jpg  Presenza2.jpg (340.13 KB)
2594_57b425e7e568a.jpg 1024X1033 px

Inviato: 17/8/2016 10:53
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Orso, premetto che mi spiace che ti trovi quasi da solo sulla barricata, odio stare con le maggioranze, ma resta lì e resisti, altrimenti non c'è più gusto nella discussione (è una metafora per dire che è positivo confrontare certi aspetti per capire).

C'è un terzo elemento a cui accenna Mxa da considerare. Ci pensavo anch'io in certi termini. In effetti sono pesantemente condizionanti gli adattamenti e interpolazioni che fa il cervello nella interpretazione visiva.

Prendiamo ad esempio certi quadri del passato di grandi autori (grandi anche nel senso che tutto ciò che facevano non era casuale). Qualcuno, con maestria, evitava un totale dettaglio di alcuni elementi in un quadro di complessivo notevole realismo, perchè conosceva bene la potenza della percezione visiva dello spettatore che faceva sua emozionalmente la scena nella interpretazione di questi.

Forse ciò può essere un elemento che rende “tridimensionale” ad esempio, una foto che, come dici giustamente, è bidimensionale e quindi non può essere. Forse proprio certe “aberrazioni” come può essere la curvatura di campo o chissà cos'altro, nella imperfezione della registrazione della scena, lasciano quello spazio interpretativo che fa il processo di visione umana. Interpretazione che magari potrebbe venir meno nella dettagliatissima riproduzione che fa un'ottica perfetta, bisognerebbe fare un confronto.
Quelle imperfezioni sono misurabili, la percezione nella visione, no, come dice giustamente Mxa, ma c'è.

E' un fatto innegabile che abbiamo una miriade di esempi nella decorazione di palazzi e chiese ad effetto “trompe l'oeil” dove a seconda della bravura dell'autore a volte è impressionante l'effetto tridimensionale su singole pareti. Esiste quindi la possibilità che una stampa bidimensionale, dia una percezione quasi tridimensionale. Hai ragione se dici che non può essere e che è solo suggestione, nel senso che la stampa è bidimensionale e tale rimane, è il processo di visione infatti, che vede ciò che non c'è, perchè ingannato da fattori ottici che favoriscono l'inganno.

Invece se vuoi vengo sulla barricata con te per sparare sui termini “plastico” e “pastoso” che mi sono sempre stati sullo stomaco perchè non ho mai capito bene a cosa si riferiscano e perchè devo redimermi dall'averli usati almeno in un paio di occasioni.

Inviato: 16/8/2016 20:21
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Re: Stampante dye con pigmenti e spettrofotometro.
Utente non più registrato
Luciano, in effetti quello che mi ha spinto sono stati sia il fatto che non sono riuscito in sei mesi a procurarmi una stampante usata a pigmenti per la quale esistessero già cartucce e inchiostri compatibili e poi, (come dici tu: "esperienza interessante") l'interesse per le sperimentazioni fatte però con un po' di criterio.

Ometto, non mi prendo nessuna responsabilità su questo abbinamento, per cui lascio che ciascuno sperimenti per conto suo se vuole sperimentare.
Il massimo che posso fare è indicarti il luogo che a sua volta mi ha dato alcune indicazioni:
QUI

Gli inchiostri che sto usando (lascio a te l'onere di cercarteli, non so se esistono specifici per la tua stampante) hanno un nero matte per cui sulla Epson premium Lustre vedi le zone opache dove c'è il nero. Questo l'ho risolto spruzzando momentaneamente (dopo Ferragosto mi procurerò uno spray apposito per stampe fotografiche) della lacca sulla stampa (a 30 cm due passate incrociate); comunque, sempre sperimentando, l'ho usata su delle stampe dye tre anni fa e non presentano nessun tipo di alterazione della superficie.
Le stampe a colori su quella carta sono molto belle.

Avrei potuto provare dei pigmenti generici, per ora ho preferito usare un set specifico per la mia stampante (nel dubbio che siano stati espressamente prodotti per questa).

Come dicevo, il set che ho io sarebbe per carta matte e infatti l'ho provato su una buona carta matte della Bonjet, e mi dà proprio ciò che cercavo.

Questo comunque, se vuoi sperimentare, lo puoi fare solo se hai uno spettrofotometro con cui fare i profili delle varie carte perchè i colori dye e quelli a pigmenti sono assai diversi (basti pensare che il giallo dye è una specie di arancione chiaro mentre quello a pigmento è giallo intenso). Ovviamente il driver della stampante dye tratta i colori che conosce, se ci metti altre cose hai un risultato inaccettabile (ho fatto la prova per curiosità).

Riguardo a intasamenti la sto usando da qualche giorno ed è perfetta; la tratterò come va usata una a pigmenti, cioè facendo un test, se non una stampa, almeno ogni due tre giorni.
Se avrò problemi alla testina (mi auguro di no) lo dirò in questa discussione.

Inviato: 15/8/2016 1:03

Modificato da PinoKent su 15/8/2016 1:30:03
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Direi che finalmente la discussione ha portato a delle conclusioni.

La prima è questa e ringrazio Fer che ha dato una plausibile spiegazione ad un fenomeno che esiste indubbiamente:
Citazione:
...In certe situazioni anche una certa quantità di curvatura di campo può aiutare a "staccare" il soggetto ed evidenziarlo. Certamente un buon obiettivo con pochi elementi, e quindi poche superfici aria/vetro, può essere un buon candidato, specie se focale e luminosità massima non sono spinti (e quindi non servono molti gradi di libertà per correggere le aberrazioni principali -> pochi elementi non sono un limite qualitativo).


di conseguenza, l'uso del termine "effetto presenza" ha una sua connotazione concreta e motivata sotto aspetti tecnici (che in parte ipotizzavo anch'io ma senza il retroterra tecnico di Fernando erano solo intuizioni).

La seconda è questa di FranzX:

Citazione:
Ottenere la misurabilità di un dato empirico comporta alcuni accorgimenti, tra i quali il più importante, forse, è la definizione univoca. Se chiamo 100 persone a dare una valutazione qualitativa, le metterò d'accordo sulla terminologia e, da questa, potrò arrivare ad una misurazione. "Effetto presenza" è solo una definizione, ma ne esisteranno altre dieci diverse (almeno) per dire la stessa cosa. Quando ho letto, qui, per la prima volta "effetto presenza" ho pensato alla prospettiva ed alla ripresa soggettiva. Se non ci accordiamo sui termini, restiamo nel campo delle sensazioni individuali e soggettive.


Riassume in fondo quello che dicevo a Pag.2 quando facevo il paragone con i vini per i quali c'è una terminologia che si insegna nelle scuole di enologia che codifica in un termine una sensazione. Per le ottiche non esiste una terminologia di riferimento, tanto meno una scuola di valutazione e penso che sarà sempre così, se non ci si è pensato finora.


Inviato: 12/8/2016 10:34
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Orso:
Citazione:
Pino, che tu in quelle immagini ci veda un evidentissimo effetto presenza ci sta, come ci sta che un altro le trovi ariose o tridimensionali o plastiche o magari addirittura adonestatiche. Ma come fai ad attribuire questa qualità all’obiettivo che le ha prodotte se ti manca un’immagine della stessa identica scena nelle stesse identiche condizioni di luce, fatta però con un altro obiettivo, dove questa evidentissima qualità manca?


Orso, quello che dici è verissimo, purtroppo la comparazione non la posso fare, come già detto. Posso solo dire che in queste foto c'è l'effetto citato. Non dico neanche che solo queste ottiche lo diano, mi limito a constatarlo quando sono davanti a foto fatte con queste. Devo pure dare un nome a ciò che ne ho riscontrato nell'uso e che non posso ignorare perchè c'è.

Torniamo al discorso sulla terminologia, non c'è una definizione universalmente riconosciuta per dire che sembra di essere dentro la scena. Eppure certi elementi ci sono in una foto, certe ottiche Leitz “a me” danno l'impressione di una purezza cristallina, (ad esempio foto che Roiter ha fatto con il 180mm Apo), io non posso comunicare questa impressione citando la sequenza delle lenti nei gruppi che lo compongono, le sigle dei vetri usati, quali lenti sono incollate fra di loro, la formula del trattamento antiriflessi, le complessissime formule matematiche che mettono in relazione il percorso del raggi nelle varie diffrazioni al passaggio dei vetri. Posso solo dire “sono cristalline”. Non vuol dire scientificamente nulla, siamo d'accordo, ma non ho altri termini per definire la sensazione che mi trasmettono.

Ovviamente ragiono in termini di fotografia “artistica”, cioè di una fotografia che trasmette sensazioni, e queste mi vengono date sia dalla composizione e contenuto dell'immagine, sia da elementi strumentali, che possono essere infiniti (pellicola, focale, apertura, caratteristiche dell'obiettivo, ecc. ecc.).

Quando ero più giovane non avrei potuto dire che mi piaceva ad una ragazza citando il fatto che il mio testosterone e la serotonina, avevano messo in circolo adrenalina per cui le sarei volentieri saltato addosso! Dovevo limitarmi a dire che “mi piaceva” che non vuol dire niente ma che era comprensibile nella comune accezione del termine che riassumeva la biochimica a monte.

Qualcuno, tanto tempo fa, diceva: -...tu chiamale se vuoi, emozioni....-

Quindi ti do ancora ragione, le misure strumentali danno le caratteristiche di un'ottica, aggiungo che solo queste la possono dare in termini misurabili, ma da fotografo che fa fotografia “artistica” se dico che un obiettivo usato da Roiter in una foto nota è “cristallino” sono sicuro che chi fa questo genere di fotografia mi capisce benissimo se percepisce la stessa sensazione.

Inviato: 11/8/2016 13:29
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Stampante dye con pigmenti e spettrofotometro.
Utente non più registrato
Dopo aver preso un paio di bidoni con stampanti usate, dopo aver visto che il 90% delle inserzioni dicono che stampanti a pigmenti sono perfette ma non usate da mesi!! Oppure perfette, basta fare una pulizia delle testine!! Visto che non sono più in produzione quelle che volevo acquistare nuove a pigmenti, ho preso una A3+ nuova, nata per inchiostri dye e la sto facendo andare con i pigmenti ovviamente non originali.

Ho acquistato anche uno spettrofotometro che per le mie esigenze va meravigliosamente. Ho preso un Colormunki. Il bello di questo attrezzo è che dopo aver profilato la carta (fa anche il profilo del monitor ma preferisco lavorare con le impostazioni con cui lavoro di solito), si più perfezionare ulteriormente il profilo ICC dandogli in pasto delle fotografie da cui lui si ricava ulteriori palette. Questa opzione permette di avere profili che vanno bene per molti soggetti diversi ma soprattutto di fare diversi profili ottimizzati ad esempio per ritratti, paesaggi, tramonti, ecc. ecc.
Ad esempio ho creato un profilo per il bianco e nero dandogli in pasto tre sole fotografie in B&W e incredibilmente ho delle stampe in B&W assolutamente neutre e con una bella gamma tonale (anche se la stampante ha solo 6 inchiostri e quindi un solo nero).
Poco o nulla da invidiare a quelle che faccio attualmente con una 2100 dedicata al sol B&W con un nero, un grigio e QTR.

Perchè questa operazione?
Primariamente perchè per le nuove stampanti a pigmenti di una nota casa, non ci sono nè cartucce nè inchiostri a pigmenti compatibili, ma soprattutto perchè le stampe a colori dye non mi danno garanzie di durata. Inoltre voglio fare delle stampe colore a pigmenti su carta matte perchè ho ancora in mente i fascino unico che queste avevano in una mostra.
Ad ogni modo sto provando una buona carta della Epson, la Premium Lustre che già mi soddisfa assai (non è una matte). L'unica cosa che bisogna fare è spruzzare quando è asciutta una vernice protettiva, non tanto per proteggere la stampa stessa, ma perchè così i colori acquistano vita, profondità e saturazione che non fanno rimpiangere troppo i dye su carta lucida. Anzi hanno una corposità particolare, comunque ho delle stampe con una ottima fedeltà cromatica per le mie esigenze.

Inviato: 10/8/2016 21:38
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Mi sono accorto che ieri sera ho messo le foto praticamente come erano uscite dallo scanner senza un minimo di postproduzione, ne metto un paio soltanto, un po' più curate (ma neanche tanto), comunque il discorso non cambia.

Allega:



jpg  Rolleicord-Xenar-131a.jpg (244.21 KB)
2594_57ab61ec83433.jpg 1024X1033 px

jpg  Rolleicord-Xenar36.jpg (360.80 KB)
2594_57ab61f877d2e.jpg 1024X1024 px

Inviato: 10/8/2016 19:18
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
FabioBi:
Pino, è graditissima la tua proposta di postare esempi di esaltazione dell’”effetto presenza “; se ti riesce ti preparare un paio di scatti ad hoc, potresti usare un tripletto ed un non-tripletto per lo stesso soggetto in modo da evidenziare le differenze (sempre che siano apprezzabili con una visione a schermo).
----------------------------------------------------------

Fabio questo confronto non lo posso fare per due motivi principalmente, il primo è che purtroppo non ho più voglia di sviluppare negativi e soprattutto la scanner Nikon per 24x36 e scheda scsi non viene più riconosciuto dal sistema che ho attualmente; l'Epson piano per medio-grande formato ha qualche problema.
Secondariamente non ho tripletti decenti da montare ad esempio sulla Nex, quelli che ho sono fissi su fotocamere 6x6.

Metto comunque degli esempi (sono foto di qualche anno fa che qualcuno già conosce) di tripletti (Apotar della Agfa Isolette e Novar della Zeiss Ikon Nettar). Metto pure un Tessar della Zeiss Ikonta e un paio di Schneider Xenar della Rolleicord perchè lo schema ottico deriva direttamente dal tripletto e ne conserva l'effetto presenza.

E' evidentissimo l'effetto (basta non guardarle con un telefonino), sembra di essere dentro la scena ripresa, non mi si chieda il perchè, ma è così.
Non è neanche dovuto strettamente all'abbinamento con il 6x6 perchè ricordo che 40 anni fa ero affezionatissimo ad una macchinetta della Olimpus (35 M) per lo stesso motivo.

CLICCARE SULLE FOTO




Allega:



jpg  Idsolette-4a.jpg (360.41 KB)
2594_57aa314f15d2f.jpg 1024X1029 px

jpg  Isolette-3.jpg (394.60 KB)
2594_57aa316ca8c82.jpg 1024X1024 px

jpg  Isolette-11a.jpg (359.98 KB)
2594_57aa31769e5a6.jpg 1024X1024 px

jpg  Novar.jpg (366.42 KB)
2594_57aa3187b9d80.jpg 1024X1024 px

jpg  Novar2.jpg (410.27 KB)
2594_57aa31955d51c.jpg 1024X1024 px

jpg  Novar-3.jpg (256.13 KB)
2594_57aa31a8ef3ec.jpg 1024X1024 px

jpg  Rolleicord-Xenar36.jpg (360.80 KB)
2594_57aa31b65d8f0.jpg 1024X1024 px

jpg  Rolleicord-Xenar-131a.jpg (244.21 KB)
2594_57aa31bd0cf83.jpg 1024X1033 px

jpg  Tessar-Ikonta-B&W2.jpg (371.10 KB)
2594_57aa31cb91e46.jpg 1024X1024 px

Inviato: 9/8/2016 21:41

Modificato da PinoKent su 9/8/2016 22:03:19
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Re: 105/1,4.. Bello, ma che cappero serve?
Utente non più registrato
Luisito, colgo il tuo invito a partecipare, anche se ultimamente mi è passata la voglia.
Queste tematiche le ho trattate spesso qui anni fa quando partecipavo con un altro nik (considerato da qualcuno come un cane in chiesa), e in Fotoavventure; in quest'ultimo una volta ho paragonato le ottiche ai vini.
Per questi esiste una vasta terminologia che ne definisce le caratteristiche (aroma, retrogusto, colore, grado alcolico, abboccato, ampiezza, profumo, corpo, caratteri organolettici vari, corposità, durezza, nerbo, morbidezza, persistenza, ecc. ecc.). Di queste solo due o tre sono misurabili per via strumentale, tutte le altre sono basate sull'impressione che ne riceve chi li degusta.

Per le ottiche una terminologia quasi non esiste, si limita a termini quali “pastoso”, “plastico”, “nitido”, “tagliente”, “duro”, “morbido”, qualcuno rischiando l'incolumità, si azzarda a registrare una impressione di tridimensionalità (io la definisco “effetto di presenza nella scena”).
Termini che non hanno nessun carisma accademico (come invece in una scuola di enologia) ma ciò non significa che un'ottica non possieda caratteristiche che non hanno una precisa terminologia.

Le caratteristiche di un vino le posso stravolgere se lo bevo dopo diversi giorni dall'apertura o alla temperatura non ottimale ecc.
Così le caratteristiche di un'ottica possono venir pesantemente interferite dai processi che stanno a valle dello scatto. Se un obiettivo è morbido e arrivo dopo lo sviluppo (digitale o argentico) ad una stampa molto contrastata, la sua caratteristica l'ho stravolta. Se un obiettivo fosse definito di autorità, “morbido”, dovrei tenerne conto per non stravolgerne la resa.
Purtroppo nella confezione dell'obiettivo, posso trovare un test MTF, ma il fabbricante non mi indica questa definizione.

Come ripeto e come tu stesso affermi, è innegabile,ad esempio, che una foto fatta con uno schema Tessar della Leitz (Elmar) dia una sensazione diversa da una fatta con un Tessar Zeiss dello stesso periodo.
In questo penso che contino molto i tipi di vetri utilizzati, la posizione del diaframma, l'eventuale tipo di trattamento antiriflessi e se non è così, non non me ne importa saperlo.

Le valutazioni strumentali le considero solo per sapere che con un certo obiettivo posso stampare un 50x60 senza che l'immagine risulti spappolata e tanto mi basta; per il resto nella fotografia che faccio mi baso sulle impressioni che ne ricevo anche se non ho il linguaggio per trasmetterle ad altri.

L'ingegnerizzazione della fotografia è una aberrazione che parte dagli anni '70 quando si è pensato di misurare e pubblicare i test sulle ottiche. Nulla di male, però questo è stato visto e lo è tuttora come parametri indispensabili per produrre una bella fotografia. Così tanta gente si è incamminata in un percorso senza fine, nell'ansia di possedere ciò che è ritenuto indispensabile per fare delle belle foto, dimenticandosi di curare la creatività, la sensibilità, una cultura fotografica, la capacità di comunicare, di cogliere e trasmettere qualcosa di diverso da un bel paesaggio, dal trucco di una modella o dal suo #OOPS#. Dilettanti spesso negati e ignoranti (di ciò che la fotografia dovrebbe essere).

Non voglio negare l'importanza delle misurazioni strumentali per conoscere certi parametri ottici. Gli obiettivi sono strumenti che posso essere utilizzati in ambiti diversi.
Qui si dovrebbe fare una distinzione fra produzione come in fotografia aerea, riproduzioni di opere d'arte, pubblicità, architettura ecc. e produzione “artistica” dove certi parametri che contano in certi settori, contano meno o nulla in certi altri.

Allora un tripletto che mi dà delle particolari sensazioni in un paesaggio urbano, non va bene per una fotografia di architettura perchè se fuori bolla mi accentua le linee cadenti.
Posso capire quindi che chi lavora in certi settori non consideri per nulla le “sensazioni” che un obiettivo può trasmettere, ma non capisco perchè si rifiuti di considerare che esistono e contano in ambiti diversi, se chi ci lavora da anni le nota come risultato espressivo globale e asserisce che ci sono.
L'effetto di presenza nella scena che mi hanno dato un paio di tripletti utilizzati in svariate occasioni è innegabile, c'è e non conta nulla se chi guarda quelle foto non lo percepice o lo nega, perchè altre decine di persone lo hanno colto. Posso mettere qui qualche esempio quando si vuole.

Questa è ormai la cultura fotografica spogliata della sua anima, che si è andata affermando e di cui si discute un po' dovunque, continuando a negare che anche un obiettivo scadente sotto certi aspetti, possa essere meraviglioso sotto certi altri (si provi a fare i test MTF di un vecchio Petzval per inorridire, eppure sono stati usati per un secolo nel ritratto).
Ciò che non è misurabile non conta, o meglio è sensazione; qualcosa di tedioso, superfluo, inconsistente, pericoloso. Da questa mia prospettiva condivido quindi ciò che dite tu e FranzX perchè sono considerazioni di fotografi che hanno lavorato o lavorano in un certo ambito della fotografia.

Inviato: 8/8/2016 12:12
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